venerdì 31 ottobre 2014

Gestione Archivi Sassari

L’archiviazione sostitutiva dei documenti, anche conosciuta come conservazione sostitutiva è un sistema di procedure informatiche, regolamentate dettagliatamente dalle leggi italiane, in grado di garantire nel tempo la validità legale di un documento informatico.
Per certi casi, l’archiviazione sostitutiva equipara i documenti cartacei a quelli elettronici, riconoscendo ad entrambi la validità legale. La validità legale di un documento informatico è garantita dalla firma digitale e dalla marca temporale, due elementi fondamentali che marcano un documento non più modificabile fissando la data e l’ora esatte della sua creazione.







Secondo la delibera del Cnipa del 19 Febbraio 2004, che illustra le regole tecniche e gli obblighi per la riproduzione e archiviazione di documenti su supporto ottico idoneo a garantire la conformita’ dei documenti agli originali, la archiviazione sostitutiva di documenti informatici ed eventualmente anche della loro impronta (rappresentazione digitale del documento composta da una sequenza di simboli binari di lunghezza fissa) avviene attraverso la memorizzazione in supporti idonei e si esaurisce con l’apposizione del riferimento temporale e della firma digitale da parte del responsabile della conservazione che attesta il corretto svolgimento del processo di archiviazione sostitutiva.
 L' archiviazione ottica sostitutiva è uno strumento alternativo all’archiviazione cartacea dei documenti, che permette un enorme risparmio in termini di stoccaggio, costi di stampa e ricerca e avviene attraverso l’utilizzo di software per la gestione documentale. Il risparmio è particolarmente alto per la documentazione che deve essere, a norma di legge, conservata per più anni.
Fonte: w3facile.com

lunedì 27 ottobre 2014

Archiviazione e digitalizzazione documenti Sassari

Digitalizzare i Documenti di Trasporto: si può, ecco come       

Per le aziende diventa ormai fondamentale investire in innovazione, in particolare in chiave digitale. I principi della digitalizzazione dei processi e della dematerializzazione dei documenti possono portare ingenti benefici in termini di efficacia ed efficienza, soprattutto laddove agiscono su prassi e procedure interne basate su “carta e penna”. Ne sono un esempio i Documenti di Trasporto, che è ormai possibile gestire in modo completamente digitale

di Daniele Marazzi Senior Advisor Osservatorio Fatturazione Elettronica e Dematerializzazione
     
È ormai sempre più rischioso – per le organizzazioni del nostro Paese – continuare a procrastinare la scelta di procedere verso la Digitalizzazione. La profonda crisi strutturale che stiamo vivendo impone che si affronti un forte cambiamento, in grado di stimolare la crescita e, contestualmente, di migliorare la produttività del lavoro: due dimensioni che, con specifico riferimento all’Italia, sono “stabili” in modo preoccupante da ormai troppo tempo. In questa situazione, assume una sempre più consapevole importanza l’attenzione all’innovazione, in particolare in chiave digitale. I documenti che richiedono – o, più semplicemente, prevedono per prassi o procedure interne – l’apposizione di una o più firme autografe rappresentano forse l’esempio più emblematico del “salto culturale” necessario per poter realizzare in concreto le opportunità della Digitalizzazione.
Le ricerche condotte dall’Osservatorio Fatturazione Elettronica e Dematerializzazione della School of Management del Politecnico di Milano rivelano che, in molti casi, la firma autografa è solo uno degli strumenti possibili – ragionevolmente il più naturale da impiegare, nella prassi, in uno scenario cartaceo tradizionale – mentre in altri, ove una firma autografa risulta essere espressamente richiesta dalle norme vigenti, si scopre che il Legislatore consente – e, in molti casi, incoraggia – il ricorso a molteplici soluzioni digitali.
Esempio paradigmatico è quello dei Documenti di Trasporto (DDT).
Momenti fondamentali del processo di trasporto e consegna, come l’attestazione di presa in carico della merce o la prova di avvenuta consegna (quando previste), sono tipicamente costituiti dall’apposizione di una firma autografa (più spesso, una semplice “sigla”), in genere, direttamente sulla copia-fornitore del Documento di Trasporto (DDT) cartaceo. È bene cominciare con lo sfatare alcuni “falsi miti” legati in particolar modo alla trasmissione e alla firma del DDT.
In prima battuta, il DDT non deve obbligatoriamente accompagnare la merce (come resta invece vero per la Scheda di Trasporto), bensì può essere trasmesso telematicamente, a patto che la trasmissione sia effettuata entro il giorno in cui ha inizio la consegna della merce (Circolare n. 249 del 11 ottobre 1996). In secondo luogo, il DDT è un documento a tutti gli effetti rilevante ai fini fiscali oltre che civili, ed è perciò necessario che venga obbligatoriamente conservato da parte del soggetto che cede la merce (e non dal trasportatore), esattamente come la relativa fattura di vendita. Il quadro normativo vigente, tuttavia, consente sia una conservazione cartacea sia una conservazione in solo formato digitale (in coerenza con quanto prescritto dal nuovo DM del 17 giugno 2014). Proprio perché la spedizione e la conservazione del DDT possono essere effettuate rispettivamente in modalità telematica e mediante conservazione digitale, viene da sé che non sussiste obbligo di firma da parte del cliente all’atto del ricevimento del DDT stesso. Si tratta di una prassi, decisamente consolidata ma sicuramente modificabile a fronte di una presa di coscienza dei benefici che ne deriverebbero.
Proprio questa consapevolezza e l’impatto dell’innovazione sugli attori coinvolti rappresentano un elemento non trascurabile. Nel caso della Dematerializzazione del DDT l’adozione del modello più efficace emergerà dal miglior compromesso tra benefici desiderati e grado di collaborazione che è possibile raggiungere nella “relazione a tre” tra fornitore, cliente e trasportatore. Da pochi euro a documento nei modelli unilaterali per arrivare anche a oltre 20 €/consegna nei casi di Digitalizzazione più spinta.
I modelli di Dematerializzazione unilaterale degli archivi sono caratterizzati da una gestione dei documenti interni basata su sistemi di Gestione Elettronica Documentale e di Conservazione Digitale abbinati a una modalità di trasmissione cartacea. In questo scenario, il fornitore che attiva la spedizione decide – in modo indipendente e trasparente per gli altri attori del processo – di portare in Conservazione Digitale i DDT attivi (da lui stesso prodotti), stampando esclusivamente la copia del DDT da consegnare al cliente. Il fornitore rinuncia, quindi, all’eventuale “prova di avvenuta consegna della merce al cliente”, teoricamente rappresentata dalla firma/sigla del cliente sulla copia del DDT che rientra in sede. Lato passivo, per contro, il cliente destinatario della consegna può scegliere – anche qui, in modo totalmente trasparente agli altri attori del processo – di portare in Conservazione Digitale i DDT ricevuti, naturalmente previa acquisizione dell’immagine mediante scansione.
Nei modelli di Digitalizzazione dei flussi informativi, la modalità di gestione interna delle informazioni è sostanzialmente indifferente: a caratterizzare questo approccio è la modalità di trasmissione che prevede invio cartaceo del DDT che accompagna la merce integrato da un flusso dati in parallelo. In questo contesto fornitore e cliente si accordano per attivare un dialogo – in formato elettronico strutturato – parallelo al flusso fisico delle merci, che rimane comunque accompagnato da un Documento di Trasporto cartaceo. I benefici conseguibili derivano sia dalla maggior efficienza ed efficacia ottenibili sul processo (ottimizzazione delle operazioni di logistica in ingresso, grazie alla disponibilità di informazioni in anticipo sulla consegna fisica) sia dal superiore controllo sul processo stesso (grazie al monitoraggio tempestivo delle principali fasi, come, per esempio, l’avvenuta consegna).
Infine, nei modelli di Completa Dematerializzazione e Digitalizzazione dei processi, i flussi informativi si sostituiscono in toto alla documentazione cartacea a valenza fiscale che accompagna la merce e le informazioni sono gestite internamente mediante soluzioni di Gestione Elettronica Documentale e Conservazione Digitale. La documentazione a bordo mezzo si semplifica, riducendosi alla sola Scheda di Trasporto e gli archivi cartacei vengono sostituiti dalla Conservazione Digitale dei messaggi scambiati nel flusso informativo parallelo alla consegna fisica della merce. In questo scenario è possibile anche impiegare device mobili – tablet, smartphone o palmari – per raccogliere elettronicamente eventuali conferme di avvenuta consegna o di presa in carico della merce.
Oltre che ai DDT, i principi della Digitalizzazione evidenziati presentano elementi applicabili anche in altri ambiti. Infatti, le domande fondamentali che è opportuno si ponga chi vuole “fare” sono profondamente trasversali ai diversi contesti: “dove oggi è presente una firma autografa, serve?”; “se serve, a chi serve (regolamento interno, Legislatore?) e per quale scopo (controllo, conferma, riconoscimento, opponibilità giuridica?)?”; “se non serve la firma, quanto costa mantenere quel processo basato sul cartaceo?”; “come si coinvolgono tutti gli attori su cui impatterà l’innovazione legata alla Dematerializzazione (clienti, fornitori, PA ecc.)?”.
 
