domenica 29 dicembre 2013

Pulizie condominiali

Le pulizie condominiali comprendono diversi settori: la spazzatura dei pavimenti, il lavaggio dei pavimenti, la spazzatura dei cortili interni ed esterni, spazzatura cantine e il lavaggio vetri e davanzali.
Tutto questo fa parte delle pulizie condominiali. In casi particolari bisogna aggiungere il lavaggio completo degli ascensori o la lucidatura del pavimento.
Cosa succede molto spesso tra i condomini?
Nell’assemblea condominiale si può decidere l’affidamento del servizio di pulizia ad una ditta esterna, per la pulizia delle parti comuni, oppure per il fai da te, ossia per la pulizia a turni da parte del singolo condomino.
Purtroppo le turnazioni sono belle finchè durano!!, cioè finchè tutti i condomini le fanno regolarmente è tutto a posto, ma quando per un motivo qualunque uno decide di non farle scattano litigi e discussioni.

Ecco cosa dice il codice civile.
Per l’articolo 1117 del codice civile, le scale sono di proprietà dei condomini, compresi quelli con locali al piano terreno e anche con accesso esclusivo dalla strada, a meno che non risulti il contrario dagli atti di acquisto o dal regolamento condominiale di natura contrattuale.
Tutti, quindi, devono contribuire alla pulizia, manutenzione e ricostruzione delle scale, e le spese devono essere sostenute e ripartite tra tutti.
I criteri di ripartizione delle spese per la pulizia, da fare eseguire anche da un’impresa, sono spesso argomento oggetto di discussione e fonte di litigi tra vicini, specie se il regolamento condominiale non prevede nulla in proposito.
Dato che la pulizia è assimilabile a una vera e propria manutenzione, i criteri di spesa da applicare sono quelli previsti dall’art. 1124 c. c.: “Le scale sono mantenute e ricostruite dai proprietari dei diversi piani a cui servono. La spesa relativa è ripartita tra essi, per metà in ragione del valore dei singoli piani o porzioni di piano, e per l’altra metà in misura proporzionale all’altezza di ciascuno. La ripartizione delle spese per la pulizia delle scale secondo quanto previsto dall’art. 1124 cod. civ., poi, è conforme alla ratio di tale disposizione, la quale va individuata nel fatto che, a parità di uso, i proprietari dei piani alti logorano di più le scale rispetto ai proprietari dei piani più bassi, per cui contribuiscono in misura maggiore alla spese di ricostruzione e manutenzione. Ugualmente, a parità di uso, i proprietari di piani più alti sporcano le scale in misura maggiore rispetto ai proprietari dei piani più bassi, per cui devono contribuire in misura maggiore alle spese di pulizia”.
Fonte: eurocleanservizi.com

sabato 28 dicembre 2013

Traslochi Sassari

Traslocare un privato non è sempre cosa semplice. Molto spesso le esigenze possono essere particolari, in alcuni casi anche delicate ma, genericamente, non è difficile fornire un buon servizio, soprattutto con un po’ di esperienza alle spalle e di buon senso.
Molto differente è invece il caso di quelle operazioni di trasloco in cui siano coinvolte aziende di vario tipo.
In questo caso è fondamentale la professionalità ma soprattutto l’elasticità mentale e la preparazione necessarie ad affrontare la movimentazione di ogni tipo di materiali.
Chiaro che nel caso di spostamento di imprese commerciali il trasloco difficilmente esula da una tipologia comune. Le differenze che si fanno sentire insorgono quando l’azienda da spostare appartiene ad un settore produttivo, manifatturiero o anche semplicemente abbia un magazzino merci.
In questo caso ovviamente la prima cosa da fare è un sopralluogo per verificare l’entità del materiale da trasportare ma, ancora di più, di che genere di materiale si tratti.
In molti casi è necessario infatti prevedere autorizzazioni particolari e adempimenti dedicati mentre, dal punto di vista squisitamente pratico, è necessario sapere esattamente quale sia il miglio metodo di movimentazione richiesto.
In particolare, questa ultima capacità non è spesso realizzabile a priori, a meno che non si abbia una esperienza più che decennale nel campo. Peraltro anche le aziende specializzate si trovano a volte ad affrontare esigenze impreviste.
In questi casi è fondamentale, più che il sapere come fare le cose, la capacità di reperire le informazioni su quali siano le procedure più indicate allo scopo. Questo implica naturalmente aver costruito negli anni una rete di contatti con collaboratori e professionisti esperti nei vari settori.
La rete dei social network è per questo aspetto un modello efficace: è infatti con la stessa tipologia di connessione tra professionisti che diventa semplice trovare la migliore soluzione da offrire al cliente per garantirne la perfetta soddisfazione e, di fatto, la fidelizzazione futura.
Fonte: pubblicala.com
 
