martedì 30 dicembre 2014

Logistica Sassari

La logistica svolge un ruolo fondamentale all’interno di un’economia globale e internazionale, rappresentando una grande opportunità di crescita per i paesi. Attraverso un sistema integrato di servizi e di infrastrutture di trasporto, di trasformazione e deposito merci, costituisce un fattore molto importante nella competitività ed efficienza di un sistema produttivo e di un territorio.
 
I trasporti sono uno degli elementi fondamentali dell’organizzazione del territorio e, mediante l’intensificazione delle relazioni spaziali dovuta al processo di globalizzazione, hanno assunto un ruolo strategico. Le esigenze di logistica hanno creato una nuova organizzazione territoriale, specie nella rete dei trasporti, attraverso piattaforme logistica e di interconnessione.
 
Rispetto alla maggioranza dei paesi sviluppati, la logistica in Italia occupa una posizione prettamente marginale. Manca un’organizzazione logistica nazionale collegata al sistema internazionale e al servizio delle imprese sul territorio italiano.
 
L’Italia, nel corso degli anni, non ha saputo potenziare in modo adeguato la sua dotazione di infrastrutture dedicate al trasporto e alla logistica. Congestione dei traffici, predominio del trasporto su strada, problemi di accessibilità e scarsa qualità infrastratturale rappresentano le principali criticità del sistema. Se da un lato, si migliorano le relazioni tra il sistema locale e quello globale, dall’altro si rischia anche di accrescere il divario fra territori ben collegati e aree a elevata distanza funzionale dai principali centri economici.
Fonte: dspace.unive.it
 
 

venerdì 26 dicembre 2014

Facchinaggio Sardegna

Soprattutto con i tempi che corrono, con la crisi economica che sembra non voler più lasciare il nostro paese, nasce sempre di più l’esigenza di risparmiare in tutti i campi e se si deve cambiare domicilio e fare un trasloco, non ci si può davvero permettere di affidare l’incarico ad una ditta non specializzata. Ecco allora che ci si può avvalere del servizio facchinaggio. Le ditte di traslochi che dispongono di personale qualificato dedicato ai servizi di trasporto, imballaggio e carico e scarico sono numerose e con questo articolo vogliamo dare qualche consiglio per muoversi nella giusta direzione, soprattutto per risparmiare qualcosa.
In un trasloco non si devono movimentare solo utensili di uso quotidiano, ma anche mobili ed oggetti cari, ricordi preziosi per la famiglia e anche oggetti di un certo valore e c’è quindi bisogno di professionalità nel servizio di facchinaggio. Non basta infatti affidarsi a ragazzoni robusti e pieni di buona volontà, ma che non sanno nulla di come si imballano le cose e come si caricano camion e furgoni. L’imballaggio della mobilia e degli oggetti per un trasloco, deve essere fatto innanzitutto con buoni materiali avvolgenti, tipo il famoso pluriball, la plastica con le palline che scoppiano, poi con  scatoloni di cartone rinforzato, per proteggere al massimo gli oggetti delicati e fragili.
Naturalmente ci sono anche i materiali scadenti in circolazione, ma con questi si creano solamente danni durante la fase di trasporto, perchè il mobilio, se non giustamente imballato, se viene a contatto con altri oggetti, rischia di graffiarsi e di scheggiarsi. Se non è stato fatto il giusto imballo i mobili dunque si rovinano. Stessa storia vale poi per la fase di stivaggio nei camion o furgoni: l’operazione di carico è un incastro preciso, inoltre i mobili e gli scatoloni devono essere trattenuti e bloccati al meglio. Le ditte di traslochi specializzate offrono i migliori facchini. In genere un facchino professionista costa  tra i 13 ai 17 euro l’ora più Iva, per 8 ore al giorno. Il prezzo ovviamente diminuisce se la prestazione richiesta è per l’intera giornata o addirittura per più giorni ed a questi costi devono essere aggiunti poi anche quelli del noleggio furgone se non si dispone di un veicolo adatto.
Fonte: smilecityitalia.net
 

giovedì 25 dicembre 2014

Traslochi Sardegna

Traslocare un privato non è sempre cosa semplice. Molto spesso le esigenze possono essere particolari, in alcuni casi anche delicate ma, genericamente, non è difficile fornire un buon servizio, soprattutto con un po’ di esperienza alle spalle e di buon senso.
Molto differente è invece il caso di quelle operazioni di trasloco in cui siano coinvolte aziende di vario tipo.
In questo caso è fondamentale la professionalità ma soprattutto l’elasticità mentale e la preparazione necessarie ad affrontare la movimentazione di ogni tipo di materiali.
Chiaro che nel caso di spostamento di imprese commerciali il trasloco difficilmente esula da una tipologia comune. Le differenze che si fanno sentire insorgono quando l’azienda da spostare appartiene ad un settore produttivo, manifatturiero o anche semplicemente abbia un magazzino merci.
In questo caso ovviamente la prima cosa da fare è un sopralluogo per verificare l’entità del materiale da trasportare ma, ancora di più, di che genere di materiale si tratti.
In molti casi è necessario infatti prevedere autorizzazioni particolari e adempimenti dedicati mentre, dal punto di vista squisitamente pratico, è necessario sapere esattamente quale sia il miglio metodo di movimentazione richiesto.
In particolare, questa ultima capacità non è spesso realizzabile a priori, a meno che non si abbia una esperienza più che decennale nel campo. Peraltro anche le aziende specializzate si trovano a volte ad affrontare esigenze impreviste.
In questi casi è fondamentale, più che il sapere come fare le cose, la capacità di reperire le informazioni su quali siano le procedure più indicate allo scopo. Questo implica naturalmente aver costruito negli anni una rete di contatti con collaboratori e professionisti esperti nei vari settori.
La rete dei social network è per questo aspetto un modello efficace: è infatti con la stessa tipologia di connessione tra professionisti che diventa semplice trovare la migliore soluzione da offrire al cliente per garantirne la perfetta soddisfazione e, di fatto, la fidelizzazione futura.
Fonte: pubblicala.com
 
 

sabato 20 dicembre 2014

Logistica verde Sassari

Oggi la sensibilità ambientale nella nostra società è in continua espansione e quello ecologico è diventato uno dei temi più discussi e spesso più volte ripresi dai media. E’ obiettivo di tutte le aziende convincere il loro mercato di avere sensibilità, tecnica e programmazione per evitare i consumi inutili e inquinare meno.
Quindi essere "green" è sicuramente un modo per ottenere un crescente consenso pubblico, che porta un ritorno d’immagine pubblicitario, ma non solo!
Infatti, le imprese con lo sguardo proiettato al futuro hanno individuato uno stretto connubio tra una politica aziendale green, ossia focalizzata a migliorare le proprie prestazioni dal punto di vista ecologico, e il conseguimento di risultati interessanti in termini di riduzione dei costi e ottimizzazione delle proprie risorse.
Quindi la strada che porta ad una logistica più verde deve essere intrapresa attraverso lo studio critico di tutti i processi, non limitandosi al ristretto ambito aziendale, ma gettando lo sguardo anche lungo la filiera (fornitori, partner, clienti e autorità).

Di seguito i 10 passi per avere una logistica più verde.
1) Azioni sui mezzi di trasporto
Un modo facile per essere più sostenibili è sicuramente quello di svolgere azioni sui veicoli che effettuano il trasporto su gomma.

Infatti, l’utilizzo di una flotta di camion costantemente rinnovata, ossia cercando di avere una grossa percentuale di camion ad alta classificazione euro (4, 5 e 6), porta ad una consistente riduzione dei consumi di gasolio e di emissioni di CO2 per chilometro percorso.

Per quanto riguarda la distribuzione urbana è consigliabile utilizzare mezzi commerciali a trazione elettrica i quali non immettono sostanze nocive e non creano inquinamento acustico. Negli ultimi anni, anche per i veicoli pesanti, sono nati propulsori alimentati a combustibile non convenzionale (tipo biogas, metano compresso, metano liquefatto) che oltre ad abbattere drasticamente le emissioni raggiungono tranquillamente prestazioni elevate con una rumorosità molto contenuta.

Inoltre, vi è tutta una serie di componentistica di ultima generazione che una volta installata sul camion porta a consistenti miglioramenti ecologici. A titolo di esempio possiamo citare l’utilizzo di serbatoi in materiale composito che rispetto all`utilizzo dell`acciaio permettono di tagliare il peso di circa 400 kg, l’utilizzo di sistemi per il recupero dell`energia frenante, l’adozione di cambi automatici settati alla riduzione dei consumi e sistemi di misurazione automatica della pressione dei pneumatici.

Infine, l’implementazione di strategie di pianificazione e controllo dello stato manutentivo dei veicoli è indispensabile a conservare la buona efficacia ed efficienza dei veicoli mantenendo le prestazione sempre a livelli elevati.

2) Ridurre l`impatto ambientale del magazzino
Il raggiungimento del Green Warehouse avviene attraverso progetti con l`obiettivo di ridurre i consumi energetici nelle infrastrutture logistiche.

In uno stabile adibito alle attività logistiche le funzioni a maggior assorbimento energetico sono l`illuminazione, la climatizzazione, il riscaldamento, gli impianti, i macchinari, la refrigerazione alimentare e il mantenimento a temperatura controllata.

L`obiettivo di un buon magazzino verde è quello di utilizzare il più possibile le risorse naturali per far fronte alle proprie necessità come, ad esempio, l’utilizzo della luce solare per illuminare e riscaldare l`ambiente, lo sfruttamento del vento per raffreddare e ventilare l`ambiente, l’uso della terra per riscaldare e dell`acqua per raffreddare.

Per avere veramente un Green Warehouse una fase molto importante è quella di progettazione, attraverso l’utilizzo di criteri di edilizia sostenibile e predisponendo il magazzino alla minimizzazione dei costi operativi e alla massimizzazione del risparmio energetico.

A questo scopo si possono considerate, ad esempio, la pianificazione dell`ubicazione (che deve essere coerente con il flusso dei materiali), l`utilizzo delle illuminazioni a fari LED, l`installazione di pannelli fotovoltaici per il fabbisogno di energia elettrica e l`utilizzo di vernici termoisolanti per avere una coibentazione maggiore dell`edificio.

