domenica 29 marzo 2015

Sfalcio erba Sardegna

Nel diserbante spruzzato lungo le nostre strade per essiccare l'erba c'è una sostanza che secondo l'ultimo rapporto sulle acque superficiali è tra le più inquinanti. Studi dimostrano che l'esposizione nel tempo provoca danni alla salute e l'allarme delle associazioni ambientaliste riporta l'attenzione sull'uso indiscriminato di questi prodotti.
Con l’inizio della primavera, in diverse regioni d’Italia, è possibile notare lungo i bordi delle strade urbane ed extra-urbane fasce di vegetazione di colore giallo rossastro in totale contrasto con il resto della vegetazione verde. Questo vuol dire che le società incaricate di garantire una corretta visibilità e viabilità stradale, invece di applicare il tradizionale sfalcio dell’erba, hanno spruzzato del diserbante.
Il principio attivo presente nella maggior parte dei diserbanti in commercio è il gliphosate; una sostanza che, nonostante rientri nella gamma di prodotti fitosanitari autorizzati sia a livello nazionale che europeo, secondo autorevoli studi scientifici, condotti per esempio dal Mit di Cambridge, dalla Université de Caen e dalla University of Washington, può provocare a lungo termine effetti dannosi anche sugli esseri umani. «È proprio l’esposizione cronica – ci spiega l’oncologa Patrizia Gentilini - a creare maggiori rischi di tossicità per la salute, e quello che emerge è una maggiore incidenza di tumori del sangue, alterazioni al sistema endocrino, disfunzioni ormonali e danni sui meccanismi di neurotrasmissione cerebrale».
Secondo il decreto legislativo 194/1995 un prodotto fitosanitario può essere autorizzato solo se “non produce effetti nocivi, in maniera diretta o indiretta, sulla salute dell’uomo o degli animali o sulle acque sotterranee”. Eppure è proprio nelle schede di sicurezza dei diserbanti a base di gliphosate che viene riportato che: “Può provocare a lungo termine effetti negativi per l’ambiente acquatico”. Inoltre dal rapporto Ispra del 2013 tra le sostanze più rilevate nelle acque superficiali c’è appunto il gliphosate, inquinante che in Lombardia è stato ritrovato quasi sempre in concentrazioni superiori ai limiti Standard di Qualità Ambientale (Sqa).
Una proposta di legge sulla riduzione dei diserbanti è accantonata dall’anno scorso alla Camera dei Deputati mentre è da qualche mese entrato in vigore il Piano interministeriale di Azione Nazionale (Pan) per l’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari e la riduzione dei rischi associati all’impiego di questi. Secondo quanto però rilevato dal Professore di Botanica Sistemica, Fabio Taffetani, (Università Politecnica delle Marche – Ancona) il Pian è carente di alcuni aspetti importanti. Ad esempio oltre a vedere gli effetti dei diserbanti nelle acque, “è importante che nella fase finale di elaborazione del Pan si tenga conto del monitoraggio dei residui di queste sostanze anche su tutti gli ecosistemi a margine delle zone trattate da questi prodotti”..
Da tempo l’allarme sull’uso massivo dei diserbanti è stato lanciato da molte associazioni ambientaliste regionali e singoli cittadini che chiedono un confronto con le rispettive amministrazioni locali e regionali per la riduzione di questi prodotti. Alcune amministrazioni hanno deciso di seguire il principio di precauzione nei confronti del proprio territorio e degli abitanti, vietandone l’uso, e in alcune regioni singoli consiglieri portano avanti interrogazioni e proposte di eliminazione del diserbo, ma si attende che vengano date delle direttive nazionali, che eludano le singole sensibilità locali e regionali.
Fonte: corriere.it

sabato 28 marzo 2015

Piattaforma logistica Sassari

La piattaforma logistica è un’area di movimentazione e stoccaggio delle merci, collocata a monte dei terminal portuali ed integrata con un sistema di trasporto intermodale. Essa è dotata di magazzini, servizi gestionali, informativi e telematici e anche di capannoni, dove possono essere svolte attività manifatturiere per trasformare i semilavorati in prodotti. Per molti versi si tratta di un ampliamento del concetto dell'interporto.
La piattaforma logistica dovrebbe essere lo strumento per razionalizzare e meglio organizzare la catena trasporto – stoccaggio – distribuzione in modo strategico, garantendo una penetrazione efficace delle merci sui mercati nazionali ed internazionali. Essa rappresenta un nodo cruciale nel sistema infrastrutturale del territorio a cui è collegata e la sua area varia in base al volume delle merci da trattare. Due pertanto sono le funzioni cui una piattaforma logistica deve assolvere:
  1. attrarre e concentrare i flussi del traffico di merci
  2. organizzare, razionalizzando percorsi e consegne, la catena del trasporto intermodale.
Per soddisfare tali prestazioni, la piattaforma logistica è da collocarsi in una posizione geograficamente ottimale sfruttando assi di comunicazione viario ed infrastrutture idonei e progettando l’area come un vero e proprio insediamento produttivo di qualità per le imprese dei diversi settori, oggi più che mai nel rispetto dei criteri di eco-sostenibilità. Al concetto di piattaforma logistica si associa quindi quello di logistica sostenibile.
Esso comprende una serie di tecnologie, di procedure e d'attività che hanno il fine di ridurre l'impatto ambientale dei vari anelli della catena logistica, senza penalizzare la qualità del servizio e la redditività economica. La logistica sostenibile coinvolge diversi aspetti:
  1. il trasporto sulle lunghe distanze
  2. la distribuzione locale
  3. l'intermodalità
  4. gli impianti di stoccaggio
  5. le tecnologie per l'imballaggio.
La realizzazione di nuove piattaforme logistiche induce la realizzazione di nuove infrastrutture che, attraverso la semplificazione, organizzazione ed implementazione anche delle esistenti creano un sistema efficiente ed efficace in grado di ridurre le emissioni nocive dovute ai mezzi di trasporto, ad un uso del territorio più razionale e ad una diminuzione dell’impatto paesaggistico di strutture così grandi.
Utilizzando, d’altro lato, tecnologie per il risparmio energetico come: pannelli solari e generatori fotovoltaici, sistemi di riciclaggio e recupero delle acque e la piantumazione intensiva è possibile diminuire i consumi energetici degli impianti produttivi e di trasformazione dei semi-lavorati.
Fonte: it.wikipedia.org
 
 

Smaltimenti certificati Sassari


Il certificato di avvenuto smaltimento è la certificazione che attesta l’avvenuto

smaltimento dei rifiuti. La gestione dei rifiuti – come noto – si fonda sul principio di

cooperazione e responsabilizzazione di tutti i soggetti coinvolti. Il produttore del rifiuto

avrebbe una posizione di garanzia in relazione al corretto esito della gestione e quindi, in

buona sostanza, obblighi di vigilanza sullo svolgimento delle operazioni da parte dei

soggetti affidatari dei rifiuti. L’esistenza della responsabilità concorrente del produttore

estesa fino al punto di garantire la corretta conclusione del ciclo gestionale è stata oggetto

di dispute giurisprudenziali.

La sussistenza della posizione di garanzia in capo al produttore dei rifiuti in ordine alla

corretta gestione degli stessi appare chiaramente nell’economia del D.Lgs 152/06

nell’ipotesi di smaltimento dei rifiuti preceduta da stoccaggio intermedio. Recita l’art.

