mercoledì 30 luglio 2014

Gestione verde pubblico Sardegna

Lo spazio pubblico è un luogo fisico (o virtuale) caratterizzato da un uso sociale collettivo ove chiunque ha il diritto di circolare o dialogare. È lo spazio della comunità o della collettività che in quanto tale si distingue dallo spazio privato riservato alla vita personale, intima, familiare.
Rappresenta nelle società umane, in particolare urbane, tutti gli spazi di passaggio e d'incontro che sono ad uso di tutti, come strade, piazze, parchi, stazioni, edifici pubblici quali biblioteche, municipi o altro. Lo spazio pubblico che si riferisce ad aree verdi non edificabili quali i parchi, i giardini ed i prati pubblici, viene spesso definito verde pubblico.
Nel corso degli ultimi secoli, con il superamento dei poteri assolutistici e l'affermazione delle democrazie moderne, la nozione di spazio pubblico si è estesa fino a comprendere ogni spazio collettivo, fisico o virtuale, nel quale si esercitano i diritti/doveri di cittadinanza, d'informazione, di azione politica.
La qualità di uno spazio pubblico dipende da diversi fattori quali l'accessibilità, l'intensità d'uso e delle relazioni sociali che può favorire, la visibilità e la mescolanza di comportamenti e gruppi sociali differenti, la capacità di promuovere l'identità simbolica del luogo, l'adattabilità a usi diversi nel corso del tempo. Tali caratteristiche sono talvolta riscontrabili in spazi ibridi pubblico/privati che possono rientrare a pieno titolo nella categoria degli spazi pubblici mentre viceversa spazi di proprietà pubblica ne sono talvolta privi. Per questo motivo la nozione di spazio pubblico non sempre è associata alla nozione di proprietà pubblica.
Non sono di norma associati al concetto di spazio pubblico le zone di proprietà pubblica nelle quali l'accesso è vietato o sottoposto a particolari condizioni d'uso per motivi di sicurezza militare o ambientale o quelle aree di proprietà del demanio che garantiscono la protezione delle coste, degli argini di fiumi o quelle dedicate a un utilizzo collettivo delle risorse naturali come l'uso civico di boschi e pascoli.
Alcuni spazi ibridi di proprietà privata caratterizzati da un uso collettivo come i luoghi di culto, i centri commerciali, i parchi tematici non sono spazi pubblici ma spazi aperti al pubblico in quanto applicano restrizioni di comportamento o divieto di accesso nei confronti di alcune categorie di persone. Come per qualunque fenomeno o luogo che rappresenta la vita collettiva i comportamenti che si svolgono nello spazio pubblico sono regolati da statuti, norme o leggi che tutelano l'interesse generale della cittadinanza.
L'evoluzione storica dello spazio pubblico è il filo conduttore con il quale è descritta la storia delle città: l'agorà dell'antica Grecia, il foro romano e le grandi vie consolari, le piazze medioevali come luoghi di scambio commerciale e simboli dell'identità comunale (Piazza del Campo a Siena), le piazze e strade romane in epoca barocca (il tridente di Piazza del Popolo a Roma), i boulevard di Parigi progettati da Georges Eugène Haussmann, il Central Park a New York: attraverso gli spazi pubblici è stata tessuta la trama ordinatrice delle città.
Dal XIX secolo la rivoluzione industriale induce a modificare gli assetti urbani per favorire la mobilità di persone e merci grazie all'evoluzione tecnica dei sistemi di trasporto che hanno costretto le città ad adattare i loro spazi pubblici alla ferrovia, al tram, all'automobile. Ciò ha comportato la riduzione di alcuni spazi pubblici a spazi monofunzionali e tecnici privi dei valori sociali, culturali e simbolici generalmente attribuiti allo spazio pubblico della città storica.
Per migliorare le condizioni igieniche dell'ambiente urbano aggravate dalla produzione industriale i piani di sviluppo delle città sono stati improntati sui principi urbanistici dello zoning che ha separato le funzioni produttive, commerciali, residenziali e di servizio, trasformando la natura intrinseca dello spazio pubblico che trae la sua vitalità dalla mescolanza di funzioni, dalle opportunità di incontro e relazioni.
La crescita urbana contemporanea è segnata da processi ancor più accentuati di specializzazione funzionale, di privatizzazione degli spazi a uso collettivo (i grandi centri commerciali) e segregazione residenziale (enclave chiuse e protette con accesso riservato ai soli residenti). Tale processo di frammentazione funzionale e dispersione territoriale impoverisce ulteriormente lo spazio pubblico inteso come spazio polifunzionale e di libero accesso e struttura portante della città.
Una reazione culturale a questa tendenza è rappresentata da una corrente urbanistica che auspica un ritorno nostalgico alla città del passato sia riproducendo artificialmente alcune forme spaziali che richiamano la tradizione sia progettando nuovi quartieri residenziali imperniati su spazi pubblici plurifunzionali (New Urbanism).
Le riflessioni contemporanee dell'urbanistica sono tese a restituire valore allo spazio pubblico inteso come luogo di [socialità], di riconoscimento dei valori comunitari, ove si esercita il diritto all'uso democratico della città e del territorio.
La rinascita dello spazio pubblico è promossa da amministrazioni locali e da numerose associazioni di cittadini.
Nel corso degli ultimi decenni la politica delle amministrazioni di importanti città europee ha favorito il recupero di alcuni spazi pubblici dei centri storici e di quartieri periferici sia riservando ai pedoni aree nevralgiche sia limitando gli accessi al traffico veicolare. Queste azioni di riqualificazione sono dettate non solo dalla volontà di restituire alla vita sociale spazi occupati dalle automobili ma anche dall'esigenza di ridurre i fattori inquinanti e dal proposito di accrescere i fattori di competitività della città e favorire il turismo.
È decisivo nella rinascita dello spazio pubblico l'impegno di numerosi movimenti di base di cittadini che rivendicano il diritto a un uso libero degli spazi pubblici, a tutelare parchi ed aree verdi secondo i principi dell'ecologia, a realizzare aree pedonali e piste ciclabili, a contestare la realizzazione di nuove costruzioni che possano compromettere la qualità dello spazio pubblico e della vita quotidiana. La maggiore influenza della società civile nella gestione dello spazio urbano ha fatto emergere nuove modalità di progettazione urbanistica che prevedono la partecipazione dei cittadini (urbanistica partecipata) alla redazione e verifica dei progetti urbani.
La globalizzazione ha portato con sé i fenomeni migratori che contribuiscono a configurare le realtà urbane come un intenso mix di razze e culture per le quali occorre ridefinire i diritti/doveri di cittadinanza, favorire i processi di integrazione, redigere nuovi e inediti statuti dello spazio pubblico.
Fonte: it.wikipedia.org

