domenica 26 gennaio 2014

Logistica verde

Oggi la sensibilità ambientale nella nostra società è in continua espansione e quello ecologico è diventato uno dei temi più discussi e spesso più volte ripresi dai media. E’ obiettivo di tutte le aziende convincere il loro mercato di avere sensibilità, tecnica e programmazione per evitare i consumi inutili e inquinare meno.
Quindi essere "green" è sicuramente un modo per ottenere un crescente consenso pubblico, che porta un ritorno d’immagine pubblicitario, ma non solo!
Infatti, le imprese con lo sguardo proiettato al futuro hanno individuato uno stretto connubio tra una politica aziendale green, ossia focalizzata a migliorare le proprie prestazioni dal punto di vista ecologico, e il conseguimento di risultati interessanti in termini di riduzione dei costi e ottimizzazione delle proprie risorse.
Quindi la strada che porta ad una logistica più verde deve essere intrapresa attraverso lo studio critico di tutti i processi, non limitandosi al ristretto ambito aziendale, ma gettando lo sguardo anche lungo la filiera (fornitori, partner, clienti e autorità).

Di seguito i 10 passi per avere una logistica più verde.
1) Azioni sui mezzi di trasporto
Un modo facile per essere più sostenibili è sicuramente quello di svolgere azioni sui veicoli che effettuano il trasporto su gomma.

Infatti, l’utilizzo di una flotta di camion costantemente rinnovata, ossia cercando di avere una grossa percentuale di camion ad alta classificazione euro (4, 5 e 6), porta ad una consistente riduzione dei consumi di gasolio e di emissioni di CO2 per chilometro percorso.

Per quanto riguarda la distribuzione urbana è consigliabile utilizzare mezzi commerciali a trazione elettrica i quali non immettono sostanze nocive e non creano inquinamento acustico. Negli ultimi anni, anche per i veicoli pesanti, sono nati propulsori alimentati a combustibile non convenzionale (tipo biogas, metano compresso, metano liquefatto) che oltre ad abbattere drasticamente le emissioni raggiungono tranquillamente prestazioni elevate con una rumorosità molto contenuta.

Inoltre, vi è tutta una serie di componentistica di ultima generazione che una volta installata sul camion porta a consistenti miglioramenti ecologici. A titolo di esempio possiamo citare l’utilizzo di serbatoi in materiale composito che rispetto all`utilizzo dell`acciaio permettono di tagliare il peso di circa 400 kg, l’utilizzo di sistemi per il recupero dell`energia frenante, l’adozione di cambi automatici settati alla riduzione dei consumi e sistemi di misurazione automatica della pressione dei pneumatici.

Infine, l’implementazione di strategie di pianificazione e controllo dello stato manutentivo dei veicoli è indispensabile a conservare la buona efficacia ed efficienza dei veicoli mantenendo le prestazione sempre a livelli elevati.

2) Ridurre l`impatto ambientale del magazzino
Il raggiungimento del Green Warehouse avviene attraverso progetti con l`obiettivo di ridurre i consumi energetici nelle infrastrutture logistiche.

In uno stabile adibito alle attività logistiche le funzioni a maggior assorbimento energetico sono l`illuminazione, la climatizzazione, il riscaldamento, gli impianti, i macchinari, la refrigerazione alimentare e il mantenimento a temperatura controllata.

L`obiettivo di un buon magazzino verde è quello di utilizzare il più possibile le risorse naturali per far fronte alle proprie necessità come, ad esempio, l’utilizzo della luce solare per illuminare e riscaldare l`ambiente, lo sfruttamento del vento per raffreddare e ventilare l`ambiente, l’uso della terra per riscaldare e dell`acqua per raffreddare.

Per avere veramente un Green Warehouse una fase molto importante è quella di progettazione, attraverso l’utilizzo di criteri di edilizia sostenibile e predisponendo il magazzino alla minimizzazione dei costi operativi e alla massimizzazione del risparmio energetico.

A questo scopo si possono considerate, ad esempio, la pianificazione dell`ubicazione (che deve essere coerente con il flusso dei materiali), l`utilizzo delle illuminazioni a fari LED, l`installazione di pannelli fotovoltaici per il fabbisogno di energia elettrica e l`utilizzo di vernici termoisolanti per avere una coibentazione maggiore dell`edificio.

L`utilizzo di energia dovrebbe essere proveniente da fonti completamente rinnovabili (come energia solare, eolica o idrica) alcune installabili direttamente in prossimità del magazzino (ad esempio un sistema di recupero dell`acqua piovana destinata all`irrigazione).

Inoltre l’utilizzo di software specifici di magazzino minimizzano l`impiego delle attrezzature, si pensi a titolo di esempio ad un WMS che ottimizza le percorrenze dei carrelli per la movimentazione interna delle merci.

Infine, per un magazzino già in funzione, è utile rivisitare gli impianti attraverso l`aggiornamento delle soluzioni attuali con nuove soluzioni tecnologiche più sostenibili.
 
