domenica 23 febbraio 2014

Pulizie condominali

Le pulizie condominiali comprendono diversi settori: la spazzatura dei pavimenti, il lavaggio dei pavimenti, la spazzatura dei cortili interni ed esterni, spazzatura cantine e il lavaggio vetri e davanzali.
Tutto questo fa parte delle pulizie condominiali. In casi particolari bisogna aggiungere il lavaggio completo degli ascensori o la lucidatura del pavimento.
Cosa succede molto spesso tra i condomini?
Nell’assemblea condominiale si può decidere l’affidamento del servizio di pulizia ad una ditta esterna, per la pulizia delle parti comuni, oppure per il fai da te, ossia per la pulizia a turni da parte del singolo condomino.
Purtroppo le turnazioni sono belle finchè durano!!, cioè finchè tutti i condomini le fanno regolarmente è tutto a posto, ma quando per un motivo qualunque uno decide di non farle scattano litigi e discussioni.

Ecco cosa dice il codice civile.
Per l’articolo 1117 del codice civile, le scale sono di proprietà dei condomini, compresi quelli con locali al piano terreno e anche con accesso esclusivo dalla strada, a meno che non risulti il contrario dagli atti di acquisto o dal regolamento condominiale di natura contrattuale.
Tutti, quindi, devono contribuire alla pulizia, manutenzione e ricostruzione delle scale, e le spese devono essere sostenute e ripartite tra tutti.
I criteri di ripartizione delle spese per la pulizia, da fare eseguire anche da un’impresa, sono spesso argomento oggetto di discussione e fonte di litigi tra vicini, specie se il regolamento condominiale non prevede nulla in proposito.
Dato che la pulizia è assimilabile a una vera e propria manutenzione, i criteri di spesa da applicare sono quelli previsti dall’art. 1124 c. c.: “Le scale sono mantenute e ricostruite dai proprietari dei diversi piani a cui servono. La spesa relativa è ripartita tra essi, per metà in ragione del valore dei singoli piani o porzioni di piano, e per l’altra metà in misura proporzionale all’altezza di ciascuno. La ripartizione delle spese per la pulizia delle scale secondo quanto previsto dall’art. 1124 cod. civ., poi, è conforme alla ratio di tale disposizione, la quale va individuata nel fatto che, a parità di uso, i proprietari dei piani alti logorano di più le scale rispetto ai proprietari dei piani più bassi, per cui contribuiscono in misura maggiore alla spese di ricostruzione e manutenzione. Ugualmente, a parità di uso, i proprietari di piani più alti sporcano le scale in misura maggiore rispetto ai proprietari dei piani più bassi, per cui devono contribuire in misura maggiore alle spese di pulizia”.
Fonte: pistoneservizi.it

Gestione archivi Sassari

I documenti cartacei nel nostro lavoro sono ancora molti. Ne fanno ancora parte in modo rilevante sebbene l’uso delle tecnologie per l’elaborazione digitale e la gestione dei dati sia ormai di uso comune e sia  fondamentalmente parte integrante delle attività di ogni giorno. Siamo ancora legati alla carta e ad una modalità di lavoro tradizionale che vede il supporto cartaceo ancora protagonista in molte attività, in molte operazioni e procedure di lavoro, specialmente in alcuni settori.
 
Se abbiamo lavorato bene fino ad ora con la carta perché non potremmo continuare a farlo?
Vero, ma siamo in grado di integrarla con gli strumenti informatici che ormai adoperiamo ogni giorno, ogni minuto? Diversi formati utilizzati per lavorare e scambiarci informazioni ci costringono ad adottare e cambiare costantemente modi di lettura e operatività diverse. Quindi ci impongono tempi e costi diversi. Invece di rimanere ancorati ad un sicuro e tranquillizzante modo di lavorare, proviamo a immaginarci come sarebbe più semplice avere a disposizione tutto, subito e in unico formato digitale?

La soluzione c’è e sta tutta in un programma software di archiviazione che ci permette di digitalizzare tutti i documenti cartacei con cui abbiamo a che fare, per una loro più facile e veloce reperibilità e un loro impiego più efficiente. Dematerializzare e archiviare ciò che fino ad oggi risiedeva solo su fogli di carta non vuol dire azzerrare il valore di quei documenti, anzi.. vuol dire semplicemente liberare spazio fisico prezioso e utile ad altro, archiviarlo in uno spazio virtuale senza limiti ma sicuro e ottenere in aggiunta enormi benefici in termini di conservazione, gestione e usufruibilità dei dati contenuti in essi. I software oggi a disposizione per la gestione documentale permettono non solo di archiviare i documenti che nascono solo su carta, ma anche di integrarli e correlarli con altre tipologie di documenti e dati, per esempio con i dati generati dai sistemi gestionali, con le e-mail e con molteplici tipologie di file elettronici.
 
