lunedì 30 giugno 2014

Gestione del verde Sassari

Di seguito una interessante riflessione tratta da qualenergia.it:
Mettiamo un Comune che taglia le siepi del parco. In un paese diverso potrebbe vendere le potature a un impianto a biomassa, guadagnandoci. In Italia è costretto a pagare per smaltirle in discarica o all'inceneritore. Un paradosso che costa ai nostri enti locali diverse centinaia di milioni di euro all'anno. La colpa è di norme e definizioni in contrasto tra loro: il Ministero dello Sviluppo Economico definisce queste biomasse “sottoprodotti” e quindi utilizzabili ai fini energetici, con tanto di specifico incentivo maggiorato. Il Ministero dell’Ambiente, e precisamente della Direzione Generale dei Rifiuti, invece, ha stabilito che queste biomasse sono da considerare “rifiuti”.

Insomma, le potature del verde urbano vanno in discarica o all'inceneritore, utilizzarle diversamente vuol dire smaltire rifiuti in maniera illegale: con tutte le conseguenze del caso. Solo una modifica successiva al decreto legge Terra dei fuochi (il comma 6, articolo 5 del D.L. 256 del 2013, convertito con la legge 6 del 2014) fa sì che chi brucia “rifiuti vegetali provenienti da aree verdi, quali giardini, parchi e aree cimiteriali”, pur essendo questi considerati “rifiuti urbani” vada incontro a sanzioni amministrative anziché commettere un reato penale.

“Ogni giorno - ci spiega Walter Righini, presidente di Fiper - amministratori di piccoli e medi comuni ci contattano perché vorrebbero poter vendere questi sottoprodotti e quindi trasformare un costo in una voce di ricavo nel bilancio comunale, soggetto al rispetto del patto di stabilità. Per fornire un ordine di grandezza economico, solo sulla partita del verde pubblico il quantitativo disponibile si attesta intorno ai 3-4 milioni di tonnellate/anno con un costo di smaltimento di circa 180-240 milioni di euro a fronte di un possibile ricavo, in caso di utilizzo energetico, di 80-120 milioni. Il beneficio economico complessivo per l’Amministrazione pubblica italiana potrebbe aggirarsi tra 240-360 milioni di euro all'anno, senza contare la biomassa proveniente dalla gestione del territorio, ovvero pulizia degli alvei e argini fluviali, mareggiate e altri eventi atmosferici.”

Con il decreto 6 luglio 2012, sugli incentivi alla rinnovabili elettriche, infatti, si è riconosciuto un bonus sulla tariffa incentivante per la produzione di energia, se l’operatore utilizza, quali biomasse, i cosiddetti “sottoprodotti”: dagli avanzi di ristorazione e dell’industria agroalimentare, alle potature del verde urbano sino agli scarti di lavorazione del legno. Peccato che, come detto, questi materiali siano contemporaneamente anche “rifiuti” con le complicazioni del caso. Per chiarire la situazione si attende un decreto apposito, il cosiddetto “decreto sottoprodotti”.

Si era iniziato a lavorarci con il governo Letta, ma poi tutto si è incagliato. Al ministero dell'Ambiente si era istituito un tavolo di confronto tecnico con gli operatori per definire i requisiti in ottemperanza dell’art. 184 bis del Testo Unico Ambientale, attraverso cui un materiale può essere considerato sottoprodotto nel rispetto dell’ambiente e della salute. Poi, cambiato governo, il silenzio.

Intanto lo spreco continua: si paga per smaltire materiali che potrebbero essere valorizzati direttamente, e le potature del verde urbano non sono l'unico caso. “Ad esempio se la frazione organica dei rifiuti potesse essere valorizzata direttamente, ristoratori e albergatori potrebbero risparmiare il 30-40% sulla Tares. In Svizzera si fa così, trasformando gli avanzi di ristorazione di alberghi e ristoranti in biogas naturale”, spiega Righini.

“Sulla questione degli scarti alimentari - ribatte Marino Berton, segretario uscente si AIEL, l'associazione italiana energia dal legno - la questione è più complicata, bisognerebbe istituire un sistema di certificazione terzo, per garantire che l'albergatore, o chi per lui, faccia correttamente la differenziata. Ma per il verde urbano basterebbe veramente inserire una frase nella norma: 'la frazione legnosa (dei residui di gestione del verde urbano, ndr) è sottoprodotto utilizzabile a fini energetici'.”

Altro tassello su cui Berton insiste è quello del riconoscimento dello status di sottoprodotto, e dunque dell'incentivazione maggiorata, anche per il cippato da gestione forestale: “E' chiaro che si tratti di un sottoprodotto, perché è lo scarto di un processo per ottenere legname da costruzione o legna da ardere, che hanno comunque un valore commerciale superiore. Premiare il cippato da gestione forestale renderebbe economicamente più sostenibile la gestione dei boschi, con evidenti ricadute per la sicurezza del territorio”.

“Anche la pulizia degli alvei, dei margini fluviali e degli altri corsi d’acqua presenti sul territorio potrebbe essere garantita attraverso il recupero della biomassa legnosa da impiegare a fini energetici - aggiunge Righini - e sarebbe una buona idea dato che investire in misure per ridurre le inondazioni rappresenta una soluzione estremamente efficace, con un costo dalle 6 alle 8 volte più basso rispetto a quello per rimediare ai danni causati dalle alluvioni. Lo dice uno studio pubblicato nei giorni scorsi dalla Commissione Europea. Da tempo abbiamo segnalato l’importanza della filiera legno-energia per garantire a costo zero la gestione del territorio. Negli ultimi 5 anni, infatti, le centrali di teleriscaldamento a biomassa legnosa, hanno iniziato ad approvvigionarsi di biomassa locale proveniente dalla manutenzione boschiva, garantendo un valore economico alla gestione dei boschi incendiati, affetti da parassiti o abbandonati.”