3) Ottimizzazione della supply chain anche attraverso l`utilizzo di software specifici
Avere una supply chain ottimizzata sicuramente minimizza le emissioni che questa può immettere nell’ambiente. Di fondamentale importanza è la progettazione attenta del network distributivo dell’azienda, ossia la collocazione dei vari depositi in modo tale da minimizzare i viaggi da percorrere per consegnare ai clienti e per approvvigionarsi dai fornitori.

Inoltre, è di notevole importanza eseguire politiche di miglioramento continuo dei flussi attraverso lo studio ricorrente di soluzioni alternative al fine di migliorare le tratte da percorrere e massimizzare la produttività dei singoli mezzi.

Molto utile in questi casi è l`utilizzo di software specialistici con i quali è possibile studiare il network ottimale per il business da svolgere ma anche razionalizzare le tratte percorse dai propri camion sia in termini di minore distanza che di saturazione del camion.

In aggiunta, esistono piattaforme logistiche su internet che connettono in rete le aziende del settore industriale e commerciale con i loro spedizionieri allo scopo di ottimizzare i viaggi dei trasportatori, i quali hanno la possibilità di poter coprire tutte le tratte sia in andata sia in ritorno e aumentare di conseguenza la possibilità di sfruttare i viaggi di coincidenza.
 
4) Utilizzo della tecnica di cross docking
La tecnica del cross docking è l`operazione per la quale la merce che arriva da più destinazioni viene scaricata e (almeno in parte) ricaricata direttamente su altri mezzi, senza sosta a terra. Con questa iniziativa è possibile ridurre le manipolazioni della merce (con conseguente diminuzione di utilizzo delle attrezzature per la movimentazione dei materiali), limitare la necessità di spazio di immagazzinamento (che porta alla riduzione di energia per la conduzione dello stabile) e aumentare la saturazione dei camion (ossia diminuire i camion in circolazione a pari merce spedita).

5) Passare a modalità di trasporto merci più sostenibili

La scelta di una tipologia di trasporto modale rispetto a quella esclusiva su gomma ha un notevole impatto sulla riduzione di emissione di CO2 nell’ambiente. Infatti l’utilizzo di forme di trasporto marittime (consumi pari a 7÷21 tCO2e/tkm) e su rotaia (18 tCO2e/tkm) porta, a pari percorrenza su gomma (180 tCO2e/tkm), ad un grande beneficio in termini di impatto.

Quindi guidare l`azienda verso modalità di trasporto più ecologicamente compatibili porta ad una sensibile riduzione di CO2 emessa per viaggio e conseguentemente ad una ragguardevole riduzione dei costi di trasporto (se questi vengono ben programmati).
6) Gestire in maniera più efficiente la logistica urbana
I centri urbani sono sicuramente la zona più colpita dall’inquinamento ambientale anche perché vi sono problematiche strutturali (strade strette, traffico elevato, carenza di parcheggi), restrizioni da parte delle autorità e nuove ed impegnative richieste dei clienti (si pensi, ad esempio, alla diffusione dell’e-commerce). In quest’area circoscritta circolano una miriade di veicoli (principalmente commerciali) che spesso e volentieri risultano avere una scarsa saturazione della propria capacità di carico.

Una possibile soluzione per aumentare la saturazione dei mezzi di distribuzione secondaria e, di conseguenza, diminuirne la loro numerosità nelle strade cittadine è quella di consolidare i volumi da trasportare nei centri urbani attraverso collaborazioni tra operatori logistici, utilizzando magari un unico hub cittadino che raggruppi la merce di vari trasportatori all’ingresso del centro urbano.

Inoltre, spostare la gestione dei volumi nei momenti "off-peack" ha un duplice effetto: ridurre notevolmente il tempo di consegna e non contribuire al congestionamento del traffico nelle ore “di punta”.
 
7) Promuovere sistemi di guida ecocompatibile
Lo stile di guida di ciascun camionista influisce in maniera rilevante sulle emissioni emesse dal proprio veicolo.

E’ quindi estremamente importante adottare tecniche di guida che vadano a ridurre i consumi per chilometro percorso e per peso movimentato.

Per fare ciò è importante implementare politiche aziendali e sistemi di controllo delle performance dei drivers con lo scopo di incentivare chi guida attraverso premi per chi consuma meno. Sicuramente è importante una adeguata formazione degli autisti ad uno stile di guida ecodriving. A questo scopo esistono alcuni corsi che, attraverso lezioni teoriche e simulatori di guida, aiutano ad una facile comprensione dello stile di guida ecologico.
 
8) Attivazione di politiche collaborative
L`azienda deve mettere in opera politiche collaborative tra tutti gli attori della supply chain ossia fornitori, partner commerciali, clienti ed enti pubblici, creando un obiettivo comune d`impegno.

L’idea di base è quella di capire, attraverso un “proficuo” dialogo tra le parti in causa, quale è il livello di servizio realmente richiesto, evitando inutili prestazioni che portano a dispendio di energie senza un reale beneficio percepito dalla controparte.

Ad esempio, si pensi all’inutilità di effettuare spedizioni quotidiane ad un certo cliente, quando questo non ne ha reale esigenza.

9) Razionalizzazione del packaging
Il packaging ha la funzione di proteggere il prodotto durante il trasporto e di renderlo ancora più appetibile durante la sua fase di vendita, ma questo porta ad un aumento non indifferente dei costi sia per la materia prima consumata che per lo spazio occupato durante la fase di trasporto e di immagazzinamento.