 

domenica 22 dicembre 2013

Supply Chain - Logistica

Il processo di pianificazione, implementazione e controllo dell'efficiente ed efficace flusso e stoccaggio di materie prime, semilavorati e prodotti finiti e delle relative informazioni dal punto di origine al punto di consumo con lo scopo di soddisfare le esigenze dei clienti.
Questa definizione molto ampia include tutta la serie di attività logistiche quali customer service, previsione della domanda, gestione della comunicazione, gestione scorte, material handling, processazione dell'ordine, localizzazione di fabbriche e depositi, approvvigionamenti, imballaggio, gestione dei ritorni, trasporti, magazzinaggio e stoccaggio. Queste attività insieme agli input ed output formano il quadro delle componenti del Logistics Management, ovvero la gestione della logistica che può comprendere tutte o solo alcune delle attività suddette a seconda del fatto che sia più o meno integrata.
L'integrazione delle diverse aree della logistica è necessaria per due ordini di motivi:
  • Le scelte effettuate in una certa area di attività logistica impattano su tutte le altre aree (trade-offs)
  • Il potenziale di efficienza insito nella logistica come totalità delle attività che la compongono è estremamente elevato

Il fondamento del concetto di logistica integrata è rappresentato dalla minimizzazione del costo totale delle attività logistiche viste nel loro complesso, dato un obiettivo di livello di servizio da garantire.

È possibile suddividere i costi logistici in 5 grandi gruppi:
  • Costi di mantenimento delle scorte
  • Costi di magazzinaggio
  • Costi di trasporto e distribuzione
  • Costi inerenti ai lotti
  • Costi di processazione ordini e dei sistemi informativi

La missione della logistica è pianificare e coordinare tutte le attività necessarie per raggiungere il livello di servizio desiderato al minor costo possibile. La logistica deve quindi essere vista come il collegamento tra il mercato e l'ambiente operativo dell'azienda. L'ambito della logistica attraversa tutta l'organizzazione aziendale, dalla gestione delle materie prime fino alla consegna del prodotto finito.
La gestione logistica, dal punto di vista del sistema azienda, è il mezzo con cui le esigenze dei clienti sono soddisfatte tramite il coordinamento del flusso dei materiali e delle informazioni che si estendono dal mercato attraverso l'azienda fino ai fornitori.
Il raggiungimento di questa integrazione nella gestione aziendale richiede chiaramente un orientamento diverso da quello tipicamente presente nelle organizzazioni convenzionali.
Ad esempio, per molti anni marketing e produzione sono state considerate come due attività nettamente separate all'interno dell'organizzazione: al meglio hanno coesistito, al peggio è stata lotta aperta. In questo schema di riferimento, la logistica è essenzialmente un concetto di integrazione che cerca di sviluppare una visione complessiva ed univoca dell'intera azienda. E' fondamentalmente un concetto di pianificazione che cerca di costruire un processo attraverso il quale le esigenze del mercato possano essere tradotte al minimo costo totale in una strategia e piano di produzione che a loro volta si traducano in una strategia e piano di approvvigionamento. Idealmente si dovrebbe seguire una mentalità di business a "unico piano" che sostituisca i piani convenzionalmente isolati e separati di marketing, distribuzione, produzione e approvvigionamenti:
questa, in poche parole, è la missione della logistica.
Il concetto di supply chain, sebbene relativamente nuovo, non è altro che un'estensione della logica della logistica. La gestione logistica tradizionale si occupa principalmente dell'ottimizzazione dei flussi all'interno dell'impresa, mentre il Supply Chain Management riconosce che l'integrazione interna all'azienda non è di per sè sufficiente.
Fonte: ailog.it
 

 

sabato 21 dicembre 2013

La logistica dell' ultimo miglio

La logistica dell’ultimo miglio deve risolvere problemi di distribuzione fisica, operando in contesti e con strutture che non sono pensate per le merci: il contributo che il logistico può dare a questa problematica è una sintesi di realismo e di fattibilità, armonizzando le strategie e le regole.
 
L'efficienza della logistica urbana è legata d'altra parte anche alla regolamentazione che i comuni operano sulla mobilità delle merci nei centri urbani. A questo proposito Regione Lombardia, nell'ambito del Tavolo per la mobilità delle merci presieduto dall'assessore alle Infrastrutture Raffaele Cattaneo, sta lavorando con gli operatori della filiera logistica a linee di indirizzo per i comuni, questo al fine di avere regole chiare e semplici da conoscere e rispettare, segnaletica aggiornata, incentivi all'utilizzo  ai veicoli meno inquinanti (corsie preferenziali, tariffe ridotte), fasce orarie più ampie (aumentano l’efficienza e riducono costi e inquinamento). Ma come è possibile governare questo processo? Dichiarando gli obiettivi, definendo i parametri, adottando strumenti di misurazione dell’efficienza e della sostenibilità.
Fonte: ailog.it
 
 

Inventario di magazzino

Come si suol dire, “il migliore inventario è quello che non si fa !”, purtroppo a volte viene richiesto da necessità contabili e allora occorre farlo nel modo più accurato e nel minor tempo possibile.

La metodologia di esecuzione
Spesso accade che gli inventari, soprattutto quelli totali, debbano essere certificati da apposite Società; esse quindi richiedono metodologie di esecuzione che garantiscano la correttezza finale del risultato.

Un inventario può avere una o più conteggi di base e uno o più conteggi in caso di differenze riscontrate sulla conta precedente e una delle richieste delle Società di revisione è che la riconta di una ubicazione riscontrata errata debba essere effettuata da un operatore diverso da quello che ha verificato precedentemente l’errore.