Risolvere il paradosso dei sottoprodotti considerati rifiuti o non valorizzati, oltre a dare una boccata di ossigeno ai bilanci delle amministrazioni comunali, sarebbe un ottimo investimento anche per difendere il nostro fragile territorio. D'altra parte la “valorizzazione delle biomasse legnose” è anche una delle proposte del Commissario straordinario per la revisione delle spese per ridurre la spesa pubblica.

venerdì 27 giugno 2014

Logistica integrata Sassari

L’attività logistica, per sua natura, è comprensiva di una molteplicità di servizi e prestazioni che rendono difficile ricondurre la sua disciplina ad uno specifico contratto tipico. Anche le figure alle quali essa più si avvicina appaiono insufficienti a garantirne un’adeguata regolamentazione. Non pare, ad esempio, esaustivo il riferimento al contratto di deposito, in quanto la prestazione dell’operatore logistico non riguarda certo solo la custodia dei prodotti affidatigli, ma anche una serie di attività complementari quali la gestione dei flussi di merci con l’ausilio di sistemi informatici, le attività di controllo qualitativo e quantitativo dei prodotti, lo svolgimento di attività amministrative legate alla gestione del magazzino, nonché la distribuzione delle merci. Nè, d’altro canto, si può giungere a differenti conclusioni in merito alla sua riconducibilità al solo schema del contratto di trasporto, principalmente in ragione della tipicità della prestazione da esso regolamentata che mal si concilia con l’ampiezza e la varietà delle attività che caratterizzano il contratto di logistica.
Si proverà, quindi, a partire da una definizione di contratto di logistica: “Il contratto di logistica è quell’accordo con cui un soggetto, detto fornitore di servizi logistici, si assume la gestione di una o più fasi delle attività di deposito, movimentazione, manipolazione e trasferimento di prodotti di un altro soggetto, detto committente, con organizzazione dei mezzi a proprio carico, e si obbliga quindi alla prestazione dei servizi funzionali allo svolgimento di tali attività, dietro il pagamento di un corrispettivo". In linea generale, la definizione menzionata, per molti versi richiama la fattispecie dell’appalto di cui agli artt. 1655 c.c. ed in particolar modo dell’appalto di servizi. Il problema è quello di stabilire se ed in quale misura in presenza di una pluralità di servizi, si debbano applicare, con riferimento alle singole prestazioni, le norme sull’appalto o quelle dei contratti cui esse sono riconducibili.
Il contratto di servizi logistici integrati configura pertanto una fattispecie atipica, in cui, però, confluiscono elementi di singoli contratti tipici. Oltre alle norme in tema di appalto trovano applicazione anche le disposizioni in materia di somministrazione “in quanto compatibili”. Inoltre, i contratti tipici cui si può fare riferimento sono senz’altro il contratto di deposito, il contratto di trasporto, il contratto di spedizione ed il contratto di mandato.
Fonte: m.filodiritto.com

giovedì 26 giugno 2014

Pulizie e sanificazioni Sassari

Le pulizie e la sanificazione degli ambienti sanitari rivestono un ruolo importante non solo per il significato che assumono nell’ambito del confort alberghiero ma soprattutto per le implicazioni di ordine igienico-sanitario che influiscono sulla qualità delle cure erogate e sull’efficienza ed efficacia dell’organizzazione dei servizi.
Adeguate manovre di PULIZIA concorrono a diminuire la possibilità di diffusione dei microorganismi, quindi a limitare la propagazione delle infezioni e, di conseguenza, a migliorare la qualità della vita del paziente e degli operatori.
 
PRINCIPI GENERALI
 
Le pulizie devono iniziare dalla zona meno sporca verso quella più sporca
 
Nel caso di oggetti che non vanno a diretto contatto con il paziente, dopo la disinfezione non risciacquare
 
Evitare il rabboccamento dei contenitori (sia detergente che disinfettante)
 
Rispettare la diluizione dei prodotti indicata dalla casa produttrice
 
Segnalare le zone bagnate con apposita segnaletica le aree di passaggio (atrii e corridoi) effettuare il lavaggio in due tempi successivi, in modo da mantenere sempre una metà asciutta, per permettere il passaggio
 
Utilizzare sempre idonei dispositivi di protezione individuale (D.P.I) durante le procedure di pulizia, che sono svolte sotto la diretta responsabilità dei caposala, che devono dare precise disposizioni in merito, fornire adeguati D.P.I., vigilare sul corretto utilizzo degli stessi da parte degli operatori
 
Dopo l’uso tutte le attrezzature, compreso il carrello delle pulizie, devono essere detersi ed asciugati. L’umidità e la temperatura ambiente sono ottimi terreni di cultura per il proliferare di germi.
 
Allo stesso modo ogni panno, spugna, sistema Mop ecc dopo l’uso deve essere lavato, disinfettato e lasciato asciugare.
 
La presenza di materiale organico può ridurre o inattivare l’azione del disinfettante, perciò è necessario sempre effettuare una decontaminazione con detersione e poi disinfezione
Fonte: ecologialiperti.it
 
 

mercoledì 25 giugno 2014

Sfalcio erba Sardegna

Di seguito un interessante articolo tratto da castedduonline.it
Allarme sterpaglie a Cagliari e hinterland, a rischio numerosi campi incolti nell’occhio del mirino dei piromani. Delle vere e proprie bombe a orologeria disseminate soprattutto nelle periferie, a ridosso di case e ai bordi di vie e strade molto trafficate. Come il terreno andato a fuoco ieri pomeriggio in via Segrè, a Quartucciu, a pochi passi dal centro commerciale Le Vele e di numerose abitazioni, che nella prima domenica estiva sono state minacciate dalle fiamme. E ora cresce la paura tra i cagliaritani terrorizzati  dall’incubo incendi: ogni giorno segnalano la presenza di aree incolte e chiedono l’intervento del Comune e dell’Anas.
Dal quartiere di Is Mirrionis, continuando per San Michele, Mulinu Becciu, e Sant’Elia, queste sono le zone più a rischio. Basta fare un tour a Cagliari per capire che il problema è reale. Condomini e piazze accerchiati da campi di arbusti secchi e sterpaglie che diventano delle calamite per gli incendiari, soprattutto nei finesettimana. Aree comunali, ma anche private. Proprio a fine maggio il sindaco Massimo Zedda aveva firmato l’ordinanza contenente le prescrizioni antincendio e gli obblighi di manutenzione e pulizia dei terreni incolti ai fini della tutela dell'incolumità e dell'igiene pubblica. Con il rischio di sanzioni da un minimo di 25 euro a un massimo di 500. D’altro canto alcuni cittadini lamentano, invece, l’assenza del Comune che dovrebbe intervenire nella pulizia delle aree di sua competenza.
L’ordinanza comunale. “I proprietari, i conduttori e i detentori a qualsiasi titolo di terreni appartenenti a qualunque categoria d'uso del suolo, siano essi privati o di enti pubblici, nonché i responsabili di cantieri edili e stradali, i responsabili di strutture turistiche, artigianali e commerciali, con annesse aree pertinenziali private, devono procedere agli interventi di pulizia e manutenzione entro e non oltre il prossimo 15 giugno 2014 e, successivamente, ogni qualvolta necessario fino al 15 ottobre 2014. Deve essere garantita la perfetta pulizia dei luoghi con lo sfalcio dell'erba, la potatura delle siepi, il taglio delle piante, di rami, di fieno, delle sterpaglie e della vegetazione incolta e lo sfalcio di tutta la vegetazione secca, anche in aree coltivate. Il taglio di radici e di parti aree di piante, la rimozione dello sfalcio e dei tagli nonché la manutenzione e lo spurgo, con eventuali opere di risagomatura, dei fossi, dei canali di scolo e delle cunette Ai contravventori sarà applicata una sanzione amministrativa pecuniaria da un minimo di 25 ero a un massimo di 500. In caso di inadempienza, l'amministrazione comunale procederà d'ufficio alla manutenzione e pulizia addebitando le spese ai soggetti inadempienti”.
 