Ridurre il peso e le dimensioni degli imballaggi o addirittura, dove è possibile, presentare il prodotto senza packaging è sicuramente un buon modo di risparmiare costi.

Inoltre, la strada per avere un imballaggio green può essere intrapresa attraverso l’utilizzo di packaging sostenibile, prodotto con materiali a base organica e svolgendo un’attenta progettazione che, a pari resistenza, si focalizzi sulla riduzione di materiale, di inchiostro e che ben si presti al riuso e al riciclo.

10) Utilizzare quando possibile la filiera corta
Una filiera si definisce corta quando prevede un numero limitato di intermediari tra il produttore e il cliente finale, compreso il contatto diretto fra i due. Il risultato principale di una filiera corta è quello non solo di ridurre il prezzo finale di un prodotto, ma anche di abbattere in modo consistente l`impatto ambientale.

I prodotti a filiera corta diminuiscono le distanze fisiche che separano chi produce da chi consuma e di conseguenza si accorcia anche la filiera stessa, non essendoci la necessità di intermediari del trasporto, grossisti o mercati generali che poi ridistribuiscono a dettaglianti.

Attuando una filiera corta vi è un risparmio degli imballaggi, che vengono riciclati, la merce trasportata è unicamente quella venduta, le distanze da percorrere sono minori perché si prediligono gli approvvigionamenti a minor percorso.
Fonte: logisticaefficiente.it
 