martedì 29 luglio 2014

Imballaggi per traslochi Sassari

Il Pluriball (o Airball o Bubblewrap, in italiano millebolle) è probabilmente l'imballo ammortizzante più economico e diffuso nel mondo. Creato da due ingegneri, Alfred Fielding e Marc Chavannes nel 1957, come molte innovazioni, fu accidentale. La storia inizia in un garage di Hawthrone, New Jersey, dove i due ingegneri stavano cercando di fare una carta da parati in plastica con supporto di carta. Sorprendentemente, questo prodotto non ebbe successo, ma ben presto, si resero conto che la loro invenzione poteva essere utilizzata come materiale per l'imballaggio. Più tardi la coppia fondò la Sealed Air Corporation nel 1960.
È molto usato per proteggere dagli urti oggetti fragili; in commercio, ve ne sono di diversi tipi e categorie: varia la grammatura (30 g/m2 - 300 g/m2) e la dimensione delle bolle (piccole ø10mm, grandi ø30mm o microbolle).
La grammatura standard è di 115 gr/m², e si possono produrre bobine in altezza fino a 300 cm. Il pluriball standard può essere fornito anche in fogli a misura o in rotoli pretagliati. La grammatura "leggera", varia dai 30 g/m2 fino ai 90 g/m2. I vantaggi della grammatura leggera sono un minor peso e un minor ingombro della bobina, un costo a metro quadro più basso, e una minore immissione di materiali da imballaggio nel ciclo dei recuperi (da cui deriva una minore spesa in contributi CONAI).
Il pluriball in grammatura leggera viene anche abbinato ad un foglio in politene alta densità, per creare un pluriball a tre strati, con la bolla a sandwich fra due strati lisci: questa applicazione viene utilizzata per realizzare buste e sacchetti.
Oltre che con il polietilene HD, il pluriball a grammatura viene accoppiato anche ad altri materiali, quali la carta, il cartene, il FOAM (politene espanso), il tessuto o l'alluminio, così da adattarsi meglio alle esigenze dell'utilizzatore.
Fonte: it.wikipedia.org

sabato 26 luglio 2014

Pulizie civili Sassari

Bacchettato dal Tar, vittorioso davanti al Consiglio di Stato. L’Ersu si aggiudica il secondo round, quello decisivo, della battaglia amministrativa con una società che contestava l’appalto per le pulizie nelle residenze e negli stabili dell’Ente regionale per il diritto allo studio. La notizia è stata data dall’ente con una nota. «Il Consiglio di Stato – si legge – ha ribaltato la decisione del Tar Sardegna che nell'ottobre 2013 aveva annullato la determinazione del direttore generale dell'Ersu per l'affidamento triennale del servizio di pulizia delle residenze universitarie alla “Euro & Promos Group” di Udine». L'annullamento era stato deciso in seguito al ricorso della società “Pulitori ed Affini Spa” di Padova che aveva partecipato alla procedura di gara indetta dall'Ersu e, pur classificandosi inizialmente al primo posto della relativa graduatoria, era stata poi esclusa per anomalia della offerta. L'aggiudicazione dei servizi di pulizie era andata così alla seconda classificata la società cooperativa “Euro & Promos Group”.
L'Ersu, in seguito alla sentenza del Tar, aveva dovuto aggiudicare alla “Pulitori e Affini” l'appalto delle pulizie ed era stato condannato anche al risarcimento delle spese di giudizio. «Il Consiglio di Stato – scrive l’Ersu – ribalta ora la decisione del Tar e accoglie il ricorso in appello presentato dalla ditta “Euro & Promos”, difesa dallo studio legale Paviotti, con conseguente riforma della sentenza impugnata e reiezione del ricorso in primo grado. Il Consiglio di Stato nel documento sottolinea in più punti la correttezza della procedura seguita dall'Ersu e la conseguente decisione presa in prima istanza nell'affidare l'appalto alla seconda classificata la “Euro & Promos”, nonchè dell'esclusione della prima classificata “Pulitori e Affini” la cui offerta, come aveva puntualmente rappresentato al Tar l'avvocato Daniela Loi, difensore dell'Ente, risultava palesemente anomala, sia per i bassi costi del personale sia per i costi sulla sicurezza».
Ora l'Ersu procederà ad aggiudicare definitivamente alla “Euro & Promos” l'appalto delle pulizie per la durata di 3 anni. La “Pulitori e Affini” è stata condannata a rifondere le spese di giudizio.
Fonte: lanuovasardegna.gelocal.it