L`utilizzo di energia dovrebbe essere proveniente da fonti completamente rinnovabili (come energia solare, eolica o idrica) alcune installabili direttamente in prossimità del magazzino (ad esempio un sistema di recupero dell`acqua piovana destinata all`irrigazione).

Inoltre l’utilizzo di software specifici di magazzino minimizzano l`impiego delle attrezzature, si pensi a titolo di esempio ad un WMS che ottimizza le percorrenze dei carrelli per la movimentazione interna delle merci.

Infine, per un magazzino già in funzione, è utile rivisitare gli impianti attraverso l`aggiornamento delle soluzioni attuali con nuove soluzioni tecnologiche più sostenibili.
 
3) Ottimizzazione della supply chain anche attraverso l`utilizzo di software specifici
Avere una supply chain ottimizzata sicuramente minimizza le emissioni che questa può immettere nell’ambiente. Di fondamentale importanza è la progettazione attenta del network distributivo dell’azienda, ossia la collocazione dei vari depositi in modo tale da minimizzare i viaggi da percorrere per consegnare ai clienti e per approvvigionarsi dai fornitori.

Inoltre, è di notevole importanza eseguire politiche di miglioramento continuo dei flussi attraverso lo studio ricorrente di soluzioni alternative al fine di migliorare le tratte da percorrere e massimizzare la produttività dei singoli mezzi.

Molto utile in questi casi è l`utilizzo di software specialistici con i quali è possibile studiare il network ottimale per il business da svolgere ma anche razionalizzare le tratte percorse dai propri camion sia in termini di minore distanza che di saturazione del camion.

In aggiunta, esistono piattaforme logistiche su internet che connettono in rete le aziende del settore industriale e commerciale con i loro spedizionieri allo scopo di ottimizzare i viaggi dei trasportatori, i quali hanno la possibilità di poter coprire tutte le tratte sia in andata sia in ritorno e aumentare di conseguenza la possibilità di sfruttare i viaggi di coincidenza.
 
4) Utilizzo della tecnica di cross docking
La tecnica del cross docking è l`operazione per la quale la merce che arriva da più destinazioni viene scaricata e (almeno in parte) ricaricata direttamente su altri mezzi, senza sosta a terra. Con questa iniziativa è possibile ridurre le manipolazioni della merce (con conseguente diminuzione di utilizzo delle attrezzature per la movimentazione dei materiali), limitare la necessità di spazio di immagazzinamento (che porta alla riduzione di energia per la conduzione dello stabile) e aumentare la saturazione dei camion (ossia diminuire i camion in circolazione a pari merce spedita).

5) Passare a modalità di trasporto merci più sostenibili

La scelta di una tipologia di trasporto modale rispetto a quella esclusiva su gomma ha un notevole impatto sulla riduzione di emissione di CO2 nell’ambiente. Infatti l’utilizzo di forme di trasporto marittime (consumi pari a 7÷21 tCO2e/tkm) e su rotaia (18 tCO2e/tkm) porta, a pari percorrenza su gomma (180 tCO2e/tkm), ad un grande beneficio in termini di impatto.

Quindi guidare l`azienda verso modalità di trasporto più ecologicamente compatibili porta ad una sensibile riduzione di CO2 emessa per viaggio e conseguentemente ad una ragguardevole riduzione dei costi di trasporto (se questi vengono ben programmati).
 
6) Gestire in maniera più efficiente la logistica urbana
I centri urbani sono sicuramente la zona più colpita dall’inquinamento ambientale anche perché vi sono problematiche strutturali (strade strette, traffico elevato, carenza di parcheggi), restrizioni da parte delle autorità e nuove ed impegnative richieste dei clienti (si pensi, ad esempio, alla diffusione dell’e-commerce). In quest’area circoscritta circolano una miriade di veicoli (principalmente commerciali) che spesso e volentieri risultano avere una scarsa saturazione della propria capacità di carico.

Una possibile soluzione per aumentare la saturazione dei mezzi di distribuzione secondaria e, di conseguenza, diminuirne la loro numerosità nelle strade cittadine è quella di consolidare i volumi da trasportare nei centri urbani attraverso collaborazioni tra operatori logistici, utilizzando magari un unico hub cittadino che raggruppi la merce di vari trasportatori all’ingresso del centro urbano.

Inoltre, spostare la gestione dei volumi nei momenti "off-peack" ha un duplice effetto: ridurre notevolmente il tempo di consegna e non contribuire al congestionamento del traffico nelle ore “di punta”.
 
7) Promuovere sistemi di guida ecocompatibile

Lo stile di guida di ciascun camionista influisce in maniera rilevante sulle emissioni emesse dal proprio veicolo.

E’ quindi estremamente importante adottare tecniche di guida che vadano a ridurre i consumi per chilometro percorso e per peso movimentato.

Per fare ciò è importante implementare politiche aziendali e sistemi di controllo delle performance dei drivers con lo scopo di incentivare chi guida attraverso premi per chi consuma meno. Sicuramente è importante una adeguata formazione degli autisti ad uno stile di guida ecodriving. A questo scopo esistono alcuni corsi che, attraverso lezioni teoriche e simulatori di guida, aiutano ad una facile comprensione dello stile di guida ecologico.
 
8) Attivazione di politiche collaborative

L`azienda deve mettere in opera politiche collaborative tra tutti gli attori della supply chain ossia fornitori, partner commerciali, clienti ed enti pubblici, creando un obiettivo comune d`impegno.

L’idea di base è quella di capire, attraverso un “proficuo” dialogo tra le parti in causa, quale è il livello di servizio realmente richiesto, evitando inutili prestazioni che portano a dispendio di energie senza un reale beneficio percepito dalla controparte.

Ad esempio, si pensi all’inutilità di effettuare spedizioni quotidiane ad un certo cliente, quando questo non ne ha reale esigenza.

9) Razionalizzazione del packaging
Il packaging ha la funzione di proteggere il prodotto durante il trasporto e di renderlo ancora più appetibile durante la sua fase di vendita, ma questo porta ad un aumento non indifferente dei costi sia per la materia prima consumata che per lo spazio occupato durante la fase di trasporto e di immagazzinamento.

Ridurre il peso e le dimensioni degli imballaggi o addirittura, dove è possibile, presentare il prodotto senza packaging è sicuramente un buon modo di risparmiare costi.

Inoltre, la strada per avere un imballaggio green può essere intrapresa attraverso l’utilizzo di packaging sostenibile, prodotto con materiali a base organica e svolgendo un’attenta progettazione che, a pari resistenza, si focalizzi sulla riduzione di materiale, di inchiostro e che ben si presti al riuso e al riciclo.

10) Utilizzare quando possibile la filiera corta
Una filiera si definisce corta quando prevede un numero limitato di intermediari tra il produttore e il cliente finale, compreso il contatto diretto fra i due. Il risultato principale di una filiera corta è quello non solo di ridurre il prezzo finale di un prodotto, ma anche di abbattere in modo consistente l`impatto ambientale.

I prodotti a filiera corta diminuiscono le distanze fisiche che separano chi produce da chi consuma e di conseguenza si accorcia anche la filiera stessa, non essendoci la necessità di intermediari del trasporto, grossisti o mercati generali che poi ridistribuiscono a dettaglianti.

Attuando una filiera corta vi è un risparmio degli imballaggi, che vengono riciclati, la merce trasportata è unicamente quella venduta, le distanze da percorrere sono minori perché si prediligono gli approvvigionamenti a minor percorso.
Fonte: logisticaefficiente.it
 

giovedì 18 dicembre 2014

Custodia mobili Sassari

Per un trasloco, un cambio di situazione familiare, un periodo di lavoro all’estero: le ragioni per cui ci si può trovare ad avere bisogno di un servizio di custodia mobili sono numerose e tutte valide. Poiché si tratta comunque sempre di affidare il proprio mobilio e gli oggetti a cui si è affezionati ad una struttura gestita da estranei, è sicuramente bene porsi qualche domanda per scegliere al meglio e dormire sonni tranquilli. Partiamo dalle considerazioni di base: per prima cosa vorrete una struttura che sia pulita e ordinata, non certo una che vi ispiri disgusto pensando che ospiterà le vostre proprietà. Ma oltre a questo, vorrete anche che sia una struttura sicura, dove ladri e malintenzionati non possano penetrare per sottrarre o danneggiare i vostri mobili; inoltre sarà meglio che sia facilmente raggiungibile, così che recuperare ciò che vi appartiene sia semplice e rapido.
Oltre a questo, meglio scegliere una struttura gestita da un’impresa che possa anche occuparsi dello smontaggio e del trasferimento del mobilio stesso. Il motivo è semplice: smontare e spostare mobili non è un lavoro né leggero né semplice, e anche se la fatica può non spaventarvi o non essere un problema, il rischio di danneggiare seriamente il vostro arredamento è concreto e grave. Una spesa leggermente superiore vi tutelerà completamente.
Un altro fattore di valore significativo è quello che la struttura disponga di unità climatizzate, nelle quali temperatura e umidità sono costanti. I vostri mobili rimarranno fermi e inutilizzati per mesi; gelo e umidità incontrollati potrebbero sciuparli in maniera pressochè irrimediabile. In un’unità climatizzata, invece, le muffe non hanno modo di svilupparsi e far danni, il che vale il supplemento di tariffa.
In definitiva, i costi non sono mai un fattore trascurabile: ma nel deposito mobili, un piccolo risparmio potrebbe finire col tradursi in una perdita considerevole e in serie complicazioni. Pensiamoci, valutando listini e preventivi.
Fonte: la-notizia.com
 