 

188, comma 4 : “Nel caso di conferimento di rifiuti a soggetti autorizzati alle operazioni di


raggruppamento, ricondizionamento e deposito preliminare, indicate rispettivamente ai punti D

13, D 14, D 15 dell'Allegato B alla parte quarta del presente decreto, la responsabilità dei

produttori dei rifiuti per il corretto smaltimento e' esclusa a condizione che questi ultimi, oltre al

formulario di trasporto di cui al comma 3, lettera b), abbiano ricevuto il certificato di avvenuto

smaltimento rilasciato dal titolare dell'impianto che effettua le operazioni di cui ai punti da D 1 a

D 12 del citato Allegato B. Le relative modalità di attuazione sono definite con decreto del

Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio che dovrà anche determinare le responsabilità da

attribuire all'intermediario dei rifiuti”.

 

La norma, oltre a sottolineare la responsabilità del produttore, chiarisce che gli obblighi

di controllo e vigilanza si perpetuano anche quando i rifiuti sostano in siti intermedi di

stoccaggio. In tali evenienze – tra l’altro sempre più usuali - l’affidamento del carico al

sito intermedio non garantisce i produttori circa la corretta gestione futura.

Gli obblighi di controllo gravanti in capo al garante detentore / produttore possono

essere validamente trasferiti ad altri soggetti, coinvolti nella gestione dei rifiuti. E nel

caso il titolare originario della posizione di garanzia, dal momento che ha correttamente

trasferito rifiuto e poteri di disposizione, ne resta liberato. A tal fine il produttore è

 

tenuto a controllare la sussistenza di una valida autorizzazione in capo al soggetto che

prende in carico i rifiuti, nonché l’effettiva consegna degli stessi a tale soggetto tramite il

formulario di identificazione. Per di più, il produttore ha l’obbligo di accertarsi non solo

del conferimento all’impianto intermedio, ma anche dello smaltimento definitivo

all’impianto finale. Pertanto, oltre alla quarta copia del formulario, il produttore

dovrebbe ricevere anche il certificato di avvenuto smaltimento.

Solo qualora siano rispettate tutte queste condizioni, il produttore – garante originario

può spogliarsi della detenzione dei rifiuti e trasferire ad altro detentore qualificato la

responsabilità.

Il problema che in questo momento assilla operatori e giuristi è che il Decreto Ministeriale

che dovrebbe definire le modalità di emissione del certificato di avvenuto smaltimento

ancora non è stato emanato. Inevitabilmente, si crea una situazione spiacevole: le

imprese di smaltimento sono riluttanti a rilasciare il certificato di avvenuto smaltimento,

trincerandosi dietro la carenza del Decreto attuativo.

Si determina, alla fine dei conti, una condizione di incertezza e disordine. In linea di

principio il produttore può giustamente pretendere il certificato di avvenuto smaltimento

per esonerarsi da responsabilità e tale documentazione risponde ad esigenze di chiarezza

e tracciabilità imposte dalla normativa dei rifiuti. Ma di contro i siti di smaltimento non

sono obbligati a rilasciare il certificato di avvenuto smaltimento in base alla normativa di

settore.

Il produttore è quindi costretto a rimedi preventivi. Una soluzione valida potrebbe essere

la previsione in sede contrattualistica dell’obbligo del gestore del sito intermedio o

direttamente il gestore dell’impianto di destino a rilasciare il certificato di avvenuto

smaltimento con l’indicazione della quantità del rifiuto smaltito, pena la revoca

dell’incarico. E ciò, senza dirlo, fintanto che non venga emanato il Decreto ministeriale

atteso. Si badi, l’osservanza di tale obbligo è vincolante nei rapporti tra le parti e non al di

fuori. Un organo di vigilanza, tanto per chiarire, non potrebbe pretendere il certificato in

sede di controllo ed impartire sanzioni a riguardo.

Nell’ipotesi in cui si tratti di spedizione transfrontaliera di rifiuti, il discorso si semplifica

notevolmente. La normativa comunitaria (Regol. 1013/2006 Ce) impone con chiarezza

l’obbligo del certificato di avvenuto smaltimento da inviarsi non oltre trenta giorni dal

completamento delle operazioni di smaltimento e comunque non oltre un anno dal

ricevimento dei rifiuti. Deve essere inviato alle autorità e al notificatore. Il produttore

potrebbe ben chiedere, quindi, il certificato di avvenuto smaltimento emesso

dall’impianto di smaltimento tedesco, anzi potrebbe pretenderlo pur in assenza di una

convenzione tra le parti e, a norma del diritto comunitario, l’impianto di destino è tenuto

a trasmetterlo.

Sembra opportuno in ogni caso rammentare che, sebbene la quarta copia del formulario

(o i documenti di accompagnamento previsti dalla normativa comunitaria) e il certificato

di avvenuto smaltimento rappresentino documenti assai significativi ai fini dell’esonero

da responsabilità, gli elementi del dolo e della colpa coprono una posizione rilevante

nella valutazione delle responsabilità dei soggetti coinvolti nella gestione. E, pertanto,

anche a fronte di documentazione regolare potrebbe esservi un riconoscimento di

responsabilità in capo al soggetto. Per di più l’omissione verifiche necessarie per dolo o

colpa impedisce che il garante originario si liberi da responsabilità , con la conseguenza

che potrebbe essere chiamato a rispondere per gli illeciti commessi da coloro che hanno

ricevuto i rifiuti.

Fonte: ambientelegale.it

Sgombero cantine Sardegna

Spesso ci troviamo nella necessita di sgomberare un appartamento, una cantina, un garage.
Di solito ci si affida al giornale locale di annunci o si telefona a qualche nominativo reperito attraverso un volantino o un annuncio. Molti sono coloro eseguono gli sgomberi, vengono da voi, con il loro furgone e portano via tutto.
E solitamente, gli sgomberi li fanno gratis. Ma vi siete mai chiesti dove va a finire la miriade di oggetti sgomberati?
Sicuramente le cose non recuperabili vanno a finire in discarica. Ma tantissimi oggetti, ovviamente selezionati, vengono reimmessi sul mercato attraverso i numerosi mercatini dell'usato presenti su tutto il territorio nazionale.
Ovviamente la persona che esegue gli sgomberi genera in questo modo un certo business, massimizzato quando, nelle cantine, nei solai o nei garage, vengono reperiti oggetti di valore. Magari un frullatore di anni fa che con il trascorrere del tempo è divenuto un prezioso oggetto di modernariato. Oppure un vecchio quadro, dimenticato o che non è mai piaciuto.
Ma visto che, per molte famiglie, il risparmio è divenuto di vitale importanza, molti preferiscono, per gli sgomberi,  chiamare direttamente una società specializzata che arriva direttamente a casa vostra.
Fonte: mercatopoli.it
 
 

domenica 22 marzo 2015

Pulizie e sanificazioni Sassari

Le pulizie e la sanificazione degli ambienti sanitari rivestono un ruolo importante non solo per il significato che assumono nell’ambito del confort alberghiero ma soprattutto per le implicazioni di ordine igienico-sanitario che influiscono sulla qualità delle cure erogate e sull’efficienza ed efficacia dell’organizzazione dei servizi.
Adeguate manovre di PULIZIA concorrono a diminuire la possibilità di diffusione dei microorganismi, quindi a limitare la propagazione delle infezioni e, di conseguenza, a migliorare la qualità della vita del paziente e degli operatori.
 
PRINCIPI GENERALI

 
Le pulizie devono iniziare dalla zona meno sporca verso quella più sporca
 
Nel caso di oggetti che non vanno a diretto contatto con il paziente, dopo la disinfezione non risciacquare
 
Evitare il rabboccamento dei contenitori (sia detergente che disinfettante)
 
Rispettare la diluizione dei prodotti indicata dalla casa produttrice
 
Segnalare le zone bagnate con apposita segnaletica le aree di passaggio (atrii e corridoi) effettuare il lavaggio in due tempi successivi, in modo da mantenere sempre una metà asciutta, per permettere il passaggio
 
Utilizzare sempre idonei dispositivi di protezione individuale (D.P.I) durante le procedure di pulizia, che sono svolte sotto la diretta responsabilità dei caposala, che devono dare precise disposizioni in merito, fornire adeguati D.P.I., vigilare sul corretto utilizzo degli stessi da parte degli operatori
 
Dopo l’uso tutte le attrezzature, compreso il carrello delle pulizie, devono essere detersi ed asciugati. L’umidità e la temperatura ambiente sono ottimi terreni di cultura per il proliferare di germi.
 