Le tipologie di inventario

Esistono diverse tipologie di inventario :

- Totale, che riguarda cioè la totalità delle coordinate del magazzino
- Parziale, relativo cioè ad una o più porzioni del magazzino ed esso può essere inoltre effettuato solo sulle coordinate libere, solo sulle occupate o su entrambe
- Rotativo, abbinato cioè solo a certi articoli presi a rotazione secondo specifici criteri

L’inventario più sicuro è senza dubbio quello Totale in quanto contattando tutte le coordinate permette di riscontrare tutti gli errori; esso è tuttavia molto oneroso e costringe al blocco prolungato delle attività di magazzino.

L’inventario Parziale può invece essere richiesto per effettuare una verifica a campione dello stato di una parte del magazzino. Esso può essere effettuato :
- solo sulle coordinate che per il WMS risultano libere. In questo modo la verifica è molto veloce e si possono riscontrare tutti gli errori di posizionamento della merce.
- Solo sulle coordinate occupate. Riscontrando quindi articoli fuori posto e quantità errate.
- Sia sulle coordinate libere sia su quelle occupate

L’inventario Rotativo invece è un inventario per articolo; i codici da inventariare possono essere scelti secondo diversi criteri :
- La loro classe di movimentazione (che può determinare la frequenza con la quale si deve effettuare)
- Il fatto che su tali articoli siano stati riscontrati errori di movimentazione (vedi Lost & Found)

Tuttavia in caso di riscontro di differenze in meno non è possibile sapere se tali mancanze si trovino in altre ubicazioni senza effettuare un inventario totale.

E’ comunque bene sapere che utilizzando massicciamente processi in radio frequenza, le differenze e gli errori vengono immediatamente a galla e spesso si sistemano automaticamente nel corso del lavoro di tutti i giorni.
Fonte: logoper.blogspot.com
 
 

domenica 15 dicembre 2013

Fornitura servizi per la Pubblica Amministrazione

Con l’entrata in vigore del decreto sulla spending review cambiano le funzioni della Consip (Concessionaria Servizi Informativi Pubblici), la centrale acquisti per la Pubblica amministrazione (Pa). Le nuove regole stabiliscono che anche gli enti locali – Regioni, Province, Comuni – dovranno rispettare i prezzi stabiliti dalla società per l’acquisto di beni e servizi come l’energia elettrica, il gas, il carburante per le auto, il riscaldamento e i contratti telefonici.
La concessionaria dello stato, che esiste dal 1997 ed è operativa dal 1998, dovrà stabilire i prezzi delle forniture per la Pubblica amministrazione ed enti locali all’interno di limiti fissati, per evitare che i prezzi pagati alle aziende private fornitrici siano “gonfiati”. La Consip è controllata al cento per cento dal Ministero dell’Economia e delle Finanze. Con le nuove regole, gli enti locali come i Comuni e le Asl perderanno parte della propria autonomia di spesa e per fare gli acquisti dovranno rivolgersi ai fornitori convenzionati tenendo conto dei prezzi stabiliti dalla Consip.
Ci sono però delle eccezioni: per alcuni tipi di beni e servizi gli enti locali potranno rivolgersi alle Centrali di committenza, enti provinciali e regionali che svolgono in parte le stesse funzioni della Consip. I prezzi stabiliti dalle Centrali di committenza dovranno essere però più convenienti di quelli fissati dalla Consip, altrimenti la fornitura verrà annullata. Le società fornitrici interessate parteciperanno alle gare d’appalto organizzate dalla Consip stipulando convenzioni. La concessionaria deciderà il prezzo più conveniente dopo aver valutato le offerte, ma non stabilirà il numero dei pezzi da acquistare, cioè le quantità.
Se, per esempio, un ministero ha bisogno della carta per le fotocopie o di nuove attrezzature per gli uffici deve rivolgersi a una delle aziende che ha vinto la gara d’appalto organizzata dalla Consip. Per i vecchi contratti di fornitura di beni e servizi la Consip potrà anche decidere di introdurre una clausola di recesso se i prezzi non sono in linea con quelli stabiliti. Gli abbonamenti alla telefonia fissa dovranno essere ad esempio inferiori ai 10 euro al mese e le chiamate con il telefono cellulare ai 5 centesimi al minuto.
In seguito al decreto sulla spending review, la Consip ha trasferito alla Sogei, Società generale d’informatica, un’azienda italiana controllata anch’essa al 100 per cento dal Ministero dell’economia, il compito di riordinare gli enti che si occupano delle tecnologie informatiche della Pa. Insieme a questa ridistribuzione delle funzioni, il governo ha deciso di far decadere i consigli di amministrazione di Consip e di Sogei. I Cda rimarranno comunque in carica fino alle prossime assemblee delle due società, che saranno convocate entro la fine di luglio, per rinnovare i consigli di amministrazione e i presidenti.
Fonte: ilpost.it
 
 

sabato 14 dicembre 2013

Requisiti iscrizione Albo Nazionale gestori ambientali

Sulla G.U. n. 206 del 3-9-2008 è pubblicata la Deliberazione 29/07/08 del Comitato nazionale dell’Albo nazionale gestori ambientali relativo ai “Criteri e requisiti per l’iscrizione all’Albo nella categoria 1 per lo svolgimento dell’attività di gestione dei centri di raccolta di cui al decreto del Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare 8 aprile 2008, di attuazione dell’articolo 183, comma 1, lettera cc), del D.Lgs. 152/2006, e successive modificazioni e integrazioni.
 