 
 

venerdì 24 ottobre 2014

Parchi inclusivi Sardegna

Pubblichiamo l'articolo scritto da Federica Baroni che tratta una tematica molto interessante, i parchi inclusivi:
Giocare è un diritto fondamentale di tutti i bambini, sancito pure dalla Convenzione sui diritti dell'infanzia dell'Unicef. Ma la maggior parte dei parchi giochi non sono accessibili ai bimbi con disabilità. Ma per fortuna anche in Italia stanno nascendo i primi parchi per tutti, cioè senza barriere architettoniche che impediscano il gioco.
Per un bambino non c'è niente di più divertente che andare al parchetto: altalene, scivoli, dondoli e tanti amici con cui giocare. Ma non per tutti i bimbi è un luogo di divertimento. Si pensi a un piccolo in carrozzella che non riesce a salire sulle scale dello scivolo, né a sedersi sull'altalena. Per lui il parco giochi è solo un grande barriera architettonica.
 
Ma giocare è uno dei diritti fondamentali riconosciuti dalla Convenzione sui diritti dell'infanzia dell'Unicef. Diritto riconosciuto a tutti i bambini, anche a quelli disabili.
I primi parchi per tutti in Italia
E oggi  in Italia, grazie all'intervento di genitori e associazioni, stanno nascendo i primi parchi inclusivi, che possono essere fruiti anche dai piccoli con disabilità.  
Ecco l'elenco dei parchi inclusivi in Italia.
Questo elenco è stato messo a disposizione da due mamme romagnole, Claudia e Raffaella, molto attive nella campagna per sensibilizzare amministrazioni locali e cittadini. 
Nella loro pagina facebook Parchi per tutti e nel loro blog  è anche possibile trovare informazioni sulle ditte che producono i giochi inclusivi e i consigli su come far richiesta alle amministrazioni.
Tra questi nuovi parchi si possono citare come modello d'eccellenza:
il Parco Giochiamo Tutti, Formentano, a Milano, in Largo Marinai d’Italia.  Si tratta di un parco inclusivo adatto anche a bambini non vedenti. Qui tutti i bambini abili e disabili possono giocare insieme su strutture innovative, con pannelli sensoriali, giochi di colori e percorsi tattili.
Che cosa sono i parchi inclusivi?
I giochi dei parchi inclusivi non sono diversi né meno divertenti da quelli tradizionali, ma hanno in più dei semplici accorgimenti che li rendono accessibili a tutti: per accedere allo scivolo c'è una rampa dove può passare una carrozzina, l'altalena non è una tavoletta ma una cesta dove ci si può sdraiare, i giochi a molle hanno protezioni posteriori e laterali che sostengono un piccolo con difficoltà motorie, inoltre vengono installati giochi sensoriali che possono essere utilizzati da tutti.
Fonte: nostrofiglio.it
 
 

giovedì 23 ottobre 2014

Smaltimento rifiuti Sardegna

800.000 euro di risparmio sugli attuali 5.500.000 l'anno, più l'eventuale ribasso nell'imminente gara d'appalto. E’ l'entità del nuovo capitolato per lo smaltimento dei rifiuti appena allestito dall'amministrazione comunale di Carbonia. Durante la conferenza stampa che si è tenuta mercoledì mattina nel municipio di Carbonia alla presenza del sindaco Giuseppe Casti e dell'assessore all'ambiente Franco Manca, sono stati illustrati tutti i nuovi provvedimenti implementati per l'abbattimento dei costi del nuovo servizio di smaltimento dei rifiuti.

Il nuovo appalto durerà 7 anni e, salvo imprevisti o ricorsi, partirà dal 31 gennaio 2015. Tra le novità ci sarà la razionalizzazione degli spazzamenti e la diminuzione della frequenza per il ritiro della carta e del vetro che passerà da una volta a settimana a una ogni quindici giorni, mentre il ritiro dell'umido resterà invariato. Saranno ampliati gli orari di apertura dell'ecocentro che passeranno dalle attuali 18 a 36 ore, oltre che per dare un ulteriore servizio ai cittadini anche per contrastare il fenomeno delle discariche abusive per le quali esiste già un progetto presentato dall'amministrazione alla Regione Sardegna per la creazione di una rete di sorveglianza visiva nei principali siti a rischio della città. Nelle Frazioni verranno installati gli ecocentri mobili dove smaltire sistematicamente i rifiuti. Eliminata anche la clausola per la quale i mezzi utilizzati dall'azienda che si aggiudicherà l'appalto dovranno essere nuovi. D'ora in poi basterà la corretta certificazione e manutenzione degli stessi.

Per quanto riguarda le famiglie indigenti realmente impossibilitate a pagare la tassa, l'amministrazione dichiara di aver stanziato 30.000 euro che serviranno per il pagamento delle rate del 2014 mentre per le restanti rate del 2015 ci saranno ulteriori fondi stanziati nel prossimo bilancio comunale. Allo studio anche una sperimentazione con delle isole interrate dove una parte di cittadini potrà conferire i rifiuti con una tessera magnetica e ricevere delle premialità a seconda del quantitativo smaltito - il sistema non è stato ampliato a tutta la cittadinanza perché secondo quanto sostiene l'amministrazione, il costo sarebbe stato molto oneroso e in questo momento non ci sono risorse finanziarie adeguate -. La nuova azienda che subentrerà avrà anche il compito di indagare su eventuali evasori che non pagano o pagano meno il tributo sui rifiuti.

“Crediamo di poter affermare - ha dichiarato Casti- che nelle prossime bollette si potrà registrare un risparmio netto di almeno il 15% rispetto alle precedenti e che potrà addirittura aumentare se durante la gara d'appalto ci saranno ulteriori ribassi. Pensiamo di aver garantito i servizi principali, mantenendo inalterata tutta forza lavorativa e nel contempo garantendo il risparmio”.
Per l'Assessore all'Ambiente Franco Manca il nuovo capitolato d'appalto rappresenta un'inversione di tendenza rispetto agli ultimi anni: “Riteniamo –ha detto- che in questo preciso contesto storico, l'abbassamento delle tariffe sia un fatto molto importante in virtù anche dei tagli dei trasferimenti nazionali ai comuni che dal 2010 a oggi nel nostro comune sono stati di oltre il 50%. Senza considerare – continua Manca- il progetto e lo stanziamento di fondi per l'impianto per il trattamento di rifiuti indifferenziati che dovrebbe, una volta a regime, diminuire sensibilmente la quantità di rifiuti da smaltire e di conseguenza anche i costi”.