Allo stesso modo ogni panno, spugna, sistema Mop ecc dopo l’uso deve essere lavato, disinfettato e lasciato asciugare.
 
La presenza di materiale organico può ridurre o inattivare l’azione del disinfettante, perciò è necessario sempre effettuare una decontaminazione con detersione e poi disinfezione
Fonte: ecologialiperti.it

 

Gestione verde pubblico Sassari

Chiunque può partecipare a mantenere e migliorare il verde del proprio quartiere. Come? Adottandolo! Lo sta facendo un gruppo di cittadini romani, che ha deciso di impegnarsi, in collaborazione con le istituzioni, nella riqualificazione, nella cura, nella custodia e nella manutenzione di un’area verde pubblica nel territorio del Municipio V, nel quartiere di Centocelle.
Si tratta di una parte del Parco Filippo Teoli, ex Parco Primavera, tra Viale della Primavera e Via Ferraironi. L’obiettivo è quello di creare uno spazio che sia qualcosa di più di un luogo recintato dove far correre i propri cani, prevenendo l'attuale degrado e diffondendo educazione civica e cinofila.
 
I proprietari di cani sono in costante aumento e nel quartiere è sorto il problema di dare una risposta alle loro esigenze, come quella di poter usufruire di una zona verde in cui i quattro zampe possano correre liberamente e interagire in maniera corretta tra loro e con le persone. E dove il Comune non arriva, arrivano i cittadini.
 
“La città può essere più bella e verde se la riqualifichiamo insieme. Puliamo e adottiamo il parco, convogliando la grandissima partecipazione civica che emerge con forza ogni giorno che incontriamo gli abitati della zona. Vogliamo metterla al servizio del bene comune e dei nostri cani”, spiega l’associazione 100Zampe, nata per sostenere il progetto e per promuovere  una nuova relazione cane -proprietario, rispettando le esigenze di benessere del cane sia dal punto di vista fisiologico che mentale, secondo un approccio cognitivo zooantropologico.
 
Tra gli obiettivi ci sono anche la tutela degli animali, la promozione della cultura antispecista, dei diritti e dell’emancipazione degli animali, così come lo sviluppo di pratiche di vita ambientalmente sostenibili e di economie alternative.
Fonte: freeartnews.forumfree.it

 

sabato 21 marzo 2015

Sfalcio erba Sardegna

Il taglio dell’erba si può effettuare raccogliendo tutta l’erba di risulta ed eliminandola (un composter può essere ottimo per questo tipo di rifiuti verdi), oppure lasciando l’erba sul prato; nessuno dei due metodi è migliore dell’altro, ma dipende da come e quando tagli l’erba, e da quanta ne produci. In genere, i tosaerba in commercio, sono dotati di un capiente sacco, in cui si raccoglie l’erba tagliata, che viene poi portata alla discarica comunale o nel composter di casa; in entrambi i casi, l’erba diverrà composter, ovvero un ottimo prodotto fertilizzante. Nel caso in cui l’erba non venga raccolta, si effettua il cosiddetto mulching, ovvero si lascia l’erba sul prato, in modo che rilasci l’umidità che contiene, e si decomponga, lasciando anche i Sali minerali.
Nel primo caso, non importa quante volte all’anno effettuiamo il taglio dell’erba, non importa se abbiamo un prato a foglie sottili o un prato a foglie tonde (dichondra o trifoglio), non importa se decidiamo di tosare il prato molto basso o se invece decidiamo di lasciarlo alto; il metodo “tradizionale” di tosatura dell’erba, che comporta la rimozione della stessa va sempre bene, funziona sempre nella stessa maniera, e non presenta alcuna problematica.
Invece il mulching ha migliori effetti in alcuni casi particolari, e non è indicato in altri; questo perché, se l’erba tagliata è molto lunga, e il nostro tosaerba produce dei piccoli mucchietti, l’erba tenderà a decomporsi lentamente, rimanendo sul prato a lungo, soprattutto poi in caso di pioggia nei giorni successivi al taglio dell’erba; capita in questi casi che i mucchietti di erba vadano in putrefazione, causando cattivo odore e spesso anche l’ingiallimento dell’erba sottostante. Il mulching infatti si pratica molto sui tappeti erbosi che vengono tagliati spesso, dove l’erba di risulta è corta, oppure dove viene tagliata con appositi tosaerba che la sminuzzano, e la spargono bene su tutto il tappeto erboso, e non ammonticchiata; ovviamente, il taglio dell’erba in questi casi deve venire praticato in giornate no piovose, e non dovrebbe piovere neppure nei giorni successivi al taglio e al conseguente spargimento dell’erba sul prato. Oltre a questo, il mulching sembra non avere successo sui tappeti erbosi a foglia tondeggiante.
Fonte: giardinaggio.it
 
 

venerdì 20 marzo 2015

Pulizie industriali Sassari

“Pulizia Sostenibile”.. Che significato ha questa parola?… quanto si è fatto fino ad oggi nel settore professionale per una pulizia meno aggressiva e più sostenibile per l’ambiente?
Nell’ultimo decennio, i maggiori produttori del settore si stanno impegnando moltissimo su questo tema. L’AFIDAMP (una delle associazione di catergoria), ha istituito un premio, (il CLEAN GREEN AWARD), ai produttori che più si distinguono per ricerca e innovazione sul tema della sostenibilità.
Ma tutto questo che risonanza ha nell’ambiente delle imprese… quanto viene fatto ?… o dovremmo dire, quanto si riesce a fare?
I componenti principali dei detergenti comuni e industriali e degli sbiancanti chimici, hanno una natura tossica, e pertanto possono essere dannosi per l’ambiente.
L’utilizzo di detergenti  BIODEGRADABILI e poco incisivi sull’inquinamento ambientale, è possibile. Pulire sostenibile si può e si deve provare, con un occhio attento alla volontà dei clienti e la fattibilità dei costi.
Fonte: pulizieindustriali.net
 