 

mercoledì 17 dicembre 2014

Logistica Sardegna

L’attività logistica, per sua natura, è comprensiva di una molteplicità di servizi e prestazioni che rendono difficile ricondurre la sua disciplina ad uno specifico contratto tipico. Anche le figure alle quali essa più si avvicina appaiono insufficienti a garantirne un’adeguata regolamentazione. Non pare, ad esempio, esaustivo il riferimento al contratto di deposito, in quanto la prestazione dell’operatore logistico non riguarda certo solo la custodia dei prodotti affidatigli, ma anche una serie di attività complementari quali la gestione dei flussi di merci con l’ausilio di sistemi informatici, le attività di controllo qualitativo e quantitativo dei prodotti, lo svolgimento di attività amministrative legate alla gestione del magazzino, nonché la distribuzione delle merci. Nè, d’altro canto, si può giungere a differenti conclusioni in merito alla sua riconducibilità al solo schema del contratto di trasporto, principalmente in ragione della tipicità della prestazione da esso regolamentata che mal si concilia con l’ampiezza e la varietà delle attività che caratterizzano il contratto di logistica.
Si proverà, quindi, a partire da una definizione di contratto di logistica: “Il contratto di logistica è quell’accordo con cui un soggetto, detto fornitore di servizi logistici, si assume la gestione di una o più fasi delle attività di deposito, movimentazione, manipolazione e trasferimento di prodotti di un altro soggetto, detto committente, con organizzazione dei mezzi a proprio carico, e si obbliga quindi alla prestazione dei servizi funzionali allo svolgimento di tali attività, dietro il pagamento di un corrispettivo". In linea generale, la definizione menzionata, per molti versi richiama la fattispecie dell’appalto di cui agli artt. 1655 c.c. ed in particolar modo dell’appalto di servizi. Il problema è quello di stabilire se ed in quale misura in presenza di una pluralità di servizi, si debbano applicare, con riferimento alle singole prestazioni, le norme sull’appalto o quelle dei contratti cui esse sono riconducibili.
Il contratto di servizi logistici integrati configura pertanto una fattispecie atipica, in cui, però, confluiscono elementi di singoli contratti tipici. Oltre alle norme in tema di appalto trovano applicazione anche le disposizioni in materia di somministrazione “in quanto compatibili”. Inoltre, i contratti tipici cui si può fare riferimento sono senz’altro il contratto di deposito, il contratto di trasporto, il contratto di spedizione ed il contratto di mandato.
Fonte: m.filodiritto.com
 

domenica 14 dicembre 2014

Pulizie industriali e civili Sassari

Le pulizie condominiali comprendono diversi settori: la spazzatura dei pavimenti, il lavaggio dei pavimenti, la spazzatura dei cortili interni ed esterni, spazzatura cantine e il lavaggio vetri e davanzali.
Tutto questo fa parte delle pulizie condominiali. In casi particolari bisogna aggiungere il lavaggio completo degli ascensori o la lucidatura del pavimento.
 
Cosa succede molto spesso tra i condomini?
Nell’assemblea condominiale si può decidere l’affidamento del servizio di pulizia ad una ditta esterna, per la pulizia delle parti comuni, oppure per il fai da te, ossia per la pulizia a turni da parte del singolo condomino.
Purtroppo le turnazioni sono belle finchè durano!!, cioè finchè tutti i condomini le fanno regolarmente è tutto a posto, ma quando per un motivo qualunque uno decide di non farle scattano litigi e discussioni.

Ecco cosa dice il codice civile.
Per l’articolo 1117 del codice civile, le scale sono di proprietà dei condomini, compresi quelli con locali al piano terreno e anche con accesso esclusivo dalla strada, a meno che non risulti il contrario dagli atti di acquisto o dal regolamento condominiale di natura contrattuale.
Tutti, quindi, devono contribuire alla pulizia, manutenzione e ricostruzione delle scale, e le spese devono essere sostenute e ripartite tra tutti.
I criteri di ripartizione delle spese per la pulizia, da fare eseguire anche da un’impresa, sono spesso argomento oggetto di discussione e fonte di litigi tra vicini, specie se il regolamento condominiale non prevede nulla in proposito.
Dato che la pulizia è assimilabile a una vera e propria manutenzione, i criteri di spesa da applicare sono quelli previsti dall’art. 1124 c. c.: “Le scale sono mantenute e ricostruite dai proprietari dei diversi piani a cui servono. La spesa relativa è ripartita tra essi, per metà in ragione del valore dei singoli piani o porzioni di piano, e per l’altra metà in misura proporzionale all’altezza di ciascuno. La ripartizione delle spese per la pulizia delle scale secondo quanto previsto dall’art. 1124 cod. civ., poi, è conforme alla ratio di tale disposizione, la quale va individuata nel fatto che, a parità di uso, i proprietari dei piani alti logorano di più le scale rispetto ai proprietari dei piani più bassi, per cui contribuiscono in misura maggiore alla spese di ricostruzione e manutenzione. Ugualmente, a parità di uso, i proprietari di piani più alti sporcano le scale in misura maggiore rispetto ai proprietari dei piani più bassi, per cui devono contribuire in misura maggiore alle spese di pulizia”.
Fonte: ggmservizi.com
 
 

Recupero carta e cartone Sardegna

Come tutti i rifiuti, la carta pone problemi di smaltimento. La carta è però un materiale riciclabile. Come il vetro, infatti, la carta recuperata può essere trattata e riutilizzata come materia seconda per la produzione di nuova carta.
In Italia carta e cartone rappresentano circa il 30% del totale dei rifiuti e sono una risorsa perchè possono essere utilizzati per produrre carta riciclata. E’ sufficiente recuperare una tonnellata di materiale cellulosico per salvare 3 alberi alti 20 metri, riducendo l'impatto ambientale e risparmiando le fonti di energia.
La carta può essere non solo riciclata, ma anche ampiamente riutilizzata stampando su ambo i lati dei fogli, riutilizzando i sacchetti di carta, donando i libri alle scuole o alle biblioteche.

Rifiuti di carta riciclabili:

  -  giornali, riviste, libri, fumetti, tutta la stampa commerciale (dèpliant, pieghevoli pubblicitari)
  -  sacchetti per gli alimenti, per il pane o per la frutta
  -  sacchetti di carta con i manici
  -  fogli di carta di ogni tipo e dimensione
  -  contenitori di prodotti alimentari (come astucci per la pasta, per il riso, per i corn flakes ecc.)
  -  le fascette in cartoncino di prodotti come conserve, yogurt e bevande
  -  le scatole delle scarpe
  -  le confezioni, grandi e piccole, di prodotti come detersivi per lavatrici e lavastoviglie
  -  le scatole dei medicinali, del dentifricio, ecc.
  -  gli imballaggi in cartone ondulato di qualsiasi forma o misura (ad esempio, per apparecchi televisivi o elettrodomestici)
  -  contenitori in cartone per frutta e verdura
  -  cartoni per bevande (come ad esempio quelli di latte, succhi di frutta, vino, panna e similari) svuotati, sciacquati e appiattiti

Attenzione: questa non è carta riciclabile!

Tutti i materiali non cellulosici, i contenitori di prodotti pericolosi, carte sintetiche, carte fotografiche ed ogni tipo di carta, cartone e cartoncino che sia stato sporcato (ad esempio carta oleata, carta e cartone unti, fazzoletti di carta usati, tovaglioli di carta sporchi di cibo, carta plastificata, fustini del detersivo).

Riciclare la carta significa: minori costi per il suo smaltimento, minori costi per la sua produzione, difesa ecologica delle risorse boschive.

Carta riciclata

La trasformazione del rifiuto cartaceo (che si definisce carta da macero) in materia prima necessita di varie fasi:
   •  raccolta e stoccaggio (in questa fase è particolarmente rilevante che le amministrazioni locali richiedano e organizzino la raccolta
       differenziata dei rifiuti);
   •  selezionamento (per separare la fibra utilizzabile dai materiali spuri - spaghi, plastica, metalli - che normalmente sono incorporati nelle balle
       di carta da macero);
   •  sbiancamento (per eliminare gli inchiostri).
A questo punto del ciclo, la cellulosa contenuta nella carta-rifiuto è ritornata ad essere una materia prima, pronta a rientrare nel ciclo di produzione.

Smaltimento Carta

In Italia vengono consumaticirca 9 milioni di tonnellate di prodotti cellulosici. Dei rifiuti prodotti:
  - il 64% viene riciclato
  - il 14% viene bruciato per produrre energia
  - il 22% serve per altri usi (nei caminetti) o finisce in discarica
La modalità più comuni di smaltimento della carta sono quindi il riciclaggio oppure l’incenerimento insieme ad altri rifiuti se non viene effettuata una raccolta differenziata dei materiali.
Dal punto di vista economico, il riciclaggio è sicuramente meno oneroso che l'incenerimento.È ovvio che la carta riciclata non produce un pari peso di carta "nuova" (sicché per fare una tonnellata di carta nuova ci vuole normalmente - e comunque in misura variabile a seconda degli impianti e del prodotto fabbricato - anche una certa percentuale di cellulosa fresca, proveniente da alberi), e che il procedimento ha i propri costi - economici, energetici e di inquinamento.
Tuttavia:
  •  il costo della materia prima riciclata è notevolmente più basso di quello della pasta di legno, i relativi scarti possono essere utilizzati come
      combustibile co-generatore del vapore necessario al processo di fabbricazione, e la produzione è meno inquinante;
  •  il riciclaggio riduce la quantità di rifiuti da trattare, i relativi costi di stoccaggio, lo spreco di spazio da destinare allo stoccaggio medesimo,
      l'inquinamento da incenerimento, e ovviamente il consumo di alberi vivi (anche se gli alberi impiegati per la produzione della carta provengono
      da vivai a coltivazione programmata dove vengono periodicamente tagliati e ripiantati).

La carta (se non inchiostrata) può anche essere sottoposta a una degradazione aerobica (compostaggio) assieme ad altri materiali di origine vegetale e/o animale per produrre un ammendante utile per l'agricoltura o per il recupero di suoli con basso grado di nutrienti naturali.