Fino a quando non troveremo più block notes e graffette sulla nostra scrivania…..dovremo essere in grado di saper conservare ciò che è stato fino ad ora creato e memorizzato su carta, dovremo saper sfruttare al massimo ciò che oggi può esistere solo su carta...
Fonte: gestione-documenti.com
 
 

sabato 22 febbraio 2014

Gestione discariche Sassari

Una discarica di rifiuti, nel ciclo della gestione dei rifiuti, è un luogo dove vengono depositati/stoccati in modo non selezionato e permanente i rifiuti solidi urbani e tutti gli altri rifiuti derivanti dalle attività umane (detriti di costruzioni, scarti industriali, ecc...) che, in seguito alla loro raccolta, non è stato possibile o voluto riciclare, inviare al trattamento meccanico-biologico (TMB) eventualmente per produrre energia tramite bio-ossidazione a freddo, gassificare o, in ultima ratio, bruciare ed utilizzare come combustibile negli inceneritori (inceneritori con recupero energetico o termovalorizzatori).
La normativa italiana col d.lgs 13 gennaio 2003, n. 36 ha recepito la direttiva europea 99/31/CE che prevede tre tipologie differenti di discarica:
  • discarica per rifiuti inerti;
  • discarica per rifiuti non pericolosi (tra i quali gli RSU, Rifiuti Solidi Urbani);
  • discarica per rifiuti pericolosi (tra cui ceneri e scarti degli inceneritori).
La normativa definisce anche il piano di sorveglianza e controllo con i necessari parametri chimici, chimico-fisici, idrogeologici, meteoclimatici e topografici da determinare periodicamente con una stabilita frequenza delle misurazioni.
L'uso delle discariche per il rifiuto indifferenziato deve essere assolutamente evitato. L'Unione europea con la direttiva sopra citata (99/31/CE) ha stabilito che in discarica devono finire solo materiali a basso contenuto di carbonio organico e materiali non riciclabili: in altre parole, dando priorità al recupero di materia, la direttiva prevede il compostaggio ed il riciclo quali strategie primarie per lo smaltimento dei rifiuti (del resto la legge prevede che la raccolta differenziata debba raggiungere il 65% entro il 2011).
Infatti, i residui di molti rifiuti, soprattutto di RSU organici, restano attivi per oltre 30 anni e, attraverso i naturali processi di decomposizione anaerobica, producono biogas e numerosi liquami (percolato) altamente contaminanti per il terreno e le falde acquifere per cui il conferimento senza preventivo trattamento di compostaggio è da evitarsi. Dati gli enormi tempi di degradabilità dei materiali normalmente conferiti in discarica (come le plastiche e ancor peggio i rifiuti pericolosi) è ragionevole stimare la possibilità di rilevare tracce di queste sostanze dopo la chiusura di una discarica per un periodo che va fra i 300 e i 1000 anni, per cui andrebbero trattati differentemente.
Alcuni paesi come la Germania, l'Austria e la Svizzera hanno eliminato il conferimento in discarica di rifiuti non trattati e le discariche sono utilizzate principalmente per lo stoccaggio delle ceneri dei termovalorizzatori o dei residui degli impianti di trattamento biologico e compostaggio.
Attualmente lo smaltimento in discarica in Italia è il principale metodo di eliminazione dei rifiuti, in quanto è semplice ed economico. Dati relativi al 2004 indicano che il 51,9% dei rifiuti totali prodotti è stato smaltito in discarica. L'uso della discarica è molto intenso nei paesi poco sviluppati, mentre la tendenza generale è volta a limitare il conferimento in discarica applicando attivamente politiche di riduzione, riuso e riciclo, e sfruttando tecnologie quali il compostaggio e l'incenerimento per i residui.