mercoledì 18 marzo 2015

Gestione integrata rifiuti

La gestione integrata dei rifiuti in Italia è stata introdotta con il decreto legislativo 5 febbraio 1997, n. 22 ("Attuazione delle direttive 91/156/CEE sui rifiuti, 91/689/CEE sui rifiuti pericolosi e 94/62/CE sugli imballaggi e sui rifiuti di imballaggio") (il .c.d decreto Ronchi del '97) emanato in attuazione delle predette direttive dell'unione europea.
La materia è oggi raccolta nel d.lgs. 3 aprile 2006, n. 152 ("Norme in materia ambientale") conosciuto anche come Testo unico ambientale e successive modificazioni ed integrazioni in materia
Essa affronta la questione dei rifiuti delineando priorità di azioni all'interno di una logica di gestione integrata del problema. Esse sono, come descritto nella predetta parte IV negli articoli 180 e 181 nell' ordine di priorità definito dall'articolo 179:
  • Criteri di priorità (Art 179)
    • Sviluppo di tecnologie pulite
    • Ideazione e messa in commercio di prodotti che non contribuiscano o diano un contributo minimo alla produzione di rifiuti ed all'inquinamento
    • Miglioramenti tecnologici per eliminare la presenza di sostanze pericolose nei rifiuti
    • Ruolo attivo delle amministrazioni pubbliche nel riciclaggio dei rifiuti e loro utilizzo come fonte di energia
  • Prevenzione della produzione di rifiuti (Art. 180)
    • Corretta valutazione dell'impatto ambientale di ogni prodotto durante il suo intero ciclo vitale
    • Capitolati di appalto che considerino l'abilità nella prevenzione della produzione
    • Promuovere accordi e programmi sperimentali per prevenire e ridurre la quantità e pericolosità dei rifiuti
    • Attuare il DL 18 febbraio 2005 n. 59 e la direttiva 96/61/CE specifica per la riduzione e prevenzione integrate dell'inquinamento
  • Recupero dei rifiuti (Art 181)
    • il riutilizzo, il reimpiego ed il riciclaggio
    • Produzione di materia prima secondaria trattando i rifiuti stessi
    • Favorire tramite misure economiche e capitolati nelle gare d'appalto il mercato dei prodotti reimpiegati
    • Uso dei rifiuti per produrre energia (recupero energetico (ossidazione biologica a freddo, gassificazione, incenerimento)
Pertanto, se il primo livello di attenzione è rivolto alla necessità di prevenire la formazione dei rifiuti e di ridurne la pericolosità, il passaggio successivo riguarda l'esigenza di riutilizzare i prodotti (es. bottiglie, con il vuoto a rendere) e, se non è possibile il riuso, riciclare i materiali (es. riciclaggio della carta). Infine, solo per quanto riguarda il materiale che non è stato possibile riutilizzare e poi riciclare (come ad esempio i tovaglioli di carta) e il sottovaglio (ovvero la frazione in piccoli pezzi indistinguibili e quindi non riciclabili di rifiuti, che rappresenta circa il 15% del totale), si pongono le due soluzioni del recupero energetico tramite sistemi a freddo o a caldo, come la bio-ossidazione (aerobica o anaerobica), la gassificazione, la pirolisi e l'incenerimento oppure l'avvio allo smaltimento in discarica. Dunque anche in una situazione ideale di completo riciclo e recupero vi sarà una percentuale di rifiuti residui da smaltire in discarica o da ossidare per eliminarli e recuperare l'energia. Da un punto di vista ideale il ricorso all'incenerimento ed alle discariche indifferenziate dovrebbe essere limitato al minimo indispensabile. La carenza di efficaci politiche integrate di riduzione, riciclo e riuso fanno dello smaltimento in discarica ancora la prima soluzione applicata in Italia ed in altri paesi europei. Per quanto riguarda il recupero, esistono progetti ed associazioni che si occupano dello scambio di beni e prodotti usati
Fonte: it.wikipedia.org
 
 

lunedì 16 marzo 2015

Logistica sostenibile Sassari

La mobilità delle merci sospesa tra innovazione e ambiente, mentre la crisi frena scelte e iniziative strategiche delle imprese a favore di un trasporto ecologico. Come rivelano i risultati dell’indagine svolta da Nomisma per Pentapolis, le aziende sono consapevoli che il trasporto delle merci sia un elemento di forte criticità economica, sociale e ambientale, tanto da mettere la ricerca di una logistica sostenibile al primo posto (34,8%) nelle priorità dell’agenda futura, anche se, per ragioni di costo-opportunità, non lo vedono un tema al momento percorribile.
Ostacoli alle nuove tecnologie
Solo una impresa italiana su quattro, al contempo, appare interessata ai nuovi sistemi di mobilità elettrica applicati allo spostamento delle merci. Crisi economica (33,7%) ed eccessiva burocrazia (28,3%) sono i principali ostacoli agli investimenti in questo settore, in un momento in cui la recessione morde forte e le tematiche relative alla sostenibilità sono viste più come una leva di marketing che come un driver per il profitto.
L’occasione giusta per mettere le politiche ambientali e della mobilità al centro del dibattito, presentando le soluzioni concrete studiate dalle amministrazioni pubbliche e dalle imprese, in uno scenario in cui il sistema dei trasporti è uno dei fattori che più contribuisce alla crescita e alla competitività delle città.

Un rinnovato livello di attenzione nei confronti della mobilità sostenibile delle merci può essere favorito dal crescente interesse, culturale e politico, verso nuove dimensioni di centralità urbana: rigenerazione, riqualificazione, efficientamento, valorizzazione; e dal conseguente aumento della distribuzione di prodotti e servizi in ambito urbano.
Fonte: automoto.it
 
 

domenica 15 marzo 2015

Gestione archivi storici Sassari

Un archivio storico è la terza e ultima fase di vita di un archivio: un documento viene classificato come storico dopo 40 anni di vita nell'archivio deposito.

L'archivio storico

L'archivio ha una vita scandita da tre fasi: l'archivio corrente (che contiene documenti formati da poco, che vivono ancora nel presente), l'archivio deposito (che è un luogo in cui i documenti transitano per 40 anni, un periodo durante il quale potrebbero ancora destare l'interesse alla consultazione) e l'archivio storico (che non ha scadenza temporale ed è la fase finale dell'archiviazione di tutti i documenti).
In teoria, chi gestisce un archivio ogni anno dovrebbe avere cura di togliere dall'archivio deposito tutti i documenti vecchi di quaranta anni e trasferirli nell'archivio storico.

Ma la cosa non avviene di anno in anno, piuttosto si è scelto di gestire la separazione di archiviazioni storiche per blocchi di anni.

Una volta che un documento viene collocato nell'archivio storico, viene posto in una sezione separata, dove si recano di solito i ricercatori per studiare materiale datato nel tempo.

Quindi, un archivio storico ha come finalità principale quella culturale.

Gestione di un archivio storico

L'archivio storico ha come finalità principale quella di conservazione documentale.

La prima fase che si compie in un archivio storico è il riordino dei documenti che dovranno prendere la loro posizione definitiva.

Il riordino, però, non viene fatto sempre secondo lo stesso principio, poiché ci sono diverse scuole di pensiero al riguardo.

I tre principi fondamentali per il riordino di un archivio storico sono:
- Principio di pertinenza

Questo metodo prevede la divisione del materiale in base a una classificazione riguardante ciò che i documenti contengono, quindi per materie.

Questo metodo, però, rischia di mettere in pericolo l'organicità di un archivio storico, poiché in molti casi si è divisa la documentazione cartacea da quella su pergamena.

Proprio per questi motivi questo metodo è stato bandito da tutta Europa.
- Principio di provenienza

Questo metodo venne applicato per la prima volta in Danimarca nel 1791 e fu adottato anche in Germania a partire dal 1816, quando fu bandito il metodo di pertinenza.

Con questo metodo si rispettano i fondi, cioè le strutture originarie da cui il documento proviene, ma permette nell'organizzazione interna un'archiviazione per cronologia, per topografia, per ordine alfabetico, ecc.
- Metodo storico

Questo metodo nacque in Toscana nella seconda metà del 1800 e ancora oggi è il metodo più usato.

Con questo metodo al centro dell'attenzione è la storia, così chi archivia deve valutare:
  • polita dell'epoca
  • istituzioni dell'epoca
  • realtà burocratica del documento
  • modalità gestionali
  • prassi archivistiche
 
Fonte: it.wikipedia.org

 

sabato 14 marzo 2015

Logistica Sardegna

Il problema principale da affrontare nella gestione del magazzino consiste nell’utilizzo ottimale dello spazio fisico a disposizione in modo da creare un percorso ben definito per tutte le merci, il quale può essere riassunto nei seguenti punti:
  • RICEVIMENTO DELLE MERCI
  • Al momento dell’arrivo, tutte le merci vengono collocate nello spazio specifico. A questo punto l’operazione primaria è quella di verificare che le merci ricevute corrispondano all’ordine sia per qualità che per quantità.
    Successivamente possiamo procedere all’eliminazione della consegna dalla lista delle merci di cui siamo in attesa. Grazie ad un sistema informativo che raccoglie i dati in rete, possiamo avere in ogni momento l’ammontare dei costi, dei debiti e la quantità dei beni per le diverse fasi produttive.
    Inizia poi la fase di SMISTAMENTO dei beni che deve essere effettuata con la massima rapidità per evitare tempi morti di stanziamento che potrebbero comportare costi relativi a rallentamenti della produzione.