Nodo ancora da sciogliere è quello del conferimento dei rifiuti che attualmente avviene a Cagliari e che è considerato, al costo di 190 euro a tonnellata, uno dei più onerosi. L'amministrazione fa sapere di esser intervenuta più volte in sinergia con i comuni del Sulcis nei confronti della Regione e dell'Anci per richiedere la tariffa unica regionale che potrebbe diminuire sensibilmente i costi totali del conferimento e quindi del servizio.
Fonte: cagliaripad.it

mercoledì 22 ottobre 2014

Traslochi Sardegna

Riportiamo di seguito un articolo tratto da giornaledellumbria.it:
Quasi 650mila euro che in parte possono essere risparmiati e su cui sta lavorando l’assessore all’Edilizia scolastica, Dramane Diego Waguè. Questo è il conto “salato” che il Comune paga ogni anno per gli istituti scolastici comunali -  asili, materne, elementari e medie - gestiti direttamente da Palazzo dei Priori. Proprio Waguè ha annunciato la stretta: si sta ragionando intorno allo spostamento delle scuole comunali dagli immobili in affitto ad altri edifici di proprietà del Comune. Le scuole interessate sono una manciata, ma il possibile vantaggio per le casse dell’Ente è notevole. Se l’operazione venisse messa in atto in toto, attraverso una completa riallocazione delle scuole in affitto, l’Amministrazione Romizi porterebbe a casa un risparmio, come detto, di quasi 650mila euro.
Ecco in dettagli gli affitti pagati dall’Ente. Si inizia con l’asilo comunale di via XX Settembre per cui si paga la cifra simbolica di 0,52 centesimi all’anno. Per quanto riguarda le materne, invece, quasi 38mila euro all’anno costa quella di via dei Lilla a Casaglia, 55mila euro di affitto per la materna di via Fonti coperte, 14mila per quella di Fontignano e 9mila per quella di Sant’Enea.
Veniamo alle elementari. Il Comune paga oltre 25mila euro all’anno per la scuola di via Pievaiola, quasi 66mila euro per quella di Olmo e 16mila e 700 euro per quella di Mugnano.
Infine le medie: quella di Ponte Pattoli in via Oristano costa quasi 7mila euro all’anno, quella di via del Pino, sempre a Ponte Pattoli, arriva a 79mila euro, mentre per la media di Olmo si pagano 65mila euro. Infine, per la media “S. Paolo e B. di Betto” si pagano 270mila euro ogni anno. I numeri sono stati forniti durante una delle riunioni della Commissione spending review dell’assessore Francesco Calabrese insieme a quelli relativi alle altre strutture per cui il Comune paga la locazione. Parliamo di un conto che complessivamente si aggira sui 3 milioni di euro. In cima alla lista ci sono gli uffici comunali di via Scarlatti che costano al Comune circa 600mila euro (cifra che verrà ridimensionata, vista la decisione di dismettere circa 2mila mq di uffici sugli oltre 5mila a disposizione) senza considerare i 113mila euro pagati per gli uffici del Centro per l’impiego in via Palermo (servizio gestito dalla Provincia). Durante la riunione della commissione, inoltre, è finito nel mirino anche l’Infopoint di piazza Umbria Jazz a Pian di Massiano per cui si spendono quasi 33mila euro. A sostegno dell’operazione di riqualificazione della spesa per gli affitti, comunque, il Comune potrà contare sui benefici del decreto legge 66 del 2014 che prevede che gli immobili utilizzati a fini istituzionali da parte della pubblica amministrazione, vengano ridotti del 15% a partire da gennaio 2015.
 

martedì 21 ottobre 2014

Montaggio arredi Sassari

L'arredamento è «l'arte e la tecnica di conformare con vari elementi (divisori, mobili, suppellettili ecc.) gli ambienti interni al fine di renderli più funzionali e confortevoli». Questa tecnica mantiene, quindi, uno stretto e imprescindibile rapporto con l'attività di disegno degli spazi, che, a sua volta, non può fare a meno della progettazione degli arredi. Come tecnica progettuale, è definita anche architettura degli interni

Elementi

Alcuni elementi architettonici come pareti, pavimenti e soffitti possono essere modificati con decorazioni come quadri o tappeti, specchi e trompe-l'oeil, questi modificano la percezione dello spazio.
Lo stesso dicasi per i soppalchi, armadi o librerie a muro.
Gli elementi d'arredo si possono raggruppare in ben cinque categorie:
  1. Elementi bidimensionali fissi
  2. Elementi bidimensionali mobili o semimobili, (tende, arazzi, tappeti)
  3. Elementi tridimensionali fissi strutturalmente connessi all'ambiente, (scale, arredi a muro)
  4. Elementi tridimensionali mobili, sostenitori o contenitori,
  5. Elementi tridimensionali mobili non portanti ma, perlopiù, portati (quadri, specchi)

Studio dello spazio

Lo studio della disposizione degli arredi, fissi o mobili che siano, è determinato da vari fattori, di natura sia estetica sia funzionale. In primis, l'utilizzo che ne verrà fatto, presupponendo l'utilizzo alla famiglia che lo utilizzerà, porta alla divisione dell'ambiente, ossia alla collocazione in pianta di quelle che sono le varie partizioni e i diaframmi (divisioni-non divisioni tramite pannelli, teli, vetri etc.) Successivamente alla divisione viene la collocazione degli elementi d'arredo e la decorazione dell'ambiente, la sua caratterizzazione in base a uno o più stili correlati tra loro, lo studio delle luci e dello spazio vitale, il dimensionamento ergonomico e la creazione di percorsi teorici per concretizzare una piacevole fruizione dello spazio-.

Principali stili d’arredamento

  1. Arredamento classico: mobili antichi, preferibilmente artigianali, o quanto meno riproduzioni moderne di pezzi antichi.
  2. Arredamento rustico: mobili di legni non pregiati e mattoni a vista richiamano le antiche case di campagna.
  3. Arredamento decorativo: soprammobili e quadri sono elementi dominanti, che si richiamano tra loro e riempiono ogni spazio.
  4. Arredamento moderno: materiali sintetici e superfici tecnologiche rendono questo arredo abbastanza freddo ma pulitissimo nelle linee.
  5. Arredamento contemporaneo: linee pulite e colori chiari con richiami allo stile nordico; stile moderno ma con fusione di elementi in pietra o legno
Fonte: wikipedia
 

lunedì 20 ottobre 2014

Facchinaggio Sassari

Pubblichiamo di seguito un interessante servizio tratto da bologna2000.com:
AGCI Servizi, Federlavoro e Servizi-Confcooperative e Legacoop Servizi dell’Emilia Romagna esprimono viva soddisfazione per l’approvazione, da parte dell’Assemblea Legislativa, delle nuova Legge regionale sul facchinaggio e la movimentazione delle merci. “Sebbene non rappresenti la panacea di tutti i mali – dichiarano i presidenti delle Associazioni di settore Massimo Mota, Daniele Passini e Alberto Armuzzi – questa norma può costituire un utile strumento per promuovere la legalità e la responsabilità sociale in questi settori, arginare il fenomeno delle cosiddette ‘cooperative spurie’ e contrastare la concorrenza sleale. Un provvedimento importante, nonostante la limitata potestà legislativa di cui dispone la Regione in materia, di carattere promozionale che non si sovrappone agli strumenti repressivi già esistenti ma li rafforza. Tutto ciò allo scopo di accreditare nei confronti del mercato e delle istituzioni le cooperative che operano nel pieno rispetto della legge ed applicano i contratti collettivi, promuovere i comportamenti virtuosi delle imprese e coadiuvare l’attività ispettiva per il contrasto alle false cooperative ed alle forme irregolari di utilizzo dei lavoratori. Questo favorendo una maggiore cooperazione interistituzionale ed una più stretta collaborazione tra pubblico e privato”. “A tale proposito – sottolineano le Associazioni di settore delle tre centrali cooperative regionali – la nuova legge prevede, tra le varie misure, l’istituzione di un elenco di merito a cui possono aderire in forma volontaria tutti gli operatori della logistica in possesso dei requisiti di legalità e responsabilità sociale certificati da una apposita Consulta composta da istituzioni, parti sociali, rappresentanti delle imprese committenti ed Enti deputati al controllo”. Le aziende iscritte a questo elenco hanno diritto ad accedere a un sistema di premialità per quanto concerne i bandi finalizzati alla concessione di contributi. “La norma sul facchinaggio approvata dall’Assemblea Legislativa regionale – concludono i responsabili della cooperazione – giunge a compimento di un percorso intenso e partecipato avviato su iniziativa della Giunta, in risposta alle istanze delle parti sociali ed in particolare della cooperazione, le cui imprese di facchinaggio rappresentano oltre il 70% del settore. L’approvazione di questa legge dimostra che dove sono presenti parti sociali responsabili e istituzioni attente si può offrire una pronta risposta alle esigenze di una società in rapida e profonda evoluzione. L’efficacia della nuova legge sul facchinaggio e la logistica dipenderà ora in gran parte dall’impegno di questi due importanti protagonisti a cui è demandata la piena applicazione della norma”.
 