Un'altra prospettiva (interessante in particolare quando non si riesce a ottenere fibre con idonee caratteristiche fisico-meccaniche per nuovi prodotti cartacei) è quella della degradazione chimica finalizzata a produrre sostanze di uso industriale (per esempio metanolo).ù
Fonte: gestione-rifiuti.it
 
 

sabato 13 dicembre 2014

Distribuzione e montaggio arredi Sardegna

Per un trasloco, un cambio di situazione familiare, un periodo di lavoro all’estero: le ragioni per cui ci si può trovare ad avere bisogno di un servizio di custodia mobili sono numerose e tutte valide. Poiché si tratta comunque sempre di affidare il proprio mobilio e gli oggetti a cui si è affezionati ad una struttura gestita da estranei, è sicuramente bene porsi qualche domanda per scegliere al meglio e dormire sonni tranquilli. Partiamo dalle considerazioni di base: per prima cosa vorrete una struttura che sia pulita e ordinata, non certo una che vi ispiri disgusto pensando che ospiterà le vostre proprietà. Ma oltre a questo, vorrete anche che sia una struttura sicura, dove ladri e malintenzionati non possano penetrare per sottrarre o danneggiare i vostri mobili; inoltre sarà meglio che sia facilmente raggiungibile, così che recuperare ciò che vi appartiene sia semplice e rapido.
Oltre a questo, meglio scegliere una struttura gestita da un’impresa che possa anche occuparsi dello smontaggio e del trasferimento del mobilio stesso. Il motivo è semplice: smontare e spostare mobili non è un lavoro né leggero né semplice, e anche se la fatica può non spaventarvi o non essere un problema, il rischio di danneggiare seriamente il vostro arredamento è concreto e grave. Una spesa leggermente superiore vi tutelerà completamente.
Un altro fattore di valore significativo è quello che la struttura disponga di unità climatizzate, nelle quali temperatura e umidità sono costanti. I vostri mobili rimarranno fermi e inutilizzati per mesi; gelo e umidità incontrollati potrebbero sciuparli in maniera pressochè irrimediabile. In un’unità climatizzata, invece, le muffe non hanno modo di svilupparsi e far danni, il che vale il supplemento di tariffa.
In definitiva, i costi non sono mai un fattore trascurabile: ma nel deposito mobili, un piccolo risparmio potrebbe finire col tradursi in una perdita considerevole e in serie complicazioni. Pensiamoci, valutando listini e preventivi.
Fonte: la-notizia.com
 
 

mercoledì 10 dicembre 2014

Archiviazione elettronica documenti Sardegna

Prima di iniziare ad illustrare un metodo di archiviazione tra i più diffusi, bisogna ripetere che comunque ogni sua regola è flessibile, in quanto ciascuno deve adattarla ai propri bisogni, alle circostanze in cui deve operare.
Ogni azienda ha delle necessità specifiche, sia per il tipo di attività che svolge, sia per il numero degli addetti, sia anche per le richieste che vengono poste dai dirigenti.
Non dobbiamo infatti dimenticare che non tutti i dirigenti vedono le cose allo stesso modo.
C’è ad esempio chi imposta tutto il lavoro sulla statistica, e in questo caso un archivio deve essere organizzato in modo da agevolare le ricerche statistiche. C’è poi il capo che pone alla base del proprio operato un budget che riflette entrate e uscite dei brevi periodi, per cui bisognerà tenerne conto nell’archiviazione. Anche quando il dirigente si fida prevalentemente del proprio sesto senso negli affari, un buon impiegato deve tenere pronte alla mano delle carte per confutare o confermare certe previsioni.
Per poter far fronte a tutte queste - e a moltissime altre - variabili, la regola principale è quella della precisione. Se un metodo è magari un po’ originale, basta che venga applicato sempre nello stesso modo e comunque con precisione, per risultare utilissimo in ogni circostanza.
A parte il fatto determinante della disponibilità di spazio, l’archivio ottimale dovrebbe trovarsi un una o più camere separate dagli uffici operativi, ma vicinissimo ad essi.
Dovrebbe essere luminoso e gli armadi dovrebbero essere disposti in modo tale da poter essere raggiunti senza difficoltà. Così pure eventuali scaffali a giorno non dovrebbero contenere documenti in doppia fila. Cosa che sembrerebbe superfluo esigere, ma purtroppo non si ottiene quasi mai, gli archivi dovrebbero essere tenuti puliti; non che la donna delle pulizie debba passare con l’aspirapolvere ogni giorno come nel reparto operativo, ma almeno una volta al mese sì.
Alcuni degli armadi dovrebbero potersi chiudere a chiave, ma - per strano che sembri - non con chiusure della massima sicurezza. Questo perché in caso di incursioni di ladri possano venir aperti ma non danneggiati: un ladro che si trova davanti ad una cassaforte viene oltre modo tentato di aprirla con ogni mezzo, ma solitamente non ha motivo di rubare semplici documenti di archivio. La chiave su un armadio serve in effetti solo al personale, affinché le nuove leve e le persone comunque inesperte non vadano a far disordine tra le carte di una qualche importanza. Così, dovendo richiedere la chiave all’addetto, questa gente non si trova mai lontano dall’occhio vigile dell’archivista.
Oltre a ciò, l’archivio dovrebbe contenere almeno una grande scrivania con relativa sedia, l’occorrente per prendere appunti e l’occorrente per archiviare le carte (perforatori, pennarelli, timbri ove richiesto, ecc.).
Sono in pratica i contenitori degli archivi, cioè raccoglitori, cartelle, buste e scatole, e comprensibilmente, quando si decide sull’acquisto di questi accessori, è tutto una questione di gusti, e alle volte anche di costi.
In quanto ai raccoglitori, c’è chi preferisce quelli classici (dal dorso largo 6-10 cm), tutti eguali, e c’è chi opta per una soluzione più variopinta e differenziata, perché così la ricerca viene aiutata dalle varie forme e dai colori diversi dei contenitori.
Comunque sia, la scelta va fatta con criteri di praticità, per cui va data la precedenza a quei raccoglitori che risultano più maneggiabili e che salvaguardano l’integrità dei documenti.
È da tenere presente che i raccoglitori che non possiedono un fermo (il ferretto che tiene le carte ferme nella posizione corretta) non sono raccoglitori “verticali”, cioè non li si può mettere in fila sullo scaffale come si mettono i libri, perché i documenti non fermati si piegherebbero e finirebbero per strapparsi. Questi raccoglitori sono fatti per stare orizzontalmente, cioè con la copertina sulla scrivania, per cui non sono adatti per l’archivio, ma per un uso corrente di consultazione e trasporto.
La stessa cosa possiamo dire per i classici raccoglitori a falda che, sebbene possano agevolmente contenere tutti i tipi di documenti proprio perché trattenuti dalle falde e dall’elastico, non hanno però il “dorso” sul quale annotarne il contenuto. Solo negli ultimi anni sono stati messi in commercio dei raccoglitori a falda con dorso di un paio di centimetri e si sono dimostrati molto utili non solo per il trasporto di documenti, ma anche per una corretta archiviazione degli stessi. Il solo difetto di questi raccoglitori è il loro prezzo, dal momento che costano circa quanto un raccoglitore classico ma contengono circa un quarto delle carte che quest’ultimo può comprendere. In archiviazione vengono usati perlopiù quando si deve raggruppare pochi documenti che non devono venir mischiati con altri, e dei quali non si prevede un incremento nemmeno con il passare degli anni.
Ci sono però dei documenti che non sono del formato A4 sopra previsto, e che non è possibile costringere nei raccoglitori classici. Non stiamo parlando di fogli leggermente più grandi che si possono eventualmente piegare (certe fatture ad esempio), ma dei tabulati di formato largo che ancora si usano in certe contabilità. È vero che la maggior parte dei contabili oggi opta per la scrittura “stretta” che permette di stampare su normale carta A4, ma non è certo una regola.
Ci sono ancora moltissimi operatori che preferiscono le “lenzuola” come vanno scherzosamente chiamati i fogli larghi (praticamente un A3), sia per abitudine che per avere spazio dove annotare le correzioni sulle stampe di prova. Comunque sia, l’archivista non può decidere in merito, deve solo archiviare queste carte nel modo più corretto possibile. Visto che si tratta di documenti ufficiali di contabilità (libro giornale ad esempio), sarà bene usare i raccoglitori della forma adatta, cioè alti come gli altri, ma profondi (o larghi) il doppio, affinché i documenti non si stropiccino. Dato però che questi raccoglitori sono molto scomodi e prendono tanto spazio, sarà bene riservarli solo per i documenti importanti, non per eventuali stampe di prova o per gli archivi di uso corrente.
Le aziende che archiviano alcuni documenti raggruppandoli in fascicoli, ad esempio i Clienti nell’archiviazione specifica (meglio illustrata più avanti), hanno bisogno di grandi faldoni in cui contenere questi fascicoli. I faldoni sono cartelle dalla copertina rigida e senza schienale (o con schienale floscio), e si chiudono con tre lacci. Sono un po’ più grandi delle altre cartelle, appunto perché le devono contenere. Non sono molto pratici, in quanto lo schienale floscio e la chiusura a lacci non agevolano una forma compatta, “a cubo”, dell’insieme, bensì creano dei blocchi sformati e “a cuneo” che, sovrapposti, rischiano di scivolare, mentre allineati su uno scaffale lasciano fuoriuscire contenuti di piccolo formato. Oggi i faldoni sono largamente sostituiti dalle scatole di archivio che sono in pratica degli scatoloni in cartone ondulato o pressato, della giusta misura per contenere un raccoglitore o due.
In effetti, alcune ditte usano queste scatole per archiviare quanto sta in un raccoglitore e usare quest’ultimo per un nuovo anno, ma non è questo il loro impiego migliore. Le scatole infatti prendono lo spazio che prende un raccoglitore, ma non riescono a conservare il suo ordine, perché i documenti vi si trovano alla rinfusa. È vero che i raccoglitori costano di più, ma anche valgono di più. Le scatole sono invece indispensabili quando vanno a sostituire i faldoni, cioè quando contengono i fascicoli di qualche tipo. Sono molto più solide dei faldoni, più squadrate, e - da non sottovalutare - preservano i documenti dalla polvere. Oltre a ciò vi si può incollare un’etichetta, cosa che sullo schienale floscio dei faldoni era praticamente impossibile.
Quest’etichetta va incollata sul dorso o su un lato, dipende dall’altezza dello scaffale a disposizione, con l’indicazione del contenuto, ad esempio OPERAZIONI 1996 DAL N. 123 AL N. 456 oppure PROGETTI 1996 GEN-APR oppure PENDENZE LEGALI 1992/1993, eccetera.
C’è da dire ancora qualcosa sulle buste interne dei raccoglitori, cioè quei sacchetti di plastica trasparente con il “punching” (perforatura, una serie di buchi) che ne permette l’inserimento in ogni tipo di raccoglitore. Appena apparse sul mercato queste buste vennero snobbate a causa del costo relativamente alto, ma con il tempo la loro utilità ha sgominato ogni pregiudizio. Sono degli strumenti indispensabili per una corretta archiviazione, ma bisogna servirsene con criterio. A questo punto c’è da osservare infatti che queste buste si trovano in varie misure, dove dobbiamo principalmente considerare l’uso che se ne prevede. La prima distinzione è: la busta servirà per contenere un foglio o tanti fogli? Non è una questione frivola. Le buste della misura esatta A4 contengono perfettamente un foglio solo, e servono quando dobbiamo proteggere certi documenti, sia che non li vogliamo perforare per l’archivio (ad esempio un disegno), sia che si tratti di documenti che vengono tanto maneggiati da stropicciarsi in breve tempo (ad esempio un listino). Ma queste buste non vanno bene se dobbiamo inserirvi più fogli, perché proprio materialmente non ci stanno. Dobbiamo allora servirci delle buste leggermente più larghe, solo di circa un centimetro, ma quanto basta per contenere parecchie carte. Sono queste le buste che servono quando ad esempio, nella cartella di un cliente, si vuole tenere raggruppate, e separate dal resto, le copie delle fatture emesse a suo nome; quando, in un progetto si vogliono tenere distinte le varie fasi; quando, in un qualsiasi insieme, si vogliono tenere presenti alcuni aspetti senza intralciare la routine lavorativa. Nell’archiviazione, mentre le buste strette praticamente non servono, quelle larghe sono un valido aiuto nella sottodivisione nei raccoglitori classici. Bisogna però considerare che, con il tempo, la stampa tende ad attaccarsi alla plastica ed a “smontare” dal documento. Perciò, se prevediamo che un documento dovrà stare in quella busta per parecchio tempo o per sempre, interponiamo tra busta e stampa una velina che ci permetterà comunque di vedere in trasparenza, ma impedirà il deterioramento del documento.
Un ultimo strumento per la corretta archiviazione, ma non certo il meno importante, sono i separatori, cioè i cartoncini che separano i vari gruppi di carte contenuti nello stesso raccoglitore. Sono dei cartoncini un po’ più larghi delle carte che devono tenere separate, in modo da evidenziare subito all’apertura del raccoglitore l’esatto punto da aprire, tipo rubrica telefonica. Sul bordo portano infatti l’indicazione del contenuto che segue, ad esempio un raccoglitore di progetti avrà bisogno di separatori che indicheranno sul bordo il nome di ogni singolo progetto. Alle volte i separatori sono semplici rubriche, cioè cartoncini con sul bordo le lettere dell’alfabeto, e servono perlopiù nelle piccole aziende, per contenere ad esempio tutti i clienti la cui ragione sociale inizia con la stessa lettera. Se ne trovano vari esempi in commercio, ma bisogna dire che proprio per le varie esigenze che una ditta può avere, è senz’altro preferibile ritagliare da un foglio di cartoncino i separatori adatti per ogni circostanza; con un po’ di pratica la cosa è fattibile in poco tempo.
La prima caratteristica che deve interessare all’archivista quando riceve un documento è la carta sulla quale è stato scritto. Questo perché ogni scritta su carta chimica o su carta tecnica sbiadisce col tempo, fino a cancellarsi totalmente in un periodo relativamente breve.
È il caso dei fax e degli scontrini, come pure di certi lucidi. Archiviarli come stanno non servirebbe a nulla, equivarrebbe a buttarli. Bisogna perciò farne delle fotocopie e pinzarle sull’originale prima di procedere all’archiviazione. Non guasterà il timbro “Copia conforme all’originale” e la firma dell’addetto.
Vanno fatte fotocopie anche di tutti quei documenti che dovrebbero stare in due o più archivi diversi, ad esempio la formula di un prodotto creato specificatamente per un certo cliente deve essere archiviata tra i Prodotti, ma una copia va messa senz’altro nella cartella del Cliente. In questi casi, l’archivista deve provvedere non solo a fare le fotocopie necessarie, ma soprattutto avere cura che sulle stesse sia chiaramente indicato dove si trovi l’originale.
Non dimentichiamo poi che, per l’archivista, il dato più importante di ogni documento è l’intestazione, perché è in base a questo dato che verrà fatta ogni futura ricerca. Per questo motivo l’intestazione non deve venir coperta da eventuali appunti o allegati che qualcuno ha ritenuto di attaccare al documento.
Se l’archivista riceve un documento con l’intestazione coperta, è suo dovere staccare attentamente e senza far danni il foglietto (appunto, cedolino, scontrino) e riattaccarlo sullo stesso foglio, ma più in basso dove non coprirà l’intestazione, o eventualmente sul retro dello stesso foglio. La stessa regola deve venir osservata quando il foglio da archiviare è di dimensioni troppo grandi (superiori al formato A4). Prima di riporre questi documenti, ne dobbiamo ripiegare il lato destro e quello inferiore, in modo che rimanga ben visibile l’intestazione. In questo modo sacrifichiamo la possibilità dell’immediata lettura di dati spesso molto importanti, ad esempio in una fattura vanno ripiegati di sotto i prezzi ed il totale ammontare della fattura, ma è questo il modo corretto di riporla.
Analogamente, se il documento è di grandezza giusta, ma stampato orizzontalmente, non dobbiamo archiviarlo come sta, perché così facendo l’intestazione verrebbe a trovarsi in basso a sinistra o in alto a destra, e in caso di ricerca potremmo passare oltre senza vederla. Queste carte vanno archiviate nel senso della lettura, cioè con l’intestazione in alto a sinistra, e ripiegate a destra. Attenzione anche ai fogli troppo piccoli. Il più piccolo dei formati archiviabili è la metà dell’A4, il cosiddetto memorandum e va archiviato sempre nel senso della lettura, cioè con l’intestazione in alto a sinistra. Ogni foglietto più piccolo di questo (ad esempio uno scontrino) deve essere attaccato con la colla o meglio con la cucitrice su un pezzo di carta bianca formato A4 o almeno memorandum che poi regolarmente viene perforato e riposto. Si usa questo metodo anche con documenti che è meglio non danneggiare con il perforatore, o che sono difficili da perforare, ad esempio campioni di stoffe o altri materiali.
Tranne pochissime eccezioni, i gruppi di documenti vanno archiviati in ordine numerico o in ordine alfabetico. Nei raccoglitori ordinati per numero (ad esempio quelli contenenti le fatture emesse), il numero 1 sta in fondo, sotto gli altri, in modo che si aprano sull’ultimo documento emesso. Diversamente, in un raccoglitore ordinato alfabeticamente, la lettera A sta di sopra ed è la prima a venir letta.

