giovedì 30 aprile 2015

Centro in Fiore Sassari

La Melis & C. Service è presente alla manifestazione "Centro in Fiore" di Sassari. Vieni a trovarci nel ns. spazio espositivo in Via Brigata Sassari dal 1 al 3 Maggio.
 
 
 
 

domenica 26 aprile 2015

Gestione del verde pubblico Sardegna

Fiper: "Serve chiarezza sull’uso degli scarti del verde pubblico a fini energetici"

Righini: “Le piante cadute in Versilia secondo l’attuale normativa sarebbero rifiuti non utilizzabili come biomassa a fine energetico, ma l’Arpat Toscana è intervenuta dicendo che in questo caso, vista l’urgenza e lo stato di emergenza, si possono utilizzare”

 
Fiper, Federazione italiana dei produttori di energia da fonti rinnovabili, torna con forza su un problema che da tempo sta cercando di risolvere e lo fa con riferimento a quanto recentemente accaduto in Versilia, dove il maltempo straordinario ha causato la caduta di migliaia di alberi da rimuovere. “E’ l’ennesimo episodio – ha sottolineato Walter Righini, presidente Fiper – del fatto che in Italia le cose si muovono solo quando c’è un’emergenza ambientale. Le piante cadute nei viali e nei parchi in Versilia secondo l’attuale normativa sui sottoprodotti a fini energetici sarebbero rifiuti da smaltire quindi non utilizzabili come biomassa. Però l’Arpat Toscana con una lettera è intervenuta dicendo che in questo caso, vista l’urgenza e lo stato di emergenza, si possono utilizzare”.

L’Arpat Toscana, infatti, in una lettera inviata ai Comuni maggiormente colpiti dal maltempo (Camaiore, Forte dei Marmi, Viareggio, solo per citarne alcuni) ha stabilito, dopo aver richiamato la disciplina del settore, che il materiale legnoso in questione, vale a dire gli alberi abbattuti dal vento, presenta caratteristiche del tutto analoghe a quello derivante da manutenzione forestale e può dunque essere gestito al di fuori della normativa sui rifiuti. “Occorre fare chiarezza a livello legislativo – commenta ancora Righini - e come Fiper sollecitiamo da tempo il ministero a risolvere il problema. Tra l’altro, in un momento delicato come questo per le casse dei Comuni, se questa fosse la regola e non l’eccezione dovuta all’emergenza ambientale, i Comuni stessi invece di avere un costo di smaltimento potrebbero contare su un’entrata economica. E poi avremmo anche l’ulteriore vantaggio di prevenire in qualche modo danni ambientali del genere perché la gestione sistematica degli scarti del verde urbano a fini energetici rappresenterebbe una modalità di gestione e controllo attivo del verde pubblico: insomma prevenire è sempre meglio che curare”.

Secondo dati Fiper, in valore aggregato la stima della gestione del verde urbano a livello nazionale si aggira intorno ai 3-4 milioni di tonnellate/annue con un costo di smaltimento di circa 150-240 milioni di euro per i Comuni, a fronte di un possibile ricavo in caso di utilizzo a fini energetici di 60-100 milioni/annui.
Conclude Righini: "E' mai possibile che in Italia si debba avere una calamità per risolvere intelligentemente vecchie e ricorrenti problematiche?”.
Fonte: agronotizie.imagelinenetwork.com
 
 

Giardinaggio Sassari

Non tutto quello che è verde è davvero ecofriendly, spesso per velocizzare la crescita delle piante o allontanare gli insetti si ricorre a metodi estremamente invasivi che liberano sostanze chimiche dannose per l’ambiente. Seguendo questi semplici consigli di giardinaggio ecofriendly le vostre piante cresceranno rigogliose facendo a meno di pesticidi, fertilizzanti chimici e diserbanti.
 

1. Allontana i parassiti delle piante con metodi naturali

Le coccinelle sono degli ottimi alleati del giardinaggio ecofriendly in quanto si nutrono dei parassiti delle piante, per questo non bisogna allontanarle ma si possono addirittura comprare su siti dedicati. Un altro metodo naturale per allontanare gli sgradevoli animaletti “mangia piante” è mettere 6 spicchi d’aglio in un litro di acqua bollente e lasciar riposare l’infuso fino a che non arriva a temperatura ambiente per poi spruzzarlo sulle piante come insetticida naturale.
 

2. Scegli il compost per fertilizzare

Ogni anno al mondo si producono 4,4 miliardi di tonnellate di rifiuti organici, con tutto questo compost a disposizione perché comprare fertilizzanti chimici? Una buona idea è anche produrre il proprio compost ad hoc per le esigenze delle piante. Ad esempio le bucce di banana rilasciano potassio, i fondi di caffè liberano azoto e magnesio ed i gusci delle uova per il calcio.
 

3. Dai la precedenza alle piante autoctone della zona in cui vivi

Le piante autoctone “sono fatte apposta” per la zona climatica in cui vivi quindi sanno adattarsi all’ambiente e non hanno bisogno di particolari cure. Preferirle alle specie tropicali aiuta a risparmiare acqua e a fare a meno dei fertilizzanti.
 
 

4. Raggruppa le piante in base alle esigenze idriche

Quest’accortezza fa risparmiare acqua e facilitare l’irrigazione. Inoltre raggruppare le piante della stessa specie le aiuta a combattere i parassiti. Un cespuglio di calendule è un ottimo sostituto naturale ai pesticidi.
 

5. Usa i giornali al posto dei diserbanti

Invece di smaltire i giornali dei giorni passati una buona idea è tappezzare con uno strato di circa 8 fogli le zone in cui non vuoi che crescano erbacce. L’inchiostro atossico di soia che ricopre buona parte della superficie della carta penetra nel terreno e fa da diserbante naturale. Così risparmi carta e non devi usare barriere in plastica nera per tenere lontane le erbacce!
 

6. Scegli vasi riciclati per il tuo giardinaggio ecofriendly

Non comprare vasi tradizionali ma scegli quelli in materiali sostenibili, come la plastica o la terracotta riciclata. Un’altra ottima idea è riutilizzare vecchi contenitori, come quelli delle fragole, al posto dei vasi.
 

7. Accogli gli animali che allontanano i parassiti

I migliori alleati del giardinaggio ecofriendly li fornisce proprio la natura. Ci sono un sacco di animali che combattono i parassiti insieme a noi ed accogliendoli nell’orto o in giardino non avremo più bisogno di pesticidi velenosi. Lucertole e orbettini sono rettili da non scacciare perché si nutrono di parassiti; rospi e rane mangiano gli insetti dannosi per l’orto, tra gli uccelli cince, cinciallegre, pettirossi, codirossi, fringuelli, scriccioli e rampichini tengono lontani vermi, bruchi, crisalidi, larve e altri parassiti. I mammiferi più utili nell’orto sono ricci e talpe che sono veri e propri divoratori di insetti.
 

8. Usa le acque di scarico dell’acquario per irrigare

Sono sature di sostanze fertilizzanti e in poco tempo vedrai crescere le piante forti e rigogliose e risparmiando acqua e soldi in bolletta.
 

9. Usa sistemi che catturano l’acqua piovana

In commercio ci sono moltissimi sistemi per coltivare le piante ottimizzando il fabbisogno d’acqua. Ad esempio ci sono vasi con un serbatoio nella parte inferiore che raccoglie l’acqua piovana e la restituisce nel tempo in modo di diminuire drasticamente il bisogno di irrigazione. Buona parte dei nostri sforzi per innaffiare va letteralmente “in fumo” quando evapora con il calore solare mentre questi speciali vasi trattengono tutta l’umidità possibile e fanno risparmiare acqua ed energie.
 