 

Richiamandosi al decreto del Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare 8 aprile 2008, recante la disciplina dei centri di raccolta dei rifiuti urbani raccolti in modo differenziato ed in particolare l’art.2 comma 4, dello stesso decreto il quale dispone che il soggetto che gestisce il centro di raccolta sia iscritto all’Albo nazionale dei gestori ambientali nella categoria 1 “Raccolta e trasporto dei rifiuti urbani” di cui all’art. 8 del decreto 28 aprile 1998, n. 406, il Comitato nazionale dei gestori ambientali, tenuto a stabilire con propria delibera, entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore del citato decreto 8 aprile 2008, i criteri, le modalità e i termini per la dimostrazione della idoneità tecnica e della capacità finanziaria per l’iscrizione all’Albo dei soggetti che gestiscono i centri di raccolta, ha emanato la Deliberazione 29 luglio 2008, con la quale vengono stabiliti i requisiti per l’iscrizione all’Albo.

Pertanto, i soggetti che intendono iscriversi all’Albo nella categoria 1 per lo svolgimento dell’attività di gestione dei centri di raccolta devono:

a) essere iscritti al registro delle imprese ol al repertorio economico amministrativo (REA);
b) dimostrare la dotazione minima di personale addetto individuata nell’allegato 1;
c) dimostrare la qualificazione e l’addestramento del personale addetto secondo le modalità di cui all’allegato 2;
d) nominare almeno un responsabile tecnico munito dei requisiti stabiliti per la categoria 1 dalla deliberazione 16 luglio 1999, prot. N. 003/CN/ALBO;
e) dimostrare il requisito di capacità finanziaria con gli importi individuati nell’allegato 3. Tale requisito è dimostrato con le modalità di cui all’art. 11, comma 2, del decreto 28 aprile 1998, n. 406, ovvero mediante attestazione di affidamento bancario rilasciata da imprese che esercitano attività bancaria.
Fonte:  amblav.it



Normativa pulizie civili

In forza dell’articolo 1117 del codice civile, le scale sono di proprietà dei condomini, compresi quelli con locali al piano terreno e anche con accesso esclusivo dalla strada, a meno che non risulti il contrario dagli atti di acquisto o dal regolamento condominiale di natura contrattuale. Tutti, quindi, devono contribuire alla pulizia, manutenzione e ricostruzione delle scale, e le spese devono essere sostenute e ripartite tra tutti.
I condomini non si attivano? Diciamo subito che il mancato interessamento dei condomini o la mancata approvazione di una delibera da parte della maggioranza nuoce a tutto lo stabile. E che è compito dell’amministratore, custode del decoro e della corretta manutenzione delle parti comuni (art. 1130 c. c.), provvedere a mettere l’argomento all’ordine del giorno.
Per deliberare è sufficiente la maggioranza semplice: secondo l’art. 1136 c. c., secondo e terzo comma, in prima convocazione è richiesto un numero di voti favorevoli che rappresenti il 50% più 1 degli intervenuti e almeno la metà del valore dell’edificio (500/1000); in seconda convocazione basta un numero di voti che rappresenti un terzo dei partecipanti al condominio e almeno un terzo dei millesimi (334/1000).
Se poi l’assemblea vuole decidere di affidare a ciascun condomino l’incombenza di occuparsi direttamente a turno della pulizia delle scale, è più che legittimo che qualcuno si rifiuti: una delibera in questo senso, se adottata a semplice maggioranza e non con l’unanimità dei consensi, è nulla. Perciò, può essere impugnata in qualsiasi tempo dal condomino assente o dissenziente o anche da chi ha votato a favore della deliberazione, purché dimostri di avervi interesse (Cassazione, sentenza 16 novembre 1992, n. 12281).
E veniamo alla questione dei criteri di ripartizione delle spese per la pulizia, da fare eseguire anche da un’impresa. L’argomento è spesso oggetto di discussione e fonte di litigi tra vicini, specie se il regolamento non prevede nulla in proposito. Dato che la pulizia è assimilabile a una vera e propria manutenzione, i criteri di spesa da applicare sono quelli previsti dall’art. 1124 c. c.: “Le scale sono mantenute e ricostruite dai proprietari dei diversi piani a cui servono. La spesa relativa è ripartita tra essi, per metà in ragione del valore dei singoli piani o porzioni di piano, e per l’altra metà in misura proporzionale all’altezza di ciascun piano dal suolo”.
Fonte: fp-pulizie.it
 