venerdì 25 luglio 2014

Logistica Sardegna

Riportiamo di seguito una interessante analisi sul settore logistico tratta di repubblica.it:
Erano i “muli” dell’industria manifatturiera. Quelli a cui affidare i lavori umili e di fatica: stoccaggio
delle merci, trasporti e consegne su gomma, e relative rogne alle dogane per le esportazioni. Margini da zero virgola, poca innovazione, e quando l’economia non gira si chiudono le serrande. Oggi, invece, la logistica del Made in Italy schiera in pista i nuovi cavalli di razza che si propongono di fare da traino ai nuovi trend dell’economia: dall’ecommerce fino alla riorganizzazione delle filiera produttive. Stiamo parlando di un universo di imprese, 150 mila, che fattura quasi 80 miliardi l’anno e racchiude tutto quel mondo (interporti, magazzini, spedizioni e autotrasporto) che gestisce e movimenta le merci in arrivo o in uscita. Circa la metà di questo giro d’affari ormai proviene dalla logistica in outsourcing, ma la punta di diamante del settore è rappresentato dagli 8 miliardi di ricavi generati nella cosiddetta strategic contract logistics. I protagonisti sono quei provider logistici che offrono servizi integrati alle aziende produttrici. Basti pensare a Bcube, Fercam o al Gruppo Fisi, tutte società a capitale italiano, che crescono a suon di acquisizioni, si internazionalizzano e si propongono come operatori di servizi avanzati; oppure Ceva Logistics (a capitale americano) che in Italia lancia forme di logistica collaborativa, come la Tech City dove gestisce sotto lo stesso tetto le merci di diverse aziende dell’elettronica.  «La logistica in Italia sta vivendo
un periodo di grandi trasformazioni - spiega Damiano Frosi, ricercatore dell’Osservatorio Contract Logistics del Politecnico di Milano - in primo luogo perché assistiamo a concentrazioni di settore, attraverso fusioni e acquisizioni. E poi perché crescono sempre di più i servizi avanzati ad alto valore aggiunto. La logistica di trasporto e di magazzino è ormai considerata come mera commodity. E le leve di sviluppo passano altrove». In particolare l’innovazione di processo gioca un ruolo decisivo: «Ci sono operatori che, fornendo servizi integrati, cominciano a specializzarsi anche nella restituzione dei resi, nelle etichettature e nel confezionamento dei prodotti. Qualcuno inizia anche ad occuparsi di promozioni nella Gdo di queste merci. Altri entrano nelle fabbriche manifatturiere e oltre a spedizioni e magazzini automatizzati si occupano pure di assemblaggio ». Insomma i logistici, da mezzofondisti stanno diventando i registi e gli acceleratori del tessuto produttivo, quelli che consentono il risparmio di tempo e di denaro, sanno ricevere e smistare un ordine, operare just- intime, consegnare direttamente al cliente. In termini di fatturato, stando agli ultimi dati di Confetra i big della logistica dei trasporti in Italia restano quelli a capitale estero: Dhl, Tnt, Saiva, Shencker, Ceva, Geodis, e pochi mantengono il tricolore come Bartolini, Arcese e Savino Del Bene. Ma se depuriamo i ricavi dalla pura movimentazione e dalle spedizioni, e ci concentriamo su quel segmento di mercato che è la strategic contract logistics scopriamo che stanno crescendo un manipolo di provider logistici del Made in Italy. È il caso di Bcube, la società della famiglia Bonzano, ex Argol Villanova, circa 500 milioni di fatturato, 4000 dipendenti per 80 sedi nel mondo e quartier generale in provincia di Alessandria, oggi alle prese con l’ennesima stagione di shopping (due società nel mirino, una in Italia e l’altra all’estero), e tanto autorevole da acquisire una partecipazione in una delle maggiori aziende, la Eagleservice, della logistica militare Usa. «Il nostro approccio all’outsourcing logistico è nel segno dell’alta specializzazione - sottolinea Enrico Bazzi, amministratore delegato del gruppo Bcube - al punto che svolgiamo anche parti produttive: dalla verniciatura all’assemblaggio, nel caso dell’automotive, e al packaging industriale. In altre parole, facciamo logistica di stabilimento dentro gli impianti del cliente. Su questi lavori ad alto valore aggiunto si avverte poco la crisi. Anzi grazie alla crescita che stiamo registrando possiamo continuare a svilupparci ancora per linee esterne». Oltre alla factory logistics, la leva dello sviluppo passa per l’e-commerce. Perché se il commercio elettronico continuerà a crescere, come tutti stimano, avrà sempre più bisogno di braccia, gambe e soprattutto cervello per gestire e consegnare tutte queste merci. «Il nostro è un settore che è stato a lungo molto frammentato, a cui l’industria ha sempre chiesto miracoli e anche a basso costo – spiega Carlo Mearelli, presidente di Assologistica - la crisi sta facendo molta pulizia riducendo il numero di imprese e incentivando le fusioni. E ora, in questa fase di riorganizzazione, è l’e-commerce che sta accelerando tutti questi processi, perché domani avremo bisogno di provider capaci di economie di scala». Anche il caso di Fercam è esemplare nel campo della logistica integrata. La società di Bolzano, della famiglia Baumgartner, 500 milioni di euro di ricavi, 1800 collaboratori e 54 filiali, è una delle poche realtà italiane che è riuscita a valicare i confini nazionali. Infatti ha puntato sull’internazionalizzazione costruendo un network europea tra hub e filiali che vale il 40% dei ricavi. Ora è tempo di muoversi anche sull’e-commerce. «Un segmento di mercato complesso perché significa arrivare direttamente al consumatore - dice Marcello Corazzala, direttore logistics & distribution Fercam noi offriamo alle aziende una soluzione unica: raccogliamo l’ordine, gestiamo scorte e resi e arriviamo persino a consegnare e installare prodotti a casa del cliente ». C’è invece chi come il gruppo Fisi di Padova, 400 milioni di fatturato, è cresciuto per fusioni e acquisizioni, l’ultima nell’ordine di tempo è quella di Number One (ex società logistica del gruppo Barilla) per diventare leader nella logistica integrata per il settore alimentare. Il fermento del comparto si riflette, seppur a chiari e scuri anche sulla Borsa. A dicembre scorso, la società toscana Savino Del Bene, 900 milioni di fatturato, ha rinunciato allo sbarco a Piazza Affari non riuscendo a ottenere abbastanza adesioni all’offerta di azioni; nel 2006 era stata Fercam, a fare un passo indietro rispetto all’Ipo annunciata. Ma per il prossimo anno tutte queste partite (e forse anche Bcube) potrebbero tornare in pista per una possibile Ipo che consenta di reperire nuove risorse per la crescita.

martedì 22 luglio 2014

Facchinaggio Sassari

Riportiamo di seguito una importante riflessione sul settore del facchinaggio tratta da ravenna24ore.it:
 
La Filt Cgil di Ravenna esprime forti preoccupazioni per la situazione che si sta determinando relativamente agli appalti per lo svolgimento delle attività di facchinaggio e logistica in diverse realtà aziendali del territorio: "La Filt ritiene necessaria una profonda riflessione  che coinvolga le rappresentanze dei diversi soggetti societari, le istituzioni e tutti i lavoratori che operano nei servizi di logistica, trasporto e facchinaggio".
"Negli ultimi mesi molte attività svolte dalle storiche ed esperte cooperative del nostro territorio sono state affidate a soggetti provenienti da altre regioni e la logica del mero risparmio e dell'abbattimento dei costi ha prodotto notevoli contrazioni della quantità e della qualità occupazionale. Questo susseguirsi di cambi di gestione e di nuovi soggetti societari  ha determinato, forse anche per mancanza di esperienza, una condizione a nostro avviso  di forte precarietà, con ripercussioni negative e dubbi circa la piena ottemperanza  delle norme sulla sicurezza del lavoro e del pieno rispetto del contratto collettivo nazionale di lavoro “Merci e logistica”.  
"Con questi continui cambi di cooperative inoltre si corre il rischio di vanificare quanto difficilmente raggiunto nel tempo, soprattutto in tema di formazione, sicurezza e professionalità. Il rischio sempre più presente è che venga scaricata sui singoli lavoratori una condizione di ulteriore precarietà nella quale è sempre più difficile garantire i minimi livelli normativi ed economici previsti dal contratto di settore e dalle disposizioni vigenti in tema previdenziale ed assistenziale. L'affermazione di logiche che considerano esclusivamente il minor costo nei processi di esternalizzazione di funzioni ed attività, senza precise attenzioni al rispetto delle regole, dei contratti, alla formazione continua, alla professionalità, alla sicurezza sul lavoro sta determinando un vortice perverso nel quale si fanno precipitare sia le imprese di logistica più qualificate e rispettose delle normative che i singoli lavoratori, le cui condizioni occupazionali peggiorano in continuità ad ogni cambio di appalto. Questa preoccupante situazione, in primo luogo relativamente alle questioni inerenti la sicurezza e l'occupazione, deve vedere la massima attenzione e presenza dei livelli istituzionali e dei soggetti ispettivi e deputati al controllo al fine di interrompere una pericolosa deriva che sta depauperando un importante settore del lavoro nel nostro territorio".