martedì 24 giugno 2014

Facchinaggio Sassari

Di seguito un articolo tratto da net1news.org:
Volantinaggio, stamattina, dei facchini aereoportuali all'ingresso partenze dello scalo pisano Galilei. Un'iniziativa promossa dal cobas lavoro privato a sostegno dei lavoratori delle aziene appaltatrici impegnati nei servizi di pulizia e facchinaggio. Dicono Federico Giusti e Marcello Pantani dei Cobas pisani che le condizioni di lavoro di questi lavoratori sembrano regolate più dalla legge della jungla che dalle normative in vigore. Una condizione comune a gran parte degli appalti, quelli pubblici inclusi.

Molti di loro sono immigrati di origine filippina (una trentina dei circa 70 lavoratori hanno aderito ai cobas), assunti dalle coop Arca a Cooplat (tanto la Sat che gestisce lo scalo non controlla) con contratti diversi, con l'orario spezzettato in svariate frazioni, anche molto distanti tra loro, nell'arco della giornata. Ogni mese si vedono rendicontate in busta paga in misura inattendibile le ore di lavoro, premio di produttività e ticket mensa sono distribuiti in modalità inique e arbitrarie, mentre i carichi di lavoro sono insostenibili, soprattutto nel facchinaggio, anche per effetto della riduzione sistematica del numero degli addetti alle operazioni di carico e scarico bagagli con grave rischio per le condizioni fisiche e la sicurezza.

Giusti e Pantani si soffermano su un caso particolare, quello di un lavoratore risultato da visita medica inadeguato alla mansione di facchinaggio. La ditta lo ha assegnato alla mansione di pulizia, dimezzandogli le ore e mettendo alla fame lui e la sua famiglia. In alternativa, gli ha "offerto" di svolgere le ore mancanti (3/4 al giorno, da lunedì a venerdì) a 90 chilometri di distanza, caricandolo di spese di viaggio più o meno equivalenti al salario ricavabile da questo lavoro in "trasferta" e costringendolo a viaggiare circa 5 ore, con, al ritorno a Pisa, altre 4 ore di lavoro in aeroporto, fino all'1,30 della notte. I Cobas hanno già chiesto alla ditta di rinunciare a questa "soluzione" ricevendo un rifiuto netto e categorico. Seguiranno altre e più clamorose forme di lotta.

lunedì 23 giugno 2014

Logistica Sardegna

Riportiamo di seguito una riflessione sul settore logistico in Italia tratta dal sito cittadellaspezia.com:
Senza un sistema portuale e logistico efficiente, l’Italia non ha futuro. Il segnale scaturito oggi a Lerici, da quella che si è configurata come una vera e propria assise generale sul sistema della mobilità delle merci organizzata dall’Autorità portuale della Spezia, è inequivocabile: se il paese vuole sperare in un rapido recupero di competitività e quindi puntare forte su una politica di sviluppo indispensabile per uscire dalla crisi, non si può più permettere il lusso di non sapere che i porti attraverso i quali transita più dell’80% delle importazioni ed esportazioni del paese, sono la chiave strategica per innescare un processo di rilancio complessivo del paese.
"Ignorando questo fattore – ha affermato Lorenzo Forcieri, presidente dell’Autorità portuale della Spezia, che ha voluto richiamare nel golfo ligure tutti i principali opinion makers del settore – si assumono responsabilità pesantissime. Un intervento di efficientamento della logistica si può tradurre in tempi brevi nel recupero di un punto di Pil. E un un’ulteriore leva di crescita può essere attivata dagli investimenti internazionali che sono pronti ad affluire sul sistema Italia a patto che si creino le condizioni anche burocratiche perché ciò accada".
"Ci aspettiamo che la riforma sui porti - ha specificato Forcieri - sia di stampo europeo, partendo dai porti e dai corridoi individuati dall'Europa. serve un progetto che semplifichi, e che dia a Authority e operatori strumenti per recuperare la competitività nello shipping, che vuol dire recuperare traffici, entrate e posti di lavoro. Non possiamo fare la Formula 1 con una 500. Credo che questo sia il momento per far convergere attività parlamentari e del governo, si è creata base comune d'intesa per cominciare a ragionare per una possibile gerarchizzazione dei porti, individuando quelli che sono strategici, alle radici dei grandi corridoi europei, e su questi investire per renderli competitivi. L'obiettivo principale non dovrà essere quello della riduzione delle Autorità portuali, ma quello di andare a vedere le strutture che incontrano maggiormente i bisogni delle merci, senza seguire programmazioni astratte o criteri politico-clientelari".