Dal punto di vista dell'emissione in atmosfera di gas responsabili dei cambiamenti climatici, le discariche per rifiuti non pericolosi e quelle per rifiuti pericolosi risultano nocive se il rifiuto non viene preventivamente trattato e/o differenziato (come spesso capita). È infatti scientificamente provato dall'organizzazione internazionale sui cambiamenti climatici, IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change) che i rifiuti in discarica causano emissioni ad alto contenuto di metano e di anidride carbonica, due gas serra molto attivi; una moderna discarica deve pertanto prevedere sistemi di captazione di tali gas (in particolare il metano, che può essere usato anziché disperso in atmosfera).
I problemi delle emissioni di gas possono tuttavia essere ridotti o eliminati con l'adozione di tecniche costruttive specifiche e con il pretrattamento dei rifiuti: in particolare la raccolta differenziata di quanto riciclabile e della frazione umida (responsabile delle citate emissioni liquide e gassose), e il cosiddetto trattamento a freddo mediante cui si accelera la decomposizione dei rifiuti prima del conferimento in discarica. Come detto, la stessa Unione europea vieta il conferimento di materiale organico in discarica.
Per assolvere efficacemente al suo compito, e cioè limitare tali emissioni nocive e non diventare sorgente di inquinamento per il suolo o per l'idrosfera, una discarica deve essere progettata in modo adeguato e secondo tutte le relative norme di legge. Le discariche moderne devono essere costruite secondo una struttura a barriera geologica in modo da isolare i rifiuti dal terreno, rispettare gli standard igienici e la biosfera, riutilizzare i biogas prodotti come combustibile per generazione di energia. La struttura in genere è del tipo a "deposito sotterraneo", costituita dal basso verso l'alto nel seguente modo:
  • un terreno di fondazione e sottofondo della discarica;
  • una barriera di impermeabilizzazione sul fondo e sui fianchi costituita da geomembrane per impedire la fuoriuscita del percolato;
  • un sistema di drenaggio del percolato;
  • l'ammasso dei rifiuti in strati compattati;
  • le coperture tra i vari strati;
  • un sistema per la captazione del biogas;
  • la copertura finale provvista di piante.
Gli standard internazionali indicano che in una discarica moderna si riesce a recuperare anche il 90% del biogas, con valori anche superiori quando il singolo lotto della discarica sia chiuso e completato con una opportuna copertura captante.
È comunque importante che la frazione umida dei rifiuti venga raccolta in modo differenziato o che comunque i rifiuti subiscano compostaggio e/o trattamento meccanico-biologico (vedi gestione dei rifiuti) prima del conferimento in discarica (questi processi permettono di recuperare il 100% del metano dato che avvengono in reattori chiusi).
A titolo di esempio, da una discarica di circa 1.000.000 di metri cubi che cresce di 60.000 m3 ogni anno (pari a circa 51.000 t/anno), si possono estrarre quasi 5,5 milioni di metri cubi di biogas all'anno (oltre 600 m3 ogni ora),
 