Ordine numerico

Non c’è molto da dire sull’ordinazione per numero, tranne di fare molta attenzione ai numeri che per qualche ragione sono stati inseriti in un secondo tempo, per cui possiamo avere ad esempio 15/bis, oppure 15/a, o anche 15/1. In questo caso la sequenza (e di conseguenza l’ordine di archiviazione) è 14, 15, 15/bis, 15/ter, 16, ecc., oppure 14, 15, 15/a, 15/b, 16, ecc., oppure 14, 15, 15/1, 15/2, 16, ecc. Sembra una raccomandazione superflua, tanto è ovvia, ma nella pratica succede molto spesso che questo ordine venga in qualche modo cambiato, e di conseguenza un “numero bis” non si trova mai.
Altra raccomandazione apparentemente superflua è quella di tenere sempre raccoglitori ben distinti per ogni serie di numeri presenti in azienda. Se ad esempio sono presenti due modi di numerazione delle fatture emesse, dobbiamo per forza gestire due raccoglitori; in questo caso sarà molto utile che i due raccoglitori siano diversi, almeno di diverso colore, e che ogniqualvolta un documento vi viene riposto, si controlli bene di averlo archiviato nel giusto gruppo di appartenenza.
Molte volte poi le fatture vengono numerate non solo con numeri ma con lettere e numeri, ad esempio A00036. In questo caso bisogna innanzitutto sapere a che cosa si riferiscono le lettere. Se, come di norma succede, la lettera indica uno specifico reparto dell’azienda (poniamo A per ingrosso e B per dettaglio), abbiamo due serie di numerazioni che procedono indipendentemente l’una dall’altra. Ma certe aziende mettono delle lettere prima dei numeri per indicare la persona (o il reparto) che ha gestito quell’affare, così A0012 significa che la fattura n. 0012 conclude un affare gestito da Antonio, mentre la B0013 conclude una trattativa di Biagio.
È un sistema che si può definire perlomeno complicato, ma chi lo usa da anni si trova bene. Ora, la differenza con il caso precedente è enorme, perché qui abbiamo una sola serie di numeri, solo che di volta in volta hanno una diversa lettera davanti. In questo caso l’archiviazione va fatta ignorando le lettere. In sostanza, tutto sta nel distinguere le serie di numerazioni, e archiviare ogni serie autonomamente.