Archiviazione documenti cartacei Sassari

Prima di iniziare ad illustrare un metodo di archiviazione tra i più diffusi, bisogna ripetere che comunque ogni sua regola è flessibile, in quanto ciascuno deve adattarla ai propri bisogni, alle circostanze in cui deve operare.
Ogni azienda ha delle necessità specifiche, sia per il tipo di attività che svolge, sia per il numero degli addetti, sia anche per le richieste che vengono poste dai dirigenti.
Non dobbiamo infatti dimenticare che non tutti i dirigenti vedono le cose allo stesso modo.
C’è ad esempio chi imposta tutto il lavoro sulla statistica, e in questo caso un archivio deve essere organizzato in modo da agevolare le ricerche statistiche. C’è poi il capo che pone alla base del proprio operato un budget che riflette entrate e uscite dei brevi periodi, per cui bisognerà tenerne conto nell’archiviazione. Anche quando il dirigente si fida prevalentemente del proprio sesto senso negli affari, un buon impiegato deve tenere pronte alla mano delle carte per confutare o confermare certe previsioni.
Per poter far fronte a tutte queste - e a moltissime altre - variabili, la regola principale è quella della precisione. Se un metodo è magari un po’ originale, basta che venga applicato sempre nello stesso modo e comunque con precisione, per risultare utilissimo in ogni circostanza.
A parte il fatto determinante della disponibilità di spazio, l’archivio ottimale dovrebbe trovarsi un una o più camere separate dagli uffici operativi, ma vicinissimo ad essi.
Dovrebbe essere luminoso e gli armadi dovrebbero essere disposti in modo tale da poter essere raggiunti senza difficoltà. Così pure eventuali scaffali a giorno non dovrebbero contenere documenti in doppia fila. Cosa che sembrerebbe superfluo esigere, ma purtroppo non si ottiene quasi mai, gli archivi dovrebbero essere tenuti puliti; non che la donna delle pulizie debba passare con l’aspirapolvere ogni giorno come nel reparto operativo, ma almeno una volta al mese sì.
Alcuni degli armadi dovrebbero potersi chiudere a chiave, ma - per strano che sembri - non con chiusure della massima sicurezza. Questo perché in caso di incursioni di ladri possano venir aperti ma non danneggiati: un ladro che si trova davanti ad una cassaforte viene oltre modo tentato di aprirla con ogni mezzo, ma solitamente non ha motivo di rubare semplici documenti di archivio. La chiave su un armadio serve in effetti solo al personale, affinché le nuove leve e le persone comunque inesperte non vadano a far disordine tra le carte di una qualche importanza. Così, dovendo richiedere la chiave all’addetto, questa gente non si trova mai lontano dall’occhio vigile dell’archivista.
Oltre a ciò, l’archivio dovrebbe contenere almeno una grande scrivania con relativa sedia, l’occorrente per prendere appunti e l’occorrente per archiviare le carte (perforatori, pennarelli, timbri ove richiesto, ecc.).
Sono in pratica i contenitori degli archivi, cioè raccoglitori, cartelle, buste e scatole, e comprensibilmente, quando si decide sull’acquisto di questi accessori, è tutto una questione di gusti, e alle volte anche di costi.
In quanto ai raccoglitori, c’è chi preferisce quelli classici (dal dorso largo 6-10 cm), tutti eguali, e c’è chi opta per una soluzione più variopinta e differenziata, perché così la ricerca viene aiutata dalle varie forme e dai colori diversi dei contenitori.
Comunque sia, la scelta va fatta con criteri di praticità, per cui va data la precedenza a quei raccoglitori che risultano più maneggiabili e che salvaguardano l’integrità dei documenti.
È da tenere presente che i raccoglitori che non possiedono un fermo (il ferretto che tiene le carte ferme nella posizione corretta) non sono raccoglitori “verticali”, cioè non li si può mettere in fila sullo scaffale come si mettono i libri, perché i documenti non fermati si piegherebbero e finirebbero per strapparsi. Questi raccoglitori sono fatti per stare orizzontalmente, cioè con la copertina sulla scrivania, per cui non sono adatti per l’archivio, ma per un uso corrente di consultazione e trasporto.
La stessa cosa possiamo dire per i classici raccoglitori a falda che, sebbene possano agevolmente contenere tutti i tipi di documenti proprio perché trattenuti dalle falde e dall’elastico, non hanno però il “dorso” sul quale annotarne il contenuto. Solo negli ultimi anni sono stati messi in commercio dei raccoglitori a falda con dorso di un paio di centimetri e si sono dimostrati molto utili non solo per il trasporto di documenti, ma anche per una corretta archiviazione degli stessi. Il solo difetto di questi raccoglitori è il loro prezzo, dal momento che costano circa quanto un raccoglitore classico ma contengono circa un quarto delle carte che quest’ultimo può comprendere. In archiviazione vengono usati perlopiù quando si deve raggruppare pochi documenti che non devono venir mischiati con altri, e dei quali non si prevede un incremento nemmeno con il passare degli anni.
Ci sono però dei documenti che non sono del formato A4 sopra previsto, e che non è possibile costringere nei raccoglitori classici. Non stiamo parlando di fogli leggermente più grandi che si possono eventualmente piegare (certe fatture ad esempio), ma dei tabulati di formato largo che ancora si usano in certe contabilità. È vero che la maggior parte dei contabili oggi opta per la scrittura “stretta” che permette di stampare su normale carta A4, ma non è certo una regola.
Ci sono ancora moltissimi operatori che preferiscono le “lenzuola” come vanno scherzosamente chiamati i fogli larghi (praticamente un A3), sia per abitudine che per avere spazio dove annotare le correzioni sulle stampe di prova. Comunque sia, l’archivista non può decidere in merito, deve solo archiviare queste carte nel modo più corretto possibile. Visto che si tratta di documenti ufficiali di contabilità (libro giornale ad esempio), sarà bene usare i raccoglitori della forma adatta, cioè alti come gli altri, ma profondi (o larghi) il doppio, affinché i documenti non si stropiccino. Dato però che questi raccoglitori sono molto scomodi e prendono tanto spazio, sarà bene riservarli solo per i documenti importanti, non per eventuali stampe di prova o per gli archivi di uso corrente.
Le aziende che archiviano alcuni documenti raggruppandoli in fascicoli, ad esempio i Clienti nell’archiviazione specifica (meglio illustrata più avanti), hanno bisogno di grandi faldoni in cui contenere questi fascicoli. I faldoni sono cartelle dalla copertina rigida e senza schienale (o con schienale floscio), e si chiudono con tre lacci. Sono un po’ più grandi delle altre cartelle, appunto perché le devono contenere. Non sono molto pratici, in quanto lo schienale floscio e la chiusura a lacci non agevolano una forma compatta, “a cubo”, dell’insieme, bensì creano dei blocchi sformati e “a cuneo” che, sovrapposti, rischiano di scivolare, mentre allineati su uno scaffale lasciano fuoriuscire contenuti di piccolo formato. Oggi i faldoni sono largamente sostituiti dalle scatole di archivio che sono in pratica degli scatoloni in cartone ondulato o pressato, della giusta misura per contenere un raccoglitore o due.