 

venerdì 13 dicembre 2013

Servizio sfalcio erba

Il taglio dell’erba si può effettuare raccogliendo tutta l’erba di risulta ed eliminandola (un composter può essere ottimo per questo tipo di rifiuti verdi), oppure lasciando l’erba sul prato; nessuno dei due metodi è migliore dell’altro, ma dipende da come e quando tagli l’erba, e da quanta ne produci. In genere, i tosaerba in commercio, sono dotati di un capiente sacco, in cui si raccoglie l’erba tagliata, che viene poi portata alla discarica comunale o nel composter di casa; in entrambi i casi, l’erba diverrà composter, ovvero un ottimo prodotto fertilizzante. Nel caso in cui l’erba non venga raccolta, si effettua il cosiddetto mulching, ovvero si lascia l’erba sul prato, in modo che rilasci l’umidità che contiene, e si decomponga, lasciando anche i Sali minerali.
Nel primo caso, non importa quante volte all’anno effettuiamo il taglio dell’erba, non importa se abbiamo un prato a foglie sottili o un prato a foglie tonde (dichondra o trifoglio), non importa se decidiamo di tosare il prato molto basso o se invece decidiamo di lasciarlo alto; il metodo “tradizionale” di tosatura dell’erba, che comporta la rimozione della stessa va sempre bene, funziona sempre nella stessa maniera, e non presenta alcuna problematica.
Invece il mulching ha migliori effetti in alcuni casi particolari, e non è indicato in altri; questo perché, se l’erba tagliata è molto lunga, e il nostro tosaerba produce dei piccoli mucchietti, l’erba tenderà a decomporsi lentamente, rimanendo sul prato a lungo, soprattutto poi in caso di pioggia nei giorni successivi al taglio dell’erba; capita in questi casi che i mucchietti di erba vadano in putrefazione, causando cattivo odore e spesso anche l’ingiallimento dell’erba sottostante. Il mulching infatti si pratica molto sui tappeti erbosi che vengono tagliati spesso, dove l’erba di risulta è corta, oppure dove viene tagliata con appositi tosaerba che la sminuzzano, e la spargono bene su tutto il tappeto erboso, e non ammonticchiata; ovviamente, il taglio dell’erba in questi casi deve venire praticato in giornate no piovose, e non dovrebbe piovere neppure nei giorni successivi al taglio e al conseguente spargimento dell’erba sul prato. Oltre a questo, il mulching sembra non avere successo sui tappeti erbosi a foglia tondeggiante.
Fonte: giardinaggio.it
 
 

domenica 8 dicembre 2013

L' esempio di un'azienda che non vuole cedere alla "crisi" e punta tutto sullo spirito di squadra

In questo momento storico, quando si parla di aziende, si parla al passato. Ne parliamo come se raccontassimo una leggenda, un tempo perduto, un mito, una fiaba antica.
“Ah, prima si che il lavoro andava bene!”. Quante volte abbiamo udito o noi stessi esclamato queste parole? Eppure, ci sono aziende ancora oggi, fatte da uomini coraggiosi ed un infinito spirito di squadra.
È per questo che stavolta scegliamo di raccontarvi la storia della Melis & C. Service di Sassari.
Una storia fatta di passato, presente e futuro.
Nasce nel 1997 dall’idea di due dipendenti di rilevare l’azienda dove avevano lavorato per anni. A questi si associano altri sette volenterosi operai, stanchi di un periodo in cui, per la maggior parte, il lavoro è “in nero” e sostanzialmente non continuativo, irrimediabilmente incerto.
Così, nove uomini armati di tutta la tenacia necessaria hanno affrontato l’arrivo del tanto temuto nuovo millennio, ritagliandosi una buona fetta del mercato e costruendo piramidi di consensi grazie alla loro serietà.
Sono stati decisamente quelli gli anni migliori: quelli dove il crescere dell’attività permetteva di diversificare l’offerta e la collaborazione con tante altre grandi aziende e grandi marchi, arrivando ad avere, perfino, bisogno di cinquanta dipendenti.
Però nella foga di raccontarvi i momenti di gloria della Melis & C. Service, abbiamo, per un attimo, dimenticato di svelare di cosa si occupa.
Bene, badate che mica fa solo una cosa, ne fa tantissime e , forse, non siamo nemmeno in grado di elencarle tutte:
Traslochi
Facchinaggio
Montaggio mobili ed allestimenti
Deposito, logistica e distribuzione merci
Sgombero cantine
Servizi ambientali
Gestione del verde
Insomma, avete capito che non solo serve lavoro di squadra, ma lavoro di braccia.
Braccia instancabili fino al 2005, anno in cui la crisi inizia a disperdere l’animo e le energie dell’intera società e, come nel più terribile dei circoli viziosi, le aziende si ritrovano vittime inermi del sistema globale.
Sempre meno privati o enti pubblici richiedono la manodopera elencata poco fa. Facile capire perché, no? Se non hai i soldi per comprare la cucina nuova, non hai di certo bisogno di qualcuno che te la porti a casa! Per tutto il resto ci sono i tagli e le restrizioni che oggi non hanno certo bisogno di presentazioni, perché, ahinoi, conosciuti da tutti.
Allora come si fa?
Si sopravvive provando a stare a galla, con la caparbietà e la tenacia che ha contraddistinto questa squadra fin dal principio, con piccole attenzioni, che tanto piccole non sono, come tagliare i costi superflui, determinare una gestione accurata delle liquidità e, regola d’oro, “non fare mai il passo più lungo della gamba”.
Tutto questo aspettando un futuro che dia la possibilità a uomini come questi, a squadre come questa, ad aziende come questa di non parlare solo “al passato” rimpiangendo tempi, ormai, andati.
 