    • MAGAZZINO COLLAUDO
  • Ogni impresa deve controllare le merci ricevute, specialmente se si tratta di componenti di elevata precisione: questo è il CONTROLLO DI QUALITÀ’ che solitamente viene fatto su un campione della partita di merce (lotto). Tali campioni sono raccolti in via provvisoria in tale magazzino che è quindi di dimensioni ridotte.
    Nel caso in cui i materiali differiscano in modo notevole dell’ordine si procede alla loro restituzione sospendendo il pagamento e segnalando difetti riscontrati nell’apposito VERBALE DI COLLAUDO.


    • MAGAZZINO CENTRALE
  • Il magazzino centrale accoglie le merci e i prodotti finiti destinati alla vendita. Questo è il magazzino principale dell’azienda e , in quanto tale, deve avere un funzionamento efficiente e razionale. Nelle imprese mercantili questo magazzino è indispensabile per la continuazione della distribuzione e la soddisfazione delle esigenze dei clienti, mentre nelle imprese industriali il magazzino delle materie prime è gestito separatamente da quello dei prodotti finiti.


    • MAGAZZINO DEI MATERIALI DI CONSUMO
  • Si trova prevalentemente nelle imprese industriali e accoglie i materiali necessari alle attività che vengono svolte sia all’interno che all’esterno dell’impresa. Per esempio vi troviamo le scorte di cancelleria, altro materiale di manutenzione e supporto dell’attrezzatura produttiva e attrezzature diverse.


    • MAGAZZINO DEI SEMILAVORATI
  • Questo magazzino riceve prodotti per i quali il processo di trasformazione non è stato ultimato. Se si tratta di semilavorati già di per sé idonei alla vendita, allora la loro permanenza risulta più lunga rispetto agli altri beni che invece sostano in magazzino per tempi generalmente brevi.


    • MAGAZZINO DELLA PRODUZIONE E DEL MONTAGGIO
  • Può essere definito anche magazzino della catena di lavoro dato che alcune imprese, per evitare interruzioni nel processo di trasformazione dovuti alla lontananza dal magazzino centrale, predispongono nel reparto produttivo uno specifico deposito contenente mezzi necessari all’approvvigionamento dei materiali di produzione.


    • MAGAZZINO DEI RICAMBI E ASSISTENZA AI CLIENTI
  • Riceve il materiale di ricambio necessario ad improvvisi interventi presso la clientela. Inoltre può avvenire che un macchinario provochi un arresto della produzione, causando ingenti perdite, così viene riparato utilizzando i ricambi a disposizione in questo reparto.


    • MAGAZZINO SPEDIZIONE
  • E’ il magazzino all’interno del quale vengono accolte le casse, i container e i colli che devono essere spediti o ritirati dai clienti. Di solito questo magazzino è affiancato da un reparto d'imballaggio per merce da spedire e da un ufficio di controllo per l’emissione dei documenti necessari alla vendita.


  • ORGANIZZAZIONE E LOGISTICA DI MAGAZZINO
     
    Affinché il magazzino sia più efficiente e funzionale possibile, il management deve compiere alcune scelte che riguardano sei aree di intervento:
     
    A) UTILIZZO DEGLI SPAZI FISICI AZIENDALI.
    L’utilizzo degli spazi fisici dell’azienda riguarda il trasferimento del magazzino in aree di proprietà dell’impresa oppure di aree affittate a terzi. L’impresa infatti può esternalizzare alcune fasi dell’attività industriale, l’imballo o il magazzino spedizione. Questo processo consente maggiore flessibilità in termini di utilizzo del personale.
     
    B) SPOSTAMENTO DEI BENI AZIENDALI.
    L’insieme delle decisione che riguardano gli spostamenti delle merci e delle materie all’interno dell’impresa costituiscono il materiale handling. Di questo fanno parte:
    • Il lay-out generale dell’impresa particolarmente il lay-out di magazzino. Il magazzino deve essere inserito razionalmente nella catena produttiva dell’impresa. La funzione principale del lay-out di magazzino è di semplificare gli spostamenti dei prodotti e del personale all’interno dell’impresa, quindi tutte le varie fasi: accesso, accettazione, inserimento, stoccaggio, scaffalatura, uscita, devono essere il più armoniche possibile.
    • I mezzi di trasporto interno. Il management può scegliere tra trasporto continuo (nastri trasportatori ecc.) e trasporto discontinuo (carrelli elevatori a mano o elettrici). Alcune imprese per lo smistamento interno delle merci possono ricorrere al superterminal cioè ad un elaboratore elettronico automatico.
    • Imballaggio: scatoloni di cartoni, casse di legno, avvolgimenti in plastica, a seconda del tipo di trasporto (via mare, cielo e terra) che la merce deve affrontare.
     
    C) L’ORGANIZZAZIONE DEGLI SPAZI DEL MAGAZZINO.
    Ogni spazio del magazzino ha un valore economico quantificabile in termini monetari. Per risolvere il picking, cioè il problema di gestione di magazzino derivante dal fatto che i clienti richiedono merci diverse ed in diverse quantità creando un pesante lavoro per il personale, bisogna creare una mappatura dei beni presenti in magazzino.
     
    D) CONSERVAZIONE DEGLI SPAZI.
    I singoli beni vengono di solito inscatolati e depositati sul pallet (raggruppamenti omogenei su specifiche piattaforme), per essere poi prelevati o trasportati. I vantaggi della pallettizzazione sono:
    • La stabilità e la compattezza delle scorte, con la massima riduzione dello spazio utilizzato;
    • La possibilità di un rapido controllo visivo, in particolare di tipo quantitativo: i pallet sono in vista e consentono un’immediata percezione dei beni accatastati;
    • La possibilità di un rapido spostamento, mediante elevatori manuali o a corrente elettrica, all’interno del magazzino e dal magazzino alla produzione.
     
    E) CAPACITA’ DEL PERSONALE.
    Le mansioni del personale di magazzino, richiedono particolare attenzione: si pensi al controllo dei pezzi in entrata, al loro inserimento nelle scaffalature, alla conservazione e manutenzione e al loro carico o scarico a mezzo terminale. Infine il personale si deve occupare delle fasi che riguardano la spedizione della merce o dei prodotti finiti, in particolare all’attenzione richiesta per l’imballo.
    Il servizio svolto dal personale di magazzino incide sulla soddisfazione del cliente e sul corretto funzionamento dell’impresa, per questi motivi la precisione è di fondamentale importanza.
    L’utilizzo di un efficiente sistema informativo e l’applicazione di procedure informatiche alla gestione delle scorte è il miglior supporto alla gestione di magazzino. La rete informativa dell’impresa infatti, consente di tenere sotto controllo in tempo reale le scorte del magazzino interno o eventualmente esterno, di verificare per quale ordini e commesse sono stati utilizzati determinati pezzi, di effettuare statistiche sui consumi, di ipotizzare il futuro andamento del mercato. Da tutte queste informazioni dipendono:
    • la programmazione del processo produttivo
    • il coordinamento tra l’approvvigionamento e la fase di trasformazione
    • l’attendibilità delle risposte e dei tempi di consegna dati ai clienti
    • la costruzione di piani industriali e commerciali di breve/medio termine.
    La contabilità generale deve essere collegata al magazzino poiché in questo reparto vengono rilasciati documenti accompagnatori relativi alle merci e ai prodotti in uscita.
    Fonte: itclucca.lu.it