In effetti, alcune ditte usano queste scatole per archiviare quanto sta in un raccoglitore e usare quest’ultimo per un nuovo anno, ma non è questo il loro impiego migliore. Le scatole infatti prendono lo spazio che prende un raccoglitore, ma non riescono a conservare il suo ordine, perché i documenti vi si trovano alla rinfusa. È vero che i raccoglitori costano di più, ma anche valgono di più. Le scatole sono invece indispensabili quando vanno a sostituire i faldoni, cioè quando contengono i fascicoli di qualche tipo. Sono molto più solide dei faldoni, più squadrate, e - da non sottovalutare - preservano i documenti dalla polvere. Oltre a ciò vi si può incollare un’etichetta, cosa che sullo schienale floscio dei faldoni era praticamente impossibile.
Quest’etichetta va incollata sul dorso o su un lato, dipende dall’altezza dello scaffale a disposizione, con l’indicazione del contenuto, ad esempio OPERAZIONI 1996 DAL N. 123 AL N. 456 oppure PROGETTI 1996 GEN-APR oppure PENDENZE LEGALI 1992/1993, eccetera.
C’è da dire ancora qualcosa sulle buste interne dei raccoglitori, cioè quei sacchetti di plastica trasparente con il “punching” (perforatura, una serie di buchi) che ne permette l’inserimento in ogni tipo di raccoglitore. Appena apparse sul mercato queste buste vennero snobbate a causa del costo relativamente alto, ma con il tempo la loro utilità ha sgominato ogni pregiudizio. Sono degli strumenti indispensabili per una corretta archiviazione, ma bisogna servirsene con criterio. A questo punto c’è da osservare infatti che queste buste si trovano in varie misure, dove dobbiamo principalmente considerare l’uso che se ne prevede. La prima distinzione è: la busta servirà per contenere un foglio o tanti fogli? Non è una questione frivola. Le buste della misura esatta A4 contengono perfettamente un foglio solo, e servono quando dobbiamo proteggere certi documenti, sia che non li vogliamo perforare per l’archivio (ad esempio un disegno), sia che si tratti di documenti che vengono tanto maneggiati da stropicciarsi in breve tempo (ad esempio un listino). Ma queste buste non vanno bene se dobbiamo inserirvi più fogli, perché proprio materialmente non ci stanno. Dobbiamo allora servirci delle buste leggermente più larghe, solo di circa un centimetro, ma quanto basta per contenere parecchie carte. Sono queste le buste che servono quando ad esempio, nella cartella di un cliente, si vuole tenere raggruppate, e separate dal resto, le copie delle fatture emesse a suo nome; quando, in un progetto si vogliono tenere distinte le varie fasi; quando, in un qualsiasi insieme, si vogliono tenere presenti alcuni aspetti senza intralciare la routine lavorativa. Nell’archiviazione, mentre le buste strette praticamente non servono, quelle larghe sono un valido aiuto nella sottodivisione nei raccoglitori classici. Bisogna però considerare che, con il tempo, la stampa tende ad attaccarsi alla plastica ed a “smontare” dal documento. Perciò, se prevediamo che un documento dovrà stare in quella busta per parecchio tempo o per sempre, interponiamo tra busta e stampa una velina che ci permetterà comunque di vedere in trasparenza, ma impedirà il deterioramento del documento.
Un ultimo strumento per la corretta archiviazione, ma non certo il meno importante, sono i separatori, cioè i cartoncini che separano i vari gruppi di carte contenuti nello stesso raccoglitore. Sono dei cartoncini un po’ più larghi delle carte che devono tenere separate, in modo da evidenziare subito all’apertura del raccoglitore l’esatto punto da aprire, tipo rubrica telefonica. Sul bordo portano infatti l’indicazione del contenuto che segue, ad esempio un raccoglitore di progetti avrà bisogno di separatori che indicheranno sul bordo il nome di ogni singolo progetto. Alle volte i separatori sono semplici rubriche, cioè cartoncini con sul bordo le lettere dell’alfabeto, e servono perlopiù nelle piccole aziende, per contenere ad esempio tutti i clienti la cui ragione sociale inizia con la stessa lettera. Se ne trovano vari esempi in commercio, ma bisogna dire che proprio per le varie esigenze che una ditta può avere, è senz’altro preferibile ritagliare da un foglio di cartoncino i separatori adatti per ogni circostanza; con un po’ di pratica la cosa è fattibile in poco tempo.
La prima caratteristica che deve interessare all’archivista quando riceve un documento è la carta sulla quale è stato scritto. Questo perché ogni scritta su carta chimica o su carta tecnica sbiadisce col tempo, fino a cancellarsi totalmente in un periodo relativamente breve.
È il caso dei fax e degli scontrini, come pure di certi lucidi. Archiviarli come stanno non servirebbe a nulla, equivarrebbe a buttarli. Bisogna perciò farne delle fotocopie e pinzarle sull’originale prima di procedere all’archiviazione. Non guasterà il timbro “Copia conforme all’originale” e la firma dell’addetto.
Vanno fatte fotocopie anche di tutti quei documenti che dovrebbero stare in due o più archivi diversi, ad esempio la formula di un prodotto creato specificatamente per un certo cliente deve essere archiviata tra i Prodotti, ma una copia va messa senz’altro nella cartella del Cliente. In questi casi, l’archivista deve provvedere non solo a fare le fotocopie necessarie, ma soprattutto avere cura che sulle stesse sia chiaramente indicato dove si trovi l’originale.
Non dimentichiamo poi che, per l’archivista, il dato più importante di ogni documento è l’intestazione, perché è in base a questo dato che verrà fatta ogni futura ricerca. Per questo motivo l’intestazione non deve venir coperta da eventuali appunti o allegati che qualcuno ha ritenuto di attaccare al documento.
Se l’archivista riceve un documento con l’intestazione coperta, è suo dovere staccare attentamente e senza far danni il foglietto (appunto, cedolino, scontrino) e riattaccarlo sullo stesso foglio, ma più in basso dove non coprirà l’intestazione, o eventualmente sul retro dello stesso foglio. La stessa regola deve venir osservata quando il foglio da archiviare è di dimensioni troppo grandi (superiori al formato A4). Prima di riporre questi documenti, ne dobbiamo ripiegare il lato destro e quello inferiore, in modo che rimanga ben visibile l’intestazione. In questo modo sacrifichiamo la possibilità dell’immediata lettura di dati spesso molto importanti, ad esempio in una fattura vanno ripiegati di sotto i prezzi ed il totale ammontare della fattura, ma è questo il modo corretto di riporla.
Analogamente, se il documento è di grandezza giusta, ma stampato orizzontalmente, non dobbiamo archiviarlo come sta, perché così facendo l’intestazione verrebbe a trovarsi in basso a sinistra o in alto a destra, e in caso di ricerca potremmo passare oltre senza vederla. Queste carte vanno archiviate nel senso della lettura, cioè con l’intestazione in alto a sinistra, e ripiegate a destra. Attenzione anche ai fogli troppo piccoli. Il più piccolo dei formati archiviabili è la metà dell’A4, il cosiddetto memorandum e va archiviato sempre nel senso della lettura, cioè con l’intestazione in alto a sinistra. Ogni foglietto più piccolo di questo (ad esempio uno scontrino) deve essere attaccato con la colla o meglio con la cucitrice su un pezzo di carta bianca formato A4 o almeno memorandum che poi regolarmente viene perforato e riposto. Si usa questo metodo anche con documenti che è meglio non danneggiare con il perforatore, o che sono difficili da perforare, ad esempio campioni di stoffe o altri materiali.
Tranne pochissime eccezioni, i gruppi di documenti vanno archiviati in ordine numerico o in ordine alfabetico. Nei raccoglitori ordinati per numero (ad esempio quelli contenenti le fatture emesse), il numero 1 sta in fondo, sotto gli altri, in modo che si aprano sull’ultimo documento emesso. Diversamente, in un raccoglitore ordinato alfabeticamente, la lettera A sta di sopra ed è la prima a venir letta.