Gestione di una discarica di rifiuti

La discarica deve essere costantemente controllata in tutte le sue fasi di vita, dalla realizzazione alla gestione dopo la sua chiusura. Tutti i controlli vengono fatti seguendo un piano di sorveglianza e controllo che prevede una serie di parametri da misurare attraverso dei sistemi di prelevamento ed analisi uguali per tutti in modo che non vi sia discordanza fra i dati. Il monitoraggio deve essere svolto su:
  • acque sotterranee;
  • acque meteoriche che attraversano la discarica;
  • percolato prodotto dei rifiuti in fase di deterioramento;
  • emissioni di gas dalla discarica e qualità dell'aria presente nelle vicinanze della discarica;
  • discariche in cui vengono smaltiti rifiuti contenenti amianto;
  • parametri meteoclimatici della zona in cui ha sede la discarica;
  • morfologia della discarica.
Il prelievo di acqua sotterranea è possibile grazie ad alcuni pozzetti piezometrici presenti a monte e a valle delle discariche. Controllando l'acqua sotterranea è possibile scoprire eventuali danni alle geomembrane che comporterebbero la fuoriuscita del percolato e il conseguente inquinamento del suolo e delle acque sottostanti il sito. Un altro problema sono le acque piovane che dilavano la discarica e che potrebbero contenere anch'esse del percolato. Tali acque se non raccolte potrebbero finire in corsi d'acqua siti nelle vicinanze della discarica. Un'approfondita analisi del percolato prodotto dai rifiuti potrebbe rivelare la presenza all'interno della discarica di rifiuti non conformi alla tipologia di discarica (ad es. rifiuti pericolosi in discariche di inerti). Un controllo dei gas emessi può essere utile per individuare eventuali fuoriuscite del biogas prodotto frutto di rotture nel sistema di captazione dei gas. La fuoriuscita di biogas potrebbe provocare inconvenienti se nei pressi della discarica vi fossero abitazioni. Per le discariche contenenti amianto è di fondamentale importanza la misurazione delle fibre di amianto disperse nell'aria per le problematiche ben note rispetto all'inalazione di amianto. Ogni discarica deve essere dotata di una centralina di rilievo dei dati meteoclimatici. Una discarica deve essere costruita in zone non troppo piovose e non troppo aride in base al tipo di rifiuti che deve contenere. Il monitoraggio della morfologia della discarica permette di seguire nel tempo la deformazione strutturale della discarica che avviene in modo lento con il deterioramento dei rifiuti e quindi con la loro diminuzione di volume. Il terreno in cui viene costruita una discarica deve essere un terreno solido, non deve situarsi in piane alluvionali e la zona non deve essere fortemente sismica. I siti costruiti in zone altamente sismiche potrebbero essere soggetti a rottura delle geomembrane e dei sistemi di captazione del percolato e del biogas.
Se la discarica è progettata e costruita correttamente, i rifiuti devono comunque rimanere sorvegliati per almeno 30 anni dopo la sua chiusura. Nel frattempo l'area è utilizzabile per altri scopi (in genere il terreno superficiale può essere usato per la crescita di piante).
Se la progettazione di una discarica è importante, non meno lo è la sua gestione. Infatti ogni discarica viene progettata per accogliere determinati rifiuti (inerti, non pericolosi o pericolosi) e quindi, salvo modifiche successive, deve accogliere solo quel tipo di rifiuti. Ogni discarica è progettata per accogliere un determinato volume di rifiuti e quindi ha una vita limitata, che può essere sì prolungata, ma non protratta indefinitamente. Anche le procedure di trattamento e di messa a dimora dei rifiuti devono essere eseguite in modo da non compromettere la sicurezza per chi vi opera e da non favorire fenomeni di inquinamento.
L'inquinamento ambientale legato a una discarica ben controllata e gestita può essere sensibilmente ridotto (anche per quanto riguarda i gas serra), oltre che attuando l'opportuna preselezione del materiale da conferirvi, sfruttando l'utilizzo della frazione compostabile per la produzione di biogas e ammendante agricolo. Vi sono comunque inconvenienti come la deturpazione del paesaggio e la necessità di sorvegliare l'area per un certo periodo di tempo dopo la cessazione dell'attività, oltre all'occupazione del terreno, che diviene inutilizzabile per altri scopi dopo la dismissione della discarica, che pure può essere trasformata in un'area verde.
Fonte: it.wikipedia.org