10. Usa il vermicompost

A qualcuno può sembrare una cosa disgustosa ma gli esperti giurano che fa miracoli. Il compost dei lombrichi è una miscela di fertilizzanti naturali perfetta perché contiene una volta e mezza il calcio, 2 volte il magnesio, 5 volte l’azoto, 7 volte il fosforo e 11 volte il potassio rispetto al terreno in cui vivono i lombrichi che lo hanno prodotto ed il 50% di sostanza organica in più della terra in cui sono stati allevati i simpatici anellidi. Allevamenti dedicati creano e commercializzano l’humus prodotto dagli animali attraverso la digestione del letame.
Fonte: rinnovabili.it
 
 

Raccolta Raee Sardegna

Oltre 41,8 milioni di tonnellate di rifiuti elettronici. È il nuovo record rilevato dall’Università delle Nazioni Unite, che ha stimato la quantità di RAEE nel mondo al 2014. In questo scenario, i ricercatori avvertono: entro il 2018 anni l’”e-waste” potrebbe superare le 50 milioni di tonnellate.
Secondo i dati dell’Università delle Nazioni Unite sono proprio i Paesi con una più spiccata coscienza ambientalista a generare la maggior quantità di RAEE: in particolare Stati Uniti e Cina, che insieme producono il 32% del totale.
Per quanto riguarda la produzione pro-capite è la Norvegia ad avere il primo posto nella lista dei Paesi produttori di RAEE, con 28,4 kg di rifiuti a persona, seguita dalla Svizzera con 26,3 kg, dall’Islanda con 26,1 kg e dalla Danimarca con 24 kg, mentre Francia e Stati Uniti occupano la parte bassa di questa classifica con, rispettivamente, 22,2 kg e 22,1 kg di RAEE pro-capite. In fondo alla lista c’è l’Africa, con 1,7 kg a persona.
Uno dei elementi più allarmanti, oltre alla crescita della produzione di rifiuti come frigoriferi, lavatrici e altri elettrodomestici, è il dato sul riciclo di questi prodotti tossici: solo un sesto del totale viene smaltito e riciclato correttamente. David Malone, collaboratore del segretario generale dell’ONU e rettore dell’Università della Nazioni Unite, ha spiegato:
La ricerca, che considera i rifiuti RAEE anche il loro valore in termini di risorse e non solo come problema, mette l’accento sulla necessità di avviare una filiera mondiale del riciclo efficiente e funzionale: se questi rifiuti fossero recuperati e riciclati secondo gli standard internazionali produrrebbero una ricchezza che supera i 52 miliardi di dollari.
Fonte: greenstyle.it
 
 

sabato 25 aprile 2015

Abbattimento palme punteruolo rosso Sardegna

Continua il piano di contrasto del punteruolo rosso delle palme (Rhynchophorus ferrugineus), iniziato nel 2010, con l’istituzione del Tavolo tecnico fitosanitario regionale, e due atti successivi di programmazione, il primo del 30.12.2010, quando la Giunta regionale approva la Deliberazione n. 47/49 rendendo disponibili 415.000,00 euro; la seconda del 15 ottobre 2012, quando, sulla base dei resoconti del Tavolo tecnico e di riunioni di settore, la Giunta dà il via libera alla Deliberazione n. 41/10 mettendo a disposizione ulteriori 283.000,00 euro.

Una nuova ordinanza del presidente della Regione (n. 3 del 31.12.2013), pubblicata sul Buras (n. 3 del 16.01.2014), è stata illustrata dall’assessore della Difesa dell’Ambiente Andrea Biancareddu, e reca "Disposizioni urgenti in deroga alle procedure di trasporto, accumulo e compostaggio del materiale di risulta derivante dalle operazioni abbattimento di palme infestate dal punteruolo rosso nel territorio regionale".

Numerose incontri, tenutisi nel 2013, hanno infatti analizzato i punti di maggiore criticità esecutiva del programma, cui sono collegate diverse direttive risalenti al 2012.

L’evidente allargamento incontrollato dell’infestazione, anche dopo l’adozione di piani comunali, inizialmente utilizzati nelle province del sud Sardegna e successivamente assunti quale protocollo operativo nell’intero ambito regionale, ha imposto infatti, fin dal 2012, delle operazioni di rinforzo e un’azione più strutturata di contrasto alla diffusione dell’insetto.

Tra i punti più discussi, la gestione del cippato di palma, considerati gli elevati costi delle operazioni di taglio e conferimento del rifiuto da parte di un trasportatore autorizzato (600-800 €/palma, verosimilmente non sopportabili dal cittadino privato); l’insufficiente capacità degli ecocentri, relativamente allo stoccaggio/accumulo di materiale di rifiuto, non classificabile come urbano e che impone, quanto al suo smaltimento, forme di integrazione contrattuale con le ditte appaltatrici del servizio non contemplato.

Altro focus: le operazioni di trasporto del materiale di rifiuto che, in deroga alle disposizioni vigenti in materia di gestione rifiuti delle palme, sono state autorizzate finora al solo Ente Foreste Sardegna, mediante l’emanazione delle Ordinanze dei Presidenti delle Province di Ogliastra, Cagliari, Carbonia-Iglesias, Nuoro, Medio Campidano. Ad oggi diverse ordinanze non sono più rinnovabili e di fatto impediscono il trasporto del rifiuto da parte dell’Ente Foreste Sardegna (il cui intervento era stato ammesso all’interno delle sole aree individuate dai "Progetti comunali" approvati).

I Comuni della Sardegna ricadenti nelle zone di contenimento e nelle zone infestate dovranno provvedere a disporre, entro 30 giorni dalla data di pubblicazione dell’ordinanza nel BURAS, apposita ordinanza sindacale, la quale dovrà espressamente prevedere, tra le altre cose: la sensibilizzazione e divulgazione delle prescrizioni obbligatorie del Piano d’Azione Regionale; l’obbligo per il proprietario o detentore di palma di adozione delle misure fitosanitarie previste dal Piano.

Per quanto attiene ai Comuni dichiarati indenni, questi dovranno provvedere a disporre entro 30 giorni dalla data di pubblicazione dell’Ordinanza, apposita ordinanza sindacale la quale dovrà prevedere vari adempimenti, tra cui: un’attività di sensibilizzazione e divulgazione presso i propri cittadini delle prescrizioni obbligatorie del Piano d’Azione Regionale, in particolare relativamente alle azioni di prevenzione e riconoscimento dell’infestazione; l’obbligo per il proprietario di palma sospetta di infestazione di comunicazione immediata dell’informazione al Comune di competenza.
Fonte: regione.sardegna.it
 
 

venerdì 24 aprile 2015

Trasporto e montaggio mobili

C’è tempo fino al 31 dicembre 2015 per fruire del bonus mobili, anche se il Governo ha aperto la strada ad una possibile proroga per l’anno prossimo, con particolare riferimento alle giovani coppie.
Introdotto dal decreto legge n. 63 del 2013 e confermato per tutto il 2015 con l’ultima legge di Stabilità (legge n. 190 del 2014), il bonus mobili è la detrazione fiscale dall’Irpef dovuta, nella misura del 50% per chi acquista mobili e grandi elettrodomestici, di classe non inferiore alla A+ (A per i forni) al fine di arredare l’abitazione oggetto di interventi di ristrutturazione.
Presupposto necessario per avere il bonus quindi è quello di effettuare interventi di recupero dell’immobile sulle singole unità immobiliari. Così l’installazione di ascensori e scale di sicurezza, la realizzazione dei servizi igienici o di una mansarda, l’apertura di porte o finestre, sono tutti esempi di interventi che danno diritto ad acquistare mobili e grandi elettrodomestici, fruendo della detrazione Irpef al 50%.
Ma il bonus mobili è fruibile anche per interventi sulle parti comuni di condomini (guardiole, l’appartamento del portiere, ecc), come ad esempio la tinteggiatura di pareti e soffitti, la sostituzione di pavimenti e di infissi esterni o il rifacimento di intonaci interni. Per queste tipologie di interventi, i condòmini possono fruire del bonus mobili, ciascuno per la sua quota, ma solo per i mobili acquistati e destinati ad arredare le parti comuni e non per il proprio appartamento.
Che cosa si può acquistare? Mobili come cucine, letti, armadi, cassettiere, librerie, scrivanie, tavoli, sedie, comodini, divani, poltrone, credenze, materassi, e grandi elettrodomestici come frigoriferi, congelatori, lavatrici, asciugatrici, lavastoviglie, apparecchi di cottura, stufe elettriche, forni a microonde, piastre riscaldanti elettriche, apparecchi elettrici di riscaldamento.
Tra le spese da portare in detrazione si possono includere anche quelle di trasporto e di montaggio dei beni acquistati.
Come si pagano i mobili acquistati per avere il bonus? Con bonifico bancario o postale, sul quale va indicata la causale del versamento, il codice fiscale del beneficiario della detrazione e il numero di partita Iva o il codice fiscale del soggetto a favore del quale il bonifico è effettuato. Si può pagare anche con carta di credito o di debito ma mai in contanti o assegni.
Come si ottiene la detrazione Irpef al 50%? Direttamente nella denuncia dei redditi, indicando nel modello 730 le spese sostenute. Si ricorda che il bonus mobili va calcolato su un importo massimo di 10.000 euro, riferito, complessivamente, alle spese sostenute per l’acquisto di mobili e grandi elettrodomestici e la detrazione deve essere ripartita tra gli aventi diritto in dieci quote annuali di pari importo.
Fonte: cosedicasa.com
 