     

    giovedì 12 marzo 2015

    Pulizie condominiali Sassari

    In forza dell’articolo 1117 del codice civile, le scale sono di proprietà dei condomini, compresi quelli con locali al piano terreno e anche con accesso esclusivo dalla strada, a meno che non risulti il contrario dagli atti di acquisto o dal regolamento condominiale di natura contrattuale. Tutti, quindi, devono contribuire alla pulizia, manutenzione e ricostruzione delle scale, e le spese devono essere sostenute e ripartite tra tutti.
     I condomini non si attivano? Diciamo subito che il mancato interessamento dei condomini o la mancata approvazione di una delibera da parte della maggioranza nuoce a tutto lo stabile. E che è compito dell’amministratore, custode del decoro e della corretta manutenzione delle parti comuni (art. 1130 c. c.), provvedere a mettere l’argomento all’ordine del giorno.
     Per deliberare è sufficiente la maggioranza semplice: secondo l’art. 1136 c. c., secondo e terzo comma, in prima convocazione è richiesto un numero di voti favorevoli che rappresenti il 50% più 1 degli intervenuti e almeno la metà del valore dell’edificio (500/1000); in seconda convocazione basta un numero di voti che rappresenti un terzo dei partecipanti al condominio e almeno un terzo dei millesimi (334/1000).
     Se poi l’assemblea vuole decidere di affidare a ciascun condomino l’incombenza di occuparsi direttamente a turno della pulizia delle scale, è più che legittimo che qualcuno si rifiuti: una delibera in questo senso, se adottata a semplice maggioranza e non con l’unanimità dei consensi, è nulla. Perciò, può essere impugnata in qualsiasi tempo dal condomino assente o dissenziente o anche da chi ha votato a favore della deliberazione, purché dimostri di avervi interesse (Cassazione, sentenza 16 novembre 1992, n. 12281).
     E veniamo alla questione dei criteri di ripartizione delle spese per la pulizia, da fare eseguire anche da un’impresa. L’argomento è spesso oggetto di discussione e fonte di litigi tra vicini, specie se il regolamento non prevede nulla in proposito. Dato che la pulizia è assimilabile a una vera e propria manutenzione, i criteri di spesa da applicare sono quelli previsti dall’art. 1124 c. c.: “Le scale sono mantenute e ricostruite dai proprietari dei diversi piani a cui servono. La spesa relativa è ripartita tra essi, per metà in ragione del valore dei singoli piani o porzioni di piano, e per l’altra metà in misura proporzionale all’altezza di ciascun piano dal suolo”.
    Fonte: fp-pulizie.it

    mercoledì 11 marzo 2015

    Distribuzione merci Sardegna

    La gestione della catena distributiva è un sistema strategico di coordinamento delle tradizionali funzioni aziendali e delle tattiche prima all'interno di ogni azienda e poi lungo i vari nodi della catena con l'obiettivo di migliorare nel suo complesso le prestazioni di lungo periodo dei singoli membri e della catena stessa, con particolare attenzione a:
    • previsioni di vendita e conseguente gestione delle scorte;
    • programmazione della produzione;
    • pianificazione degli approvvigionamenti;
    • organizzazione dei magazzini;
    • definizione e gestione delle rete distributiva;
    • programmazione dei trasporti.
    Una corretta gestione della catena distributiva è fondamentale per migliorare il posizionamento competitivo. Permette di portare sul mercato i
    prodotti attraverso processi qualitativi integrati, orientati alla semplificazione del processo con il fine di ridurre i costi, i tempi di lavorazione ed i processi di servizio al cliente.
    Questo implica anche:
    • focalizzare il cliente all'interno dell'impresa e dell'intera filiera;
    • interiorizzare i cambiamenti intervenuti nei rapporti tra fornitori, produttori e canali distributivi;
    • orientare l'organizzazione per processi e al marketing interno.
    •  
    Servizio al cliente
    La logistica sta diventando sempre più l'approccio vincente nelle imprese da quando si è passati dall'orientamento al mercato all'orientamento al cliente. I mercati tendono alla saturazione, la concorrenza è sempre più aggressiva, si tende a fidelizzare il cliente, i prodotti sono sempre più standard ed i servizi sempre più differenziati.
    La soddisfazione viene sempre più monitorata come strumento per modificare la strategia e modificare i processi.
    Il mondo dei trasporti è vario e comprende tutte le attività che hanno attinenza con il movimento delle persone e delle merci tra un luogo ed un'altro, comprendendo sia i mezzi che le infrastrutture ed infine, le leggi che le governano.
    Il trasporto merci può essere effettuato in vari modi:
    • trasporto terrestre (su gomma e su rotaia)
    • tasporto navale
    • trasporto aerea
    Possiamo suddividere l'attività del trasporto in tre sezioni, le infrastrutture, i veicoli e la gestione.
    • Le infrastrutture sono comprensive di tutta la rete di trasporto (strade, autostrade, canali, ferrovie) che dei terminali (stazioni ferroviarie, porti, aeroporti).
    • I veicoli sono i mezzi che si muovono sulla rete di trasporto (autotreni, treni, navi e aerei).
    • La gestione è finalizzata al miglior funzionamento del sistema trasporto nonché dei suoi componenti.
    Lo studio del sistema trasporto analizza sia le infrastrutture che la capacità di deflusso veicolare. Viene poi analizzata la domanda e l'offerta ed infine il modello di distribuzione più coerente con la domanda, la scelta modale e la scelta percorso/i da assegnare. Infine vengono verificate sia l'organizzazione che l'economia di esercizio. Le infrastrutture maggiormente utilizzate sono gli interporti, gli scali ferroviari, i porti e gli aeroporti per i grandi volumi, mentre per le movimentazioni medio, medio piccole si utilizzano magazzini esterni, transit point, direct deliveries. In genere comunque viene progettato un mix di queste soluzioni. La voce trasporti ha importanza strategica in quanto può comportare una voce pesante sui costi aziendali ed è strettamente legata alle scelte strategiche, alla caratteristica della rete distributiva ed al volume che ogni singola azienda deve movimentare. Di norma tanto più un trasporto è diretto tanto meno è gravato di costi, ma ci sono altri fattori altrettanto importanti quali la percentuale di riempimento del carico (ottimizzazione del filling rate), qualità ed affidabilità del trasporto.........
    Differenti approcci si devono tenere nel progettare una rete distributiva, primo fra tutti l'area geografica (città, regione, stato, continente e intercontinentale). In secondo luogo i volumi, le distanze, la frammentazione delle consegne. Infine cosa di non poco conto i regolamenti che gestiscono questa materia nei vari paesi.
    Indicazione di calcolo delle distanze e stima dei costi e dei tempi del trasporto.
    Alcune aziende di trasporto e di logistica, utilizzano software specialistico per il calcolo delle distanze, dei tempi di trasporto e per la stima dei relativi costi. Altre invece si affidano manualmente all’esperienza dei propri collaboratori, soprattutto se i tragitti sono conosciuti e ripetitivi, quindi noti nei contenuti delle stime
     
    Le Aziende di trasporto e logistica devono analizzare i seguenti elementi:
    • Ottimizzare percorsi e tempi di viaggio.
    • Calcolare distanze e tempi di percorrenza.
    • Ottimizzare la sequenza delle tappe dei giri di consegna.
    • Prevedere i tempi di carico, scarico ed eventuali soste impreviste.
    • Identificare un viaggio di ritorno oppure eventuali possibili triangolazioni.
    • Controllare i costi.
    • Preparare offerte e preventivi di trasporto.
    Fonte: it.wikipedia.org
     
     

    domenica 8 marzo 2015

    Custodia Mobili Sassari

    Il termine magazzino viene solitamente utilizzato con due significati diversi, il primo relativo ad un edificio in grado di accogliere materiali, il secondo, in ambito contabile, per la gestione delle scorte aziendali.

    l magazzino edificio

    Vista dell'interno di un magazzino
    Per magazzino si intende quella struttura logistica in grado di ricevere le merci, custodirle, conservarle e renderle disponibili per lo smaltimento e la consegna di cui si possono specificare vari tipi.