Dall’incontro “Porti e Logistica: un’integrazione necessaria”, svoltosi questa mattina a Villa Marigola, a Lerici, sono scaturite due indicazioni difficilmente equivocabili; la prima: i tempi delle discussioni e dei dibattiti sono finiti e o si fa subito una riforma vera o si è fuori gioco; la seconda: la riforma deve rispondere alle domande di efficienza, snellezza, sburocratizzazione che sono poste in modo ormai pressante dal mercato.
Secondo il presidente dell’Autorità portuale della Spezia, è scattato il conto alla rovescia finale per una riforma che deve rappresentare un cambiamento epocale e fornire le fondamenta di un sistema logistico governato all’interno del quale vengano compiute anche scelte di priorità per quanto riguarda le nuove infrastrutture.
Sulla prospettiva di una riforma del settore, che parta dai principi europei dei corridoi, si è sviluppato un dibattito nel quale fra gli altri è intervenuto al presidente di Assoporti , Pasqualino Monti, che ha sottolineato fra l’altro la necessità di ridare allo Stato (anche attraverso una modifica dell’articolo V) la piena competenza su porti e logistica. "Precondizione questa – ha affermato Monti – per conferire alle Autorità portuali (protagoniste già a fine degli anni novanta di una spending review quando ancora questo termine non esisteva) meccanismi di autonomia finanziaria e autonomia decisionale oggi indispensabili per rispondere al mercato".

giovedì 19 giugno 2014

Deposito mobili Sassari

Per un trasloco, un cambio di situazione familiare, un periodo di lavoro all’estero: le ragioni per cui ci si può trovare ad avere bisogno di un servizio di custodia mobili sono numerose e tutte valide. Poiché si tratta comunque sempre di affidare il proprio mobilio e gli oggetti a cui si è affezionati ad una struttura gestita da estranei, è sicuramente bene porsi qualche domanda per scegliere al meglio e dormire sonni tranquilli. Partiamo dalle considerazioni di base: per prima cosa vorrete una struttura che sia pulita e ordinata, non certo una che vi ispiri disgusto pensando che ospiterà le vostre proprietà. Ma oltre a questo, vorrete anche che sia una struttura sicura, dove ladri e malintenzionati non possano penetrare per sottrarre o danneggiare i vostri mobili; inoltre sarà meglio che sia facilmente raggiungibile, così che recuperare ciò che vi appartiene sia semplice e rapido.
Oltre a questo, meglio scegliere una struttura gestita da un’impresa che possa anche occuparsi dello smontaggio e del trasferimento del mobilio stesso. Il motivo è semplice: smontare e spostare mobili non è un lavoro né leggero né semplice, e anche se la fatica può non spaventarvi o non essere un problema, il rischio di danneggiare seriamente il vostro arredamento è concreto e grave. Una spesa leggermente superiore vi tutelerà completamente.
Un altro fattore di valore significativo è quello che la struttura disponga di unità climatizzate, nelle quali temperatura e umidità sono costanti. I vostri mobili rimarranno fermi e inutilizzati per mesi; gelo e umidità incontrollati potrebbero sciuparli in maniera pressochè irrimediabile. In un’unità climatizzata, invece, le muffe non hanno modo di svilupparsi e far danni, il che vale il supplemento di tariffa.
In definitiva, i costi non sono mai un fattore trascurabile: ma nel deposito mobili, un piccolo risparmio potrebbe finire col tradursi in una perdita considerevole e in serie complicazioni. Pensiamoci, valutando listini e preventivi.
Fonte: la-notizia.com
 
 

martedì 17 giugno 2014

Gestione verde pubblico

Chiunque può partecipare a mantenere e migliorare il verde del proprio quartiere. Come? Adottandolo! Lo sta facendo un gruppo di cittadini romani, che ha deciso di impegnarsi, in collaborazione con le istituzioni, nella riqualificazione, nella cura, nella custodia e nella manutenzione di un’area verde pubblica nel territorio del Municipio V, nel quartiere di Centocelle.
Si tratta di una parte del Parco Filippo Teoli, ex Parco Primavera, tra Viale della Primavera e Via Ferraironi. L’obiettivo è quello di creare uno spazio che sia qualcosa di più di un luogo recintato dove far correre i propri cani, prevenendo l'attuale degrado e diffondendo educazione civica e cinofila.

I proprietari di cani sono in costante aumento e nel quartiere è sorto il problema di dare una risposta alle loro esigenze, come quella di poter usufruire di una zona verde in cui i quattro zampe possano correre liberamente e interagire in maniera corretta tra loro e con le persone. E dove il Comune non arriva, arrivano i cittadini.

“La città può essere più bella e verde se la riqualifichiamo insieme. Puliamo e adottiamo il parco, convogliando la grandissima partecipazione civica che emerge con forza ogni giorno che incontriamo gli abitati della zona. Vogliamo metterla al servizio del bene comune e dei nostri cani”, spiega l’associazione 100Zampe, nata per sostenere il progetto e per promuovere  una nuova relazione cane -proprietario, rispettando le esigenze di benessere del cane sia dal punto di vista fisiologico che mentale, secondo un approccio cognitivo zooantropologico.

Tra gli obiettivi ci sono anche la tutela degli animali, la promozione della cultura antispecista, dei diritti e dell’emancipazione degli animali, così come lo sviluppo di pratiche di vita ambientalmente sostenibili e di economie alternative.
Fonte: freeartnews.forumfree.it

lunedì 16 giugno 2014

Smaltimenti certificati Sassari

Il certificato di avvenuto smaltimento è la certificazione che attesta l’avvenuto
smaltimento dei rifiuti. La gestione dei rifiuti – come noto – si fonda sul principio di
cooperazione e responsabilizzazione di tutti i soggetti coinvolti. Il produttore del rifiuto
avrebbe una posizione di garanzia in relazione al corretto esito della gestione e quindi, in
buona sostanza, obblighi di vigilanza sullo svolgimento delle operazioni da parte dei
soggetti affidatari dei rifiuti. L’esistenza della responsabilità concorrente del produttore
estesa fino al punto di garantire la corretta conclusione del ciclo gestionale è stata oggetto
di dispute giurisprudenziali.
La sussistenza della posizione di garanzia in capo al produttore dei rifiuti in ordine alla
corretta gestione degli stessi appare chiaramente nell’economia del D.Lgs 152/06
nell’ipotesi di smaltimento dei rifiuti preceduta da stoccaggio intermedio. Recita l’art.

188, comma 4 : “Nel caso di conferimento di rifiuti a soggetti autorizzati alle operazioni di

raggruppamento, ricondizionamento e deposito preliminare, indicate rispettivamente ai punti D
13, D 14, D 15 dell'Allegato B alla parte quarta del presente decreto, la responsabilità dei
produttori dei rifiuti per il corretto smaltimento e' esclusa a condizione che questi ultimi, oltre al
formulario di trasporto di cui al comma 3, lettera b), abbiano ricevuto il certificato di avvenuto
smaltimento rilasciato dal titolare dell'impianto che effettua le operazioni di cui ai punti da D 1 a
D 12 del citato Allegato B. Le relative modalità di attuazione sono definite con decreto del
Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio che dovrà anche determinare le responsabilità da
attribuire all'intermediario dei rifiuti”.