 

mercoledì 22 aprile 2015

Traslochi Sassari

I mutui sono in ripresa, la fiducia nei cittadini cresce e il numero di compravendite sembra crescere, seppur timidamente: tutto fa pensare che questa primavera sarà davvero una stagione di traslochi. E proprio il trasloco è la parte che spaventa di più quando si deve cambiare casa. Ma ci sono alcuni accorgimenti che possono salvare questo momento “tragico”, basta solo sapersi organizzare e preventivare ogni singola mossa, in modo che tutto sia perfettamente pianificato per non incappare in imprevisti affatto piacevoli. Per chi quindi approfitterà dei week end di bel tempo per prepararsi a cambiare casa, ecco cinque semplici consigli che possono davvero fare la differenza.
1- Cominciare a fare i pacchi in anticipo
È vero, preparare gli scatoloni con le proprie cose sembra un gioco da ragazzi, quanto tempo servirà? È cullandosi su questa sicurezza che in molti si riducono a dover preparare le scatole pochi giorni prima del trasloco, niente di più sbagliato! Secondo un noto sito americano, il tempo migliore per cominciare a imballare tutto è otto settimane prima della data del trasferimento. Soprattutto se si vuole vendere la casa da cui si sta andando via: è bene togliere di mezzo i propri effetti personali in maniera tempestiva di modo che diventi più neutra per i futuri visitatori.
2- Rinunciare al superfluo ed essere pronti al cambiamento
Cambiare casa è un’ottima occasione per fare pulizie di tutte quelle cianfrusaglie “inutili” che riempiono armadi, cassetti e dispense togliendo spazio vitale alla nostra quotidianità. È tempo di rinnovo: buttare via le cose più vecchie o quelle che non usiamo mai è un ottimo punto di partenza per rendere nuova non solo la casa che ci aspetta, ma anche un po’ la nostra vita. Se nella famiglia ci sono dei bambini, è bene prepararli in tempo al cambiamento: potrebbero avere degli amici nel vicinato e devono sapere che presto dovranno separarsene, anche se questo non vuol dire perderli.
3- Aggiornare il proprio indirizzo
Conti in banca e altre pratiche in corso necessitano di essere sempre aggiornati con il nuovo indirizzo, per questo è meglio pensare in tempo a comunicare ai vari enti e uffici il cambio di residenza. In questo modo si eviterà di ricevere al vecchio domicilio documenti sensibili, come le informazioni sul proprio conto corrente, che potrebbero essere intercettati da malintenzionati.
4- Etichettare tutti gli scatoloni
Può sembrare banale, ma un’etichetta o una semplice scritta su una scatola può salvarci nel momento in cui bisognerà ordinare la nuova casa. Ogni pacco potrà così essere messo nella stanza in cui andrà sistemato il contenuto e, se questo è fragile, è bene specificarlo nonché proteggerlo bene, magari avvolgendolo negli indumenti.
5- Rendere accogliente la nuova casa
Prima di traslocare è giusto pulire a fondo la nuova casa, in modo che sia in condizioni vivibili e, soprattutto accogliente. Tutte le cose vecchie che vi sono all’interno e che non si vogliono conservare vanno eliminate prima di trasferirsi, in modo che non si crei inutile confusione in giornate non proprio semplici. Inoltre, è importante assicurarsi che quando si prenderà pieno possesso dell’abitazione, tutte le utenze siano allacciate e perfettamente funzionanti, altrimenti si rischia di cenare a lume di candela o di dover presentarsi ai vicini per chiedere una doccia. Infine, il trasloco è un momento difficile e molto stancante: tenete sempre qualche snack e qualche bevanda a portata di mano, giusto per ristorarsi nelle pause e riprendere le forze.
Fonte: news.immobiliare.it
 

domenica 19 aprile 2015

Conservazione documenti informatici Sardegna

Il D.M. 17.6.2014 del Ministero dell’economia e finanze disciplina le modalità operative che vanno rispettate per assolvere gli obblighi tributari in materia di documenti informatici, nonché di loro riproduzione e conservazione. Tale normativa sostituisce il D.M. 23.1.2004, il quale, però, continua ad essere applicato limitatamente ai documenti che sono già conservati alla data di entrata in vigore delle nuove regole (cioè il giorno 26.6.2014), salva la possibilità del loro riversamento in un sistema di conservazione elettronico tenuto in conformità alla nuova disciplina (art. 6).
Ai fini tributari, la formazione, l’emissione, la trasmissione, la conservazione, la copia, la duplicazione, la riproduzione, l’esibizione, la validazione temporale e la sottoscrizione dei documenti informatici è fatta mediante l’apposizione della firma digitale ovvero della firma elettronica, con riferimento alle definizioni  contenute nell’art. 71 del D.Lgs. 7.3.2005, n. 82, e nei relativi decreti di attuazione che sono stati emanati, e dell’art. 21, terzo comma, del D.P.R. 26.10.1972, n. 633.
 
I documenti informatici e la rilevanza tributaria
Devono essere osservate le regole tecniche di cui all’art. 71 del D.Lgs. 7.3.2005, n. 82, per essere conformi alle norme fiscali in materia di formazione, emissione, trasmissione, conservazione, copia, duplicazione, riproduzione, esibizione, validazione temporale e sottoscrizione dei documenti informatici. La fattura elettronica deve avere il contenuto conforme a quanto è disposto dall’art. 21 del D.P.R. 26.10.1972, n. 633,.
I  documenti informatici rilevanti devono essere  immodificabili, integri, autentici e leggibili. Inoltre, devono essere utilizzati i formati previsti dal predetto D.Lgs. e dai decreti di attuazione previsti dall’art. 71 ovvero, da ultimo, i formati scelti dal responsabile della conservazione, il quale è tenuto a motivarne la scelta operata nel manuale di conservazione, idonei a garantire l’integrità, l’accesso e la leggibilità nel tempo del documento informatico.
I DECRETI DI ATTUAZIONE DELL’ART. 71 DEL D.LGS. 7.3.2005, N. 82
D.P.C.M. 22.2.2013: regole tecniche per la generazione, apposizione e verifica delle firme elettroniche avanzate, qualificate e digitali.
D.P.C.M. 3.12.2013: regole tecniche di sistema di conservazione.
D.P.C.M. 3.12.2013: regole tecniche per il protocollo informatico.
 
Nella conservazione dei documenti è necessario osservare le seguenti avvertenze procedurali:
  1. devono essere rispettate le norme previste:
. dal codice civile;
. dal codice dell’amministrazione digitale e dalle relative regole tecniche;
. dalle altre ne tributarie che disciplinano la corretta tenuta delle scritture contabili;
  1. devono essere consentite:
. le funzioni di ricerca e di estrazione delle informazioni dagli archivi informatici in relazione almeno al cognome e nome, al nome, alla denominazione, al codice fiscale, alla partita IVA, alla data o associazioni logiche di questi ultimi, se queste informazioni sono previste obbligatoriamente;
. la funzione e le chiavi di ricerca ed estrazione che potranno essere stabilite in relazione ai diversi tipi di documento con provvedimento emesso dalle Agenzie fiscali competenti;
  1. Il processo di conservazione dei documenti informatici:
. cessa con l’apposizione di un riferimento temporale opponibile ai terzi sul pacchetto di archiviazione;
. è effettuato entro il termine previsto dall’art. 7, comma 4-ter, del D.L. 10.6.1994, n. 357,cioè la tenuta delle scritture contabili è regolare, in difetto di trascrizione su supporti cartacei, se i dati relativi all’esercizio per il quale i termini di presentazione non sono scaduti da oltre tre mesi.
 
 
La dematerializzazione
La generazione delle copie informatiche e delle copie per immagine su supporto informatico dei documenti e delle scritture analogici deve osservare l’art. 22, comma 3, del D.Lgs. 7.3.2005, n. 82, per cui agli stessi è attribuita la stessa efficacia probatoria degli originali da cui sono tratti, se la loro conformità all’originale non è espressamente disconosciuta.
La procedura ha termine con l’apposizione della firma elettronica qualificata, della firma digitale ovvero della firma elettronica basata su certificati rilasciati dalle Agenzie fiscali. La conservazione deve avvenire osservando le regole indicate in precedenza.
La conformità all’originale delle copie informatiche e delle copie per immagine su supporto informatico dei documenti analogici originali unici, ai fini fiscali, è autenticata da un notaio o da altro pubblico ufficiale che sia a ciò autorizzato rispettando quanto è previsto dall’art. 22, comma 2,  del citato D.Lgs. e dalle relative regole tecniche.
 