 
 

venerdì 17 ottobre 2014

Pulizie civili ed industriali Sassari

L’indagine dell’Antitrust su un ipotetico cartello di alcune imprese, operanti nel campo delle pulizie nella Pubblica Amministrazione, ripropone il problema delle pulizie nelle scuole. Chi fa le pulizie? A nostro avviso, i bidelli dovrebbero pulire le scuole e non si dovrebbe ricorrere, a meno di situazioni particolari, ad appalti esterni che aggravano il bilancio pubblico. I bidelli, ovvero gli operatori scolastici, cosi’ definiti dal buonismo di turno, cosi’ come sono stati chiamati operatori ecologici i netturbini, dovrebbero avere, essenzialmente, la funzione di vigilanti e di addetti alle pulizie, ma le pulizie non le fanno piu’. E’ la distorsione cui ha portato una insensata contrattualita’ sindacale. Occorre tornare a praticare il buon senso e ridefinire il mansionario di molte categorie del pubblico impiego, altrimenti, ognuno rivendichera’ il proprio “particulare”, i cui costi avranno un solo pagante: il cittadino utente e contribuente.
Sollecitiamo il ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, ad intervenire e dare un esempio di “spending review”, ovvero di razionalizzazione della spesa pubblica.

Fonte: consumerismo.it
 
 

giovedì 16 ottobre 2014

Gestione del verde Sardegna

La potatura consiste in una gamma di interventi atti a modificare il modo naturale di vegetare e di fruttificare di una pianta.
Si tratta di interventi cesori, di modificazioni di posizione dei rami e di altri interventi quali trattamenti con fitoregolatori che modificano in modo analogo ai tagli l'habitus della pianta o di sue parti, la cosiddetta “potatura chimica”. Pur essendo possibili interventi di potatura sulle piante erbacee (es. cimatura del tabacco), normalmente la potatura è condotta sulle piante arboree da frutto e ornamentali. La potatura è necessaria solo quando si nota nella pianta qualche problema o qualche ramificazione troppo estesa, che può ledere il benessere e la produttività (sia in termini di crescita generale sia in quanto a fiori e frutti). I polloni, ad esempio, vanno generalmente eliminati subito. Ogni pianta ha bisogno di una potatura differente, ed è bene scegliere sia la tipologia sia il periodo migliore per effettuarla.

Obiettivi della potatura

La potatura si propone di modificare la pianta per raggiungere una serie di obiettivi:
  • dare alla pianta una forma idonea all'utilizzazione ottimale della luce (ma anche per facilitare le operazioni colturali);
  • accelerazione dello sviluppo dei giovani alberi per raggiungere al più presto lo scheletro definitivo e l'entrata in produzione;
  • avere una migliore e più rapida produzione di frutti:
  • raggiungimento di un equilibrio chioma/radici e fase vegetativa/fase riproduttiva, per una produzione alta, costante, di qualità;
  • far sì che le piante si adattino alla fertilità agronomica;
  • estendere il ciclo produttivo nelle piante senescenti.

Metodi di potatura

Gli interventi praticati con la potatura sono:
  • Soppressione: asportazione con un taglio netto, alla base, di branche, rami e germogli
  • Cimatura: eliminazione dei nodi terminali di un ramo (potatura verde)
  • Spuntatura: eliminazione dei nodi terminali di un ramo (potatura invernale)
  • Scacchiatura: eliminazione di germogli avventizi presenti sul tronco
  • Raccorciamento: asportazione di una porzione più o meno lunga della parte distale di un ramo
  • Speronatura: accorciamento che lascia solo i 2-3 nodi prossimali
  • Capitozzatura: accorciamento che interessa le branche principali o il tronco della pianta
  • Spollonatura: asportazione dei polloni
  • Diradamento: eliminazione di fiori, frutti o rami ritenuti in soprannumero
  • Sfogliatura: eliminazione di una parte delle foglie
  • Decorticazione anulare: asportazione di un anello di corteccia per favorire la fruttificazione della parte apicale del ramo
  • Intaccatura: vengono praticati due tagli a V sopra una gemma per asportare una parte di corteccia e favorire l'emissione di un germoglio
  • Incisione: consiste in un taglio che si approfondisce fino all'alburno con lo scopo di indebolire il vigore vegetativo nelle piante da frutto
  • Infrangimento: parziale rottura di rami eccessivamente vigorosi per forzarli a fruttificare
  • Intaglio: serie di tagli ottenuti con una sega a lama spessa per poter inclinare branche di grosse dimensioni
  • Curvatura: non sono previsti tagli ma il piegamento ad arco di rami di cui si vuole rallentare lo sviluppo vegetativo
  • Inclinazione: non sono previsti tagli, se non per le branche o rami di grosse dimensioni (vedi l'intaglio), ma l'inclinazione del ramo senza curvatura per favorire l'emissione di nuovi rami
  • Divaricazione: non sono previsti tagli ma l'utilizzo di divaricatori per una giusta inclinazione delle branche
  • Piegatura: non sono previsti tagli ma l'inclinazione verso il basso di un ramo per rallentare lo sviluppo vegetativo
  • Torsione: non sono previsti tagli ma la parziale rotazione di un ramo intorno al suo asse con parziale rottura dei vasi legnosi e stimolazione a fruttificare
Gli strumenti utilizzati nella potatura sono le forbici manuali o pneumatiche, la sega, la scuretta (nel caso dell'Ulivo) e recentemente le potatrici meccanizzate per le coltivazioni specializzate (ad esempio la Vite)

Tipi di potatura

 
La potatura è distinta in base allo scopo e alla stagione in cui viene eseguita, ricordiamo di seguito quelle più utilizzate:
  • Potatura di allevamento o di formazione: praticata con l'intento di dare alle giovani piante la forma ottimale per lo sfruttamento razionale dello spazio e della luce
  • Potatura di fruttificazione o di produzione: praticata con l'intento di: favorire lo sviluppo dei rami che portano fiori e/o frutti per migliorarne la qualità; e per mantenere il giusto equilibrio tra attività produttiva e vegetativa della pianta
  • Potatura di trapianto: eseguita alla fine dell'inverno, nel momento della messa a dimora delle piantine, per eliminare le radici rovinate, contorte o mal disposte e per effettuare il taglio o intestatura dell'Astone all'altezza dell'impalcatura
  • Potatura di riforma o di ristrutturazione: praticata quando sorge l'esigenza di variare la forma di un albero, ritenuta non più idonea ai fini produttivi (ad esempio l'adozione di macchinari per la raccolta dei frutti meccanizzata) o ornamentali
  • Potatura di ringiovanimento: praticata con l'intento di rinnovare le piante ormai senescenti, con una drastica riduzione della chioma con la capitozzatura, al fine di ottenere nuovi getti che sostituiranno le branche invecchiate
  • Potatura di risanamento o di rimonda: praticata per eliminare le parti di chioma disseccate, spezzate o attaccate da parassiti
  • Potatura invernale: praticata per attivare la vegetazione con tagli più o meno drastici a seconda degli scopi
  • Potatura verde o estiva: eseguita durante il ciclo vegetativo con lo scopo di deprimere il vigore vegetativo di alcune parti della pianta a favore di altre, con operazioni di spuntatura, scacchiatura, sfemminellatura, diradamento dei frutticini, sbottonatura dei bottoni floreali, cimatura, spollonatura, etc..
  • Potatura in ambito forestale praticata su:
    • Rami verdi: per ottenere il sollevamento della chioma, nelle conifere si parla di spalcatura; non viene effettuata sulle specie di difficile cicatrizzazione come il Faggio o l'Abete rosso e nelle piante più vecchie
    • Rami secchi: praticata nell'Arboricoltura da legno per evitare l'inglobamento dei monconi dei rami nel legno, onde evitare la formazione di nodi e il conseguente deprezzamento commerciale; in Silvicoltura viene a volte praticata allo scopo di migliorare le condizioni di luminosità del sottobosco e per attenuare i pericoli di incendio e gli attacchi dei parassiti
Fonte: wikipedia
 