 

Rifiuti solidi urbani

La definizione normativa in Italia è data dall'art. 183 del decreto legislativo 3 aprile 2006 n. 152 (cosiddetto Testo Unico Ambientale), modificata dal decreto legislativo 3 dicembre 2010, n. 205 "Disposizioni di attuazione della direttiva 2008/98/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 19 novembre 2008 relativa ai rifiuti e che abroga alcune direttive". (10G0235) (GU n. 288 del 10-12-2010 - Suppl. Ordinario n.269):
« Qualsiasi sostanza od oggetto di cui il detentore si disfi o abbia l'intenzione o abbia l'obbligo di disfarsi »
L'atto di "disfarsi" va inteso indipendentemente dal fatto che il bene possa potenzialmente essere oggetto di riutilizzo, diretto o previo intervento manipolativo. Secondo la Circolare del Ministero dell'Ambiente 28.06.1999 "disfarsi" equivale ad avviare un oggetto o sostanza ad operazioni di smaltimento o di recupero (rispettivamente allegati B e C alla parte quarta del D.Lgs. 152/2006).
 
L'Unione Europea, con la Direttiva n.2008/98/Ce del 19 novembre 2008 (Gazzetta Ufficiale Europea L312 del 22 novembre 2008) li definisce "qualsiasi sostanza od oggetto di cui il detentore si disfi o abbia l'intenzione o l'obbligo di disfarsi". Non sono considerati rifiuti i "sottoprodotti", ossia i residui ottenuti da un ciclo produttivo che soddisfano i requisiti elencati nell'art. 184-bis del D.lgs. 152/2006:
  • la sostanza o l'oggetto è originato da un processo di produzione di cui costituisce parte integrante, e il cui scopo primario non è la produzione di tale sostanza od oggetto;
  • è certo che la sostanza o l'oggetto sarà utilizzato, nel corso dello stesso o di un successivo processo di produzione o di utilizzazione, da parte del produttore o di terzi;
  • la sostanza o l'oggetto può essere utilizzato direttamente senza alcun ulteriore trattamento diverso dalla normale pratica industriale;
  • l'ulteriore utilizzo è legale, ossia la sostanza o l'oggetto soddisfa, per l'utilizzo specifico, tutti i requisiti pertinenti riguardanti i prodotti e la protezione della salute e dell'ambiente e non porterà a impatti complessivi negativi sull'ambiente o la salute umana.
È previsto che, dopo una determinata lavorazione, un rifiuto possa cessare di essere tale se vengono rispettate le condizioni elencate nell'art. 184-ter del D.lgs. 152/2006:
  • la sostanza o l'oggetto è comunemente utilizzato per scopi specifici;
  • esiste un mercato o una domanda per tale sostanza od oggetto;
  • la sostanza o l'oggetto soddisfa i requisiti tecnici per gli scopi specifici e rispetta la normativa e gli standard esistenti applicabili ai prodotti;
  • l'utilizzo della sostanza o dell'oggetto, non porterà a impatti complessivi negativi sull'ambiente o sulla salute umana.

Classificazione

I rifiuti vengono classificati in base all'origine: in rifiuti urbani e rifiuti speciali e, in base alle loro caratteristiche di pericolosità, in rifiuti pericolosi e rifiuti non pericolosi (D.lgs 152/06 art.184 c.1).
I rifiuti si qualificano anche in base al loro stato fisico:
  • Solido pulverulento
  • Solido non pulverulento
  • Fangoso palabile
  • Liquido

Rifiuti solidi urbani

Sono una classe fortemente eterogenea, vengono abbreviati internazionalmente nell'acronimo MSW dall'inglese "Municipal Solid Waste", anche se talvolta ancora sopravvive l'acronimo solo italiano RSU.
Sono rifiuti urbani (D.Lgs. 152/06, art. 184, c. 2):
  • Rifiuti domestici anche ingombranti, provenienti da locali e luoghi adibiti ad uso di civile abitazione;
  • Rifiuti non pericolosi provenienti da locali e luoghi adibiti ad usi diversi da quelli del primo punto, assimilati ai rifiuti urbani per qualità e quantità;
  • Rifiuti provenienti dalla pulitura delle strade;
  • Rifiuti di qualunque natura o provenienza, giacenti sulle strade ed aree pubbliche o sulle strade ed aree private comunque soggette ad uso pubblico o sulle spiagge marittime e lacuali e sulle rive dei corsi d'acqua;
  • Rifiuti vegetali provenienti da aree verdi, quali giardini, parchi e aree cimiteriali;
  • Rifiuti provenienti da esumazioni ed estumulazioni, nonché gli altri rifiuti provenienti da attività cimiteriale.
Fonte: it.wikipedia.org

 



sabato 7 dicembre 2013

Logistica sostenibile

La mobilità delle merci è un settore che deve puntare al rinnovamento a favore di un trasporto ecologico. La crisi economica rappresenta però un freno anche se le proiezioni spingerebbero a soluzioni urgenti.
 
È la strada da percorrere la variante che detta regole in merito alle scelte delle aziende, sempre più consapevoli che la voce «trasporto merci» segna un meno pesante nei capitoli economicità e ambiente. Quindi? Quindi fare i conti con la logistica sostenibile è diventata un’esigenza da primato con un 34,8% nelle priorità delle aziende che vogliono proiettarsi nel futuro. Nello stesso tempo, però, la via da seguire per migliorare… le vie da percorrere non è un obiettivo facile da perseguire. La crisi economica (33,7%) e l’eccessiva burocrazia (28,3%) sono i principali ostacoli che distolgono le aziende dagli investimenti in questo settore, tanto che solo 1 azienda su 4 prende in considerazione strategie di mobilità alternativa come l’elettrico per gli spostamenti delle merci. Del resto, la recessione da una parte e la considerazione diffusa delle tematiche sostenibili solo come una leva di marketing piuttosto che come un driver per il profitto dall’altra, rallentano la trasformazione.
 