domenica 16 febbraio 2014

Facchinaggio, norme contro gli abusi

Riportiamo l'interessante articolo della Gazzetta di Modena:
Prima il mancato riconoscimento del contratto Unci, oggi una nuova disciplina regionale per promuovere la legalità e la responsabilità sociale.
Nel settore dell'autotrasporto e facchinaggio le novità non mancano e – qualche volta, considerando i problemi da cui il settore è afflitto - non sono di natura negativa. È stato approvato dalla giunta regionale nei giorni scorsi, infatti, il progetto di legge – presentato dall’assessore regionale alla attività produttive Gian Carlo Muzzarelli – relativo al settore dell'autotrasporto e movimentazione merci.
«Le azioni previste dal progetto di legge – spiega Muzzarelli - sono finalizzate a favorire la legalità e a prevenirne i rischi degli effetti delle infiltrazioni della criminalità organizzata e mafiosa, attraverso lo strumento della legalità nelle condizioni di lavoro. Questi interventi saranno realizzati anche in collaborazione con lo Stato in armonia con le leggi regionali. Prevediamo anche di realizzare specifici bandi per concedere contributi alle imprese del settore definendone i criteri prioritari di valutazione per l’accesso».
La Regione istituirà un elenco di merito degli operatori economici nei settori dell’autotrasporto di merci, dei servizi di facchinaggio e dei servizi complementari nonché una Consulta regionale per la legalità e la promozione della responsabilità sociale.
«La legge – afferma Giulia Grandi, segretario provinciale della Filt/Cgil di Modena – arriva dopo molte sollecitazioni e prevede aspetti che a nostro avviso si possono considerare positivi. Soprattutto ci fa capire che c'è piena consapevolezza degli organi istituzionali riguardo i fenomeni esistenti nel settore. Ma tutto questo non è sufficiente. Sicuramente questo non è un traguardo, è un primo passo importante. Ma è soltanto l'inizio, perché nell'autotrasporto sempre più vediamo padroncini o lavoratori sfruttati e non riconducibili al contratto nazionale di lavoro di settore». Per quanto riguarda il settore del facchinaggio e dei servizi complementari il progetto di legge punta a contrastare il fenomeno di caporalato e gli altri illeciti che alterano la regolarità del mercato del lavoro, attraverso qualsiasi forma di sfruttamento dei lavoratori e dell’utilizzo non regolare degli stessi.
Sarà anche istituito un elenco regionale dei prezzi relativi ai servizi di facchinaggio, complementari all’attività di logistica. Sta lentamente delineandosi una coscienza riguardo le problematiche del settore, malato di illegalità o irregolarità e fortemente a rischio di infiltrazioni della criminalità organizzata. Un settore inquinato da quella cooperazione spuria, che poco ha a che fare con i valori cooperativi.
Anche la Gazzetta di Modena ne ha parlato, quando ha raccontato, ad esempio, di Campogalliano, dove la presenza della dogana ha determinato un’alta concentrazione di aziende del settore, diventando però anche teatro di importanti vertenze.
Come quella delle due coop spurie Gi Group e Fruit Logistics, improvvisamente scomparse lasciando oltre un centinaio di lavoratori privi di lavoro. In realtà è soltanto la punta di un iceberg, che nasconde un universo fatto di contratti più volte definiti “pirata”, come il contratto Unci, di imprese scatole cinesi e molte cooperative che creano consorzi con sede legale fuori regione o al Sud. Sono migliaia i soci di facchinaggio iscritti nel Modenese, il fenomeno riguarda un centinaio di coop spurie.
Si parla di un settore fatto di lavoro sottopagato, totale flessibilità di orari, nessun dovere verso malattie, maternità e ferie, chiusura arbitraria di ogni contratto e committenze. E non deve essere sottovalutato l’elevato rischio di possibili infiltrazioni mafiose.
«Per quanto riguarda il facchinaggio – conclude la sindacalista Giulia Grandi – sicuramente un passo importante è stato fatto con il decreto del ministero dello Sviluppo economico, con il quale revoca il riconoscimento del contratto Unci, peraltro disconosciuto da tutte le centrali cooperative. Un pezzo importante, che oggi si va a legare con il progetto di legge regionale, in base al quale viene previsto il coinvolgimento degli organi istituzionali e degli organi ispettivi. Un aspetto importante soprattutto quando andiamo a confrontarci con i cambi di appalto da parte di gruppi di valenza nazionale e cooperative di facchinaggio che entrano negli appalti a gamba tesa».

domenica 9 febbraio 2014

Distribuzione logistica Sassari

La gestione della catena distributiva è un sistema strategico di coordinamento delle tradizionali funzioni aziendali e delle tattiche prima all'interno di ogni azienda e poi lungo i vari nodi della catena con l'obiettivo di migliorare nel suo complesso le prestazioni di lungo periodo dei singoli membri e della catena stessa, con particolare attenzione a:
  • previsioni di vendita e conseguente gestione delle scorte;
  • programmazione della produzione;
  • pianificazione degli approvvigionamenti;
  • organizzazione dei magazzini;
  • definizione e gestione delle rete distributiva;
  • programmazione dei trasporti.
Una corretta gestione della catena distributiva è fondamentale per migliorare il posizionamento competitivo. Permette di portare sul mercato i
prodotti attraverso processi qualitativi integrati, orientati alla semplificazione del processo con il fine di ridurre i costi, i tempi di lavorazione ed i processi di servizio al cliente.
Questo implica anche:
  • focalizzare il cliente all'interno dell'impresa e dell'intera filiera;
  • interiorizzare i cambiamenti intervenuti nei rapporti tra fornitori, produttori e canali distributivi;
  • orientare l'organizzazione per processi e al marketing interno.

     


Servizio al cliente
La logistica sta diventando sempre più l'approccio vincente nelle imprese da quando si è passati dall'orientamento al mercato all'orientamento al cliente. I mercati tendono alla saturazione, la concorrenza è sempre più aggressiva, si tende a fidelizzare il cliente, i prodotti sono sempre più standard ed i servizi sempre più differenziati.
La soddisfazione viene sempre più monitorata come strumento per modificare la strategia e modificare i processi.
 