 
 

mercoledì 15 ottobre 2014

Allestimento verde Sassari

 
Riportiamo di seguito un interessante articolo di Lucilla Quaglia tratto da www.leggo.it
Il Gruppo Batelli prende spunto da uno studio dell'università Agraria di Perugia e decide di allestire le aree nei pressi del parco della Marcigliana 
La città vi soffoca? Ciascuno può contribuire a renderla più verde e meno inquinata approntando il proprio orto urbano. L'Università Agraria di Perugia, Dipartimento di Ingegneria Civile ed Ambientale - che nel 2008 ha pubblicato le “Linee guida per la progettazione, l’allestimento e la gestione di orti urbani e periurbani” - ha realizzato un interessante studio analizzandone la pianificazione e la loro funzione sociale, didattica e talvolta terapeutica, oltre a sottolineare tutti i vantaggi per la salute e il portafoglio. I risultati sono stati presentati di recente presso gli “Horti della Marcigliana”: nuova area residenziale adiacente al Parco omonimo realizzata dal Gruppo Batelli che ha preso spunto per la sua impresa proprio dalla relazione dei tecnici umbri. “Nel 2008 – spiega l’architetto Eugenio Batelli - abbiamo iniziato a lavorare al progetto analizzando molti siti. Ma alla fine la scelta è caduta sul Parco naturale della Marcigliana, oasi naturale e area protetta, come il luogo ideale vicino al quale costruire un nuovo modo di abitare". L’Italia, e Roma in particolare, sono molto indietro sull'utilizzo del verde privato rispetto ai paesi del Nord Europa. Con gli “Horti della Marcigliana” nascono 150 nuovi orti privati: alcuni associati ai nuovi appartamenti, altri messi a disposizione dei residenti del quartiere. La passione per la terra trova finalmente una sua dignità, un ruolo primario e un'organizzazione sistemica in ambito residenziale.
Benefici per la salute
"Un’attività all'aria aperta – spiega il professor Bruno Romano, docente di botanica ambientale applicata all'Università di Perugia - coltivare prodotti genuini a centimetro zero e avvicinare i bambini al mondo agrario sono soltanto alcuni dei vantaggi derivanti dal progetto "Horti della Marcigliana". "Sono rimasto sorpreso – aggiunge il professor Aldo Ranfa, a sua volta docente di botanica ambientale applicata presso l'Ateneo umbro - dall'interesse mostrato da parte dei costruttori nei confronti di questo nuovo concetto abitativo: grande è l'attesa per la risposta dei futuri acquirenti". E allora via con pomodori, carote, ravanelli, cavoli e zucchine. Gli orti urbani prevedono anche la fornitura di materiale didattico e l'assistenza dell'Università di Perugia ai neofiti dell'orto che in primavera inizieranno a coltivare i loro prodotti sotto casa.
Verde privato
In molte capitali europee il verde "privato" è già una realtà diffusa, così come lo è nel Nord Italia. Roma invece è indietro, ma potrebbe recuperare terreno. Gli orti urbani sono un’esperienza unica nel suo genere e rappresentano un esempio concreto di come si possa conciliare l’esigenza di abitare in città più belle e moderne con la necessità di vivere in un modo più sano e genuino. E’ irrealistico in ogni caso, spiegano gli esperti, pensare di tornare indietro nel percorso evolutivo alimentare: quindi inimmaginabile anche il ritorno completo all’utilizzo delle piante spontanee nell’alimentazione. E’ però auspicabile l’introduzione di una sostenibile e ponderata orticoltura moderna che possa offrire una gamma differenziata di prodotti. Il che avrebbe un notevole valore per l’umanità e una ripercussione positiva sotto numerosi punti di vista. Gli orti forniscono infatti elementi essenziali come minerali e vitamine che sono fondamentali per l’alimentazione umana e possono contrastare molti fattori negativi come inquinamento, stress e mancanza di esercizio fisico. L'esistenza di spazi per la partecipazione attiva alla coltivazione di specie ortive e/o di giardinaggio si è anche dimostrata importante come terapia per disabili e portatori di handicap.
Uso sostenibile del suolo
La partecipazione attiva a queste attività è molto importante, soprattutto per i giovani, per stimolare le conoscenze biologiche, per valutare l’importanza delle piante sotto vari punti di vista e quindi anche quello alimentare, per riscoprire le tradizioni, gli usi e costumi di un determinato territorio ma fondamentalmente anche per un uso diverso e sostenibile del suolo di aree urbane e periurbane delle nostre città e per il benessere e miglioramento dell’alimentazione umana.
Accessibilità e fruizione
L’uso di orti urbani e periurbani è imprescindibile da una buona accessibilità dei proprietari, diretti interessati alla coltivazione, e di eventuali fruitori esterni. È auspicabile uno o più accessi sia pedonali che carrabili, anche per i soggetti diversamente abili, corredati da segnaletica orizzontale e verticale. Sui rispettivi accessi dovranno essere apposte alcune bacheche che indichino chiaramente gli orari di apertura e chiusura dell’area, la merce disponibile quel giorno, le eventuali specie ortiflorofrutticole disponibili in quel determinato periodo dell’anno e il piano di distribuzione settimanale dei prodotti.
Tipologie di orti urbani
Esistono tanti tipi di orto. Ad esempio gli orti urbani privati: ovvero aree destinate prevalentemente alla coltivazione di specie ortoflorofrutticole ad uso privato. Orti di case circondariali: aree alternative per il reinserimento nel mondo del lavoro dei detenuti con risparmio sui costi di gestione. Orti & Scuole: aree per attività didattico-educative-divulgative per i ragazzi di scuole di ogni ordine e grado che esercitano un ruolo di trasmettitori del sapere attraverso persone di età avanzata.
Anziani e portatori di handicap
Esistono inoltre gli orti per anziani dove è possibile effettuare attività motorie all’aria aperta con occupazione del tempo libero, attività produttive, relazioni sociali e ritorno alle origini sull’uso del territorio attraverso l’utilizzo delle biorisorse. E poi l’ortoterapia: ovvero attività di giardinaggio e orticoltura a supporto di programmi riabilitativi per pazienti diversamente abili. La presenza di elementi vegetali può migliorare le condizioni psicofisiche degli individui con riduzione di stress e risveglio delle capacità emotive.
 
 
 

martedì 14 ottobre 2014

Giardinaggio Sassari

Il giardinaggio è la tecnica e l'arte della coltivazione di piante a scopo principalmente ornamentale. Può essere praticato per hobby, come attività professionale oppure come attività riabilitativa o socializzante all'interno di carceri o istituti, pratica che prende il nome di "Garden Therapy". In generale con il termine "giardinaggio" si indica il complesso delle azioni relative alla creazione e alla manutenzione di un giardino, solitamente privato.

Clima e stagioni

Molte coltivazioni agricole, praticate su scala maggiormente estesa, possono – in certe zone favorite da un clima mite – diventare tipiche anche del giardinaggio ornamentale, specie in certe stagioni dell'anno e sotto talune latitudini: è il caso, ad esempio, dei limoni (prodotti principalmente in Sicilia per una diffusione di massa, ma coltivati anche sulle terrazze di molte città italiane) e degli ulivi, utilizzati a scopo decorativo.