Ordine alfabetico

Dato che tutte le aziende prima o poi in qualche modo escono dall’ambito nazionale, bisogna usare l’alfabeto inglese, quello di 26 lettere, aggiungendo all’alfabeto italiano, nel giusto ordine, le lettere J K W X Y. Se poi una ditta ha dei contatti con aziende dei paesi slavi o scandinavi o altri ancora, dovrà ampliare di conseguenza l’alfabeto in uso. È importante infatti comprendere che se un linguaggio ha avuto il bisogno di creare una lettera, significa che il suo popolo ne ha bisogno e noi dobbiamo rispettare i nostri partner.
Ad esempio, sarebbe scorretto che un ipotetico sig. Carlo venisse schedato come Karlo; allo stesso modo non è corretto archiviare John sotto Gion...
Tuttavia ordinare per alfabeto non è tanto semplice quanto sembra, proprio perché si tratta quasi sempre di ordinare nomi propri.
Prendiamo l’esempio più classico, un archivio di Clienti o Fornitori, dove le parole che dobbiamo mettere in ordine alfabetico sono le intestazioni delle aziende. Il signor Andrea Rossi gestisce una cartoleria; può intestare la sua carta ANDREA ROSSI oppure ROSSI ANDREA oppure CARTOLERIA di A. ROSSI o altro ancora. L’energia elettrica ci viene fornita dalla ENEL o E.N.E.L. o ENTE NAZIONALE PER L'ENERGIA ELETTRICA, eccetera. Abbiamo un cliente OASI VERDE ed un altro L’OASI VERDE, uno con la carta intestata 4 NOVEMBRE ed un altro che si chiama QUATTRO SORELLE. Una multinazionale emette una fattura con il proprio nome ed un’altra a nome della filiale italiana. Un’azienda cambia ragione sociale. E cosi via, le possibilità di dubbio sono tante.
Una delle regole base di ogni relazione d’affari è quella di chiedere subito all’inizio una visura camerale della controparte, in modo da sapere, tra l’altro, l’esatta denominazione della ditta. Se non si vuole chiedere la visura, bisogna comunque chiedere esplicitamente questo dato, preferibilmente per iscritto. Non dimentichiamo che sugli elenchi richiesti dal Fisco devono essere riportati i nominativi esattamente come risultano dall’iscrizione alla C.C.I.A.A. Ed oltre a ciò è questo l’unico modo per sapere come esattamente tale azienda debba essere schedata. Distingueremo poi le ditte individuali dalle società. Questo perché le ditte individuali, quando chiamate con nome e cognome, come le persone fisiche, vengono archiviate per cognome. Il sig. Rossi di cui sopra può scrivere sulla carta intestata quello che vuole, noi lo archivieremo sotto la R. Solo se la sua azienda, alla C.C.I.A.A., è denominata CARTOLERIA ROSSI, questo non è più il nome e cognome del proprietario, bensì il “nome” della sua ditta, e viene messo sotto la C. Analogamente, quando una società è denominata ANDREA ROSSI SRL, questo non è più il nome e cognome di una persona, ma il “nome” di un’azienda, e va messo sotto la A. Ecco perché una visura camerale è indispensabile.
In quanto alle denominazioni abbreviate tipo ENEL, FIAT, TIM, UTET, è meglio non scrivere le relative parole per esteso, proprio perché si rischierebbe di non individuare subito l’azienda, abituati come siamo al nome “breve”.
L’unico problema è quello dei punti dopo le singole iniziali (E.N.E.L.) che talune aziende mettono ben in mostra sull’intestazione delle loro fatture, altre invece li omettono. Per il nostro archivio è una cosa senza importanza e possiamo decidere di puntare le iniziali o no, ma dobbiamo fare una regola valida sempre e comunque, e non sgarrare, specialmente se ci serviamo di un computer.
È un problema di computer anche quando dobbiamo archiviare nominativi che iniziano per numero. Di solito infatti i numeri si mettono prima di tutte le lettere, per cui la ditta ufficialmente denominata “4 NOVEMBRE” verrà prima di ANDREA ROSSI SRL. Ma per alcuni programmi di computer la descrizione del nominativo non è un campo alfanumerico, per cui non accetta numeri. Dobbiamo perciò ripiegare sulla descrizione QUATTRO NOVEMBRE e riporre le carte sotto la Q, come già abbiamo fatto per la ditta ufficialmente denominata “QUATTRO SORELLE”. Questa è una prima deroga alla regola che impone l’osservanza della denominazione ufficiale.
La seconda deroga è quella che ci permette di eliminare gli articoli iniziali. Se dovessimo archiviare l’azienda L’OASI VERDE e tante altre che iniziano con l’articolo, sotto la L, avremmo un’infinità di nominativi sotto la L, il che certamente non facilita le eventuali ricerche. Ecco perché ribattezzeremo questa azienda in “OASI VERDE (L’)”
Ho accennato ad una società che alle volte fattura tramite una sua filiale. Qui il criterio è quello della Partita Iva. Se la Partita Iva è la stessa, l’azienda è una sola e come tale viene trattata anche in archivio. Se invece le Partita Iva sono diverse, si tratta di due aziende, cioè due diversi nominativi e devono venir trattati separatamente.
Lo stesso discorso vale per una ditta che cambia. Se cambia la Partita Iva, si tratta di una nuova azienda ed ha un posto tutto suo nel nostro archivio: Ma se viene cambiata solo la denominazione, e la Partita Iva resta la stessa (cosa peraltro assai improbabile), l’archivio rimane unico e va spostato in toto sotto la nuova denominazione.
Come ultima operazione prima di riporre un raccoglitore, c’è la scritta sul dorso. La prima scritta che ogni raccoglitore deve riportare è l’intestazione della ditta, subito nel primo spazio disponibile. Non occorre metterci i vari indirizzi e tutte quelle informazioni che vengono riportate sulla carta intestata. Basta la denominazione, ad esempio ROSSI S.R.L. oppure OFFICINE BENEDETTO S.N.C. oppure ALIMENTARI GIORGIO (senza aggiungere “di Giorgio Rossi”).
Più sotto, centrata nell’altezza del raccoglitore, viene messa la scritta che ne indichi chiaramente il contenuto in modo comprensibile a tutti, che sia concisa ed a caratteri grandi e netti. Una volta nelle scuole di ragioneria si imparava anche la calligrafia, proprio per imparare delle tecniche di titolazione. Ora, con l’aiuto del computer si possono fare delle scritte veramente chiare e belle con pochissimo sforzo. Basta tenere presenti alcune piccole regole che cercherò di riassumere in poche parole.
Intanto cerchiamo di usare meno parole possibili, quattro sono già troppe. Se necessario possiamo usare un sottotitolo, ma solo quando non se ne può fare a meno (ad esempio, sul raccoglitore CLIENTI potremmo avere un sottotitolo A - M per differenziarlo dal raccoglitore CLIENTI con il sottotitolo N - Z). Per quanto possibile usiamo sempre la stessa altezza di carattere per i titoli, un po’ minore per i sottotitoli; il fatto che la parola “clienti” sia più breve della parola “fornitori” non ci autorizza a fare la scritta CLIENTI con caratteri più grandi. Non usiamo scritture stravaganti ed artistiche, scegliamo un font classico, marcato e ben visibile a distanza. E sempre lo stesso per tutti i raccoglitori. Non dobbiamo dimenticare che i titoli sui dorsi dei raccoglitori servono a noi ed ai nostri colleghi per trovare le carte, ma sono anche uno specchio della nostra precisione.
Sul dorso di un raccoglitore, di solito in basso, deve essere anche indicato il periodo a cui l’archivio si riferisce, di solito l’anno. È preferibile infatti che ogni anno contabile abbia i suoi raccoglitori, ma non è indispensabile. Alle volte un raccoglitore può servire anche per dieci anni, se contiene documentazione che non si accresce di molto nel tempo, ad esempio i documenti attestanti l’inizio di attività. Altre volte è necessario servirsi di due o più raccoglitori per lo stesso anno, ad esempio quando contengono le fatture di vendita di un’azienda di distribuzione.
Avremo così indicazioni tipo 1990 oppure 1990-1995 oppure gen-mar 1990, ecc. Evitiamo assolutamente di accorciare gli anni scrivendo solo le due ultime cifre, specialmente in questi anni di passaggio millennio. Abbreviamo invece volentieri i mesi, scrivendo solo le prime tre lettere, mentre eviteremo di indicarli con i numeri.
Un’ultima osservazione. Si sa che molte volte si ha necessità di scrivere titoli più lunghi di quanto la larghezza del raccoglitore consenta, Il pensiero va subito alla scritta verticale, ma asteniamocene. Una scritta verticale è una scritta illeggibile.
Il secondo pensiero va all’abbreviazione della parola, ma le abbreviazioni finiscono per essere incomprensibili anche a chi le ha coniate. Cerchiamo invece di trovare la parola più breve o di scrivere in più righe. Invece di “Registro delle fatture di Acquisto” scriviamo solo “fatture” e in seconda riga “acquisto” (non reg. fatt. acq.). Invece di “Cartelle personali dei dipendenti” scriviamo solo “dipendenti” ed in seconda riga “cartelle” (non cart. dip.). Invece di scrivere “Ricerche di mercato” aiutiamoci con “marketing”. Invece di “Formulazioni del dott. Rossi” scriviamo “A. Rossi” ed in seconda riga “formule”, eccetera.
Con tutta la buona volontà, però, alle volte non si trova una parola sufficientemente breve e bisogna proprio scrivere in verticale e ciò vale particolarmente per i raccoglitori dal dorso di due o tre centimetri. Diciamo subito che la vera scritta verticale, cioè quella tipo insegna di bar, con le lettere una sotto l’altra, è da scartare decisamente e irrevocabilmente. Viene presa in considerazione una scritta normale che si può leggere solo mettendo il raccoglitore “a faccia in giù”, cioè di piatto.
In questo caso scegliamo un font bello grande che ci aiuterà a leggere il titolo anche senza girare il raccoglitore o inclinare la testa in modo ridicolo. Poi, cosa della massima importanza, decidiamo una volta per sempre e non facciamo mai eccezioni, se la scritta parte dall’alto o dal basso. Non ci sono regole a questo riguardo, l’unica è appunto quella di fare sempre nello stesso modo. E poi, se possibile, mettiamo questi raccoglitori stretti dalle scritte che fanno girare il capo, tutti assieme sullo stesso scaffale, in omaggio all’estetica. Il massimo sarebbe poterli mettere di piatto uno sopra l’altro, in modo da conservare la scritta orizzontale, ma certamente questa è una soluzione non sempre possibile.