L’obbligo informativo
Se il contribuente conserva i documenti con rilevanza tributaria in modalità elettronica,  deve darne comunicazione nella dichiarazione dei redditi relativa al periodo d’imposta di riferimento (art.5, comma 1).
Al momento dell’attività di verifica, di controllo o di ispezione, il documento informatico va reso leggibile e, su richiesta, va reso disponibile su supporto cartaceo o informatico presso la sede del contribuente ovvero presso il luogo di conservazione delle scritture contabili dichiarato ai fini dell’IVA, ai sensi dell’art. 35, secondo comma, lettera d), del DD.P.R. 26.10.1972, n. 633.
Il documento informatico conservato può essere esibito anche per via telematica, osservando le regole indicate nei provvedimenti emessi dai direttori delle competenti Agenzie fiscali.
 
L’imposta di bollo
L’imposta di bollo sui documenti informatici deve essere corrisposta , esclusivamente, con modalità  telematica ai sensi dell’art. 17 del D,Lgs. 9.7.1997, n. 241.
Il pagamento dell’imposta relativa alle fatture, agli atti, ai documenti ed ai registri emessi o utilizzati durate l’anno deve essere effettuato, in unica soluzione, entro 120 giorni dalla chiusura dell’esercizio (cioè entro il giorno 30 del mese di aprile se l’esercizio coincide con l’anno solare, anticipato al giorno 29 aprile se l’anno è bisestile).
La fattura elettronica assoggettata all’imposta di bollo deve indicare che il tributo è assolto ai sensi dell’art. 6, comma 2, del D.M. 17.6.2014.
Se i libri e i registri indicati all’art. 16 della tariffa allegata al D.P.R. 26.10.1972, n. 642, (cioè il libro giornale e il libro degli inventari) sono tenuti in modalità informatica, l’imposta di bollo è dovuta ogni 2.500 registrazioni o frazioni di esse. Invece, se gli stessi sono tenuti su supporto cartaceo, sussiste  l’obbligo del pagamento dell’imposta di bollo per ogni 100 pagine o frazione.
L’imposta di bollo virtuale sulla fattura elettronica va versato utilizzando il modello F24 nel quale va indicato il codice tributo “2501”, denominato “ Imposta di bollo su libri, registri ed altri documenti rilevanti ai fini tributari – articolo 6 del decreto 17 giugno 2014” (risoluzione 2.12.2014, n. 106/E). per consentire il versamento, utilizzando il modello F24, delle sanzioni e degli interessi, la risoluzione 23.3.2015, n. 32/E, ha istituito i seguenti codici tributo:
. “2502”, denominato “Imposta di bollo su libri, registri ed altri documenti rilevanti ai fini tributari – art. 6, decreto 17 giugno 2014 – SANZIONI”;
. “2503”, denominato “Imposta di bollo su libri, registri ed altri documenti rilevanti ai fini tributari – art. 6, decreto 17 giugno 2014 – INTERESSI”.
CON LA RISOLUZIONE 3.2.2015, n. 12/E, sono stati istituiti i seguenti codici tributo da utilizzare con il modello F24 e F24-Enti pubblici in relazione all’imposta di bollo dovuta ai sensi degli articoli 15 e 15-bis del D.P.R. 26.10.1972, n. 642:
. “2505”, denominato “BOLLO VIRTUALE – RATA” ;
. “2506”, denominato “BOLLO VIRTUALE – ACCONTO” ;
. “2507”, denominato “BOLLO VIRTUALE – Sanzioni” ;
. “2508”, denominato “BOLLO VIRTUALE – Interessi” ;
. “9400”, denominato “Spese di notifica per atti impositivi”; tale codice, già utilizzabile per seguire i pagamenti con il modello F24, trova applicazione anche per il versamento da eseguire con il modello F24-Enti pubblici.
Fonte: leggioggi.it
 

Raccolta RAEE Sardegna

È in crescita la raccolta di rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche (Raee) in Italia ma ci sono ancora grosse differenze tra le varie regioni d’Italia. e’ quanto emerge dal “Rapporto Annuale 2014 sul Sistema di Ritiro e Trattamento dei Rifiuti da Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche in Italia”, a cura del Centro di Coordinamento Raee, presentato a Milano.
Nel 2014, il rapporto evidenzia che il sistema Raee risulta in generale rafforzato, con un incremento della raccolta complessiva del 2,56%, pari a 231.717.031 kg con un incremento di quasi 6 milioni di chilogrammi rispetto all’anno precedente e un dato medio pro capite pari a 3,8 Kg di Raee raccolti per abitante, in linea con l’obiettivo minimo previsto dalla normativa europea. In crescita dell’1% anche i Centri di Conferimento attivi sul territorio nazionale.
I dati rivelano però una situazione diversificata all’interno del paese, con nord e centro che trainano la ripresa della raccolta complessiva, mentre sud e isole registrano ancora un segno negativo. Nella classifica delle regioni, la Valle d’Aosta si conferma anche quest’anno la più virtuosa d’Italia con una media pro capite di 7,8 kg/ab, mentre per quanto riguarda i valori assoluti, è in testa la Lombardia con oltre 49 milioni di kg di Raee raccolti (+5,42% rispetto allo scorso anno).
“Il sistema Raee continua a crescere”, ha dichiarato Fabrizio D’Amico, presidente del Centro di Coordinamento Raee, aggiungendo che ”sarà necessario nei prossimi anni investire nella sensibilizzazione dei cittadini, nello smantellamento delle piccole e grandi barriere burocratiche alla raccolta, ma anche nell’apertura di nuovi Centri di Conferimento in tutto il territorio nazionale e in particolare nell’area Sud e Isole”.
Fonte: 12alle12.it
 
 

sabato 18 aprile 2015

Gestione elettronica documenti Sardegna

Negli ultimi tempi sono state molte le novità normative in tema di digitalizzazione che hanno riguardato le amministrazioni pubbliche: alcune di queste novità hanno avuto un forte impatto anche sull’organizzazione delle istituzioni scolastiche e universitarie. La ratio di tali interventi è quella di favorire il processo di digitalizzazione e la semplificazione amministrativa negli atenei con l’introduzione, il potenziamento e la standardizzazione di diversi servizi, quali l’iscrizione on line e la verbalizzazione digitale degli esami, il fascicolo personale dello studente e l’automazione dei flussi informativi.
Tuttavia, al fine di progettare e implementare correttamente i processi di digitalizzazione appena menzionati, appare imprescindibile fare riferimento innanzitutto alle norme del Codice dell’Amministrazione digitale (CAD, D.Lgs. 82/2005), che disciplina la gestione informatica dei documenti, definita come «l’insieme delle attività finalizzate alla registrazione e segnatura di protocollo, nonché alla classificazione, organizzazione, assegnazione, reperimento e conservazione dei documenti amministrativi formati o acquisiti dalle amministrazioni, nell’ambito del sistema di classificazione d’archivio adottato, effettuate mediante sistemi informatici» (art. 1, comma 1, lett. u).
In effetti, ben prima della specifica introduzione del fascicolo elettronico dello studente - avvenuta con l’art. 10 del D.L. 18 ottobre 2012, n. 179 - l’art. 41 del CAD già stabiliva che la pubblica amministrazione titolare del procedimento raccoglie in un fascicolo informatico gli atti, i documenti e i dati del procedimento medesimo da chiunque formati (comma 2). Il fascicolo di studente costituisce una particolare tipologia di fascicolo di persona contenente tutti i documenti, gli atti e i dati inerenti alla carriera. A tal proposito occorre ricordare, in primo luogo, che il fascicolo deve essere realizzato in modo da garantire la possibilità di essere direttamente consultato ed alimentato da tutte le amministrazioni coinvolte nel procedimento, e, in seconda battuta, che le regole per la costituzione, l’identificazione e l’utilizzo del fascicolo devono essere conformi ai principi di una corretta gestione documentale ed alla disciplina della formazione, gestione, conservazione e trasmissione del documento informatico, ivi comprese le regole concernenti il protocollo informatico ed il sistema pubblico di connettività; principi che, in ogni caso, devono rispettare i criteri dell’interoperabilità e della cooperazione applicativa, come stabilito al citato art. 41 del CAD.
In argomento, altro fondamentale obiettivo delle norme di recente introduzione è quello di realizzare l’integrazione tra i sistemi di gestione documentale e i sistemi gestionali in uso presso gli atenei, a partire dal sistema di gestione delle carriere studenti, anche allo scopo di reingegnerizzare e automatizzare tutti i processi interni agli atenei e relativi alla gestione informatica dei documenti.
In tale prospettiva, dunque, risulta necessario adottare un approccio condiviso, che parta dalla rilevazione dei modelli organizzativi, per giungere alla definizione di un modello di riferimento, anche per rendere accessibile a ciascuno studente i dati e i documenti presenti nel proprio fascicolo. Inoltre, non si può non rilevare come ormai, in quasi tutti gli atenei italiani, la maggior parte delle procedure relative alla presentazione di istanze e alla produzione di documenti da parte degli studenti sia effettuata mediante servizi web accessibili previa identificazione dello studente: a tal fine, dunque, occorre considerare anche la disciplina dettata dagli artt. 45, 64 e 65 del Codice dell’amministrazione digitale in materia di modalità di accesso ai servizi erogati in rete dalle amministrazioni pubbliche e di istanze e dichiarazioni presentate alle stesse in via telematica.
Inoltre, sempre con specifico riferimento al fascicolo elettronico dello studente, oltre all’applicazione delle norme del D.L. 179/2012, un ulteriore profilo attiene alla definizione di criteri condivisi per la selezione dei dati e dei documenti da inserire nel fascicolo, soprattutto nell’ottica di un successivo scarto sia dei documenti cartacei, sia di quelli digitali.
Non si può non evidenziare, infatti, che i documenti inseriti nel fascicolo devono essere conservati a norma degli artt. 43 e ss. del Codice dell’Amministrazione digitale, prevedendo sistemi di conservazione conformi alle disposizioni delle Regole tecniche di cui al DPCM 3 dicembre 2013.
Pertanto, appare necessario anche prevedere l’adozione di strumenti quale un massimario di selezione dei documenti relativi al fascicolo dello studente, limitando l’inserimento nel fascicolo ai dati e documenti previsti dalle norme o che comunque risultano rilevanti ai fini della carriera. Ciò significa, tanto in ambiente cartaceo quanto in ambiente digitale, razionalizzare gli spazi, le memorie, ridurre i tempi dei processi e avere uno standard nella conservazione di dati e di documenti, eliminando il superfluo.
Fonte: saperi.forumpa.it
 