Il mondo dei trasporti è vario e comprende tutte le attività che hanno attinenza con il movimento delle persone e delle merci tra un luogo ed un'altro, comprendendo sia i mezzi che le infrastrutture ed infine, le leggi che le governano.
Il trasporto merci può essere effettuato in vari modi:
 



  • trasporto terrestre (su gomma e su rotaia)

  • tasporto navale

  • trasporto aerea

Possiamo suddividere l'attività del trasporto in tre sezioni, le infrastrutture, i veicoli e la gestione.
  • Le infrastrutture sono comprensive di tutta la rete di trasporto (strade, autostrade, canali, ferrovie) che dei terminali (stazioni ferroviarie, porti, aeroporti).
  • I veicoli sono i mezzi che si muovono sulla rete di trasporto (autotreni, treni, navi e aerei).
  • La gestione è finalizzata al miglior funzionamento del sistema trasporto nonché dei suoi componenti.
Lo studio del sistema trasporto analizza sia le infrastrutture che la capacità di deflusso veicolare. Viene poi analizzata la domanda e l'offerta ed infine il modello di distribuzione più coerente con la domanda, la scelta modale e la scelta percorso/i da assegnare. Infine vengono verificate sia l'organizzazione che l'economia di esercizio. Le infrastrutture maggiormente utilizzate sono gli interporti, gli scali ferroviari, i porti e gli aeroporti per i grandi volumi, mentre per le movimentazioni medio, medio piccole si utilizzano magazzini esterni, transit point, direct deliveries. In genere comunque viene progettato un mix di queste soluzioni. La voce trasporti ha importanza strategica in quanto può comportare una voce pesante sui costi aziendali ed è strettamente legata alle scelte strategiche, alla caratteristica della rete distributiva ed al volume che ogni singola azienda deve movimentare. Di norma tanto più un trasporto è diretto tanto meno è gravato di costi, ma ci sono altri fattori altrettanto importanti quali la percentuale di riempimento del carico (ottimizzazione del filling rate), qualità ed affidabilità del trasporto.........
Differenti approcci si devono tenere nel progettare una rete distributiva, primo fra tutti l'area geografica (città, regione, stato, continente e intercontinentale). In secondo luogo i volumi, le distanze, la frammentazione delle consegne. Infine cosa di non poco conto i regolamenti che gestiscono questa materia nei vari paesi.

Indicazione di calcolo delle distanze e stima dei costi e dei tempi del trasporto.
Alcune aziende di trasporto e di logistica, utilizzano software specialistico per il calcolo delle distanze, dei tempi di trasporto e per la stima dei relativi costi. Altre invece si affidano manualmente all’esperienza dei propri collaboratori, soprattutto se i tragitti sono conosciuti e ripetitivi, quindi noti nei contenuti delle stime

Le Aziende di trasporto e logistica devono analizzare i seguenti elementi:
  • Ottimizzare percorsi e tempi di viaggio.
  • Calcolare distanze e tempi di percorrenza.
  • Ottimizzare la sequenza delle tappe dei giri di consegna.
  • Prevedere i tempi di carico, scarico ed eventuali soste impreviste.
  • Identificare un viaggio di ritorno oppure eventuali possibili triangolazioni.
  • Controllare i costi.
  • Preparare offerte e preventivi di trasporto.
Fonte: it.wikipedia.org

 

sabato 8 febbraio 2014

Gestione del verde Sassari

In un’epoca di profonde trasformazioni come quella attuale è in corso un processo di revisione dei criteri e delle metodologie gestionali del verde pubblico comunale. La risorsa "verde" sta, infatti, evolvendo nuovi e più complessi ruoli ed interazioni con gli ecosistemi e con l’attività dell’uomo. Per rispondere alle esigenze della manutenzione sostenibile, la gestione differenziata permette di finalizzare la gestione degli spazi verdi in relazione al loro uso.
Nel territorio comunale vengono applicati tre modelli di gestione:
  1. La gestione intensivaRiguarda gli spazi verdi che svolgono funzioni ornamentali, storiche ed i parchi riservati in modo esclusivo al gioco dei bambini, le alberate di piazze, giardini storici e strade, le rotatorie sistemate a verde.
  2. La gestione classicaRiguarda in generale le aree verdi di quartiere ed i parchi e giardini con prevalenti funzioni ludiche e ricreative. Vi sono compresi anche gli spazi scolastici e le aree di pertinenza degli edifici pubblici.
  3. La gestione semi-naturaleRiguarda le aree estensive, i parchi fluviali, e i luoghi in cui in generale è possibile individuare una maggiore naturalità delle componenti biotiche.

Ciascun modello di gestione prevede specifici standard manutentivi la cui applicazione è comunque dipendente dalle risorse disponibili e dalle variazioni dei parametri climatici e biologici (andamento climatico stagionale, fitopatie, ecc.). Vengono prese in considerazione solo le operazioni colturali più ricorrenti.