domenica 20 luglio 2014

Sfalcio erba Sardegna

Lo sfalcio dell’erba si può effettuare raccogliendo tutta l’erba di risulta ed eliminandola (un composter può essere ottimo per questo tipo di rifiuti verdi), oppure lasciando l’erba sul prato; nessuno dei due metodi è migliore dell’altro, ma dipende da come e quando tagli l’erba, e da quanta ne produci. In genere, i tosaerba in commercio, sono dotati di un capiente sacco, in cui si raccoglie l’erba tagliata, che viene poi portata alla discarica comunale o nel composter di casa; in entrambi i casi, l’erba diverrà composter, ovvero un ottimo prodotto fertilizzante. Nel caso in cui l’erba non venga raccolta, si effettua il cosiddetto mulching, ovvero si lascia l’erba sul prato, in modo che rilasci l’umidità che contiene, e si decomponga, lasciando anche i Sali minerali.
Nel primo caso, non importa quante volte all’anno effettuiamo il taglio dell’erba, non importa se abbiamo un prato a foglie sottili o un prato a foglie tonde (dichondra o trifoglio), non importa se decidiamo di tosare il prato molto basso o se invece decidiamo di lasciarlo alto; il metodo “tradizionale” di tosatura dell’erba, che comporta la rimozione della stessa va sempre bene, funziona sempre nella stessa maniera, e non presenta alcuna problematica.
Invece il mulching ha migliori effetti in alcuni casi particolari, e non è indicato in altri; questo perché, se l’erba tagliata è molto lunga, e il nostro tosaerba produce dei piccoli mucchietti, l’erba tenderà a decomporsi lentamente, rimanendo sul prato a lungo, soprattutto poi in caso di pioggia nei giorni successivi al taglio dell’erba; capita in questi casi che i mucchietti di erba vadano in putrefazione, causando cattivo odore e spesso anche l’ingiallimento dell’erba sottostante. Il mulching infatti si pratica molto sui tappeti erbosi che vengono tagliati spesso, dove l’erba di risulta è corta, oppure dove viene tagliata con appositi tosaerba che la sminuzzano, e la spargono bene su tutto il tappeto erboso, e non ammonticchiata; ovviamente, il taglio dell’erba in questi casi deve venire praticato in giornate no piovose, e non dovrebbe piovere neppure nei giorni successivi al taglio e al conseguente spargimento dell’erba sul prato. Oltre a questo, il mulching sembra non avere successo sui tappeti erbosi a foglia tondeggiante
Fonte: giardinaggio.it

 

venerdì 18 luglio 2014

Ritiro ingombranti Sardegna

Dovrebbero ridursi le tristemente note discariche di rifiuti ingombrati sul territorio, nei casi migliori posti accanto ai cassonetti della raccolta stradale. Il Comune infatti, tramite un pubblico avviso sta informando la cittadinanza che è attivo un servizio per il ritiro degli ingombranti e delle apparecchiature elettriche ed elettroniche fuori uso (R.A.E.E).
Il servizio, che sarà effettuato su appuntamento, sarà attivo tutto l’anno, ad eccezione delle domeniche e dei giorni festivi, e soprattutto sarà gratuito poiché il ritiro degli ingombranti rientra nei costi di gestione dei rifiuti solidi urbani e non avrà quindi alcun aggravio per il cittadino. I rifiuti dovranno essere posizionati accanto al portone di casa, a livello strada, nel giorno e nell’orario concordato con il call center, infatti gli operatori ecologici non sono autorizzati ad entrare all’interno delle abitazioni neanche se richiesto.L’avviso del Comune ricorda che l’abbandono di rifiuti è punito dalla legge, i trasgressori quindi potranno essere puniti ai termini di legge – art. 225 e 256 del D. Lgs. 152/2006 – con una multa fino a 26.000 euro per rifiuti non pericolosi e con l’arresto fino a due anni per l’abbandono di rifiuti pericolosi.
Rientrano tra i materiali ingombranti che potranno essere ritirati tramite il servizio: tavoli, armadi, letti, reti, sedie, divani, poltrone, porte, mobili in genere, librerie, materassi, materiali ferrosi e pneumatici. Il servizio di raccolta rifiuti ingombranti è esteso anche ai RAEE (Rifiuti di Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche): lavatrici, frigoriferi, congelatori, lavastoviglie, computer, monitor, stampanti, televisori, impianti HI-FI, ventilatori, asciugacapelli, lampade e tubi fluorescenti.
Fonte: 24live.it

mercoledì 16 luglio 2014

Pulizia e sanificazione ambientale Sassari

CHE COS’E’ LA SANIFICAZIONE?

E’ nelle strutture come quelle della sanita’, in edifici come ospedali, case di cura, cliniche e via discorrendo che il termine “sanificazione” trova la sua accezione piu’ pregnante. Il termine, mutuato ed appropriatamente traslato dall’inglese “sanitation”; si applica in tutti quei contesti in cui le operazioni di pulizia assurgono ad una posizione di primaria importanza. Si arriva cosi’ ad una definizione piu’ completa: la sanificazione ambientale viene intesa come attivita’ che riguarda il complesso di operazioni e procedimenti di ordine pratico e sanitario atto a rendere salubre un determinato ambiente mediante le attivita’ di pulizia e detergenza e/o di successiva disinfezione. Pulizia, detergenza, eventuale disinfezione: queste sono le attivita’ che stanno alla base della sanificazione, che ne rappresenta l’insieme non gia’ sommativo, ma opportunamente calibrato a seconda del contesto in cui si interviene.

PULIZIA E SANIFICAZIONE

La “sanificazione ambientale” in ambito ospedaliero, evidentemente, si declina in modo peculiare. E se e’ vero che la sola “pulizia’; nella maggior parte dei casi, se operata con criteri corretti, e’ sufficiente ad assicurare buoni standard igienici per tutto quello che non resta ad intimo e prolungato contatto con pazienti suscettibili di contrarre infezioni, e’ vero anche che, nella routine ospedaliera, alcune procedure di pulizia devono integrarsi con interventi di disinfezione.
Queste due fasi, pulizia e sanificazione, possono effettuarsi con processi separati o fare parte della stessa procedura. Occorre pero’ tenere bene presente che la disinfezione non puo’ né deve mai sostituirsi alla pulizia, poiché residui di contaminazione su una superficie possono contribuire a rendere inefficace il successivo processo di disinfezione.
Altro luogo comune da sfatare: nelle operazioni di sanificazione non e’ necessario creare condizioni di asetticita’ assoluta, ma nella piu’ parte dei casi basta assicurare una situazione ambientale a cosiddetto rischio controllato, che contiene cioé la carica microbica entro i limiti igienicamente accettabili in relazione al tipo di zona da trattare. Ciascun ambiente, infatti, ha uno standard ottimale che e’ conseguenza della destinazione d’uso dell’ambiente stesso. E’ stato piu’ volte sottolineato, anche in queste pagine, come le pulizie di un blocco operatorio o di una terapia intensiva si differenzino profondamente da quelle delle camere di degenza, a loro volta diverse dagli spazi comuni.