Distribuzione merci Sardegna

«La determinazione di costi minimi d'esercizio resi obbligatori da una norma nazionale che impedisce alle imprese di fissare tariffe inferiori a tali costi, equivale alla determinazione orizzontale di tariffe minime imposte». Rispondendo in via pregiudiziale al Tar del Lazio, presso cui sono pendenti da oltre due anni numerosi ricorsi presentati dal gotha della committenza (tra cui Confindustria), i giudici del Lussemburgo hanno puntato il dito contro la natura anti–concorrenziale dei costi minimi nel settore dell'autotrasporto.
Ripristinati nel 2011 dal Governo come frutto di accordi di settore conclusi tra le associazioni di categoria, i costi minimi sono sempre stati oggetto di un durissimo braccio di ferro tra la committenza e i vettori. La sentenza sulle cause riunite rappresenta un faro importante per il settore, che da anni insegue una bussola normativa.

Nella sentenza la Corte ricorda che, nonostante le norme del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea sugli accordi vietati tra imprese non siano vincolanti per gli Stati membri, questi ultimi sono sottoposti al dovere di collaborazione con l'Unione. Pertanto, la previsione di accordi committenza-vettori su costi minimi si configura come una violazione di tali norme.
Inoltre la Corte constata che l'Osservatorio sull'autotrasporto preposto alla fissazione dei costi deve essere considerato un'associazione d'imprese direttamente soggetto alle regole della concorrenza, dal momento che è composto dai rappresentanti delle associazioni di categoria ed è abilitato ad agire nell'interesse esclusivo della categoria.
Ma anche sotto il profilo della sicurezza la Corte Ue non lascia margini: in particolare i giudici rilevano come «la normativa si limiti a prendere in considerazione, in maniera generica, la tutela della sicurezza stradale, senza stabilire alcun nesso tra i costi minimi d'esercizio e il rafforzamento della sicurezza stradale».
Soddisfazione per la sentenza è stata espressa da Confindustria, che commenta: «Non esistono collegamenti tra i costi minimi e l'obiettivo della sicurezza stradale, invocata in modo strumentale per giustificare l'adozione di un regime tariffario obbligatorio per i servizi di autotrasporto».L'associazione si è poi detta disponibile a dialogare con le associazioni di autotrasporto e con il Governo per modificare la normativa nazionale coerentemente con la disciplina comunitaria e per formulare proposte di politica industriale volte al rilancio del settore.
Fonte: ilsole24ore.com
 
 

domenica 12 aprile 2015

Montaggio allestimenti Sardegna

Con Decreto del 22 luglio 2014 firmato dal Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali Giuliano Polettie dal Ministro della Salute Beatrice Lorenzinsono state individuate le disposizioni che si applicano agli “spettacolo musicali, cinematografici e teatrali e alle manifestazioni fieristiche tenendo conto delle particolare esigenze connesse allo svolgimento delle relative attività”.
Il decreto, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale delle Repubblica Italiana, Serie Generale, n. 183 del 8 agosto 2014, è quello che era già previsto dall’art. 88 comma 2-bisdel D.Lgs. 81/08 introdotto dal Decreto del Fare n. 69/2013 convertito con L. 98/2013.
Con quest’ultima novità si realizza un altro importante passo avanti a favore degli operatori impegnati nelle attività di montaggio e smontaggio dei grandi palchi in occasione di eventi musicali e di spettacolo. I due infortuni mortali avvenuti a Trieste, il 12 dicembre 2011, (foto) e a Reggio Calabria, il 5 marzo 2012, in occasione dell’allestimento dei concerti di Jovanotti e Laura Pausini hanno portato in risalto un comparto caratterizzato da numerosi elementi di rischio.
L’organizzazione di questa tipologia di eventi vede, infatti, quali fattori dall’alto indice di rischio la compresenza di più imprese esecutrici e di un elevato numero di operatori costretti a intervenire nella stessa area di lavoro e spesso nel rispetto di tempi brevi, compatibili con lo svolgimento degli spettacoli o delle fiere.
Tante aziende e persone, dunque, impegnate ad avvicendarsi in spazi ristretti – strutture di grandi dimensioni e rilevanti altezze – nello svolgimento di mansioni diverse e con durate d’intervento variabili. Non di rado, inoltre, anche sottoposte a ulteriori limitazioni quali il rispetto di particolari vincoli ambientali o architettonici o il disagio – in caso di eventi all’aperto – di sfavorevoli condizioni meteorologiche e ambientali.
Fonte: lavocedeltrentino.it
 

Logistica Sardegna

La Supply Chain o “catena di fornitura” è rappresentabile come un sistema che, su diverse scale di grandezza, riguarda tutte le aziende di produzione. In linea generale la Supply Chain è una filiera composta da fornitori di materia prima, produttori, fornitori di servizi, vettori trasportatori dei prodotti creati e consumatori finali. Tutti questi soggetti sono connessi tra loro dal flusso dei materiali che parte dalla materia prima e che, per trasformazione e trasporto, giunge all’utilizzatore finale. I soggetti sono connessi, inoltre, dal flusso di informazioni che accompagna le merci e la loro trasformazione.
Quanto accade a livello generale si trova concretamente in ogni azienda manifatturiera che, per quanto difficilmente assuma su di sé tutte le funzioni della catena, sicuramente si trova ad aver a che fare con materie prime, fornitori, semi lavorati, consegne, trasporti, logistica, ecc..
E' importante saper gestire la catena che si crea e/o di cui si è parte: in primo luogo, per quanto possa essere banale dirlo (ma non così banale rendersene davvero conto), il successo delle aziende nei mercati attuali è connesso al successo – anche - del lavoro degli altri. Questo accade perché, come detto, le aziende manifatturiere sono scarsamente integrate verticalmente, anzi procedono per specializzazione, lasciando a terze parti la realizzazione di alcune fasi di lavorazione che, effettuate internamente, darebbero uno scarso valore aggiunto.
Questo comporta la necessità di conoscere i propri fornitori, i conto terzisti, di verificare la qualità del loro lavoro, ad esempio, e significa poter coordinare la logistica in maniera efficiente, per i prodotti in ingresso e quelli in uscita verso il cliente. 
Un motivo altrettanto importante che sottolinea l’importanza della gestione della Supply Chain, sta nel fatto che le aziende, come testimoniamo i crescenti investimenti in informatizzazione nel comparto delle PMI manifatturiere, hanno capito che non è più possibile essere efficienti a pezzi e non considerare, con una visione di insieme, tutta l’azienda. 
Una produzione efficiente perde il suo valore se la logistica non la supporta, gli acquisti non coprono il fabbisogno, il prodotto non è monitorato a livello di qualità, non si sa quando effettuare le manutenzione degli impianti e sostituire gli utensili, e cosi via. 
L’integrazione, anche modulare e per gradi, rappresenta la vera svolta per le aziende di produzione.
Considerata quindi la massa di dati che si genera nelle varie fasi menzionate della catena di fornitura, il numero di soggetti attivi, la necessità di creare prodotti di qualità per il cliente finale, la gestione della Supply Chain (Supply Chain Management)  rappresenta una necessità imprescindibile per avere un processo produttivo e un’impresa efficiente. 
Fonte: tesar.it
 

Ritiro Carta e Cartone Sassari

Il riciclaggio della carta è un settore specifico del riciclaggio dei rifiuti. Il simbolo Unicode della carta riciclata è (U+267C) e quello della carta parzialmente riciclata (U+267D).