La gestione intensiva prevede:
  • manutenzione dei prati con 8 - 12 rasature dell’erba all’anno nel periodo vegetativo ordinariamente eseguite con raccolta dei materiali vegetali di risulta;
  • manutenzione degli alberi stradali secondo i risultati dei monitoraggi eseguiti dagli uffici;
  • abbellimento floreale con specie annuali e perenni secondo specifici piani annuali;
  • pulizia delle aree verdi viene eseguita con cadenza giornaliera nei giorni feriali
La gestione classica prevede:
  • manutenzione dei prati con 5 - 7 rasature dell’erba all’anno nel periodo vegetativo ordinariamente eseguite con raccolta dei materiali vegetali di risulta;
  • manutenzione degli alberi secondo il programma sviluppato in base alle segnalazioni dei tecnici e dei cittadini;
  • sfalcio dei cigli stradali con 2 – 3 interventi all’anno nel periodo vegetativo;
  • pulizia delle aree verdi viene eseguita nei giorni feriali con una periodicità programmata.
La gestione semi-naturale prevede:
  • manutenzione dei prati con 2 – 3 rasature dell’erba all’anno nel periodo vegetativo;
  • manutenzione degli alberi secondo il programma sviluppato in base alle segnalazioni dei tecnici e dei cittadini;
  • sfalcio delle scarpate con 2 – 3 rasature dell’erba all’anno nel periodo vegetativo;
  • pulizia delle aree verdi viene eseguita nei giorni feriali con una periodicità programmata.

Il controllo del verde indesiderato

Il verde indesiderato Per verde indesiderato intendiamo l’insieme delle specie vegetali che crescono prevalentemente nelle connessioni delle pavimentazioni stradali e nelle superfici dei viali di parchi e giardini. La crescita delle piante favorisce l’accumulo della sporcizia e produce nel tempo sconnessioni e danni alle pavimentazioni, con pericolo per l’incolumità dei fruitori.

Il controllo del verde indesiderato In gran parte delle città italiane il controllo del verde indesiderato viene effettuato utilizzando prodotti diserbanti specificatamente abilitati per l’impiego negli spazi urbani e predisposti per garantire il massimo rispetto dell’ambiente e della salute dell’uomo e degli animali.
 
Gestione sostenibile del verde L’obiettivo per il futuro consiste nella gestione sostenibile del verde pubblico con l’adozione di una manutenzione differenziata, attenta alle diverse componenti dell’ecosistema urbano. In particolare uno dei punti salienti è rappresentato dalla riduzione progressiva nell’impiego dei prodotti chimici per il controllo del verde indesiderato. Per questo ci si dovrà abituare sempre di più a tollerare la presenza di qualche ciuffo di erba ai piedi degli alberi o lungo i marciapiedi. Verranno avviate le sperimentazioni per l’ utilizzo di sistemi alternativi, come il pirodiserbo (distruzione del verde indesiderato con il calore), ecc. e di nuove modalità che permettano di migliorare la gestione del verde.
Fonte: padovanet.it
 
 