Archivi decentrati

Nelle imprese più grandi, quelle cioè con filiali o reparti decentrati, logicamente ogni unità operativa avrà i propri archivi, autonomamente gestiti. Siccome però di solito a fine anno o periodo gestionale gli archivi vengono tutti trasferiti nell’archivio centrale, l’archivista della filiale deve attenersi a qualche ulteriore regola.
Il primo lavoro che deve fare è decidere quali documenti deve trasferire in sede. Di regola si mandano in sede gli archivi che per legge devono venir conservati, mentre restano presso la filiale quei documenti che potrebbero tornare utili solo nella filiale appunto, ma che in sede servirebbero solo ad occupare spazio. Alcuni di questi documenti, ad esempio le copie fatture emesse, in centrale non servono perché ne hanno già un esemplare, mentre in filiale potranno forse servire ancora per qualche riferimento; però quando nemmeno in filiale serviranno più, non devono venir mandate in sede, vanno cestinate. Nell’occasione di questa cernita l’archivista provvede pure all’eliminazione di quei documenti che non vanno conservati per legge e non servono alla filiale, sono dunque cartacce da buttare. Non deve lasciarsi prendere dalla tentazione di demandare il compito al magazziniere o di buttare tutto quanto assieme in un paio di scatoloni “e che si arrangino alla centrale”. È lui, l’archivista della filiale, la persona più adatta a dividere in tre gruppi ben distinti tutto il materiale d’archivio, perché già ne conosce il contenuto. Procederà perciò per primo ad eliminare le carte che non servono, come secondo ad archiviare nei propri archivi quanto può ancora servire alla filiale, e come ultimo riempirà gli scatoloni da mandare alla centrale.
Inizierà col sincerarsi che ogni raccoglitore porti, subito sotto l’intestazione dell’azienda, l’indicazione del reparto o della filiale, ad esempio ROSSI SRL - BOLOGNA se la ditta ha sede a Milano e una filiale a Bologna. Questo dato che al momento della creazione del raccoglitore non sembra degno di nota in quanto tutti gli archivi presenti si riferiscono ovviamente allo stesso luogo, diventa di vitale importanza quando gli archivi vengono unificati, in quanto è l’unico mezzo per distinguere gli archivi della filiale da quelli della sede.
Analogamente bisogna fare attenzione ai numeri che distinguono le varie Operazioni (di cui parleremo più esaurientemente nel capitolo Clienti e Fornitori). Questi numeri infatti di norma contengono tutte le indicazioni utili a identificare un’Operazione, ad esempio possiamo trovare un’Operazione con il numero 1234ts97567, che potrebbe stare per “cliente numero 1234 nella filiale di Trieste nell’anno 1997 numero progressivo di operazione 567”. Non è sufficiente dunque scrivere sul raccoglitore delle Operazioni solo “operazioni dal 1001 al 2200”, perché evidentemente non significa nulla. Solo un archivista che conosce perfettamente il significato dei vari numeri che compongono la cifra identificativa di una certa Operazione, potrebbe forse permettersi di accorciarla. Ma è senza dubbio preferibile annotare per esteso tutte le cifre scritte sul fascicolo.
La stessa raccomandazione va fatta per gli scatoloni che conterranno i raccoglitori da mandare alla centrale. Il contenuto deve essere identificato a colpo d’occhio e senza dubbi. Le parole più importanti sono “archivio”, “filiale”, e “anno”, per cui vanno marcate ben in grande.
Fonte: it.wikibooks.org
 

lunedì 8 dicembre 2014

Deposito e distribuzione merci Sardegna

La logistica dell’ultimo miglio deve risolvere problemi di distribuzione fisica, operando in contesti e con strutture che non sono pensate per le merci: il contributo che il logistico può dare a questa problematica è una sintesi di realismo e di fattibilità, armonizzando le strategie e le regole.
 
L'efficienza della logistica urbana è legata d'altra parte anche alla regolamentazione che i comuni operano sulla mobilità delle merci nei centri urbani. A questo proposito Regione Lombardia, nell'ambito del Tavolo per la mobilità delle merci presieduto dall'assessore alle Infrastrutture Raffaele Cattaneo, sta lavorando con gli operatori della filiera logistica a linee di indirizzo per i comuni, questo al fine di avere regole chiare e semplici da conoscere e rispettare, segnaletica aggiornata, incentivi all'utilizzo  ai veicoli meno inquinanti (corsie preferenziali, tariffe ridotte), fasce orarie più ampie (aumentano l’efficienza e riducono costi e inquinamento). Ma come è possibile governare questo processo? Dichiarando gli obiettivi, definendo i parametri, adottando strumenti di misurazione dell’efficienza e della sostenibilità.Fonte: ailog.it
 

Traslochi Sassari

1)     PREVENTIVO DI SPESA E VALUTAZIONE DEFINITIVA DEL PREZZO

Il primo step è rappresentato dal preventivo di spesa.  Gli elementi che determinano il costo di un servizio di trasloco sono molti e svariati.  Il coefficiente predominante è, senza dubbio, la cubatura ovvero il volume complessivo derivante dall'insieme dei mobili e delle masserizie da traslocare.  Come si calcola la cubatura.  Sulla carta, il calcolo della cubatura, è piuttosto semplice; base x altezza x profondità. Nozioni di base che tutti abbiamo appreso fin dai primi anni di scuola.   Quando si parla di traslochi, questo computo, diventa leggermente più complesso perché, fatta eccezione per gli esperti, non è semplicissimo determinare l'esatta cubatura fino a quando i mobili non sono tutti smontati ed imballati e ben stivati, con i pacchi e le altre masserizie che avremo allestito, sul camion o sui camion che avremo predisposto.
Per avere una idea approssimativa del volume complessivo dei Vostri beni (mobili, masserizie e pacchi) consigliamo di approntare una stima indicativa con un metodo semplice ma efficace:  misurate base, altezza e profondità di ogni singolo mobile e moltiplicate questi tre coefficienti.  Per ogni singolo mobile avrete una cubatura di massima.  Per i mobili che dovranno essere smontati (armadi, cucina, librerie ecc.) , riducete di 1/3 la risultante poiché, il disassemblaggio delle parti determinerà una riduzione della cubatura.
Ripetete l'operazione con i pacchi che avrete predisposto e raggruppato in un unico ambiente, e sommate le varie misurazioni.  Otterrete un numero che rappresenterà, se pur in modo orientativo,  la cubatura dei Vostri beni.
Evidente che, in caso di sopralluogo preliminare da parte nostra, potrete evitare di cimentarVi in queste manovre poiché, saremo noi a determinare, con un colpo d'occhio, la cubatura complessiva. 
Altri elementi decisivi per  la valutazione del prezzo sono: i servizi di cui volete usufruire.  Imballo dei fragili, smontaggio e rimontaggio, servizio di deposito, piano dell'appartamento di partenza e piano dell'immobile di destinazione, eventuali difficoltà operative.
Ognuno di noi ha esigenze diverse per il proprio trasloco.  Chi necessita di un servizio completo e chi preferisce usufruire solo di una parte dei servizi disponibili.  Chi trasferisce la propria residenza in modo diretto e chi ha bisogno di far sostare i propri beni, per un periodo indeterminato, presso un deposito in attesa che la nuova abitazione sia pronta.
 
Abbiamo constatato, negli ultimi anni, una crescente richiesta di servizio di deposito. La cosiddetta sosta tecnica.  Non è raro che, vendendo l'attuale immobile, si debba attendere il completamento del nuovo; magari per un ritardo nella consegna. In questo caso potrete usufruire di un servizio di deposito, presso i nostri terminal, che Vi consentirà di “parcheggiare” temporaneamente tutti i Vostri beni fino alla disponiblità del nuovo appartamento.
I Vostri mobili saranno ben stivati all'interno di un box professionale, deumidificato e videosorvegliato 24 ore su 24.  Su richiesta è possibile usufruire di un servizio di self-storage: mediante un codice alfanumerico riservato  potrete accedere 24 ore su 24 all'interno dei nostri terminal e prelevare, dal Vostro box, cio' di cui avete bisogno.
2)     CONTRATTO / LETTERA DI PRENOTAZIONE.
 
Quando sono stati definiti tutti gli elementi, i termini e le modalità del Vostro trasloco, si procederà alla formalizzazione del contratto.  La Lettera di Prenotazione e' il documento che riassume quanto concordato e fissa l'esatto giorno ed orario di inizio del trasloco.
E' importante fissare contrattualmente e per iscritto quanto convenuto verbalmente per tutelare la Vostra pianificazione dei tempi e non incorrere in contrattempi ed/o disguidi.
3)     DEFINIZIONE DEL GIORNO STABILITO PER L'INIZIO DEL LAVORO.
 
Il giorno esatto per l'inizio del trasloco è definito su Vostra specifica richiesta e salvo disponibilità, da parte nostra, di squadre operative.  Per questo motivo, è consigliabile prenotare con largo anticipo il proprio trasloco per poter organizzare, con calma e tranquillità, tutte le azioni correlate ad esso.
Una prenotazione anticipata, anche di qualche mese, consente di assicurarsi un servizio ben organizzato ed ottenere un prezzo più competitivo.
Il fissare con largo anticipo la data del trasloco non significa essere vincolati irrimediabilmente a quel giorno stabilito.   In caso di contrattempi o esigenze diverse, avrete sufficiente tempo per  chiedere di anticipare o posticipare l'inizio del lavoro. 
 
 
4)     EVENTUALE FORNITURA ANTICIPATA DEL MATERIALE DA IMBALLO.

La preparazione dei pacchi è un argomento sul quale soffermarsi poiché rappresenta un lavoro di non poco conto.  Imballare tutto ciò che è contenuto all'interno dei mobili è una operazione che deve essere fatta con metodo e precisione per garantire la perfetta integrità dei Vostri oggetti.
Se pensate di avere tempo e predisposizione per questa prima attività, provvederemo a fornirVi, con largo anticipo e, comunque, secondo Vostre esigenze specifiche, tutto il materiale professionale necessario ad un buon confezionamento.
Verifichiamo insieme quali sono i prodotti necessari.
Scatole in cartone ondulato multistrato di diverse misure e dimensioni.
Nastro adesivo in PPL o PVC.
Pluriball semplice e pluriboll stratificato in cartone.
Carta velina professionale.
Patatine di polistirolo e profilati vari in polestirolo.
Containers per abiti appesi con relativi stender interni.
 
 
5)     INIZIO TRASLOCO

Il giorno prefissato per l'inizio del trasloco, la nostra squadra operativa si recherà presso la Vostra abitazione. 
Il team operativo è composto da 1 capo-squadra e da 3 o 4 operai specializzati, secondo dimensione del trasloco da effettuare.
Il capo-squadra è colui che coordina tutte le fasi tecniche del trasloco ed è il Vostro interlocutore relativamente ai tempi ed alle modalità di esecuzione.
Il numero di uomini predisposti per un trasloco è sempre variabile ed è definito sempre dalla nostra direzione operativa sulla base delle caratteristiche tecniche valutate anticipatamente.
6)     EVENTUALE OCCUPAZIONE DEL SUOLO PUBBLICO.
 