Utilizzo

Gli impieghi fondamentali, per usi civili e industriali, della carta, costituiscono una vasta gamma:
  • supporto fisico per la scrittura e la stampa;
  • materiale da imballaggio: carta e cartone da imballaggio rappresentano il consumo maggiore (più del 35%), con varie caratteristiche:
  • cartone ondulato
  • cartoncino per astucci pieghevoli
  • carta utilizzata per sacchi e sacchetti, con varie proprietà: resistente, fragile, filtrante, oleata, cerata, morbida, assorbente…
Si tratta di prodotti di uso universale, con indici crescenti di produzione e di domanda, e il cui utilizzo ha a valle una forte e diffusa produzione di rifiuti.

Produzion

Come tutti i rifiuti, la carta pone problemi di smaltimento. La carta è però un materiale riciclabile, poiché la cellulosa che contiene può essere sottoposta a ripetuti utilizzi. La carta recuperata può essere trattata e riutilizzata come materia seconda per la produzione di nuova carta. La raccolta differenziata della carta riguarda tutti i vari prodotti di carta.
Partendo dalla fibra del rifiuto cartaceo, circa il 95% viene trasformato in nuova carta. Rispetto ad altre produzioni, quindi, il macero comporta grandi risparmi energetici, idrici e di legname.
Infine, la carta riciclata che non ha più la consistenza sufficiente per produrre altra carta può essere ancora utilizzata come combustibile per produrre energia.
La trasformazione della carta da macero in materia prima necessita di varie fasi:
  • Raccolta e stoccaggio;
  • Selezionamento, per separare la fibra utilizzabile dai materiali impuri, che normalmente sono incorporati nelle balle di carta da macero e per separare le diverse tipologie di carta da macero. Il valore tecnico ed economico del materiale aumenta quanto più definita è la selezione per tipologia e qualità: solitamente il processo di selezione è meccanico, una selezione più spinta deve essere eseguita a mano, facendo scorrere la carta sopra un nastro trasportatore, con operatori manuali che la dividono per tipologia;
  • Pressatura e legatura in balle; queste, inviate alle cartiere, subiscono il processo di riciclo vero e proprio;
  • Sminuzzamento;
  • Sbiancamento per eliminare gli inchiostri: disinchiostrazione;
  • Riduzione in poltiglia con aggiunta di acqua calda;
  • Affinamento: dall'impasto vengono sottratte le impurità e le scorie, fino a separare la pasta di cellulosa;
  • Aggiunta di cellulosa vergine, in proporzioni diverse a seconda dell’utilizzo futuro.
A questo punto del ciclo, la cellulosa contenuta nella carta-rifiuto è ritornata ad essere una materia prima pronta a rientrare nel ciclo di produzione.
La macchina cosiddetta “continua” provvede infine a stendere, disidratare, pressare l’impasto, con il passaggio attraverso vari rulli, fino all'avvolgimento finale in bobine, da inviare alle cartotecniche, dove la carta viene trasformata ulteriormente per ottenere i nuovi imballaggi e prodotti finiti.

Applicazioni

Il riciclaggio della carta comprende varie tipologie di prodotti, che vanno dai giornali e riviste, libri, quaderni e opuscoli, ai sacchetti, imballaggi in cartone, alle scatole per alimenti, per detersivi o scarpe, fino alle fascette di carta dei vasetti di yogurt e bevande.
Non deve essere conferita carta contaminata da sostanze putrescibili o tossiche, fazzoletti/ tovaglioli di carta, o che contenga altri materiali non cellulosici (punti metallici, plastica..).
Anche la carta di qualità elevata (ad esempio, da disegno o per fotocopie) può essere prodotta con carta riciclata.

Costi e benefici del riciclo

Dal punto di vista economico, il riciclaggio è sicuramente meno costoso che l'incenerimento.
Infatti, il costo dell'incenerimento di una tonnellata di rifiuti varia, a valle dei costi di raccolta e secondo l'impianto, tra 96 e 192 euro a tonnellata, mentre il trattamento della carta straccia costa tra 64 e 96 euro a tonnellata. È ovvio che la carta riciclata non produce un pari peso di carta "nuova" (sicché per fare una tonnellata di carta nuova ci vuole normalmente - e comunque in misura variabile a seconda degli impianti e del prodotto fabbricato - anche una certa percentuale di cellulosa fresca, proveniente da alberi), e che il procedimento ha i propri costi - economici, energetici e di inquinamento.
Tuttavia:
  • la fonte indicata sopra sostiene, ad esempio, che nelle fabbriche che producono carta per giornali da carta da giornali riciclata non si usa più cellulosa proveniente da alberi;
  • il costo della materia prima riciclata è notevolmente più basso di quello della pasta di legno, i relativi scarti possono essere utilizzati come combustibile cogeneratore del vapore necessario al processo di fabbricazione, e la produzione è meno inquinante;
  • il riciclaggio riduce la quantità di rifiuti da trattare, i relativi costi di stoccaggio, lo spreco di spazio da destinare allo stoccaggio medesimo, l'inquinamento da incenerimento, e ovviamente il consumo di alberi vivi (anche se gli alberi impiegati per la produzione della carta provengono da vivai a coltivazione programmata dove vengono periodicamente tagliati e ripiantati).
Nonostante ciò molti ambientalisti sono contro il riciclo della carta e cartone:
Anche se non viene abbattuto nessun albero vengono utilizzati 2700 kwh di energia elettrica e 1800 litri d' acqua.

Cosa conferire nella carta

  • fogli di carta o cartoncino
  • giornali e riviste
  • sacchetti in carta
  • astucci in cartoncino (pasta, cereali, etc.)
  • scatoloni (aperti)
  • libri e quaderni
  • carta da pacchi
  • fustini dei detersivi
  • buste di carta
Fonte: it.wikipedia.org


sabato 11 aprile 2015

Trasporti Sardegna

Logistica e trasporti incidono annualmente per oltre 5 miliardi di euro sul conto economico delle imprese chimiche, che movimentano quasi 38 milioni di tonnellate di sostanze e prodotti chimici, di cui il 58% sono classificati come “pericolosi”.
Sono questi alcuni dei dati presentati nel corso dell'assemblea annuale di Federchimica da parte del presidente Cesare Puccioni a Maurizio Lupi, ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti.
"E’ fondamentale che nella politica infrastrutturale in Italia sia adottata una razionalizzazione delle strutture logistiche - ha chiesto Puccioni al ministro - che deve riguardare anzitutto il trasporto marittimo. In Italia esistono 24 Autorità Portuali, le cui procedure e decisioni operative devono essere armonizzate e coordinate".
Un milione di container l’anno preferisce il transito nei porti del Nord Europa ai porti italiani, anche per merci provenienti o destinate a imprese che operano in Italia, perché i tempi di sdoganamento sono certi e i meccanismi burocratici garantiti dagli scali nordeuropei sono più fluidi dei nostri, spiega il comunicato diffuso da Federchimica.
"Per quanto riguarda i trasporti via terra, va considerato che la frequenza degli incidenti ferroviari è minima rispetto a quelli stradali e l’impatto ambientale (in termini di emissioni di CO2) è decisamente minore - si legge nel comunicato -. La 'razionalizzazione' adottata dal Gruppo FS ha, invece, di fatto obbligato le imprese a riprendere l’utilizzo del sistema stradale: le merci pericolose trasportate per ferrovia sono diminuite del 16%. Gli scali ferroviari nel Paese prima del 2000, oltre un migliaio, sono scesi a 227, di cui solo 67 abilitati al trasporto di “Merci Pericolose”. L’abolizione, nel 2010, da parte di Trenitalia del cosiddetto 'Traffico Diffuso' (il trasporto di merci con carri singoli favorevole, principalmente, alle PMI) delle Merci Pericolose ha fatto sì che, ogni anno, si siano riversate sulle strade circa 3 milioni di tonnellate di Merci Pericolose in più, pari a 75mila automezzi. Il trasporto di Treni Completi non è economicamente sostenibile per il tessuto industriale chimico in Italia, costituito essenzialmente da PMI che hanno, invece, la necessità di approvvigionarsi di piccoli quantitativi di materie prime. E’ necessaria una riforma - chiede Federchimica - che indichi una scelta sul ruolo dei trasporti nel rilancio dell’industria italiana e di quella chimica in particolare, individuare i vincoli esistenti e i modelli europei di riferimento, intervenire con decisione avendo in mente certamente la sicurezza ma anche la competitività".
Nel corso dell'assemblea Puccioni ha parlato infine del Sistri: "Si tratta di un sistema sconosciuto in tutti gli altri Paesi europei. In 5 anni 24 provvedimenti legislativi con innumerevoli modifiche, 7 rinvii e il sistema non è ancora pienamente funzionante. Va semplificato e corretto per essere reso applicabile, senza oneri aggiuntivi per le imprese".
Fonte: federchimica.it
 