Tecniche colturali

Praticato all'aperto o in serra, comunque, il giardinaggio tradizionale comporta una manutenzione pressoché assidua e regolare, con la eliminazione dei fiori appassiti, dei parassiti e delle erbacce infestanti, nonché una regolare sfoltitura atta a favorire un armonioso e regolare sviluppo della pianta o del fiore.
Al contrario, nel giardino naturale, detto anche giardino ecologico, gli interventi di manutenzione devono e possono essere ridotti al minimo indispensabile per assicurare l'accessibilità e la fruizione dell'area, e per mantenere in stato di relativo equilibrio alcuni tipi di vegetazione intrinsecamente instabili (come il prato e la siepe).
Nel giardinaggio la moltiplicazione delle piante può avvenire per talea, margotta, propaggine, innesto, divisione di tuberi, rizomi, stoloni e bulbi o con la semina.

Progettazione giardini

La progettazione dei giardini, o garden design, è una pratica di confine tra giardinaggio, botanica, architettura e design. Può essere praticata dai proprietari stessi del giardino o da professionisti di vario livello la maggior parte dei quali hanno competenze specifiche in materia di orticoltura, design o anche architettura.
 
 

lunedì 13 ottobre 2014

Logistica Sardegna

Riportiamo di seguito un interessante articolo tratto dal sitowww.trasportoeuropa.it: 
Il Governo cinese annuncia il potenziamento del suo sistema logistico entro il 2020, per offrire maggiore qualità ed efficienza. Intanto gli armatori si mobilitano contro i consorzi globali nel trasporto marittimo di container.

L'agenzia cinese Xinhua annuncia un piano per la logistica che si svilupperà da oggi al 2020 e che dovrà potenziare sia la tradizionale attività a sostegno della produzione industriale, sia le nuove opportunità dell'e-commerce. Il piano nasce dopo che la logistica cinese ha mostrato segni di rallentamento, al culmine di un decennio con tasso d'incremento del venti percento annuo. Inoltre, la logistica cinese è troppo costosa e va quindi razionalizzata e resa più produttiva. Nella sua nota, l'agenzia di stampa non precisa i dettagli del programma, ma accenna solo al fatto che le priorità saranno i servizi verso il settore agricolo, i materiali riciclabili e l'industria.
La Cina è all'offensiva anche nel trasporto marittimo. Dopo avere bloccato l'alleanza europea 3P, lo scontro con i vettori stranieri non sembra diminuire d'intensità, anzi. Ora nel mirino ci sono in generale gli accordi di condivisione di stiva (vassel sharing) tra le compagnie marittime. Se nel caso dell'alleanza 3P si mossero soprattutto gli spedizionieri, in questo si sta mobilitando l'associazione degli armatori CSA, che chiede al Governo una analisi più accurata del vassel sharing che interessa la Cina. In particolare, la CSA chiede una rigorosa applicazione delle norme anti-concorrenza già vigenti in Cina.
 
 

venerdì 10 ottobre 2014

Raccolta rifiuti elettrici Sassari

Evitata l'immissione in atmosfera di 15.280 tonnellate di anidride carbonica (Co2) nell'isola grazie alla corretta gestione dei rifiuti elettrici ed elettronici. Lo rivela una indagine di Ecodom, Consorzio per il recupero e riciclaggio degli elettrodomestici. Nel I semestre 2014 sono state trattate 1.529 tonnellate di apparecchiature elettriche e elettroniche, da cui il consorzio ha ricavato ferro, plastica, rame e alluminio. Al top la provincia di Sassari: trattate 486 tonnellate di rifiuti.
 
 

giovedì 9 ottobre 2014

Logistica Sardegna

Lucca modello europeo per la logistica urbana e sostenibile. Lo pensano ad Almada, in Portogallo, dove, in occasione della settimana europea della mobilità (European Mobility Week) è stato invitato il sindaco Alessandro Tambellini per un workshop dedicato al trasporto merci ecologico. Riconfermando così il nostro comune come punto di riferimento per le buone pratiche in tema di spostamento e movimento all'interno delle città di piccole e medie dimensioni.
L'importanza della logistica urbana sostenibile per l'efficienza e la competitività delle città: questo il tema della conferenza, in programma questo pomeriggio al Centro Municipal de Turismo di Almada. La sessione si aprirà con i saluti del sindaco di Almada, Joaquim Miguel Judas e continuerà con il Sindaco Tambellini chiamato al tavolo dei relatori per illustrare il piano di logistica urbana lucchese, partendo dall'esperienza di Luccaport. Giorgio Ambrosino di Memex, poi, parlerà del Progetto Enclose, il più importante tra i progetti europei di network per la sostenibilità logistica nel trasporto attualmente in corso, finanziato dalla Commissione Europea e nato nel maggio del 2012. Progetto di cui Lucca è tra le città pilota, assieme a Trondheim (Norvegia) e s'Hertogenbosch (Olanda).
I riconoscimenti, però, non finiscono qua. È notizia di oggi, infatti, che Almada ha deciso di aderire all'Associazione internazionale Città Logica, nata poco più di un anno fa a Lucca con l'intento di mettere in rete e di far conoscere le esperienze italiane ed europee in merito a trasporto merci ecologico e logistica urbana sostenibile.
Città Logica in breve. L’Associazione Città Logica, nata a febbraio 2013, non ha fini di lucro ed ha per oggetto la promozione, la diffusione, lo scambio di buone pratiche, l’attività di studio, analisi, conoscenza, applicazione ed approfondimento della cultura, delle soluzioni e dei servizi di logistica urbana sostenibile, al fine di attivare nuove esperienze di razionalizzazione della logistica urbana che contribuiscano ad ottimizzare i processi della mobilità complessiva, sviluppando servizi e sistemi eco-sostenibili di logistica urbana, in particolare per i centri urbani di piccole e medie dimensioni. La distribuzione urbana delle merci ha, infatti, un forte impatto sulla dimensione economica, sociale e ambientale delle città. Per questo è importante sviluppare sistemi efficienti e sostenibili, razionalizzando i servizi logistici, riducendo in questo modo l'inquinamento e la congestione del traffico, creando allo stesso tempo le condizioni di vantaggio per la rete del dettaglio commerciale. Sono già venti i comuni, italiani ed europei, associati a Città Logica e numerosi sono anche i soggetti pubblici e privati che lavorano con l'associazione, tra imprese produttrici di veicoli ecologici, operatori del trasporto, produttori di soluzioni tecnologiche per l'ottimizzazione delle operazioni logistiche, organismi di ricerca ed università. Il presidente onorario di Città Logica è il Sindaco di Lucca, Alessandro.
Fonte: lagazzettadilucca.it
 
 

mercoledì 8 ottobre 2014

Traslochi Sassari

Dovrebbero essere definiti nei prossimi giorni i dettagli del progetto per “spostare” il Museo del Cappello di Alessandria al piano terra di Palazzo Borsalino. La ristrutturazione della antica sede del noto cappellificio, oggi polo del Dipartimento di Giurisprudenza e Scienze Politiche, Economiche e Sociali dell’Università del Piemonte Orientale permetterà di mantenere il museo “nel suo contesto naturale” e di allestire delle nuove aule al secondo e terzo piano del palazzo,  una da 300 posti e due in grado di accogliere 200 studenti. Con il 'trasloco' del Museo del Cappello, ha spiegato a margine della conferenza stampa di presentazione della Notte dei Ricercatori il Rettore, Cesare Emanuel,  l’Università  avrà degli spazi sufficientemente grandi per far fronte al sempre crescente numero di iscritti e all’ampliamento dell’offerta formativa del polo alessandrino.  “Nell’aula più grande si potranno tenere i corsi comuni di Giurisprudenza ed Economia” ha sottolineato.  Il Museo del Cappello una volta 'sceso'  a piano terra potrà a sua volta godere di un maggiore spazio che verrà sfruttato anche per allestire un bar. “La possibilità di accedere al Museo dal portone storico di Palazzo Borsalino aggiungerà poi un valore culturale a questo progetto” ha poi sottolineato il sindaco di Alessandria, Rita Rossa. L’obiettivo, ha aggiunto il Rettore, è quello di dare il via ai lavori tra qualche mese per accogliere nelle nuove tre aule anche gli iscritti al corso di Laurea Magistrale in Economia , prossimo ad essere attivato anche ad Alessandria. La ristrutturazione di Palazzo Borsalino prevede un investimento complessivo di circa un milione di euro. I lavori, del valore di 800.000 euro saranno finanziati per il 50% dal committente, ossia l’Università del Piemonte Orientale, mentre per la restante parte saranno sostenuti dall’Azienda Borsalino, dalle Istituzioni Locali e da Fondazioni bancarie, non solo dell’alessandrino. “Questo progetto è l’emblema del gioco di squadra – ha concluso il Rettore -  Un’esperienza che vogliamo replicare creando sinergie a livello istituzionale anche tra Alessandria, Vercelli e Novara. L’obiettivo è di creare interconnessioni tra le tre città sedi dell’Università e rendere l’Upo un motore di sviluppo economico dei territori del Piemonte Orientale”.
Fonte: radiogold.it
 