La norma, oltre a sottolineare la responsabilità del produttore, chiarisce che gli obblighi
di controllo e vigilanza si perpetuano anche quando i rifiuti sostano in siti intermedi di
stoccaggio. In tali evenienze – tra l’altro sempre più usuali - l’affidamento del carico al
sito intermedio non garantisce i produttori circa la corretta gestione futura.
Gli obblighi di controllo gravanti in capo al garante detentore / produttore possono
essere validamente trasferiti ad altri soggetti, coinvolti nella gestione dei rifiuti. E nel
caso il titolare originario della posizione di garanzia, dal momento che ha correttamente
trasferito rifiuto e poteri di disposizione, ne resta liberato. A tal fine il produttore è

tenuto a controllare la sussistenza di una valida autorizzazione in capo al soggetto che
prende in carico i rifiuti, nonché l’effettiva consegna degli stessi a tale soggetto tramite il
formulario di identificazione. Per di più, il produttore ha l’obbligo di accertarsi non solo
del conferimento all’impianto intermedio, ma anche dello smaltimento definitivo
all’impianto finale. Pertanto, oltre alla quarta copia del formulario, il produttore
dovrebbe ricevere anche il certificato di avvenuto smaltimento.
Solo qualora siano rispettate tutte queste condizioni, il produttore – garante originario
può spogliarsi della detenzione dei rifiuti e trasferire ad altro detentore qualificato la
responsabilità.
Il problema che in questo momento assilla operatori e giuristi è che il Decreto Ministeriale
che dovrebbe definire le modalità di emissione del certificato di avvenuto smaltimento
ancora non è stato emanato. Inevitabilmente, si crea una situazione spiacevole: le
imprese di smaltimento sono riluttanti a rilasciare il certificato di avvenuto smaltimento,
trincerandosi dietro la carenza del Decreto attuativo.
Si determina, alla fine dei conti, una condizione di incertezza e disordine. In linea di
principio il produttore può giustamente pretendere il certificato di avvenuto smaltimento
per esonerarsi da responsabilità e tale documentazione risponde ad esigenze di chiarezza
e tracciabilità imposte dalla normativa dei rifiuti. Ma di contro i siti di smaltimento non
sono obbligati a rilasciare il certificato di avvenuto smaltimento in base alla normativa di
settore.
Il produttore è quindi costretto a rimedi preventivi. Una soluzione valida potrebbe essere
la previsione in sede contrattualistica dell’obbligo del gestore del sito intermedio o
direttamente il gestore dell’impianto di destino a rilasciare il certificato di avvenuto
smaltimento con l’indicazione della quantità del rifiuto smaltito, pena la revoca
dell’incarico. E ciò, senza dirlo, fintanto che non venga emanato il Decreto ministeriale
atteso. Si badi, l’osservanza di tale obbligo è vincolante nei rapporti tra le parti e non al di
fuori. Un organo di vigilanza, tanto per chiarire, non potrebbe pretendere il certificato in
sede di controllo ed impartire sanzioni a riguardo.
Nell’ipotesi in cui si tratti di spedizione transfrontaliera di rifiuti, il discorso si semplifica
notevolmente. La normativa comunitaria (Regol. 1013/2006 Ce) impone con chiarezza
l’obbligo del certificato di avvenuto smaltimento da inviarsi non oltre trenta giorni dal
completamento delle operazioni di smaltimento e comunque non oltre un anno dal
ricevimento dei rifiuti. Deve essere inviato alle autorità e al notificatore. Il produttore
potrebbe ben chiedere, quindi, il certificato di avvenuto smaltimento emesso
dall’impianto di smaltimento tedesco, anzi potrebbe pretenderlo pur in assenza di una
convenzione tra le parti e, a norma del diritto comunitario, l’impianto di destino è tenuto
a trasmetterlo.
Sembra opportuno in ogni caso rammentare che, sebbene la quarta copia del formulario
(o i documenti di accompagnamento previsti dalla normativa comunitaria) e il certificato
di avvenuto smaltimento rappresentino documenti assai significativi ai fini dell’esonero
da responsabilità, gli elementi del dolo e della colpa coprono una posizione rilevante
nella valutazione delle responsabilità dei soggetti coinvolti nella gestione. E, pertanto,
anche a fronte di documentazione regolare potrebbe esservi un riconoscimento di
responsabilità in capo al soggetto. Per di più l’omissione verifiche necessarie per dolo o
colpa impedisce che il garante originario si liberi da responsabilità , con la conseguenza
che potrebbe essere chiamato a rispondere per gli illeciti commessi da coloro che hanno
ricevuto i rifiuti.

Fonte: ambientelegale.it


venerdì 13 giugno 2014

Sgombero cantine Sardegna

Spesso ci troviamo nella necessita di sgomberare un appartamento, una cantina, un garage.
Di solito ci si affida al giornale locale di annunci o si telefona a qualche nominativo reperito attraverso un volantino o un annuncio. Molti sono coloro eseguono gli sgomberi, vengono da voi, con il loro furgone e portano via tutto.
E solitamente, gli sgomberi li fanno gratis. Ma vi siete mai chiesti dove va a finire la miriade di oggetti sgomberati?
Sicuramente le cose non recuperabili vanno a finire in discarica. Ma tantissimi oggetti, ovviamente selezionati, vengono reimmessi sul mercato attraverso i numerosi mercatini dell'usato presenti su tutto il territorio nazionale.
Ovviamente la persona che esegue gli sgomberi genera in questo modo un certo business, massimizzato quando, nelle cantine, nei solai o nei garage, vengono reperiti oggetti di valore. Magari un frullatore di anni fa che con il trascorrere del tempo è divenuto un prezioso oggetto di modernariato. Oppure un vecchio quadro, dimenticato o che non è mai piaciuto.
Ma visto che, per molte famiglie, il risparmio è divenuto di vitale importanza, molti preferiscono, per gli sgomberi,  chiamare direttamente una società specializzata che arriva direttamente a casa vostra.
Fonte: mercatopoli.it