La fotografia di questa situazione è stata scattata dall’indagine effettuata da Nomisma per Pentapolis, associazione per la responsabilità sociale e lo sviluppo sostenibile, che, insieme ad EcCo! - Ecological Courier, promuove «Ultimo Miglio - Logistica urbana sostenibile» (www.ultimomiglio.org), un progetto presentato in un seminario tenutosi a Roma presso l’assessorato all’Ambiente di Roma Capitale, che ha visto la partecipazione delle più importanti associazioni di categoria. Tutti concentrati sulle politiche ambientali e della mobilità, delineando le soluzioni già messe in atto da alcune amministrazioni pubbliche ed imprese, nella consapevolezza che il sistema dei trasporti è uno dei fattori che più contribuisce alla crescita e alla competitività delle città. L’obiettivo dell’incontro è la nascita di un Osservatorio permanente per arrivare alla redazione di un vero e proprio Manifesto, che incentivi e diffonda le best practices. Solo un elevato livello di attenzione in merito a queste problematiche può veicolare una presa di posizione culturale e politica verso nuove dimensioni di centralità urbana sintetizzabili in: rigenerazione, riqualificazione, efficientamento, valorizzazione.

Le proiezioni della UE spingono al cambiamento

A spingere in questo ambito anche il Libro Bianco 2011 della Commissione Europea sui trasporti che avverte come “lo status quo non è sostenibile”. Se non si identificano nuove politiche su tutti i livelli di governance (dal pubblico al privato, dal locale al sovranazionale), l’attività totale di trasporto è destinata a crescere di pari passo con l’attività economica.
Come? I dati sono allarmanti: per il trasporto merci, rispetto al 2005, le proiezioni indicano un aumento dell’attività di circa il 40% nel 2030 e di poco superiore all’80% entro il 2050. Allo stesso tempo, i costi della congestione, non solo urbana, aumenterebbero di circa il 50% entro il 2050 con una cifra vicina ai 200 miliardi di euro all’anno.
In questo scenario, la quota delle emissioni di inquinanti atmosferici riconducibile ai trasporti continuerebbe ad aumentare, raggiungendo il 38% entro il 2030 e quasi il 50% entro il 2050, rispetto al totale delle emissioni in ambito UE. A causa dell’assenza di politiche incentivanti, l’uso delle energie rinnovabili nei trasporti salirà a un modesto 13% entro il 2050 e la propulsione elettrica non riuscirà ad affermarsi in maniera significativa nel trasporto stradale.
 
Innovazione, qualità e sviluppo di sistemi di trasporto sostenibili devono diventare sempre più parte della nostra cultura, perché solo comprendendone a fondo l’impatto sul quotidiano si potranno raggiungere risultati fondamentali per una conversione ecologica dell’intera economia di settore”, ha dichiarato Massimiliano Pontillo, Presidente di Pentapolis. “Ultimo Miglio vuole promuovere un network dedicato alla ricerca di soluzioni efficienti ed efficaci, in grado di raggiungere elevati e soddisfacenti livelli di servizio, che riducano tutti gli sprechi di risorse per l’industria del trasporto merci. L’obiettivo è quello di stabilire reti complesse ed estese tra diverse entità, riconoscerne i fabbisogni comuni individuando soluzioni intelligenti che portino a un reciproco vantaggio, raggiungendo in tal modo dimensioni e masse critiche sufficienti per accrescere la competitività del sistema e delle imprese ad esso correlate.
Fonte: protectaweb.it

Smaltimento rifiuti ingombranti - Iscrizione categoria 1F

Siamo lieti di annunciare di aver ottenuto l'iscrizione alla categoria 1F per la raccolta ed il trasporto dei rifiuti ingombranti.
 
 

domenica 1 dicembre 2013

Organizzare il trasloco

Cosa non può assolutamente mancare a chi si accinge ad  organizzarsi per traslocare? Innanzitutto occorre procurarsi un discreto numero di scatole di cartone di varie dimensioni: per risparmiare un po’, che non guasta mai in tempi di crisi come questa, un’idea potrebbe essere quella di chiedere al proprio negoziante di fiducia di conservare gli scatoloni di cartoni usati per contenere le merci, che di solito sono abbastanza capienti e resistenti.

Occorre poi procurarsi un paio di rotoli di scotch da imballaggio, per intenderci quello marrone, che servirà a chiudere le scatole una volta riempite, e dei pennarelli a punta grossa da usare per scrivere sulle scatole chiuse il loro contenuto. Infine, sarebbe opportuno procurarsi un po’ di fogli di pluriball, la carta con le bolle che serve ad imballare oggetti particolarmente fragili, un po’ di giornali vecchi ed un taccuino su cui segnare il numero delle scatole ed il loro contenuto.