 

lunedì 6 ottobre 2014

Gestione del verde pubblico Sassari

Riportiamo di seguito una interessante novità tecnologica nel settore del verde pubblico.
Una buona parte delle attività di monitoraggio e gestione del verde avviene in campo: poter raccogliere e registrare le informazioni nel momento e nel luogo dove avvengono consente di risparmiare tempo e garantisce una maggiore accuratezza.
R3 GIS ha sviluppato una App su dispositivi Android per gestire le operazioni legate alla manutenzione del verde urbano e degli arredi direttamente in campo. L'App è un'estensione dell'applicativo R3 TREES, per la gestione efficiente del verde pubblico, semplice ed intuitiva e può essere utilizzata sia su tablet che smartphone, anche in assenza di rete mobile (off-line). L'operatore, direttamente in campo, inserisce segnalazioni e non conformità (una panchina danneggiata, un ramo pericolante, un attrezzo ludico difettoso) oppure conferma l'esecuzione o riprogramma le lavorazioni previste per quel giorno. I dati vengono salvati sul dispositivo mobile e possono essere sincronizzati in campo o al ritorno in ufficio.
Fonte: rivistageomedia.it





 

venerdì 3 ottobre 2014

Pulizie industriali e civili Sassari

Avere una casa sempre pulita e splendente, nel rispetto dell'ambiente, sembra un sogno, o quasi un miraggio, per chi è sempre impegnato e ha poco tempo da dedicare alle faccende domestiche. In realtà bastano poche astuzie per risparmiare tempo e riuscire a mettere tutto in ordine in modo che la casa sia sempre presentabile, pronta ad accogliere i vostri ospiti dell'ultimo minuto.
Seguite la filosofia delle pulizie ecologiche che diventano anche divertenti e rilassanti. Un momento per accantonare le preoccupazioni della giornata e per concentrarsi semplicemente sull'aspetto del luogo in cui viviamo e su quanto potrà diventare più gradevole e accogliente in pochi minuti con un pizzico di impegno e con l'aiuto della famiglia e dei coinquilini, che ci alleggeriranno il compito.

Kit di pulizie sempre pronto all'uso

Tenete a portata di mano un kit di pulizie con i detersivi ecologici e fai-da-te sempre pronti all'uso. In alternativa potrete preparare i prodotti multiuso più rapidi da realizzare direttamente al momento, come l'anticalcare all'acido citrico o lo spray per spolverare a base di sapone (trovate tutte le ricette che vi faciliteranno la vita in "La mia casa ecopulita", la nostra guida alle ecopulizie). Se amate l'autoproduzione e preparate in casa il sapone, dedicatevi a questo compito solo un paio di volte all'anno. Realizzate la quantità necessaria per fare una bella scorta.

Riordinate gli abiti e i giocattoli ogni sera

Gli abiti, le scarpe e i giocattoli sono tra gli oggetti che rischiano di creare più disordine in famiglia. Se lasciate che si accumulino, il compito di rimettere tutto in ordine diventerà davvero gravoso. Per evitare che ogni fine settimana sia dedicato al decluttering, cercate di sistemare abiti, scarpe e giocattoli ogni sera, con l'aiuto di chi ha contribuito al disordine. Vedere le stanze ordinate e gli abiti ben riposti la mattina successiva vi metterà di buon umore e vi ripagherà dello sforzo. Del resto, se eviterete che si crei troppo disordine, basteranno dieci minuti ogni sera per sistemare tutto.
Leggi anche: Decluttering: come liberarsi del superfluo per vivere meglio

Sfruttate le pause pubblicitarie

Se la sera dopo cena decidete di guardare un film o qualsiasi altro programma televisivo, provate a sfruttare i tempi morti della pubblicità per finire di riordinare la libreria, lavare e asciugare i piatti, spolverare a tappe o eliminare le briciole che si sono formate sul pavimento durante la cena. Se stirate (ma potete anche provare a non stirare più o il meno possibile), accompagnare questa attività un po' noiosa con la visione di un bel film potrebbe rendere il tutto più leggero. Durante gli spot pubblicitari recupererete il tempo che fino ad ora avete creduto di non avere.

Seguite la regola dei 15 minuti

Siete stati avvisati all'ultimo momento e tra un quarto d'ora gli amici o i parenti passeranno a trovarvi quasi a sorpresa. Cosa potete fare per rendere la casa presentabile in soli 15 minuti? Datevi delle priorità. Controllate che in bagno sia tutto a posto e magari accendete una candelina profumata. Se non avete ancora lavato i piatti, avrete il tempo di sparecchiare e di metterli in lavastoviglie o almeno in ammollo nel lavandino. Date una pulita rapida al pavimento in sala e cucina. Date una passata allo specchio del bagno con il panno in microfibra per eliminare eventuali aloni e cambiate gli asciugamani. In generale, mettete in ordine rapidamente abiti sparsi per la casa, scarpe e giacche. Il suono del citofono non vi coglierà più impreparati.

Organizzare le pulizie con uno schema

La regola dei 15 minuti per le pulizie non vale soltanto per le emergenze. Può diventare un appuntamento fisso, anzi, quotidiano. Ad esempio potrete decidere di dedicare alle pulizie di casa 15 minuti (o comunque blocchi da 15 minuti per compito) al giorno ogni sera, in mancanza di altro tempo, fissando un timer sonoro, ad esempio una sveglia. Questa tecnica vi permetterà di riordinare, lavare i piatti, caricare la lavatrice per poi stendere i panni o spolverare senza procrastinare, stabilendo delle tappe brevi che vi faranno apparire il lavoro più leggero. Suddividete i compiti uno ad uno senza cadere nella trappola del fare più cose in contemporanea. Ma ricordate che, ad esempio, mentre la lavatrice procede con il ciclo di lavaggio, potrete sfruttare l'attesa per cucinare o per pulire il bagno.