    Principali tipologie di magazzino

    Magazzino interno all'azienda

    Il primo tipo di magazzino è quello interno ad una azienda, definibile come in conto proprio, dove vengono ricevute le materie prime in entrata e dove vengono poi posizionati i prodotti finiti in attesa di spedizione o di lavorazione. Ogni articolo di magazzino è contrassegnato da un codice articolo, una descrizione, una quantità, a volte anche da una locazione (che può essere a sua volta costituita dal numero di scaffali, dal ripiano dello scaffale e da altre informazioni utili a reperire nel minor tempo possibile l'articolo; il magazzino interno può essere diviso anche in zone). Esistono anche tipi di magazzini completamente o parzialmente automatizzati, in grado di catalogare, imballare e disporre i pezzi da mettere in magazzino. È poco nota, ma è fondamentale ricordare un'importante frase simbolo che dice: "Nell'azienda ideale il magazzino è proprio quello che non c'è". Questa affermazione è valida in quanto la detenzione di un magazzino si risolve in oneri sostenuti dall'azienda, ovvero costi per il personale delegato, costi per la manutenzione di impianti e macchinari e costi che sono rappresentati dalle scorte in rimanenza.

    Cross-Docking Points

    Oltre ai magazzini propriamente detti, che prevedono lo stoccaggio della merce e la successiva distribuzione, vi sono anche i cosiddetti cross-docking points: questi ultimi prevedono che tutta la merce entrante nel magazzino esca in giornata, non occupandone gli scaffali. Ciò è utile, ad esempio, nel caso di merci fresche o di beni dalla rapida deperibilità, i quali necessitino di arrivare il più velocemente possibile a valle, presso i retailers.

    Magazzino in conto terzi

    Si tratta del magazzino posseduto da operatori della logistica, spedizionieri e altre aziende di trasporto dove le merci vengono depositate provvisoriamente in attesa di carico sui mezzi di trasporto. Esistono anche tipi di magazzini completamente o parzialmente automatizzati, in grado di catalogare, imballare e disporre i pezzi da mettere in magazzino.

    Magazzino doganale

    È il magazzino pubblico, gestito da società abilitate ed autorizzate, ma sotto il controllo della Dogana dove i materiali in arrivo da Stati esteri non appartenenti alla CEE vengono custoditi in attesa dello svolgimento delle regolari operazioni doganali.

    Il magazzino nella contabilità

    La giacenza di magazzino in dettaglio

    Una quantità maggiore di 0 per un codice articolo costituisce una giacenza di magazzino. La disponibilità di un articolo viene invece data dalla differenza tra il numero di articoli in giacenza ed il numero di articoli impegnati. L'articolo, infatti, può essere effettivamente disponibile o può essere già impegnato per un ordine. Se il numero di articoli impegnati è maggiore del numero di articoli in giacenza la disponibilità risulta essere negativa ed andrà generato un ordine di acquisto a fornitore oppure un ordine di produzione, che pareggerà il numero di giacenze con il numero di impegnati.
    La valorizzazione delle giacenze di magazzino deve tener conto del fatto che all'interno di una singola giacenza possono esserci oggetti acquistati in momenti diversi e quindi anche con costi diversi. Per la valorizzazione si possono seguire diverse tecniche, tra cui le più comuni sono quelle a costo specifico, a costo standard, a costo medio ponderato, FIFO (first in - first out), LIFO (last in - first out) continuo, LIFO annuale a scatti.

    Gestione del magazzino

    Benefici derivanti dal Magazzino

    Oltre a stoccare le merci, consentendo di disaccoppiare produzione e consumo, il magazzino permette anche di sfruttare economie di scala nei trasporti, effettuando consegne congiunte di prodotti presso i retailer ed utilizzando mezzi di trasporto più adatti alla consegna nel tragitto dal magazzino ai centri di distribuzione (ad esempio, si possono utilizzare tir o treni per portare la merce dal produttore al magazzino, mentre furgoncini daily (di piccola dimensione per consegne frequenti ed episodiche) per effettuare piccole consegne dal magazzino ai clienti). I magazzini, inoltre, da un punto di vista statistico permettono "variability pooling": considerando la domanda dei clienti una variabile casuale, è possibile bilanciare la variabilità di tale domanda facendo arrivare una quantità aggregata di merce minore di quella che si sarebbe dovuta ordinare considerando la variabilità della domanda di ogni singolo negozio (la somma delle varianze delle domande è inferiore al quadrato della somma delle singole deviazioni standard della domanda).

    Svantaggi derivanti dal magazzino

    Il magazzino è una utilità, ma di per sé non produce utile. Occorre considerare infatti che i materiali a magazzino sono potenzialmente una immobilizzazione di capitale, quindi se si verifica una aumentata agilità e versatilità produttiva, (o di approvvigionamento), ed una altrettanto agile possibilità di erogazione in uscita dei materiali, il magazzino può essere drasticamente ridimensionato, o al limite annullato, producendo di fatto notevoli risparmi di spazi impegnati e di materiali immobilizzati. In sintesi un largo disaccoppiamento tra produzione e consumo può essere comodo, ma è costoso.
    Come è evidente le condizioni di ridimensionamento qui descritte esulano dalla gestione dello stesso magazzino, ma dipendono da logistiche esterne a questo

    Tipologie di gestione

    Esistono numerose tecniche per una gestione efficiente del magazzino al fine di ridurre le scorte:
    • Reorder point: (punto di riordino) tecnica per calcolare il momento in cui effettuare un ordine di ripristino delle scorte
    • Lotto economico: per calcolare quanto è più conveniente ordinare
    E altre tecniche per la gestione dei magazzini in una catena di distribuzione:
    • Inventario gestito dal venditore
    • Continuous Replenishment
    • Pianificazione collaborativa, previsione e rifornimento (CPFR)
    Fonte: it.wikipedia.org

     