giovedì 12 giugno 2014

Facchinaggio Sassari

Di seguito un interessante articolo tratto da sassuolo2000.it:
AGCI Servizi, Federlavoro e Servizi-Confcooperative e Legacoop Servizi dell’Emilia Romagna esprimono viva soddisfazione per l’approvazione, da parte dell’Assemblea Legislativa, delle nuova Legge regionale sul facchinaggio e la movimentazione delle merci. “Sebbene non rappresenti la panacea di tutti i mali – dichiarano i presidenti delle Associazioni di settore Massimo Mota, Daniele Passini e Alberto Armuzzi – questa norma può costituire un utile strumento per promuovere la legalità e la responsabilità sociale in questi settori, arginare il fenomeno delle cosiddette ‘cooperative spurie’ e contrastare la concorrenza sleale. Un provvedimento importante, nonostante la limitata potestà legislativa di cui dispone la Regione in materia, di carattere promozionale che non si sovrappone agli strumenti repressivi già esistenti ma li rafforza. Tutto ciò allo scopo di accreditare nei confronti del mercato e delle istituzioni le cooperative che operano nel pieno rispetto della legge ed applicano i contratti collettivi, promuovere i comportamenti virtuosi delle imprese e coadiuvare l’attività ispettiva per il contrasto alle false cooperative ed alle forme irregolari di utilizzo dei lavoratori. Questo favorendo una maggiore cooperazione interistituzionale ed una più stretta collaborazione tra pubblico e privato”. “A tale proposito – sottolineano le Associazioni di settore delle tre centrali cooperative regionali – la nuova legge prevede, tra le varie misure, l’istituzione di un elenco di merito a cui possono aderire in forma volontaria tutti gli operatori della logistica in possesso dei requisiti di legalità e responsabilità sociale certificati da una apposita Consulta composta da istituzioni, parti sociali, rappresentanti delle imprese committenti ed Enti deputati al controllo”. Le aziende iscritte a questo elenco hanno diritto ad accedere a un sistema di premialità per quanto concerne i bandi finalizzati alla concessione di contributi. “La norma sul facchinaggio approvata dall’Assemblea Legislativa regionale – concludono i responsabili della cooperazione – giunge a compimento di un percorso intenso e partecipato avviato su iniziativa della Giunta, in risposta alle istanze delle parti sociali ed in particolare della cooperazione, le cui imprese di facchinaggio rappresentano oltre il 70% del settore. L’approvazione di questa legge dimostra che dove sono presenti parti sociali responsabili e istituzioni attente si può offrire una pronta risposta alle esigenze di una società in rapida e profonda evoluzione. L’efficacia della nuova legge sul facchinaggio e la logistica dipenderà ora in gran parte dall’impegno di questi due importanti protagonisti a cui è demandata la piena applicazione della norma

mercoledì 11 giugno 2014

Gestione piattoforme logistiche Sassari

La piattaforma logistica è un’area di movimentazione e stoccaggio delle merci, collocata a monte dei terminal portuali ed integrata con un sistema di trasporto intermodale. Essa è dotata di magazzini, servizi gestionali, informativi e telematici e anche di capannoni, dove possono essere svolte attività manifatturiere per trasformare i semilavorati in prodotti. Per molti versi si tratta di un ampliamento del concetto dell'interporto.
La piattaforma logistica dovrebbe essere lo strumento per razionalizzare e meglio organizzare la catena trasporto – stoccaggio – distribuzione in modo strategico, garantendo una penetrazione efficace delle merci sui mercati nazionali ed internazionali. Essa rappresenta un nodo cruciale nel sistema infrastrutturale del territorio a cui è collegata e la sua area varia in base al volume delle merci da trattare. Due pertanto sono le funzioni cui una piattaforma logistica deve assolvere:
  1. attrarre e concentrare i flussi del traffico di merci
  2. organizzare, razionalizzando percorsi e consegne, la catena del trasporto intermodale.
Per soddisfare tali prestazioni, la piattaforma logistica è da collocarsi in una posizione geograficamente ottimale sfruttando assi di comunicazione viario ed infrastrutture idonei e progettando l’area come un vero e proprio insediamento produttivo di qualità per le imprese dei diversi settori, oggi più che mai nel rispetto dei criteri di eco-sostenibilità. Al concetto di piattaforma logistica si associa quindi quello di logistica sostenibile.
Esso comprende una serie di tecnologie, di procedure e d'attività che hanno il fine di ridurre l'impatto ambientale dei vari anelli della catena logistica, senza penalizzare la qualità del servizio e la redditività economica. La logistica sostenibile coinvolge diversi aspetti:
  1. il trasporto sulle lunghe distanze
  2. la distribuzione locale
  3. l'intermodalità
  4. gli impianti di stoccaggio
  5. le tecnologie per l'imballaggio.
La realizzazione di nuove piattaforme logistiche induce la realizzazione di nuove infrastrutture che, attraverso la semplificazione, organizzazione ed implementazione anche delle esistenti creano un sistema efficiente ed efficace in grado di ridurre le emissioni nocive dovute ai mezzi di trasporto, ad un uso del territorio più razionale e ad una diminuzione dell’impatto paesaggistico di strutture così grandi.
Utilizzando, d’altro lato, tecnologie per il risparmio energetico come: pannelli solari e generatori fotovoltaici, sistemi di riciclaggio e recupero delle acque e la piantumazione intensiva è possibile diminuire i consumi energetici degli impianti produttivi e di trasformazione dei semi-lavorati.
Fonte: it.wikipedia.org
 

martedì 10 giugno 2014

Sfalcio erba Sassari

Nel diserbante spruzzato lungo le nostre strade per essiccare l'erba c'è una sostanza che secondo l'ultimo rapporto sulle acque superficiali è tra le più inquinanti. Studi dimostrano che l'esposizione nel tempo provoca danni alla salute e l'allarme delle associazioni ambientaliste riporta l'attenzione sull'uso indiscriminato di questi prodotti.
Con l’inizio della primavera, in diverse regioni d’Italia, è possibile notare lungo i bordi delle strade urbane ed extra-urbane fasce di vegetazione di colore giallo rossastro in totale contrasto con il resto della vegetazione verde. Questo vuol dire che le società incaricate di garantire una corretta visibilità e viabilità stradale, invece di applicare il tradizionale sfalcio dell’erba, hanno spruzzato del diserbante.
Il principio attivo presente nella maggior parte dei diserbanti in commercio è il gliphosate; una sostanza che, nonostante rientri nella gamma di prodotti fitosanitari autorizzati sia a livello nazionale che europeo, secondo autorevoli studi scientifici, condotti per esempio dal Mit di Cambridge, dalla Université de Caen e dalla University of Washington, può provocare a lungo termine effetti dannosi anche sugli esseri umani. «È proprio l’esposizione cronica – ci spiega l’oncologa Patrizia Gentilini - a creare maggiori rischi di tossicità per la salute, e quello che emerge è una maggiore incidenza di tumori del sangue, alterazioni al sistema endocrino, disfunzioni ormonali e danni sui meccanismi di neurotrasmissione cerebrale».