LE AREE DEL RISCHIO

Lo spazio ospedaliero, stando a questi criteri, si suole suddividere, nell’ottica di una corretta gestione dell’igiene, in aree a basso, medio ed alto rischio. Fatte salve le immancabili differenze strutturali da caso a caso e da edificio ad edificio, ciascuna di queste aree comprende tipologie di vani con caratteristiche affini e modalita’ di intervento di pulizia/ sanificazione assimilabili. Nelle zone ad alto rischio, le operazioni di sanificazione prevedono l’uso di sostanze disinfettanti, e anche le operazioni di pulizia sono condotte con maggiore frequenza, poiché i degenti possono avere beneficio da una riduzione massiva, quantunque temporanea, della carica microbica. Per le altre aree e’ possibile provvedere a una corretta sanificazione pur senza l’uso di disinfettanti: per le aree a medio e basso rischio e’ sufficiente, in linea generale, una corretta detersione.

SANIFICAZIONE SI’, MA CON I GIUSTI STRUMENTI

Detto questo, si e’ appena al principio. Infatti nella sanificazione in ambiente ospedaliero hanno decisiva importanza la scelta, l’impiego e la conservazione dei prodotti e delle attrezzature utilizzate.

DETERGENTI

Anche lo strumentario utilizzato va quindi suddiviso in base alla destinazione di impiego: arredi e suppellettili, pavimenti, pareti e soffitti, vetri. I detergenti, d’altra parte, sono classificati secondo la loro composizione, che li rende piu’ o meno idonei ai diversi ambienti e tipologie di superficie: neutri, a base alcolica, sgrassanti, disincrostanti.
E oltre ad essere efficaci, i formulati dovranno evitare di intaccare le superfici, essere atossici, non emanare eccessive esalazioni né rappresentare in alcun modo un rischio per l’operatore, essere eliminabili con semplice risciacquo e biodegradabili e, ultimo ma non meno importante, assicurare una buona economicita’ di gestione.

DISINFETTANTI DI SUPERFICI

I disinfettanti, invece, non vanno in alcun modo confusi con i detergenti e devono essere tenuti nei loro contenitori originali, mai travasati e conservati in maniera corretta. E’ il caso di ripeterlo: un disinfettante agira’ piu’ efficacemente se sara’ impiegato su una superficie pulita e asciutta: percio’ la pulizia, effettuata con cura, e’ importante. Fra gli altri strumenti che costituiscono la dotazione di chi fa sanificazione in ospedale spiccano senza dubbio i panni, che potranno essere monouso in tessuto non tessuto o carta (il monouso e’ impiegato oggi quasi esclusivamente nelle aree ad alto rischio infettivo), o riciclabili in cotone o microfibra.
La spolveratura ad umido si avvale di panni e soluzioni in secchi colorati, abbinati con codice colore che ne identifica il corretto utilizzo in base alla superficie da trattare. Tutti i tipi di prodotti impiegati dovranno essere rispondenti alle vigenti normative nazionali e comunitarie e dovranno essere completi di scheda tecnica di sicurezza.
Importante e’ anche il comportamento dell’operatore: in ospedale, infatti, tutte le metodologie di pulizia devono diventare azione igienistica, che cioe’ utilizza metodi, sistemi e nozioni dell’igienistica. Percio’ tutto il personale coinvolto deve essere adeguatamente addestrato organizzando corsi di formazione e aggiornamento relativi alle procedure operative convalidate a cui attenersi e su argomenti riguardanti: modalita’ di esecuzione del servizio; prevenzione dei rischi derivati dal servizio e dall’ambiente ospedaliero; corretto utilizzo dei DPI e dell’abbigliamento da lavoro.

NULLA SI PUO’ LASCIARE AL CASO

Come in ogni contesto, anche in ambiente ospedaliero si distingue tra pulizie ordinarie (interventi di carattere continuativo e routinario da fornire secondo frequenza e tipologie stabilite), periodiche (interventi di pulizia piu’ profonda da svolgersi a cadenze prestabilite) e straordinarie (gli interventi cosiddetti imprevedibili che si rendono necessari per esigenze occasionali). Ma in ospedale piu’ che altrove nulla puo’ essere lasciato al caso: gli interventi di pulizia/sanificazione si devono inserire in un piano della qualita’ ampiamente definito ed articolato, che dovra’ contenere un inquadramento generale e specifici progetti atti a realizzare le diverse attivita’ ricomprese nel servizio di pulizia secondo le specifiche necessita’ dell’organizzazione.

EROGAZIONE E CONTROLLO

Non ultimo, poi, viene il controllo. Oggi piu’ di ieri, con l’aziendalizzazione sanitaria nazionale, si fa sempre piu’ stringente l’esigenza di definire un protocollo di gestione dei servizi di sanificazione ambientale che derivi dalle linee-guida per l’attivita’ di pulizia e disinfezione negli ospedali e che comprenda le procedure di erogazione e controllo.
La scelta delle procedure di erogazione da impiegare dipende, oltre che dalla tipologia dell’area di intervento (alto, medio, basso rischio), anche da una serie di fattori: programmazione temporale degli interventi, dimensioni dei locali, caratteristiche strutturali delle singole aree dell’edificio, natura dei materiali e delle superfici da trattare, addestramento del personale, attrezzature e materiali impiegati e loro gestione. Ma non basta: l’efficacia delle procedure deve essere convalidata, regolarmente monitorata e documentata.
Il mantenimento di un buon livello di pulizia dipende pertanto anche dalla stesura di procedure che documentino controlli e verifiche in accordo con quanto pianificato sul regolare svolgimento del servizio, nonché sul livello di buona qualita’ degli articoli e attrezzature utilizzate. I controlli comprendono audit interni di miglioramento, con l’obiettivo di verificare costantemente che le metodologie e i processi trasmessi agli operatori in fase di formazione/addestramento vengano attuati correttamente in fase di erogazione. Dovranno essere condotti dal responsabile della qualita’ del servizio in outsourcing e i risultati vanno registrati in schede predisposte allo scopo.
Vi sono poi audit programmatici del risultato, il cui obiettivo e’ quello di verificare che il livello di qualita’ del servizio erogato corrisponda agli standard prefissati. Nel complesso il sistema di controllo, attraverso gli strumenti ed elementi necessari per la determinazione del risultato, deve garantire un monitoraggio completo in grado di integrare al controllo visivo metodi di misurazione piu’ oggettivi. Oggetto del controllo saranno le prestazioni basate sui risultati di pulizia e sanificazione dell’insieme delle strutture, infrastrutture ed arredi.
Tratto da imprendo.co