    Mercato Elettronico della P.A. Sassari

    Il Mercato Elettronico della P.A. (MePA) è un mercato digitale in cui le Amministrazioni abilitate possono  acquistare,  per valori inferiori alla soglia comunitaria,  i beni e servizi offerti da fornitori abilitati a presentare i propri cataloghi sul sistema.
    Consip definisce con appositi bandi le tipologie di beni e servizi e le condizioni generali di fornitura, gestisce l’abilitazione dei fornitori e la pubblicazione e l’aggiornamento dei cataloghi. Accedendo alla Vetrina del Mercato Elettronico o navigando sul catalogo prodotti, le Amministrazioni possono verificare l’offerta di beni e/o servizi e, una volta abilitate, effettuare acquisti on line, confrontando le proposte dei diversi fornitori e scegliendo quella più rispondente alle proprie esigenze.
    Tale modalità di acquisto, per le sue peculiarità, è più adatta ad acquisti frazionati ed esigenze specifiche.
    I principali vantaggi del Mercato Elettronico sono:
    Per le Amministrazioni:
    • risparmi di tempo sul processo di acquisizione di beni e servizi sotto soglia
    • trasparenza e tracciabilità dell’intero processo d’acquisto
    • ampiamento delle possibilità di scelta per le Amministrazioni, che possono confrontare prodotti offerti da fornitori presenti su tutto il territorio nazionale
    • soddisfazione di esigenze anche specifiche delle Amministrazioni, grazie a un’ampia e profonda gamma di prodotti disponibili e la possibilità di emettere richieste di offerta
    Per i Fornitori:
    • diminuzione dei costi commerciali e ottimizzazione dei tempi di vendita
    • accesso al mercato della Pubblica Amministrazione
    • occasione per valorizzare la propria impresa anche se di piccole dimensioni
    • concorrenzialità e confronto diretto con il mercato di riferimento
    • opportunità di proporsi su tutto il territorio nazionale
    • leva per il rinnovamento dei processi di vendita
    Il 19 novembre 2009, nell'ambito della manifestazione European eGovernment Awards 2009, il Mercato Elettronico è stato proclamato vincitore della categoria "eGovernment empowering Businesses".  Gli European eGovernment Awards hanno l'obiettivo di promuovere l'implementazione delle politiche e delle strategie di eGovernment, premiando le soluzioni più innovative sviluppate nell’ambito dei servizi pubblici a cittadini e imprese.
    La motivazione espressa è la seguente: il MePA rappresenta un'iniziativa altamente innovativa. L'impatto verso le istituzioni governative è elevato, ma è altrettanto importante verso le PMI... Il progetto ha anche garantito l'adesione degli utilizzatori mediante piani di comunicazione e formazione che includono, tra l'altro, sportelli di formazione... Il premio dato a Consip è un riconoscimento del valore del MEPA nel migliorare l'accesso ai servizi pubblici da parte delle aziende, creando opportunità commerciali e generando risparmi per le imprese, in particolare le PMI....
    Il processo di sviluppo del Mercato Elettronico, insieme a quello delle Convenzioni, vanta la certificazione di qualità ISO9001:2008.
    La famiglia di norme ISO 9000 stimola l’adozione di un approccio per processi per la gestione di una organizzazione al fine di migliorare l’efficacia e l'efficienza della organizzazione, oltre che la soddisfazione del cliente, in modo esplicito e misurabile.
    Fonte: acquistinretepa.it

    sabato 7 marzo 2015

    Conservazione sostitutiva Sassari

    L’archiviazione sostitutiva dei documenti, anche conosciuta come conservazione sostitutiva è un sistema di procedure informatiche, regolamentate dettagliatamente dalle leggi italiane, in grado di garantire nel tempo la validità legale di un documento informatico.

    Per certi casi, l’archiviazione sostitutiva equipara i documenti cartacei a quelli elettronici, riconoscendo ad entrambi la validità legale. La validità legale di un documento informatico è garantita dalla firma digitale e dalla marca temporale, due elementi fondamentali che marcano un documento non più modificabile fissando la data e l’ora esatte della sua creazione.
     
    Secondo la delibera del Cnipa del 19 Febbraio 2004, che illustra le regole tecniche e gli obblighi per la riproduzione e archiviazione di documenti su supporto ottico idoneo a garantire la conformita’ dei documenti agli originali, la archiviazione sostitutiva di documenti informatici ed eventualmente anche della loro impronta (rappresentazione digitale del documento composta da una sequenza di simboli binari di lunghezza fissa) avviene attraverso la memorizzazione in supporti idonei e si esaurisce con l’apposizione del riferimento temporale e della firma digitale da parte del responsabile della conservazione che attesta il corretto svolgimento del processo di archiviazione sostitutiva.
    L' archiviazione ottica sostitutiva è uno strumento alternativo all’archiviazione cartacea dei documenti, che permette un enorme risparmio in termini di stoccaggio, costi di stampa e ricerca e avviene attraverso l’utilizzo di software per la gestione documentale. Il risparmio è particolarmente alto per la documentazione che deve essere, a norma di legge, conservata per più anni.
    Fonte: w3facile.com

     

    mercoledì 4 marzo 2015

    Logistica Sardegna

    Il settore del non profit è cresciuto del 41% in dieci anni, più del doppio del Pil americano, ma la sharing economy va ben oltre. Grazie a lei oggi si può viaggiare, finanziare un progetto, fare impresa, studiare, persino mangiare a costo e impatto zero, oppure risparmiando. Gli esempi più noti sono Linux, Google, Wikipedia, Youtube, Skype, strumenti che ci permettono di utilizzare sistemi operativi, di ricercare informazioni e poter comunicare gratuitamente senza confini. C’è tuttavia chi è convinto che la sharing economy oltrepassi la condivisione virtuale e possa allargarsi a qualsiasi tipo di oggetto o competenza, dando vita ad una comunità globale di beni comuni.
    In effetti, purché lo si voglia, si può sparire qualsiasi cosa e sono numerose le iniziative a muoversi in questa direzione e che vale la pena diffondere. Vanno dalla condivisone degli spazi abitativi inutilizzati, mettendo a disposizione un alloggio ai turisti con il Couchsurfing, alla condivisione dei propri veicoli grazie al Car sharing, che connette viaggiatori con le stesso itinerario, riducendo così traffico, consumi ed emissioni. Il Tir-Sharing permette invece di sfruttare il viaggio di rientro “a vuoto” degli autocarri per spedizioni o traslochi a basso costo. Sempre più popolare è anche il Crowdfunding, il quale, attraverso la condivisione su rete di un progetto, aiuta il suo finanziamento e la sua diffusione, promuovendone la realizzazione, mentre Crowd Companies, riunisce aziende che vogliono investire nella sharing economy realizzando così marchi e prodotti resilienti.
    Iniziative di Co-working e Co leaving sono altri esempi di fantastiche opportunità a disposizione. Si tratta di progetti di condivisione di spazi, idee, lavori, di impareggiabile valore culturale e sociale. Alcuni realizzati su suolo italiano e a questo dedicati come Casa Netural a Matera, altri invece a sfondo internazionale come Workaway o Wooff che connettendo necessità e risorse offrono la possibilità di svolgere una esperienza di volontariato o scambio lavoro di qualsiasi tipo, a costo zero, ovunque nel mondo.
    Se invece voleste condividere i vostri talenti e nel contempo arricchirvi di nuove competenze allora la Banche del Tempo, l’Università del Saper fare, e Timerepublik sono le comunità che fanno al caso vostro. In particolare, se foste interessati ad imparare una nuova lingua, il giardino delle lingue di Buusu, è il social network che vi mette in diretto contatto con madre lingua, rendendovi nel contempo studenti e insegnanti.
    Condividere significa innanzitutto produrre meno sprechi, il che non solo è vantaggioso per il pianeta ma torna anche utile nell’economizzare quotidiano. Per esempio, un individuo comune utilizza un trapano per una media di 4 minuti in tutta la sua vita. Chiederlo in prestito utilizzando la Biblioteca delle cose o Collaboriamo sembra dunque molto più sensato che comprarlo. Sempre per ridurre gli sprechi, in particolare dei prodotti alimentari in scadenza ancora commestibili ma non più vendibili, è nato invece il Foodsharing.
    Presi dal vintage non possiamo farci mancare il ritorno al baratto di Reoose, un portale in cui è possibile scambiarsi gli oggetti. Potrà apparirvi bizzarro ma in alcune zone di Italia vi sono addirittura attività commerciali che hanno deciso di tornare con successo al baratto. L’osteria “l’è maiala” di Firenze ne è un esempio.
    La sharing economy allargata alle necessità di un quartiere ha dato invece vita alle Social Street, intrecciando le vite dei residenti nella condivisione di beni, esperienze e competenze con il proprio vicinato, mentre l’Emporio sociale di Modena, attraverso la collaborazione con i servizi sociali permettere la condivisione di spese al mercato da donare ai meno abbienti.
    Tutte queste azioni non solo offrono un servizio ma sono volte a recupero del senso di comunità in tutte le sue accezioni. Una comunità non solo da un punto di vista locale e globale, ma soprattutto più umano e sociale, una comunità che risponde alle proprie esigenze e non a quelle del mercato.
    Fonte: ilfattoquotidiano.it