 

Imballaggi per traslochi Sardegna

Per alcune persone può apparire una seccatura, lo sappiamo bene, ma in realtà fare le scatole per il trasloco ha anche i suoi vantaggi: è un'ottima scusa infatti per fare un buon repulisti di tutte quelle cose che non ci servono, buttare via un po' di roba vecchia e ammuffita e magari ritrovare qualche vecchio cimelio seppellito chissà dove.
Se affiderete il vostro trasloco ad una società di trasloco, questa vi fornirà gli  imballaggi necessari. Usualmente questi vi verrano forniti nuovi, piegati e di cartone sufficientemente resistente da non rompersi durante il trasporto. Se preferite fare da voi l'imballaggio, sarà necessario preparare con cura gli scatoloni, nastrandone la parte inferiore con diversi passaggi di nastro adesivo da pacchi. Non fate economia col nastro, se il pacco che state per preparare conterrà libri o degli altri oggetti pesanti di sicuro non vorrete rischiare che si rompa durante il viaggio. 
Nel caso che preferiate non rivolgervi a una compagnia di traslochi, potete comunque ricercare le scatole che vi servono fuori dai negozi o richiedere ai centri commerciali di mettere da parte dei pacchi nuovi.
La cosa fondamentale è che i pacchi siano puliti, di grandezza media e non presentino macchie strane.
Se i pacchi sono vecchi, per una maggiore igiene puoi aggiungere dentro a ogni pacco un scampolo di carta da imballaggio a bolle d’aria (tipo pluriball) che avrà la finalità di isolare i tuoi averi dalle pareti fragili del cartone, oltre che di ripararli più da eventuali colpi del viaggio.
Nel corso dei traslochi fai da te, sempre attenti e non farvi male. Allo scopo di evitare il mal di schiena, controllate ogni volta che gli scatoloni non siano oltre i 20kg ; così facendo sarete altresì in regola con le leggi vigenti.
Comprensibilmente i pacchi problematici per il carico sono quegli scatoloni contenenti libri. Un’astuzia per evitare guai è disporre i libri in diversi pacchi, utilizzandoli per formare uno parte inferiore e in seguito ricoprirli con gli altri oggetti leggeri (cappotti, arredamento, ecc.).
Per quello che concerne televisioni, pc e altro materiale elettronico, è essenziale staccare e impacchettare i cavi e il resto facendo attenzione, sempre senza lesinare sul materiale da imballaggio.
Se desideriate essere certi di riuscire a ricollegare ogni cosa senza problemi una dopo essere giunti a meta, sarà opportuno fare un piccolo schema dei collegamenti più difficili o marchiare i cavi per mezzo di delle etichette colorate. Segnate facendo una scritta ben riconoscibile tutti gli scatoloni che non devono essere capovolti. Segnare ”fragile” su tutti quei pacchetti i quali contengono flaconi di fluido di qualunque ordine è imprescindibile, poiché basterebbe una minima perdita per pregiudicare il mobilio sottostante. Ricordare inoltre di chiudere perbene ogni bottiglia, vaso o flacone che dovete trasportare .
Fonte: traslocatori.blogspot.com

domenica 5 aprile 2015

Sfalcio erba Sassari

Lo sfalcio dell’erba si può effettuare raccogliendo tutta l’erba di risulta ed eliminandola (un composter può essere ottimo per questo tipo di rifiuti verdi), oppure lasciando l’erba sul prato; nessuno dei due metodi è migliore dell’altro, ma dipende da come e quando tagli l’erba, e da quanta ne produci. In genere, i tosaerba in commercio, sono dotati di un capiente sacco, in cui si raccoglie l’erba tagliata, che viene poi portata alla discarica comunale o nel composter di casa; in entrambi i casi, l’erba diverrà composter, ovvero un ottimo prodotto fertilizzante. Nel caso in cui l’erba non venga raccolta, si effettua il cosiddetto mulching, ovvero si lascia l’erba sul prato, in modo che rilasci l’umidità che contiene, e si decomponga, lasciando anche i Sali minerali.
Nel primo caso, non importa quante volte all’anno effettuiamo il taglio dell’erba, non importa se abbiamo un prato a foglie sottili o un prato a foglie tonde (dichondra o trifoglio), non importa se decidiamo di tosare il prato molto basso o se invece decidiamo di lasciarlo alto; il metodo “tradizionale” di tosatura dell’erba, che comporta la rimozione della stessa va sempre bene, funziona sempre nella stessa maniera, e non presenta alcuna problematica.
Invece il mulching ha migliori effetti in alcuni casi particolari, e non è indicato in altri; questo perché, se l’erba tagliata è molto lunga, e il nostro tosaerba produce dei piccoli mucchietti, l’erba tenderà a decomporsi lentamente, rimanendo sul prato a lungo, soprattutto poi in caso di pioggia nei giorni successivi al taglio dell’erba; capita in questi casi che i mucchietti di erba vadano in putrefazione, causando cattivo odore e spesso anche l’ingiallimento dell’erba sottostante. Il mulching infatti si pratica molto sui tappeti erbosi che vengono tagliati spesso, dove l’erba di risulta è corta, oppure dove viene tagliata con appositi tosaerba che la sminuzzano, e la spargono bene su tutto il tappeto erboso, e non ammonticchiata; ovviamente, il taglio dell’erba in questi casi deve venire praticato in giornate no piovose, e non dovrebbe piovere neppure nei giorni successivi al taglio e al conseguente spargimento dell’erba sul prato. Oltre a questo, il mulching sembra non avere successo sui tappeti erbosi a foglia tondeggiante
Fonte: giardinaggio.it