Secondo il decreto legislativo 194/1995 un prodotto fitosanitario può essere autorizzato solo se “non produce effetti nocivi, in maniera diretta o indiretta, sulla salute dell’uomo o degli animali o sulle acque sotterranee”. Eppure è proprio nelle schede di sicurezza dei diserbanti a base di gliphosate che viene riportato che: “Può provocare a lungo termine effetti negativi per l’ambiente acquatico”. Inoltre dal rapporto Ispra del 2013 tra le sostanze più rilevate nelle acque superficiali c’è appunto il gliphosate, inquinante che in Lombardia è stato ritrovato quasi sempre in concentrazioni superiori ai limiti Standard di Qualità Ambientale (Sqa).
Una proposta di legge sulla riduzione dei diserbanti è accantonata dall’anno scorso alla Camera dei Deputati mentre è da qualche mese entrato in vigore il Piano interministeriale di Azione Nazionale (Pan) per l’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari e la riduzione dei rischi associati all’impiego di questi. Secondo quanto però rilevato dal Professore di Botanica Sistemica, Fabio Taffetani, (Università Politecnica delle Marche – Ancona) il Pian è carente di alcuni aspetti importanti. Ad esempio oltre a vedere gli effetti dei diserbanti nelle acque, “è importante che nella fase finale di elaborazione del Pan si tenga conto del monitoraggio dei residui di queste sostanze anche su tutti gli ecosistemi a margine delle zone trattate da questi prodotti”..
Da tempo l’allarme sull’uso massivo dei diserbanti è stato lanciato da molte associazioni ambientaliste regionali e singoli cittadini che chiedono un confronto con le rispettive amministrazioni locali e regionali per la riduzione di questi prodotti. Alcune amministrazioni hanno deciso di seguire il principio di precauzione nei confronti del proprio territorio e degli abitanti, vietandone l’uso, e in alcune regioni singoli consiglieri portano avanti interrogazioni e proposte di eliminazione del diserbo, ma si attende che vengano date delle direttive nazionali, che eludano le singole sensibilità locali e regionali.
Fonte: corriere.it

lunedì 9 giugno 2014

Traslochi Sardegna

Riportiamo una notizia interessante dal sito improntalaquila.org. L’ufficio Rimborsi beni mobili e traslochi del settore Ricostruzione privata del Comune dell’Aquila ha reso noto di aver provveduto alla liquidazione delle richieste prevenute fino al 28 febbraio 2014, riguardanti i traslochi e i depositi dei mobili delle case sgomberate per i lavori di riparazione o ricostruzione post terremoto. Si tratta di 1.713 fatture regolari.
Il dirigente del settore Ricostruzione privata, ingegner Vittorio Fabrizi, ha comunicato, con un avviso, che per l’effettivo accredito delle somme potranno intercorrere diversi giorni dalla data della provvedimento di liquidazione, onde consentire agli altri uffici comunali interessati di svolgere i necessari adempimenti.
L’elenco dei beneficiari è pubblicato nella sezione “Rimborso trasloco e deposito dei mobili” dell’area “Il Sisma” del sito internet del Comune dell’Aquila, www.comune.laquila.it.

venerdì 6 giugno 2014

Logistica Sardegna

Riportiamo di seguito una interessante innovazione tratta dal portale trasportoeuropa.it:
Si chiama TechCity e si estende su 90mila metri quadrati nel territorio di Pognano, in provincia di Bergamo. È una piattaforma logistica dedicata completamente allo stoccaggio, alla movimentazione e al cross-docking di prodotti destinati al settore dell'elettronica.

Questa struttura rientra nella strategia di Ceva Logistic imperniata nella logistica collaborativa, ossia lo sviluppo di una rete di hub specializzata in specifici settori e dedicati a più clienti, che condividono così infrastrutture, network, persone e processi. "L'esistenza di un unico hub destinato a più aziende del medesimo settore fornisce soluzioni logistiche capaci di rispondere in modo adeguato alle fluttuazioni di mercato, garantire la piena visibilità a tutti i livelli della supply chain, generare risparmi ed offrire elevati livelli di servizio", spiega la società logistica.
Finora, in Italia, Ceva ha attivato la Città del Libro, dedicata alla logistica per l'editoria, e la Città del Pharma, specializzata in prodotti farmaceutici. Ora aggiunge a questa rete la nuova TechCity di Bergamo, connessa all'intera rete europea e contigua alla nuova autostrada Brebemi, che sarà inaugurata il prossimo luglio. La struttura rispetta anche l'ambiente: ha un impianto fotovoltaico che produce ogni anno 3200 MWh di energia, pari al consumo di circa 1200 unità abitative, con un risparmio di circa 170 tonnellate di emissioni di CO2.

giovedì 5 giugno 2014

Pulizie condominiali Sassari

La scelta di affidare il servizio di pulizia spetta all’assemblea di condominio. I partecipanti all’assemblea sono i condomini proprietari degli immobili. L’art. 10 della Legge n. 392/1978 riconosce al conduttore la facoltà di intervenire solo alle assemblee condominiali aventi ad oggetto le delibere inerenti al riscaldamento e al condizionamento dell’aria. La recente riforma in materia condominiale L. 220/2012, nello specifico l’art. 1136 codice civile, non ha esteso al conduttore la possibilità di rientrare tra i soggetti aventi diritto ad essere convocati all’assemblea per altre fattispecie.
Entrando nel merito della delibera assembleare avente ad oggetto la scelta dell’impresa di pulizia, si evidenzia che detta delibera è obbligatoria per tutti i condomini. Ciò significa che salvo diverso accordo, tutti i comproprietari saranno obbligati a partecipare alle spese. La ripartizione della relativa spesa va effettuata in base ai criterio proporzionale dell’altezza dal suolo di ciascun piano o porzione di piano a cui le scale servono, in applicazione analogica dell’art. 1124 codice civile (in senso conforme Cass, sez. II, n. 432, 12.01.2007). La quota di spettanza sarà poi richiesta al conduttore ai sensi del contratto in essere tra le parti.
Una volta che la ditta ha accettato l’incarico ci si trova nell’ambito di un contratto di appalto ai sensi dell’art. 1655 codice civile, ovvero il contratto con il quale una parte assume, con organizzazione dei mezzi necessari e con gestione a proprio rischio, il compimento di un’opera o di un servizio verso il corrispettivo in denaro. L’impresa accetta di compiere il servizio di pulizia delle scale organizzando il lavoro a proprio rischio e richiedendo in cambio una somma di denaro. Per questo tipo di contratto non è necessaria la forma scritta ma è buona norma avere un preventivo dalla ditta e sottoscriverlo per accettazione. È prassi che prima dell’assemblea le ditte forniscano ai condomini o all’amministratore dei preventivi con l’indicazione del servizio offerto. Le condizioni del servizio possono essere stabilite oralmente oppure si fa riferimento alla delibera dell’assemblea di affidamento dell’incarico o al preventivo. È importante, in ogni caso, per il condominio accertarsi della serietà ed affidabilità dell’impresa. In tal senso, anche se non richiesto per legge, è utile richiedere periodicamente all’impresa il D.U.R.C. (documento unico di regolarità contributiva), si tratta di una certificazione che attesta la regolarità della posizione previdenziale dell’impresa nei confronti dei propri dipendenti.
In materia è doveroso precisare che l’assemblea non può deliberare in merito alla turnazione della pulizia delle scale tra i condomini in quanto una simile delibera sarebbe nulla, ovvero non valida (in senso conforme Cass. Civ. n. 16485 del 22.11.2002). Un’eventuale delibera in tal senso sarebbe altresì contraria ai principi costituzionali (ex art. 23 Cost.); in caso di incidenti, la relativa responsabilità civile ricadrebbe sui condomini e quella penale sarebbe imputata all’amministratore.
Fonte: cosedicasa.com