domenica 2 febbraio 2014

Gestione integrata rifiuti Sassari

La gestione integrata dei rifiuti in Italia è stata introdotta con il decreto legislativo 5 febbraio 1997, n. 22 ("Attuazione delle direttive 91/156/CEE sui rifiuti, 91/689/CEE sui rifiuti pericolosi e 94/62/CE sugli imballaggi e sui rifiuti di imballaggio") (il .c.d decreto Ronchi del '97) emanato in attuazione delle predette direttive dell'unione europea.
La materia è oggi raccolta nel d.lgs. 3 aprile 2006, n. 152 ("Norme in materia ambientale") conosciuto anche come Testo unico ambientale e successive modificazioni ed integrazioni in materia
Essa affronta la questione dei rifiuti delineando priorità di azioni all'interno di una logica di gestione integrata del problema. Esse sono, come descritto nella predetta parte IV negli articoli 180 e 181 nell' ordine di priorità definito dall'articolo 179:
  • Criteri di priorità (Art 179)
    • Sviluppo di tecnologie pulite
    • Ideazione e messa in commercio di prodotti che non contribuiscano o diano un contributo minimo alla produzione di rifiuti ed all'inquinamento
    • Miglioramenti tecnologici per eliminare la presenza di sostanze pericolose nei rifiuti
    • Ruolo attivo delle amministrazioni pubbliche nel riciclaggio dei rifiuti e loro utilizzo come fonte di energia
  • Prevenzione della produzione di rifiuti (Art. 180)
    • Corretta valutazione dell'impatto ambientale di ogni prodotto durante il suo intero ciclo vitale
    • Capitolati di appalto che considerino l'abilità nella prevenzione della produzione
    • Promuovere accordi e programmi sperimentali per prevenire e ridurre la quantità e pericolosità dei rifiuti
    • Attuare il DL 18 febbraio 2005 n. 59 e la direttiva 96/61/CE specifica per la riduzione e prevenzione integrate dell'inquinamento
  • Recupero dei rifiuti (Art 181)
    • il riutilizzo, il reimpiego ed il riciclaggio
    • Produzione di materia prima secondaria trattando i rifiuti stessi
    • Favorire tramite misure economiche e capitolati nelle gare d'appalto il mercato dei prodotti reimpiegati
    • Uso dei rifiuti per produrre energia (recupero energetico (ossidazione biologica a freddo, gassificazione, incenerimento)
Pertanto, se il primo livello di attenzione è rivolto alla necessità di prevenire la formazione dei rifiuti e di ridurne la pericolosità, il passaggio successivo riguarda l'esigenza di riutilizzare i prodotti (es. bottiglie, con il vuoto a rendere) e, se non è possibile il riuso, riciclare i materiali (es. riciclaggio della carta). Infine, solo per quanto riguarda il materiale che non è stato possibile riutilizzare e poi riciclare (come ad esempio i tovaglioli di carta) e il sottovaglio (ovvero la frazione in piccoli pezzi indistinguibili e quindi non riciclabili di rifiuti, che rappresenta circa il 15% del totale), si pongono le due soluzioni del recupero energetico tramite sistemi a freddo o a caldo, come la bio-ossidazione (aerobica o anaerobica), la gassificazione, la pirolisi e l'incenerimento oppure l'avvio allo smaltimento in discarica. Dunque anche in una situazione ideale di completo riciclo e recupero vi sarà una percentuale di rifiuti residui da smaltire in discarica o da ossidare per eliminarli e recuperare l'energia. Da un punto di vista ideale il ricorso all'incenerimento ed alle discariche indifferenziate dovrebbe essere limitato al minimo indispensabile. La carenza di efficaci politiche integrate di riduzione, riciclo e riuso fanno dello smaltimento in discarica ancora la prima soluzione applicata in Italia ed in altri paesi europei. Per quanto riguarda il recupero, esistono progetti ed associazioni che si occupano dello scambio di beni e prodotti usati
Fonte: it.wikipedia.org

sabato 1 febbraio 2014

Regole Facchinaggio

E' stato approvato nell'ultima seduta dalla Giunta regionale dell'Emilia Romagna un progetto di legge per promuovere la legalità e la responsabilità sociale nei settori dell’autotrasporto, del facchinaggio, della movimentazioni merci e dei servizi complementari.
Nel progetto di legge -  presentato dall’assessore regionale alla Attività produttive Gian Carlo Muzzarelli - vengono definiti i principi e le finalità che promuovono la legalità, la sicurezza e la regolarità del lavoro nei settori dell’autotrasporto, del facchinaggio, della movimentazioni merci e dei servizi complementari
L’azione della Regione è diretta ad adottare procedure finalizzate alla trasparenza, alla semplificazione, alla dematerializzazione dei procedimenti amministrativi, alla promozione di iniziative di coordinamento e cooperazione istituzionale. Previste anche l’adozione e diffusione di buone pratiche di responsabilità sociale da parte delle stazioni appaltanti pubbliche, all’attività di formazione e di sensibilizzazione su questi temi, rivolta ai lavoratori, agli operatori economici e ai dipendenti delle Pubblica amministrazione.
«Queste azioni – spiega l’assessore Muzzarelli - sono finalizzate a favorire la legalità ed a prevenirne i rischi degli effetti delle infiltrazioni della criminalità organizzata e mafiosa, attraverso lo strumento della legalità delle e nelle condizioni di lavoro. Prevediamo anche di realizzare specifici bandi per concedere contributi alle imprese del settore definendone i criteri prioritari di valutazione per l’accesso».
La Regione istituirà un elenco di merito degli operatori economici nei settori dell’autotrasporto di merci, dei servizi di facchinaggio e dei servizi complementari nonché una Consulta regionale per la legalità e la promozione della responsabilità sociale.
Per quanto riguarda il settore del facchinaggio e dei servizi complementari il Progetto punta a contrastare il fenomeno di caporalato e gli altri illeciti che alterano la regolarità del mercato del lavoro, attraverso qualsiasi forma di sfruttamento dei lavoratori e dell’utilizzo non regolare degli stessi.
Inoltre sarà istituito un elenco regionale dei prezzi relativi ai servizi di facchinaggio, complementari e all’attività di logistica
Fonte: ferrara24ore.it