sabato 4 aprile 2015

Gestione verde pubblico Sardegna

Lo spazio pubblico è un luogo fisico (o virtuale) caratterizzato da un uso sociale collettivo ove chiunque ha il diritto di circolare o dialogare. È lo spazio della comunità o della collettività che in quanto tale si distingue dallo spazio privato riservato alla vita personale, intima, familiare.
Rappresenta nelle società umane, in particolare urbane, tutti gli spazi di passaggio e d'incontro che sono ad uso di tutti, come strade, piazze, parchi, stazioni, edifici pubblici quali biblioteche, municipi o altro. Lo spazio pubblico che si riferisce ad aree verdi non edificabili quali i parchi, i giardini ed i prati pubblici, viene spesso definito verde pubblico.
Nel corso degli ultimi secoli, con il superamento dei poteri assolutistici e l'affermazione delle democrazie moderne, la nozione di spazio pubblico si è estesa fino a comprendere ogni spazio collettivo, fisico o virtuale, nel quale si esercitano i diritti/doveri di cittadinanza, d'informazione, di azione politica.
La qualità di uno spazio pubblico dipende da diversi fattori quali l'accessibilità, l'intensità d'uso e delle relazioni sociali che può favorire, la visibilità e la mescolanza di comportamenti e gruppi sociali differenti, la capacità di promuovere l'identità simbolica del luogo, l'adattabilità a usi diversi nel corso del tempo. Tali caratteristiche sono talvolta riscontrabili in spazi ibridi pubblico/privati che possono rientrare a pieno titolo nella categoria degli spazi pubblici mentre viceversa spazi di proprietà pubblica ne sono talvolta privi. Per questo motivo la nozione di spazio pubblico non sempre è associata alla nozione di proprietà pubblica.
Non sono di norma associati al concetto di spazio pubblico le zone di proprietà pubblica nelle quali l'accesso è vietato o sottoposto a particolari condizioni d'uso per motivi di sicurezza militare o ambientale o quelle aree di proprietà del demanio che garantiscono la protezione delle coste, degli argini di fiumi o quelle dedicate a un utilizzo collettivo delle risorse naturali come l'uso civico di boschi e pascoli.
Alcuni spazi ibridi di proprietà privata caratterizzati da un uso collettivo come i luoghi di culto, i centri commerciali, i parchi tematici non sono spazi pubblici ma spazi aperti al pubblico in quanto applicano restrizioni di comportamento o divieto di accesso nei confronti di alcune categorie di persone. Come per qualunque fenomeno o luogo che rappresenta la vita collettiva i comportamenti che si svolgono nello spazio pubblico sono regolati da statuti, norme o leggi che tutelano l'interesse generale della cittadinanza.
L'evoluzione storica dello spazio pubblico è il filo conduttore con il quale è descritta la storia delle città: l'agorà dell'antica Grecia, il foro romano e le grandi vie consolari, le piazze medioevali come luoghi di scambio commerciale e simboli dell'identità comunale (Piazza del Campo a Siena), le piazze e strade romane in epoca barocca (il tridente di Piazza del Popolo a Roma), i boulevard di Parigi progettati da Georges Eugène Haussmann, il Central Park a New York: attraverso gli spazi pubblici è stata tessuta la trama ordinatrice delle città.
Dal XIX secolo la rivoluzione industriale induce a modificare gli assetti urbani per favorire la mobilità di persone e merci grazie all'evoluzione tecnica dei sistemi di trasporto che hanno costretto le città ad adattare i loro spazi pubblici alla ferrovia, al tram, all'automobile. Ciò ha comportato la riduzione di alcuni spazi pubblici a spazi monofunzionali e tecnici privi dei valori sociali, culturali e simbolici generalmente attribuiti allo spazio pubblico della città storica.
Per migliorare le condizioni igieniche dell'ambiente urbano aggravate dalla produzione industriale i piani di sviluppo delle città sono stati improntati sui principi urbanistici dello zoning che ha separato le funzioni produttive, commerciali, residenziali e di servizio, trasformando la natura intrinseca dello spazio pubblico che trae la sua vitalità dalla mescolanza di funzioni, dalle opportunità di incontro e relazioni.
La crescita urbana contemporanea è segnata da processi ancor più accentuati di specializzazione funzionale, di privatizzazione degli spazi a uso collettivo (i grandi centri commerciali) e segregazione residenziale (enclave chiuse e protette con accesso riservato ai soli residenti). Tale processo di frammentazione funzionale e dispersione territoriale impoverisce ulteriormente lo spazio pubblico inteso come spazio polifunzionale e di libero accesso e struttura portante della città.
Una reazione culturale a questa tendenza è rappresentata da una corrente urbanistica che auspica un ritorno nostalgico alla città del passato sia riproducendo artificialmente alcune forme spaziali che richiamano la tradizione sia progettando nuovi quartieri residenziali imperniati su spazi pubblici plurifunzionali (New Urbanism).
Le riflessioni contemporanee dell'urbanistica sono tese a restituire valore allo spazio pubblico inteso come luogo di [socialità], di riconoscimento dei valori comunitari, ove si esercita il diritto all'uso democratico della città e del territorio.
La rinascita dello spazio pubblico è promossa da amministrazioni locali e da numerose associazioni di cittadini.
Nel corso degli ultimi decenni la politica delle amministrazioni di importanti città europee ha favorito il recupero di alcuni spazi pubblici dei centri storici e di quartieri periferici sia riservando ai pedoni aree nevralgiche sia limitando gli accessi al traffico veicolare. Queste azioni di riqualificazione sono dettate non solo dalla volontà di restituire alla vita sociale spazi occupati dalle automobili ma anche dall'esigenza di ridurre i fattori inquinanti e dal proposito di accrescere i fattori di competitività della città e favorire il turismo.
È decisivo nella rinascita dello spazio pubblico l'impegno di numerosi movimenti di base di cittadini che rivendicano il diritto a un uso libero degli spazi pubblici, a tutelare parchi ed aree verdi secondo i principi dell'ecologia, a realizzare aree pedonali e piste ciclabili, a contestare la realizzazione di nuove costruzioni che possano compromettere la qualità dello spazio pubblico e della vita quotidiana. La maggiore influenza della società civile nella gestione dello spazio urbano ha fatto emergere nuove modalità di progettazione urbanistica che prevedono la partecipazione dei cittadini (urbanistica partecipata) alla redazione e verifica dei progetti urbani.
La globalizzazione ha portato con sé i fenomeni migratori che contribuiscono a configurare le realtà urbane come un intenso mix di razze e culture per le quali occorre ridefinire i diritti/doveri di cittadinanza, favorire i processi di integrazione, redigere nuovi e inediti statuti dello spazio pubblico.
Fonte: it.wikipedia.org

Conservazione sostitutiva documenti Sardegna

L’archiviazione sostitutiva dei documenti, anche conosciuta come conservazione sostitutiva è un sistema di procedure informatiche, regolamentate dettagliatamente dalle leggi italiane, in grado di garantire nel tempo la validità legale di un documento informatico.

Per certi casi, l’archiviazione sostitutiva equipara i documenti cartacei a quelli elettronici, riconoscendo ad entrambi la validità legale. La validità legale di un documento informatico è garantita dalla firma digitale e dalla marca temporale, due elementi fondamentali che marcano un documento non più modificabile fissando la data e l’ora esatte della sua creazione.
Secondo la delibera del Cnipa del 19 Febbraio 2004, che illustra le regole tecniche e gli obblighi per la riproduzione e archiviazione di documenti su supporto ottico idoneo a garantire la conformita’ dei documenti agli originali, la archiviazione sostitutiva di documenti informatici ed eventualmente anche della loro impronta (rappresentazione digitale del documento composta da una sequenza di simboli binari di lunghezza fissa) avviene attraverso la memorizzazione in supporti idonei e si esaurisce con l’apposizione del riferimento temporale e della firma digitale da parte del responsabile della conservazione che attesta il corretto svolgimento del processo di archiviazione sostitutiva. L' archiviazione ottica sostitutiva è uno strumento alternativo all’archiviazione cartacea dei documenti, che permette un enorme risparmio in termini di stoccaggio, costi di stampa e ricerca e avviene attraverso l’utilizzo di software per la gestione documentale. Il risparmio è particolarmente alto per la documentazione che deve essere, a norma di legge, conservata per più anni.
Fonte: maiamagazine.it
 

Imballaggi per traslochi Sardegna

Il Pluriball (o Airball o Bubblewrap, in italiano millebolle) è probabilmente l'imballo ammortizzante più economico e diffuso nel mondo. Creato da due ingegneri, Alfred Fielding e Marc Chavannes nel 1957, come molte innovazioni, fu accidentale. La storia inizia in un garage di Hawthrone, New Jersey, dove i due ingegneri stavano cercando di fare una carta da parati in plastica con supporto di carta. Sorprendentemente, questo prodotto non ebbe successo, ma ben presto, si resero conto che la loro invenzione poteva essere utilizzata come materiale per l'imballaggio. Più tardi la coppia fondò la Sealed Air Corporation nel 1960.
È molto usato per proteggere dagli urti oggetti fragili; in commercio, ve ne sono di diversi tipi e categorie: varia la grammatura (30 g/m2 - 300 g/m2) e la dimensione delle bolle (piccole ø10mm, grandi ø30mm o microbolle).
La grammatura standard è di 115 gr/m², e si possono produrre bobine in altezza fino a 300 cm. Il pluriball standard può essere fornito anche in fogli a misura o in rotoli pretagliati. La grammatura "leggera", varia dai 30 g/m2 fino ai 90 g/m2. I vantaggi della grammatura leggera sono un minor peso e un minor ingombro della bobina, un costo a metro quadro più basso, e una minore immissione di materiali da imballaggio nel ciclo dei recuperi (da cui deriva una minore spesa in contributi CONAI).
Il pluriball in grammatura leggera viene anche abbinato ad un foglio in politene alta densità, per creare un pluriball a tre strati, con la bolla a sandwich fra due strati lisci: questa applicazione viene utilizzata per realizzare buste e sacchetti.
Oltre che con il polietilene HD, il pluriball a grammatura viene accoppiato anche ad altri materiali, quali la carta, il cartene, il FOAM (politene espanso), il tessuto o l'alluminio, così da adattarsi meglio alle esigenze dell'utilizzatore.
Fonte: it.wikipedia.org