mercoledì 4 giugno 2014

Archiviazione documenti Sassari

L’archiviazione sostitutiva dei documenti, anche conosciuta come conservazione sostitutiva è un sistema di procedure informatiche, regolamentate dettagliatamente dalle leggi italiane, in grado di garantire nel tempo la validità legale di un documento informatico.
Per certi casi, l’archiviazione sostitutiva equipara i documenti cartacei a quelli elettronici, riconoscendo ad entrambi la validità legale. La validità legale di un documento informatico è garantita dalla firma digitale e dalla marca temporale, due elementi fondamentali che marcano un documento non più modificabile fissando la data e l’ora esatte della sua creazione.

Secondo la delibera del Cnipa del 19 Febbraio 2004, che illustra le regole tecniche e gli obblighi per la riproduzione e archiviazione di documenti su supporto ottico idoneo a garantire la conformita’ dei documenti agli originali, la archiviazione sostitutiva di documenti informatici ed eventualmente anche della loro impronta (rappresentazione digitale del documento composta da una sequenza di simboli binari di lunghezza fissa) avviene attraverso la memorizzazione in supporti idonei e si esaurisce con l’apposizione del riferimento temporale e della firma digitale da parte del responsabile della conservazione che attesta il corretto svolgimento del processo di archiviazione sostitutiva.

 L' archiviazione ottica sostitutiva è uno strumento alternativo all’archiviazione cartacea dei documenti, che permette un enorme risparmio in termini di stoccaggio, costi di stampa e ricerca e avviene attraverso l’utilizzo di software per la gestione documentale. Il risparmio è particolarmente alto per la documentazione che deve essere, a norma di legge, conservata per più anni.
Fonte: maiamagazine.it

martedì 3 giugno 2014

Facchinaggio Sardegna

Riportiamo di seguito un articolo tratto dal sito alinews.it relativo alla rivolta dei facchini.
Notte di battaglia al Caat. Da ieri notte e’ in corso una manifestazione di protesta ai mercati generali di Grugliasco (Torino), che ha registrato incidenti con otto feriti tra le forze di polizia e tre manifestanti. La protesta e’ cominciata nella notte promossa dai Sì Cobas per denunciare le condizioni di lavoro sempre piu’ difficili di chi, prevalentemente lavoratori di origine straniera, carica e scarica le merci al Caat (il centro agroalimentare di Torino) e il licenziamento di 5 lavoratori di una cooperativa. Condizioni estreme denunciano i sindacati, metodi da caporalato che rimandano alla raccolta dei pomodori nelle campagne del Sud. Ai manifestanti si sono uniti alcuni gruppi di antagonisti aderenti ai centri sociali. Circa 250 persone hanno bloccato gli ingressi, provocando lunghe code di Tir e facendo crescere la tensione con grossisti e autotrasportatori. Questa mattina all’alba sono intervenute le forze dell’ordine per allontantanare i manifestanti e consentire l’ingresso dei mezzi. Lacrimogeni da una parte, pietre e oggetti vari dall’altra, hanno trasformato per diversi minuti l’area del Caat in un campo di battaglia. Vetri infranti, semafori danneggiati, altri danni sparsi. Un trasportatore ha voluto forzare il blocco lanciando il suo furgone verso l’uscita investendo tre manifestanti – non sono gravi -, e urtando di striscio due agenti, ma e’ stato fermato poco distante dalla polizia. Ed è stato arrestato per violenza aggravata a pubblico ufficiale. Dopo alcune ore di apparente calma verso le otto del mattino nuovi scontri. Otto sono i contusi tra le forze di polizia intervenute, 4 carabinieri e 4 poliziotti, mentre una telecamera della polizia scientifica e’ stata distrutta. Al momento, informa la questura, sono in corso presidi sotto la sorveglianza delle forze dell’ordine. “I lavoratori del Caat, sottopagati, precari, sottoposti a ricatti continui, hanno perfettamente ragione a protestare contro condizioni lavorative semplicemente indecenti – commenta Exio Locatelli segretario cittadino di Rifondazione Comunista – . Il blocco dei cancelli da parte ci centinaia di lavoratori del Caat addetti al facchinaggio è una forma legittima di protesta a fronte delle minacce padronali di cacciare a casa chiunque rivendica il rispetto di diritti elementari. Le cariche della polizia e il tentativo brutale di rimuovere i blocchi (con il ferimento di alcuni lavoratori) sono una risposta intollerabile. Rifondazione Comunista esprime piena solidarietà e sostegno alla protesta dei lavoratori del CAAT a cui vanno riconosciuti il diritto di non svolgere un lavoro schiavizzato”. Di diverso avviso Confagricoltura: “Si tratta di un fatto grave – sostiene Confagricoltura Torino – che danneggia fortemente gli operatori del mercato, creando problemi di commercializzazione e impedendo l’approvvigionamento da parte di grossisti, dettaglianti e soprattutto di mense e comunità che non riescono a reperire la frutta e la verdura necessaria. Nel pomeriggio il presidio è stato tolto e la situazione è tornata alla normalità.