Regole base per organizzare il trasloco

Ora che abbiamo tutto l’occorrente, possiamo iniziare a pianificare il nostro lavoro: il primo consiglio è quello di partire dalla stanza meno utilizzata così da non stravolgere da subito le abitudini familiari. Inoltre, per facilitare la successiva sistemazione degli oggetti nella nuova casa, operazione altrettanto impegnativa, conviene riempire le scatole rispettando l’originaria collocazione degli oggetti: una sorta di organizzazione per stanza, insomma.

Laddove sia necessario riporre oggetti leggeri e pesanti nella stessa scatola, quelli più pesanti vanno messi sotto e quelli più leggeri sopra avendo cura di segnare sulla scatola di non capovolgerla. Sarebbe buona norma non superare i 20 kg per scatolone altrimenti risulterà difficile riuscire a sollevarlo: ad esempio, nel caso di libri, può essere una buona soluzione il suddividerli in più scatole, così da poterle anche riconoscere subito. Una volta chiuse le scatole, come già accennato prima, è possibile scrivere il loro contenuto su di un lato oppure è possibile numerarla ed annotare su di un taccuino il contenuto al numero corrispondente.
Un discorso a parte merita l’imballaggio di piatti, bicchieri ed altri oggetti che si possono facilmente rompere: essi vanno avvolti con la pluriball per preservarli dagli urti, avendo cura di riempire le cavità, ad esempio l’interno dei bicchieri, con fogli di carta di giornale appallottolati. Gli oggetti di valore andrebbero sistemati in scatole più piccole così da poterli tenere sotto controllo con più facilità.

Quanto agli indumenti, essi vanno riposti all’interno di buste di plastica trasparente o in speciali scatole contenenti degli appositi appendiabiti, almeno quelli più delicati: per ovvie ragioni conviene partire dagli abiti che non appartengono alla stagione in corso!

Qualche consiglio pratico


Nel preparare le scatole, soprattutto quelle contenenti materiale che potrebbe rompersi, occorre ricordare di non lasciare mai spazi vuoti: è possibile evitare questo usando carta di giornale o buste di plastica per riempire tali spazi così da attutire inevitabili colpi durante il trasporto.

E’ opportuno preparare una scatola o una borsa contenente tutto ciò che deve essere a portata di mano sia come piccola attrezzatura – cacciavite, martello, viti, guanti, necessario per pronto soccorso – sia come prima necessità – asciugamano, sapone, ricambio – non dimenticando di trovare un luogo sicuro dove riporre documenti ed oggetti di valore.
Fonte: lavorincasa.it


Consegne dell'ultimo miglio

La logistica dell’ultimo miglio è inefficiente? Guardando i bassi tassi di riempimento dei mezzi,  i viaggi a vuoto, l’anzianità e la qualità dei veicoli – anche se con grosse differenze tra una filiera e l’altra – la risposta oggi non può che essere sì: i margini di miglioramento sono ampissimi ma il mercato stenta ad approfittarne, e quando lo fa non sempre è come si dovrebbe. Questo significa che i logistici non sanno fare il loro mestiere? No, affermare questo sarebbe ingiusto: la logistica in Italia è una cosa seria fatta da persone serie, è l’insieme dei fattori che rende tutto più complicato.

 
La logistica dell’ultimo miglio incontra nuove difficoltà lato domanda e lato offerta. Dal punto di vista della domanda i problemi sono per esempio il just in time, la diffusione dell’e-commerce (con il moltiplicarsi delle piccole consegne punto-punto) e la riduzione degli spazi di stoccaggio. Dal punto di vista dell’offerta sono invece problematici l’esistenza di un mercato frammentato con un alto numero di operatori, il trasporto in conto proprio, il ricorso diffuso al subappalto e la dispersione delle piattaforme logistiche. La questione chiama in causa il settore pubblico – che non deve sostituire il privato – in una necessaria divisione di compiti e di responsabilità.
Cosa può fare il pubblico? Innanzitutto rivedere, e in alcuni casi abolire, i vincoli che ostacolano i trasporti. Armonizzazione è la parola chiave: è assurdo che esistano regole particolari e divieti che cambiano da un Comune all’altro (anche sulla stessa strada!) o fasce orarie che rendono di fatto impossibili le consegne secondo una logica organizzata. Le regole, inoltre, dovrebbero essere durature perché implicano investimenti che non possono vanificarsi a ogni nuova elezione. In una realtà troppo parcellizzata le soluzioni a volte creano più danni che benefici (in questo siamo maestri) e questo va evitato. Anche le cose più semplici possono aiutare: ad esempio autorizzare la cosiddetta ‘casella logistica’ in strada, niente altro che un contenitore protetto dove chi consegna può lasciare la merce (ad esempio pane) approfittando di orari in cui gli esercizi sono chiusi (e il traffico è minore).
Cosa può fare il mondo della logistica? Intervenire sui problemi evidenziati prima, lato domanda e lato offerta. Migliorare i propri servizi adottando nuovi strumenti e nuovi mezzi, migliorare l’organizzazione e la gestione manageriale dei trasporti, adottare soluzioni sostenibili dal punto di vista non solo economico ma anche ambientale  perché, la logistica dell’ultimo miglio ha anche una componente emozionale e sociale; non è solo un problema ingegneristico e impatta sulla qualità della vita.
Fonte: ideegreen.it