lunedì 14 luglio 2014

Gestione del verde pubblico

Riportiamo di seguito una interessante iniziativa tratta da sikilynews.it 
Migliorare la manutenzione del verde pubblico comunale affidando ai privati la gestione di aiuole e spazi verdi. È l’obiettivo del progetto “Adotta un’aiuola”, proposto dall’amministrazione comunale di Furci Siculo, guidata dal sindaco Sebastiano Foti, ed approvato all’unanimità dal Consiglio comunale nel corso dell’ultima seduta. L’iniziativa mira a conservare e incrementare le zone verdi all’interno del centro urbano, che verranno curate da aziende e privati cittadini in cambio di sponsorizzazioni gratuite e agevolazioni sulle imposte comunali, favorendo così lo spirito di collaborazione tra pubblico e privato.
Le aiuole e gli spazi verdi oggetto di affidamento saranno identificati dalla Giunta, mentre altre zone potenzialmente gestibili dai privati e tutte le altre aree segnalate dagli adottanti saranno valutate da una commissione esaminatrice, composta da cinque consiglieri comunali (tre di maggioranza e due di minoranza), dall’assessore competente in materia, da due rappresentanti dei commercianti, di cui uno appartenente al Centro commerciale naturale “Bonarema”, e da un membro in rappresentanza dei cittadini. I componenti provenienti dal civico consesso sono già stati individuati: la maggioranza consiliari ha designato Raluca Sandra, Rosaria Ucchino e Martina Casablanca, mentre dal gruppo di opposizione entrano nella commissione Chiara Cocuccio Sarah Vita.
Il regolamento del progetto “Adotta un’aiuola”, composto da 15 articoli, prevede che la richiesta di affidamento di una o più aiuole, considerate al netto di marciapiedi, percorsi piastrellati, obelischi, ceppi, possa essere avanzata da cittadini sia residenti a Furci Siculo che provenienti da altri comuni, da enti pubblici o privati, da associazioni o da imprese, che possono anche riunirsi in comitato per curare lo spazio verde prescelto, assumendosi tutti gli oneri di manutenzione ordinaria e straordinaria. Privati, enti ed associazioni, in cambio del servizio reso alla collettività, potranno godere di sgravi sulla Tasi (Tassa servizi indivisibili) nella misura che verrà stabilita dall’apposito regolamento comunale del tributo, in fase di elaborazione. Le aziende potranno invece utilizzare gli spazi verdi per pubblicizzare la loro attività, tramite l’installazione di cartelli colorati che specifichino il nome della ditta che ha in gestione l’aiuola. Per la collocazione degli impianti pubblicitari non è previsto il pagamento del relativo canone. Le proposte di adozione, che verranno visionate dalla commissione giudicatrice, la cui composizione verrà ultimata alla scadenza del termine per la presentazione delle istanze, dovranno contenere una descrizione dell’intervento che si intende realizzare e una proposta progettuale, in forma grafica, di sistemazione, riqualificazione e valorizzazione dell’aiuola, qualora le dimensioni dell’area lo consentano.
I contratti di affidamento a privati delle aree verdi furcesi avranno durata biennale, con diritto di prelazione dell’adottante nel caso di rinnovo. Le candidature dovranno essere consegnate in municipio entro i termini fissati dal bando, che verrà pubblicato in seguito all’approvazione del progetto da parte dell’esecutivo.

giovedì 10 luglio 2014

Traslochi Sardegna

Robe accumulate negli anni, vestiti utili e inutili, carte e scartoffie, foto vecchie e nuove, mobili di prestigio o montati da soli, fatto è che bisogna inscatolare tutto per bene e rimboccarsi le maniche.
Con il trasloco può capitare di prendere in mano oggetti o foto che ci riportano a tempi magari più felici..ebbene non facciamoci prendere dalla malinconia e se sono cose oramai inutili cerchiamo di avere la forza di buttarli.
Sono tantissime i sentimenti che accompagnano un trasloco ma in primis svetta il ben conosciuto stress!
Sono diverse le indagini statistiche dove risulta che il trasloco è una tra le maggiori cause di stress psicologico dopo il lutto e la separazione.
In effetti se ci pensiamo bene ci dobbiamo separare da un quartiere, dai nostri negozi preferiti e a portata di mano, da vicini, amici,punti di riferimento, e comunque il trasloco non è solo un affaticamento fisico ma anche e soprattutto mentale; il cambiamento fa sempre paura, anche se andiamo a migliorare una situazione; il nostro organismo da sempre cerca l’ equilibrio e un trasloco è una situazione carica di ansia, nervosismo e di incertezza. Come fare per viverlo al meglio?
Prima di tutto cerchiamo di essere organizzate impacchettando il tutto con una certa logica, sarà più facile nella nuova casa ritrovare gli oggetti imballati; diamoci del tempo per abituarci alla nuova situazione, soprattutto se in famiglia ci sono dei ragazzi che sicuramente nei primi mesi vivranno un senso di smarrimento e disorientamento.
Anche gli adolescenti soprattutto se il trasloco è stato loro imposto lo vivranno molto male; aiutateli e fate insieme le cose, ma soprattutto prendetevi del tempo per conoscere la nuova zona e createvi dei punti di riferimento nuovi; non sarà facile ma l’unione fa la forza e quindi buon trasloco!
 