Ordine numerico

Non c’è molto da dire sull’ordinazione per numero, tranne di fare molta attenzione ai numeri che per qualche ragione sono stati inseriti in un secondo tempo, per cui possiamo avere ad esempio 15/bis, oppure 15/a, o anche 15/1. In questo caso la sequenza (e di conseguenza l’ordine di archiviazione) è 14, 15, 15/bis, 15/ter, 16, ecc., oppure 14, 15, 15/a, 15/b, 16, ecc., oppure 14, 15, 15/1, 15/2, 16, ecc. Sembra una raccomandazione superflua, tanto è ovvia, ma nella pratica succede molto spesso che questo ordine venga in qualche modo cambiato, e di conseguenza un “numero bis” non si trova mai.
Altra raccomandazione apparentemente superflua è quella di tenere sempre raccoglitori ben distinti per ogni serie di numeri presenti in azienda. Se ad esempio sono presenti due modi di numerazione delle fatture emesse, dobbiamo per forza gestire due raccoglitori; in questo caso sarà molto utile che i due raccoglitori siano diversi, almeno di diverso colore, e che ogniqualvolta un documento vi viene riposto, si controlli bene di averlo archiviato nel giusto gruppo di appartenenza.
Molte volte poi le fatture vengono numerate non solo con numeri ma con lettere e numeri, ad esempio A00036. In questo caso bisogna innanzitutto sapere a che cosa si riferiscono le lettere. Se, come di norma succede, la lettera indica uno specifico reparto dell’azienda (poniamo A per ingrosso e B per dettaglio), abbiamo due serie di numerazioni che procedono indipendentemente l’una dall’altra. Ma certe aziende mettono delle lettere prima dei numeri per indicare la persona (o il reparto) che ha gestito quell’affare, così A0012 significa che la fattura n. 0012 conclude un affare gestito da Antonio, mentre la B0013 conclude una trattativa di Biagio.
È un sistema che si può definire perlomeno complicato, ma chi lo usa da anni si trova bene. Ora, la differenza con il caso precedente è enorme, perché qui abbiamo una sola serie di numeri, solo che di volta in volta hanno una diversa lettera davanti. In questo caso l’archiviazione va fatta ignorando le lettere. In sostanza, tutto sta nel distinguere le serie di numerazioni, e archiviare ogni serie autonomamente.