L'occupazione di suolo pubblico è soggetta ad autorizzazione da parte dell'autorità comunale.  A discrezione dei singoli comuni, l'autorizzazione va richiesta ad un ufficio preposto (ufficio strade, Comando della Polizia Urbana ecc.).
Salvo diversa indicazione del Cliente, siamo noi ad occuparci di questa procedura.  Dopo aver richiesto ed ottenuto l'autorizzazione per occupare lo spazio antistante l'accesso principale all'immobile o l'area destinata alla sosta del camion e dell'elevatore esterno, vengono sistemati, 48 ore prima, dei cartelli segnaletici di divieto di sosta affinché gli automobilisti siano informati sulla impossibilità di parcheggiare in quella determinata area.
L'occupazione è quasi sempre necessaria fatta eccezione per cortili interni ed aree private dove non è consentito il transito ad altri veicoli.
7)     SMONTAGGIO TECNICO DEI MOBILI E RELATIVO CONFEZIONAMENTO
 
Affinché sia garantito il perfetto rimontaggio dei mobili è indispensabile che anche le tecniche di smontaggio siano effettuate professionalmente e secondo gli standard della regola d'arte.
I mobili e gli arredamenti soggetti allo smontaggio sono fondamentalmente: cucina, mobile del soggiorno, librerie, armadi.  E' possibile, in alcuni casi, che non sia necessario il completo disassemblaggio del mobile;  elementi di libreria o pensili e basi della cucina vengono semplicemente distaccati dalle pareti e non necessitano dell'integrale smontaggio.
Ogni singola parte del mobile smontato viene perfettamente confezionata con pluriboll o pluriboll stratificato con cartone affinché la protezione risulti integrale ed antiurto.
Fondamentale è la cura nel custodire la ferramenta.  Al momento del rimontaggio ogni singola vite deve essere rapidamente disponibile affinché non vi sia dispersione di tempi.  I singoli elementi di alcuni mobili sono tenuti da bulloni e ferramenta di non facile reperibilità sul mercato tradizionale e la perdita accidentale di uno di questi accessori comprometterebbe il rimontaggio a regola d'arte e la relativa stabilità del mobile stesso.
Sono esclusi dal rimontaggio alcuni mobili antichi e quei complementi di arredo che per fattura originaria sono stati costruiti e montati a colla o con inserti speciali (anime ad incastro).
8)     SMONTAGGIO TECNICO LAMPADARI E CORPI ILLUMINANTI, QUADRI, TENDE E SCORRITENDA.
 
Non trascurabile è l'attenzione che bisogna porre verso alcuni complementi di arredo come lampadari, quadri e tende.  Lo smontaggio ed il rimontaggio di questi accessori rappresenta, a volte,  un fattore importante nel monte-ore complessivo del lavoro.
Per i lampadari, soprattutto per quelli in vetro e particolarmente fragili, è necessario predisporre dei contenitori singoli nei quali sistemare il singolo corpo illuminante; noi utilizziamo l'immersione nelle patatine di polistirolo che garantiscono una integrale protezione durante il trasporto.
Per i quadri è indispensabile una protezione omogenea e resistente; le tele, in particolar modo, necessitano di una copertura rigida come il pannello in polestirolo.  Ogni quadro viene dapprima  imballato con una lastra di polestirolo e poi avvolto con pluriboll cartonato.  Per i dipinti più importanti realizziamo apposite gabbiette in legno, su misura,  prefabbricate presso i nostri laboratori.
Identica cura ed attenzione per le tende e per gli scorritenda.   Per evitare sgualciture è necessario piegare la tenda in modo corretto e riporle ordinatamente all'interno di scatole predisposte.
9)     DISCESA AL PIANO STRADA, CARICO E STIVA SU CAMION.
 
Quando tutto è pronto ovvero quando i mobili sono perfettamente smontati ed imballati ed i pacchi definitivamente predisposti, possiamo iniziare con le operazioni di discesa ovvero portare tutto al piano strada per effettuare il carico sul camion o sui city-camion.  
La discesa puo' avvenire “a spalla” ovvero attraverso la movimentazione manuale dei beni attraverso le scale dell'edificio o a mezzo piattaforma esterna.  Il coadiuvo dell'elevatore è, spesso, indispensabile pertanto è preferibile utilizzarlo sempre.
Condizioni logistiche avverse, a volte, non permettono l'installazione della piattaforma dal piano strada al balcone o alla finestra.  Strade troppo strette,  balconi che affacciano su cortili interni non carrabili o distanze eccessive sono spesso deterrenti insormontabili per l'installazione della piattaforma.
L'evoluzione urbanistica delle città e la sempre maggiore densità di edifici ci spinge, sempre più, ad utilizzare più mezzi medio-piccoli anziché un unico camion grande.
Questa scelta, oltre a rendere più agevole le operazioni di stiva, rende, il carico, più compatto e conferisce una evidente superiore stabilità durante il viaggio.
10)  TRASPORTO SU STRADA
 
Quando il carico è pronto si parte verso la destinazione.  Se il trasloco è nell'ambito della stessa città o della stessa provincia, i tempi di percorrenza saranno evidentemente brevi.  Particolare importanza, invece, assume il trasporto quando il trasloco è nell'ambito nazionale ed internazionale.
La distanza chilometrica fra una città e l'altra  determina la durata del viaggio ma anche fattori imprevisti come il traffico e le condizioni metereologiche possono influire sui tempi di percorrenza di un tragitto.
Al momento della prenotazione del trasloco, il  Vostro Tutor fornirà un piano di viaggio sulla base del quale conoscerete l'ora di arrivo nella nuova abitazione.
Eventuali ritardi dovuti a causa di forza maggiore sopra citati saranno Vi saranno comunicati in tempo reale dal capo-squadra che coordina il Vostro trasloco.
E' nostra consuetudine fornire al Cliente i numeri di telefonino dei nostri uomini a bordo dei camion affinché ci sia un collegamento diretto e costante.
11) ARRIVO, SCARICO ED ELEVAZIONE AL PIANO E RIMONTAGGIO DEI MOBILI.
 
Finalmente a casa nuova.  Arrivati all'indirizzo del nuovo appartamento si predispongono le attività per portare tutto all'interno della nuova dimora.
Si saranno predisposte, con largo anticipo, le occupazioni di suolo pubblico ed avremo organizzato l'eventuale piattaforma esterna per l'elevazione dei beni al piano.  Per correttezza nei confronti dei condomini,  nel caso di palazzo, è buona norma affiggere qualche cartello all'interno dell'atrio condominiale, magari in prossimità dell'ascensore o nella bacheca solitamente disponibile in alcuni palazzi.  Generalmente  è sufficiente uno stampato che riporti una dicitura del tipo  “Il giorno XX effettueremo un trasloco al X piano.  Faremo del nostro meglio per non arrecare disagi; Vogliate perdonare eventuali attività straordinarie.”   Puo' sembrare superfluo ma è un cenno di attenzione e riguardo verso gli altri condomini che non mancheranno di apprezzare il gesto.
E' nostro particolare impegno rendere quasi impercettibile la nostra presenza ma, una squadra di uomini al lavoro all'interno di un condominio,  puo'  richiamare l'attenzione  degli altri condomini;  per questo motivo il nostro lavoro si spinge anche oltre la semplice operatività tecnica legata al trasloco.   Diamo ampio spazio, durante al lavoro, alla educazione ed alla deferenza verso le altre persone.
Puo' sembrare banale questa precisazione ma, Vi assicuriamo, che la lunga esperienza ci ha  insegnato a considerare questi apparenti dettagli al pari delle altre attività correlate al  trasloco.
 
Siamo in fase di elevazione dei beni, dunque.  Man mano che i beni arrivano al piano, essi vengono predisposti all'interno delle varie stanze.  Avremo, quindi, le componenti della camera da letto ed i pacchi di pertinenza nella stanza assegnata così come gli altri ambienti ben posizionati ed ordinati all'interno delle varie stanze di pertinenza.
 
Completata l'opera di elevazione, hanno inizio le operazioni di rimontaggio dei mobili che avremo, precedentemente, smontato.
In questa fase è necessaria una valutazione attenta della disposizione.  Montare un armadio su una parete e poi accorgersi che non era quella la parete giusta puo' significare la necessità di un nuovo intervento da parte dei nostri montatori con un evidente ulteriore compenso da considerare.
Pianificate bene e con largo anticipo, lì dove è possibile, la posizione esatta dei Vostri mobili affinché non vi siano sorprese dell'ultimo minuto che Vi obbligheranno a rimediare decisioni affrettate e disagiose.
Misurate l'altezza dei soffitti prima di decidere se portare un determinato armadio.  Soprattutto all'estero l'altezza interna delle stanze è, spesso, inferiore alla nostra tradizionale italiana (mm 2700) e non consente il montaggio dei nostri armadi.
Questo però, accade sovente anche nel trasloco in ambito nazionale.  Se non siete più che sicuri dell'altezza dell'appartamento, provvedete alla misurazione prima di procedere al trasloco.
 
Lo stesso discorso, in modo ancora più accentuato,  vale per la cucina.
E' indispensabile avere predisposto attacchi idraulici (carico e scarico) ed elettrici  in modo impeccabile.  Se il “gruppo” così chiamato dagli idraulici, non è situato in una posizione facilmente raggiungibile dalle tubature del lavello della cucina, sarà necessario apportare modifiche ed interventi di natura tecnica e, nei casi più complessi, apportare modifiche all'impianto di distribuzione idrica sulla parete della cucina.
 
A questo proposito, previo una consulenza anticipata, siamo in grado di fornire interventi di falegnameria professionale atti all'adattamento della cucina nella nuova abitazione.
Dal semplice taglio del nuovo piano top fino alla trasformazione sostanziale, durante il trasloco possiamo intervenire tecnicamente e con l'adeguata preparazione.
Per questo tipo di intervento potrete richiedere maggiori informazioni ed approfondimenti al nostro ufficio commerciale.
 
Quando tutti i mobili sono perfettamente rimontati e posizionati all'interno delle varie stanze si potrà procedere al riposizionamento dei contenuti.
Fonte: traslochi.net