Tratto da pjmagazine.net

lunedì 7 luglio 2014

Facchinaggio Sardegna

Di seguito un articolo tratto da ravenna24ore.it:
La Filt Cgil di Ravenna esprime forti preoccupazioni per la situazione che si sta determinando relativamente agli appalti per lo svolgimento delle attività di facchinaggio e logistica in diverse realtà aziendali del territorio: "La Filt ritiene necessaria una profonda riflessione  che coinvolga le rappresentanze dei diversi soggetti societari, le istituzioni e tutti i lavoratori che operano nei servizi di logistica, trasporto e facchinaggio".
"Negli ultimi mesi molte attività svolte dalle storiche ed esperte cooperative del nostro territorio sono state affidate a soggetti provenienti da altre regioni e la logica del mero risparmio e dell'abbattimento dei costi ha prodotto notevoli contrazioni della quantità e della qualità occupazionale. Questo susseguirsi di cambi di gestione e di nuovi soggetti societari  ha determinato, forse anche per mancanza di esperienza, una condizione a nostro avviso  di forte precarietà, con ripercussioni negative e dubbi circa la piena ottemperanza  delle norme sulla sicurezza del lavoro e del pieno rispetto del contratto collettivo nazionale di lavoro “Merci e logistica”.  
"Con questi continui cambi di cooperative inoltre si corre il rischio di vanificare quanto difficilmente raggiunto nel tempo, soprattutto in tema di formazione, sicurezza e professionalità. Il rischio sempre più presente è che venga scaricata sui singoli lavoratori una condizione di ulteriore precarietà nella quale è sempre più difficile garantire i minimi livelli normativi ed economici previsti dal contratto di settore e dalle disposizioni vigenti in tema previdenziale ed assistenziale. L'affermazione di logiche che considerano esclusivamente il minor costo nei processi di esternalizzazione di funzioni ed attività, senza precise attenzioni al rispetto delle regole, dei contratti, alla formazione continua, alla professionalità, alla sicurezza sul lavoro sta determinando un vortice perverso nel quale si fanno precipitare sia le imprese di logistica più qualificate e rispettose delle normative che i singoli lavoratori, le cui condizioni occupazionali peggiorano in continuità ad ogni cambio di appalto. Questa preoccupante situazione, in primo luogo relativamente alle questioni inerenti la sicurezza e l'occupazione, deve vedere la massima attenzione e presenza dei livelli istituzionali e dei soggetti ispettivi e deputati al controllo al fine di interrompere una pericolosa deriva che sta depauperando un importante settore del lavoro nel nostro territorio".
 

sabato 5 luglio 2014

Imballaggi per traslochi Sassari

Per alcune persone può apparire una seccatura, lo sappiamo bene, ma in realtà fare le scatole per il trasloco ha anche i suoi vantaggi: è un'ottima scusa infatti per fare un buon repulisti di tutte quelle cose che non ci servono, buttare via un po' di roba vecchia e ammuffita e magari ritrovare qualche vecchio cimelio seppellito chissà dove.

Se affiderete il vostro trasloco ad una società di trasloco, questa vi fornirà gli  imballaggi necessari. Usualmente questi vi verrano forniti nuovi, piegati e di cartone sufficientemente resistente da non rompersi durante il trasporto. Se preferite fare da voi l'imballaggio, sarà necessario preparare con cura gli scatoloni, nastrandone la parte inferiore con diversi passaggi di nastro adesivo da pacchi. Non fate economia col nastro, se il pacco che state per preparare conterrà libri o degli altri oggetti pesanti di sicuro non vorrete rischiare che si rompa durante il viaggio. 
Nel caso che preferiate non rivolgervi a una compagnia di traslochi, potete comunque ricercare le scatole che vi servono fuori dai negozi o richiedere ai centri commerciali di mettere da parte dei pacchi nuovi.
La cosa fondamentale è che i pacchi siano puliti, di grandezza media e non presentino macchie strane.
Se i pacchi sono vecchi, per una maggiore igiene puoi aggiungere dentro a ogni pacco un scampolo di carta da imballaggio a bolle d’aria (tipo pluriball) che avrà la finalità di isolare i tuoi averi dalle pareti fragili del cartone, oltre che di ripararli più da eventuali colpi del viaggio.
Nel corso dei traslochi fai da te, sempre attenti e non farvi male. Allo scopo di evitare il mal di schiena, controllate ogni volta che gli scatoloni non siano oltre i 20kg ; così facendo sarete altresì in regola con le leggi vigenti.
Comprensibilmente i pacchi problematici per il carico sono quegli scatoloni contenenti libri. Un’astuzia per evitare guai è disporre i libri in diversi pacchi, utilizzandoli per formare uno parte inferiore e in seguito ricoprirli con gli altri oggetti leggeri (cappotti, arredamento, ecc.).
Per quello che concerne televisioni, pc e altro materiale elettronico, è essenziale staccare e impacchettare i cavi e il resto facendo attenzione, sempre senza lesinare sul materiale da imballaggio.
Se desideriate essere certi di riuscire a ricollegare ogni cosa senza problemi una dopo essere giunti a meta, sarà opportuno fare un piccolo schema dei collegamenti più difficili o marchiare i cavi per mezzo di delle etichette colorate. Segnate facendo una scritta ben riconoscibile tutti gli scatoloni che non devono essere capovolti. Segnare ”fragile” su tutti quei pacchetti i quali contengono flaconi di fluido di qualunque ordine è imprescindibile, poiché basterebbe una minima perdita per pregiudicare il mobilio sottostante. Ricordare inoltre di chiudere perbene ogni bottiglia, vaso o flacone che dovete trasportare .
Fonte: traslocatori.blogspot.com
 
 

venerdì 4 luglio 2014

Pulizie civili e industriali Sassari

Dall’Everest ai grattacieli, l’impresa
di pulizie che scala il tetto di Milano

Racconta uno degli «uomini ragno»: « Milano dall’alto è piccolina: la gente alza la testa e ci fotografa,chi lavora negli uffici ci saluta e scherza con noi»