Ordine alfabetico

Dato che tutte le aziende prima o poi in qualche modo escono dall’ambito nazionale, bisogna usare l’alfabeto inglese, quello di 26 lettere, aggiungendo all’alfabeto italiano, nel giusto ordine, le lettere J K W X Y. Se poi una ditta ha dei contatti con aziende dei paesi slavi o scandinavi o altri ancora, dovrà ampliare di conseguenza l’alfabeto in uso. È importante infatti comprendere che se un linguaggio ha avuto il bisogno di creare una lettera, significa che il suo popolo ne ha bisogno e noi dobbiamo rispettare i nostri partner.
Ad esempio, sarebbe scorretto che un ipotetico sig. Carlo venisse schedato come Karlo; allo stesso modo non è corretto archiviare John sotto Gion...
Tuttavia ordinare per alfabeto non è tanto semplice quanto sembra, proprio perché si tratta quasi sempre di ordinare nomi propri.
Prendiamo l’esempio più classico, un archivio di Clienti o Fornitori, dove le parole che dobbiamo mettere in ordine alfabetico sono le intestazioni delle aziende. Il signor Andrea Rossi gestisce una cartoleria; può intestare la sua carta ANDREA ROSSI oppure ROSSI ANDREA oppure CARTOLERIA di A. ROSSI o altro ancora. L’energia elettrica ci viene fornita dalla ENEL o E.N.E.L. o ENTE NAZIONALE PER L'ENERGIA ELETTRICA, eccetera. Abbiamo un cliente OASI VERDE ed un altro L’OASI VERDE, uno con la carta intestata 4 NOVEMBRE ed un altro che si chiama QUATTRO SORELLE. Una multinazionale emette una fattura con il proprio nome ed un’altra a nome della filiale italiana. Un’azienda cambia ragione sociale. E cosi via, le possibilità di dubbio sono tante.
Una delle regole base di ogni relazione d’affari è quella di chiedere subito all’inizio una visura camerale della controparte, in modo da sapere, tra l’altro, l’esatta denominazione della ditta. Se non si vuole chiedere la visura, bisogna comunque chiedere esplicitamente questo dato, preferibilmente per iscritto. Non dimentichiamo che sugli elenchi richiesti dal Fisco devono essere riportati i nominativi esattamente come risultano dall’iscrizione alla C.C.I.A.A. Ed oltre a ciò è questo l’unico modo per sapere come esattamente tale azienda debba essere schedata. Distingueremo poi le ditte individuali dalle società. Questo perché le ditte individuali, quando chiamate con nome e cognome, come le persone fisiche, vengono archiviate per cognome. Il sig. Rossi di cui sopra può scrivere sulla carta intestata quello che vuole, noi lo archivieremo sotto la R. Solo se la sua azienda, alla C.C.I.A.A., è denominata CARTOLERIA ROSSI, questo non è più il nome e cognome del proprietario, bensì il “nome” della sua ditta, e viene messo sotto la C. Analogamente, quando una società è denominata ANDREA ROSSI SRL, questo non è più il nome e cognome di una persona, ma il “nome” di un’azienda, e va messo sotto la A. Ecco perché una visura camerale è indispensabile.
In quanto alle denominazioni abbreviate tipo ENEL, FIAT, TIM, UTET, è meglio non scrivere le relative parole per esteso, proprio perché si rischierebbe di non individuare subito l’azienda, abituati come siamo al nome “breve”.
L’unico problema è quello dei punti dopo le singole iniziali (E.N.E.L.) che talune aziende mettono ben in mostra sull’intestazione delle loro fatture, altre invece li omettono. Per il nostro archivio è una cosa senza importanza e possiamo decidere di puntare le iniziali o no, ma dobbiamo fare una regola valida sempre e comunque, e non sgarrare, specialmente se ci serviamo di un computer.
È un problema di computer anche quando dobbiamo archiviare nominativi che iniziano per numero. Di solito infatti i numeri si mettono prima di tutte le lettere, per cui la ditta ufficialmente denominata “4 NOVEMBRE” verrà prima di ANDREA ROSSI SRL. Ma per alcuni programmi di computer la descrizione del nominativo non è un campo alfanumerico, per cui non accetta numeri. Dobbiamo perciò ripiegare sulla descrizione QUATTRO NOVEMBRE e riporre le carte sotto la Q, come già abbiamo fatto per la ditta ufficialmente denominata “QUATTRO SORELLE”. Questa è una prima deroga alla regola che impone l’osservanza della denominazione ufficiale.
La seconda deroga è quella che ci permette di eliminare gli articoli iniziali. Se dovessimo archiviare l’azienda L’OASI VERDE e tante altre che iniziano con l’articolo, sotto la L, avremmo un’infinità di nominativi sotto la L, il che certamente non facilita le eventuali ricerche. Ecco perché ribattezzeremo questa azienda in “OASI VERDE (L’)”
Ho accennato ad una società che alle volte fattura tramite una sua filiale. Qui il criterio è quello della Partita Iva. Se la Partita Iva è la stessa, l’azienda è una sola e come tale viene trattata anche in archivio. Se invece le Partita Iva sono diverse, si tratta di due aziende, cioè due diversi nominativi e devono venir trattati separatamente.
Lo stesso discorso vale per una ditta che cambia. Se cambia la Partita Iva, si tratta di una nuova azienda ed ha un posto tutto suo nel nostro archivio: Ma se viene cambiata solo la denominazione, e la Partita Iva resta la stessa (cosa peraltro assai improbabile), l’archivio rimane unico e va spostato in toto sotto la nuova denominazione.
Come ultima operazione prima di riporre un raccoglitore, c’è la scritta sul dorso. La prima scritta che ogni raccoglitore deve riportare è l’intestazione della ditta, subito nel primo spazio disponibile. Non occorre metterci i vari indirizzi e tutte quelle informazioni che vengono riportate sulla carta intestata. Basta la denominazione, ad esempio ROSSI S.R.L. oppure OFFICINE BENEDETTO S.N.C. oppure ALIMENTARI GIORGIO (senza aggiungere “di Giorgio Rossi”).