Non dimenticate il divertimento

Quando le preoccupazioni e le priorità sono ben lontane dal mondo delle pulizie, dover riordinare e rassettare sembra una vera scocciatura e un compito di importanza secondaria. Stabilite delle priorità, in questo caso, e non dimenticate il divertimento. Ascoltate la vostra musica preferita mentre fate le pulizie – che siano sempre ecologiche, mi raccomando! – e alla fine premiatevi: fate un meritato riposino, preparate la vostra tisana preferita, leggete un libro o telefonate a un amico.
Fonte: greenme.it
 
 

giovedì 2 ottobre 2014

Smaltimento rifiuti elettronici Sassari

I rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche o semplicemente rifiuti elettronici (talvolta citati anche semplicemente con l'acronimo RAEE, in lingua inglese: Waste of electric and electronic equipment (WEEE) o e-waste), sono rifiuti di tipo particolare che consistono in qualunque apparecchiatura elettrica o elettronica di cui il possessore intenda disfarsi in quanto guasta, inutilizzata, o obsoleta e dunque destinata all'abbandono.
I principali problemi derivanti da questo tipo di rifiuti sono la presenza di sostanze considerate tossiche per l'ambiente e la non biodegradabilità di tali apparecchi. La crescente diffusione di apparecchi elettronici determina un sempre maggiore rischio di abbandono nell'ambiente o in discariche e termovalorizzatori (inceneritore) con conseguenze di inquinamento del suolo, dell'aria, dell'acqua con ripercussioni sulla salute umana. Questi prodotti vanno trattati correttamente e destinati al recupero differenziato dei materiali di cui sono composti, come il rame, ferro, acciaio, alluminio, vetro, argento, oro, piombo, mercurio, evitando così uno spreco di risorse che possono essere riutilizzate per costruire nuove apparecchiature oltre alla sostenibilità ambientale. Questo tipo di rifiuti sono comunemente definiti RAEE e sono regolamentati dalla Direttiva RAEE (o Direttiva WEEE, da "Waste of electric and electronic equipment"), recepita in Italia dal Decreto "RAEE".
È strettamente legata con la Normativa comunitaria RoHS 2002/95/CE.

Definizione di RAEE

I RAEE sono rifiuti di AEE. Le AEE a loro volta sono apparecchiature che per un corretto funzionamento dipendono dall'energia elettrica, sia come utilizzatrici, sia come generatrici, progettate per funzionare a tensioni fino a 1000 V AC o 1500 V CC, e appartengono a una delle seguenti categorie:
  1. Grandi elettrodomestici;
  2. Piccoli elettrodomestici;
  3. Apparecchiature informatiche e per telecomunicazioni;
  4. Apparecchiature di consumo;
  5. Apparecchiature di illuminazione;
  6. Strumenti elettrici ed elettronici (ad eccezione degli utensili industriali fissi di grandi dimensioni);
  7. Giocattoli e apparecchiature per lo sport e per il tempo libero;
  8. Dispositivi medici (ad eccezione di tutti i prodotti impiantati ed infetti);
  9. Strumenti di monitoraggio e controllo;
  10. Distributori automatici.

Il trattamento dei RAEE

Il trattamento dei RAEE è svolto in centri adeguatamente attrezzati, autorizzati alla gestione dei rifiuti ed adeguati al "Decreto RAEE", sfruttando le migliori tecniche disponibili. Le attività di trattamento prevedono varie fasi, indicativamente:
  • messa in sicurezza o bonifica, ovvero asportazione dei componenti pericolosi
  • smontaggio dei sotto-assiemi e separazione preliminare dei materiali
  • lavorazione meccanica per il recupero dei materiali.
L'attività di reimpiego delle apparecchiature dopo test di funzionamento è un'opzione prevista della normativa sui RAEE ma non esiste una normativa sulle apparecchiature reimmesse sul mercato.

Obiettivi di recupero

Sono stati stabiliti obiettivi di recupero e reimpiego o riciclaggio dei materiali dei rifiuti elettronici inviati al trattamento in funzione della categoria di appartenenza dei RAEE. Tali obiettivi saranno aggiornati dalla commissione Europea in funzione dello sviluppo dei sistemi e delle migliori tecniche di recupero. In Italia e in Europa inoltre si moltiplicano i casi in cui si torna a riparare invece che buttare le apparecchiature RAEE

Raccolta differenziata dei RAEE

Per garantire la protezione dell'ambiente e inviare i RAEE a centri di trattamento adeguati, è prevista la raccolta differenziata di tali apparecchiature. Attualmente i cittadini possono conferire i propri rifiuti alle isole ecologiche; dal 18 giugno 2010 è possibile riconsegnare gratuitamente il rifiuto direttamente al rivenditore, all'atto dell'acquisto di un'apparecchiatura della medesima tipologia, tale procedura è definita "uno contro uno", ed è regolamentata dal D.M.65 dell'8 marzo 2010.
L'"obiettivo di raccolta" è di 4 kg per abitante all'anno entro il 31 dicembre 2010. Attualmente (febbraio 2011) la raccolta è intorno a 4,5 kg/abitante l'anno.

La responsabilità dei produttori

La "Direttiva RAEE" è basata sul principio secondo il quale chi inquina paga. Per ottemperare questo principio, il finanziamento e l'organizzazione della raccolta e del trattamento dei RAEE sono posti in capo ai produttori di apparecchiature elettriche ed elettroniche, a partire dalla data di entrata in vigore in Italia del "Decreto RAEE", il 1º settembre 2007 (DM 185/2007 pubblicato in G.U. il 5/11/2007). Per sostenere questi nuovi costi, i produttori saranno liberi di far pagare un eco-contributo al momento dell'acquisto di un'apparecchiatura nuova (visible fee).
L'ecocontributo non dovrà superare i costi di trattamento.
I produttori ai sensi del D.Lgs. 151/2005 sono tutti coloro che fabbrichino o importino un prodotto elettrico o elettronico, oppure lo commercializzino con proprio marchio indipendentemente dalla provenienza geografica del bene, ovvero tutti coloro che per primi immettono il prodotto sul mercato e dunque ne sono responsabili.
I distributori (ovvero i soggetti che vendono i prodotti nuovi agli utenti finali) sono tenuti all'obbligo del ritiro dell'apparecchio da buttare al momento dell'acquisto di un nuovo apparecchio equivalente.

I sistemi dei produttori

Per rispondere alle richieste della normativa, i fabbricanti delle apparecchiature rientranti nel campo di applicazione del "Decreto RAEE" hanno costituito dei "sistemi collettivi", tipicamente in forma di consorzi volontari, in funzione del tipo di apparecchiatura o del tipo di mercato servito: dai frigoriferi alle lampade, dalle apparecchiature informatiche ai piccoli elettrodomestici.
Tali sistemi collettivi possono disporre di impianti di trattamento di diretta proprietà, ove convogliare i RAEE di pertinenza dei propri associati, oppure operare come semplici "intermediari di rifiuti", avvalendosi di impianti di terzi.
 

Gli operatori del recupero

Trattandosi di rifiuto, tutte le fasi di gestione dei RAEE sono svolte da operatori specificamente autorizzati allo svolgimento di tali operazioni: raccolta, trasporto e trattamento.
In Italia esistono aziende qualificate che si occupano della raccolta e del trasporto dei RAEE, la cosiddetta logistica inversa, e del trattamento.

Normativa di riferimento

  • Le Direttive Europee sui RAEE: 2012/19/UE 2002/96/CE 2003/108/CE;
  • Il Decreto RAEE: D.Lgs 25 luglio 2005, n. 151;
  • Dl 173/2006, rinvia l'entrata in vigore del "Decreto RAEE" al 31 dicembre 2006;
  • Dl 300/2006, rinvia l'entrata in vigore del "Decreto RAEE" al 30 giugno 2007;
  • Dl 81/2007, rinvia l'entrata in vigore del "Decreto RAEE" al 31 dicembre 2007;
  • Dl 248/2007, rinvia l'entrata in vigore del "Decreto RAEE" al 31 dicembre 2008;
  • DM 185/2007, "Istituzione e modalità di funzionamento del registro nazionale dei soggetti obbligati al finanziamento dei sistemi di gestione dei rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE)";
  • Dl 208/2008, rinvia l'entrata in vigore del regime del "new waste" (ogni produttore di apparecchi elettrici ed elettronici è tenuto a sostenere i costi della raccolta, del recupero e dello smaltimento sicuro di tutti gli apparecchi che ha immesso sul mercato italiano) al 1 gennaio 2010.

Normativa tecnica

  • CEI 308-1, "Scheda informativa per il fine-vita dei prodotti elettrici ed elettronici e guida alla compilazione";
  • CEI 308-2, "Gestione del fine vita delle apparecchiature elettriche ed elettroniche provenienti da attività lavorative - Linee Guida";
  • Procedura Eco&Tech, parte II, "Requisiti di qualità del servizio di gestione rifiuti tecnologici di apparati della ET/HT in ambito ICT".
Fonte: Wikipedia.org