Sveglia all’alba, nello zainetto bottiglie da due litri di acqua ghiacciata, sali minerali, mele e banane. E prima di indossare l’imbragatura, crema solare spalmata a chili sui volti abbronzati. L’effetto specchio delle pareti di vetro e acciaio della torre Unicredit moltiplica per due il riflesso del sole. Benché gli uomini ragno anticipino l’ombra, in una corsa contro il tempo, mentre si calano appesi a corde sottili dal tetto, a 140 metri d’altezza, il grattacielo su cui svetta la torre di Cesar Pelli sprigiona temperature subtropicali. Ma cosa sono 140 metri a strapiombo e 50 gradi all’ombra per gente che ha scalato le vette del Tetto del Mondo, come Iliyan, 46anni, guida alpina con occupazioni saltuarie in Bulgaria. Due mesi fa, con Vasilev, ha raggiunto il compagno di scuola Dimitar Harizanov per entrare nella squadra degli arrampicatori, operai specializzati che lavorano in quota, sospesi, senza mai toccare terra con i piedi. O per Dario, 39 anni, operaio metalmeccanico in mobilità, e per Fabio, salito dalla Calabria per fare il muratore in un’azienda travolta dalla crisi, e ancora per Luca, 46 anni, di Cernusco, che fino al 2007 installava ascensori per una multinazionale americana: «Tutti licenziati in quarantotto ore».
Squadra multietnica
Il ritrovo è al piccolo bar di piazza Gae Aulenti. «Siamo una squadra multietnica», dicono ridendo gli uomini ragno. Tre bulgari, quattro italiani, due filippini, un romeno. «Questo è un gran bel lavoro», ripetono e sono sinceri. Entro sabato finirà il maquillage con acqua sapone e olio di gomito del complesso che s’affaccia su piazza Gae Aulenti. Tre mesi di lavoro in dieci, otto appesi alle corde e due capisquadra a vigilare dall’alto, laddove i cavi sono agganciati al tetto, per far risplendere a nuovo i grattacieli: 77 mila metri quadrati di vetri. «Tocca a loro, preposti alla sicurezza, intervenire se qualcuno ha problemi, non c’è 118 né vigili del fuoco - spiega Davide Spelta, il direttore tecnico dell’azienda Rigger -. Una volta al mese si fanno esercitazioni di soccorso, lavorare in sicurezza per noi è una priorità». Hanno procedure standardizzate, una checklist come i piloti che si ripete ad ogni discesa, l’allerta sempre alta l’uno con l’altro, nessuno come loro conosce i segni di un calo di pressione. «Non sono ammessi errori, non c’è spazio per distrazioni».
Rowendell Acoba, 36 anni, filippino, faceva le pulizie per la stessa azienda, prima che nascesse il ramo degli arrampicatori. «Sono felice, guadagno bene, ho raddoppiato lo stipendio - racconta -. Avevo paura, in famiglia avevano paura. Ma le vertigini passano e non si lavora se c’è vento e pioggia. Mi piace, tanto. Milano dall’alto è piccolina. La gente alza la testa e ci fotografa, chi sta dentro gli uffici ci saluta e scherza con noi».
I corsi con le guide alpine
I grattacieli a specchi «hanno inventato il vento a Milano», aggiunge Spelta. E i Rigger boys confermano: «Sembra di stare in un canyon, quando arriva il vento l’ordine è calarsi a terra». Non bastano le misure di sicurezza, le imbragature che fanno invidia a chi ha scalato le vette dell’Himalaya. Entro sabato devono finire la «vela» del palazzo Unicredit, la parete più difficile. Ma già sanno che poi aggrediranno una nuova vetta, la torre Solea, una di quelle residenziali nell’area ex Varesine di Porta Nuova. Spelta è capitano di marina e applica nella Rigger le regole di sicurezza apprese sulla Amerigo Vespucci: «Eliminare le variabili - dice -. L’azienda si occupava di pulizie industriali, prima di aprire un nuovo ramo con gli arrampicatori ho lavorato con artigiani di ogni tipo, per capire rischi, pericoli. Siamo i primi che con gli arrampicatori abbiamo restaurato uno stabile in marmo di via Borgogna senza ponteggi né piattaforme». Man mano che avanza l’estate, gli uomini ragno anticipano l’orario di inizio delle loro scalate. Uniti come una squadra di rugby. «Come alpinisti - corregge Luca -. Per questo mestiere si fanno corsi con guide alpine. Quando rimasi disoccupato, e mia moglie dopo di me, avendo arrampicato per trent’anni, pensai di sfruttare la passione per la montagna e andai a lavorare in quota come elettricista». I tralicci dell’Enel in Valtellina per un anno, poi il recupero persone e la manutenzione di un percorso sospeso in un parco avventura. «Ma volevo tornare dai miei figli e un anno fa sono entrato nella squadra». Il 17 giugno spegnerà la prima candelina della nuova vita. «Viva i grattacieli, viva tutto», dice Luca congedandosi.
La forza nelle gambe
Sergiu è il più giovane della squadra, ha 28 anni, è romeno. Faceva il muratore, poi l’hanno lasciato a casa. «Sono rimasto fermo un anno, finché ho trovato posto con loro. Ho fatto il corso e ora qui c’è la mia vita. Tanti, quando arriviamo a terra, ci chiedono come facciamo con quella piccola corda a rimanere sospesi, dieci millimetri di diametro». È pomeriggio inoltrato quando i Rigger si ritrovano in piazza. Sono freschi come quando sono saliti. Mostrano i bicipiti scherzando e poi svelano un segreto: «Nell’alpinismo sono le gambe che lavorano, le braccia servono solo a tenere l’equilibrio».
 
Articolo tratto da corriere.it

martedì 1 luglio 2014

Trasporti Sassari

Logistica e trasporti incidono annualmente per oltre 5 miliardi di euro sul conto economico delle imprese chimiche, che movimentano quasi 38 milioni di tonnellate di sostanze e prodotti chimici, di cui il 58% sono classificati come “pericolosi”.
Sono questi alcuni dei dati presentati nel corso dell'assemblea annuale di Federchimica da parte del presidente Cesare Puccioni a Maurizio Lupi, ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti.
"E’ fondamentale che nella politica infrastrutturale in Italia sia adottata una razionalizzazione delle strutture logistiche - ha chiesto Puccioni al ministro - che deve riguardare anzitutto il trasporto marittimo. In Italia esistono 24 Autorità Portuali, le cui procedure e decisioni operative devono essere armonizzate e coordinate".
Un milione di container l’anno preferisce il transito nei porti del Nord Europa ai porti italiani, anche per merci provenienti o destinate a imprese che operano in Italia, perché i tempi di sdoganamento sono certi e i meccanismi burocratici garantiti dagli scali nordeuropei sono più fluidi dei nostri, spiega il comunicato diffuso da Federchimica.
"Per quanto riguarda i trasporti via terra, va considerato che la frequenza degli incidenti ferroviari è minima rispetto a quelli stradali e l’impatto ambientale (in termini di emissioni di CO2) è decisamente minore - si legge nel comunicato -. La 'razionalizzazione' adottata dal Gruppo FS ha, invece, di fatto obbligato le imprese a riprendere l’utilizzo del sistema stradale: le merci pericolose trasportate per ferrovia sono diminuite del 16%. Gli scali ferroviari nel Paese prima del 2000, oltre un migliaio, sono scesi a 227, di cui solo 67 abilitati al trasporto di “Merci Pericolose”. L’abolizione, nel 2010, da parte di Trenitalia del cosiddetto 'Traffico Diffuso' (il trasporto di merci con carri singoli favorevole, principalmente, alle PMI) delle Merci Pericolose ha fatto sì che, ogni anno, si siano riversate sulle strade circa 3 milioni di tonnellate di Merci Pericolose in più, pari a 75mila automezzi. Il trasporto di Treni Completi non è economicamente sostenibile per il tessuto industriale chimico in Italia, costituito essenzialmente da PMI che hanno, invece, la necessità di approvvigionarsi di piccoli quantitativi di materie prime. E’ necessaria una riforma - chiede Federchimica - che indichi una scelta sul ruolo dei trasporti nel rilancio dell’industria italiana e di quella chimica in particolare, individuare i vincoli esistenti e i modelli europei di riferimento, intervenire con decisione avendo in mente certamente la sicurezza ma anche la competitività".
Nel corso dell'assemblea Puccioni ha parlato infine del Sistri: "Si tratta di un sistema sconosciuto in tutti gli altri Paesi europei. In 5 anni 24 provvedimenti legislativi con innumerevoli modifiche, 7 rinvii e il sistema non è ancora pienamente funzionante. Va semplificato e corretto per essere reso applicabile, senza oneri aggiuntivi per le imprese".
Fonte: federchimica.it