Più sotto, centrata nell’altezza del raccoglitore, viene messa la scritta che ne indichi chiaramente il contenuto in modo comprensibile a tutti, che sia concisa ed a caratteri grandi e netti. Una volta nelle scuole di ragioneria si imparava anche la calligrafia, proprio per imparare delle tecniche di titolazione. Ora, con l’aiuto del computer si possono fare delle scritte veramente chiare e belle con pochissimo sforzo. Basta tenere presenti alcune piccole regole che cercherò di riassumere in poche parole.
Intanto cerchiamo di usare meno parole possibili, quattro sono già troppe. Se necessario possiamo usare un sottotitolo, ma solo quando non se ne può fare a meno (ad esempio, sul raccoglitore CLIENTI potremmo avere un sottotitolo A - M per differenziarlo dal raccoglitore CLIENTI con il sottotitolo N - Z). Per quanto possibile usiamo sempre la stessa altezza di carattere per i titoli, un po’ minore per i sottotitoli; il fatto che la parola “clienti” sia più breve della parola “fornitori” non ci autorizza a fare la scritta CLIENTI con caratteri più grandi. Non usiamo scritture stravaganti ed artistiche, scegliamo un font classico, marcato e ben visibile a distanza. E sempre lo stesso per tutti i raccoglitori. Non dobbiamo dimenticare che i titoli sui dorsi dei raccoglitori servono a noi ed ai nostri colleghi per trovare le carte, ma sono anche uno specchio della nostra precisione.
Sul dorso di un raccoglitore, di solito in basso, deve essere anche indicato il periodo a cui l’archivio si riferisce, di solito l’anno. È preferibile infatti che ogni anno contabile abbia i suoi raccoglitori, ma non è indispensabile. Alle volte un raccoglitore può servire anche per dieci anni, se contiene documentazione che non si accresce di molto nel tempo, ad esempio i documenti attestanti l’inizio di attività. Altre volte è necessario servirsi di due o più raccoglitori per lo stesso anno, ad esempio quando contengono le fatture di vendita di un’azienda di distribuzione.
Avremo così indicazioni tipo 1990 oppure 1990-1995 oppure gen-mar 1990, ecc. Evitiamo assolutamente di accorciare gli anni scrivendo solo le due ultime cifre, specialmente in questi anni di passaggio millennio. Abbreviamo invece volentieri i mesi, scrivendo solo le prime tre lettere, mentre eviteremo di indicarli con i numeri.
Un’ultima osservazione. Si sa che molte volte si ha necessità di scrivere titoli più lunghi di quanto la larghezza del raccoglitore consenta, Il pensiero va subito alla scritta verticale, ma asteniamocene. Una scritta verticale è una scritta illeggibile.
Il secondo pensiero va all’abbreviazione della parola, ma le abbreviazioni finiscono per essere incomprensibili anche a chi le ha coniate. Cerchiamo invece di trovare la parola più breve o di scrivere in più righe. Invece di “Registro delle fatture di Acquisto” scriviamo solo “fatture” e in seconda riga “acquisto” (non reg. fatt. acq.). Invece di “Cartelle personali dei dipendenti” scriviamo solo “dipendenti” ed in seconda riga “cartelle” (non cart. dip.). Invece di scrivere “Ricerche di mercato” aiutiamoci con “marketing”. Invece di “Formulazioni del dott. Rossi” scriviamo “A. Rossi” ed in seconda riga “formule”, eccetera.
Con tutta la buona volontà, però, alle volte non si trova una parola sufficientemente breve e bisogna proprio scrivere in verticale e ciò vale particolarmente per i raccoglitori dal dorso di due o tre centimetri. Diciamo subito che la vera scritta verticale, cioè quella tipo insegna di bar, con le lettere una sotto l’altra, è da scartare decisamente e irrevocabilmente. Viene presa in considerazione una scritta normale che si può leggere solo mettendo il raccoglitore “a faccia in giù”, cioè di piatto.
In questo caso scegliamo un font bello grande che ci aiuterà a leggere il titolo anche senza girare il raccoglitore o inclinare la testa in modo ridicolo. Poi, cosa della massima importanza, decidiamo una volta per sempre e non facciamo mai eccezioni, se la scritta parte dall’alto o dal basso. Non ci sono regole a questo riguardo, l’unica è appunto quella di fare sempre nello stesso modo. E poi, se possibile, mettiamo questi raccoglitori stretti dalle scritte che fanno girare il capo, tutti assieme sullo stesso scaffale, in omaggio all’estetica. Il massimo sarebbe poterli mettere di piatto uno sopra l’altro, in modo da conservare la scritta orizzontale, ma certamente questa è una soluzione non sempre possibile.

Archivi decentrati

Nelle imprese più grandi, quelle cioè con filiali o reparti decentrati, logicamente ogni unità operativa avrà i propri archivi, autonomamente gestiti. Siccome però di solito a fine anno o periodo gestionale gli archivi vengono tutti trasferiti nell’archivio centrale, l’archivista della filiale deve attenersi a qualche ulteriore regola.
Il primo lavoro che deve fare è decidere quali documenti deve trasferire in sede. Di regola si mandano in sede gli archivi che per legge devono venir conservati, mentre restano presso la filiale quei documenti che potrebbero tornare utili solo nella filiale appunto, ma che in sede servirebbero solo ad occupare spazio. Alcuni di questi documenti, ad esempio le copie fatture emesse, in centrale non servono perché ne hanno già un esemplare, mentre in filiale potranno forse servire ancora per qualche riferimento; però quando nemmeno in filiale serviranno più, non devono venir mandate in sede, vanno cestinate. Nell’occasione di questa cernita l’archivista provvede pure all’eliminazione di quei documenti che non vanno conservati per legge e non servono alla filiale, sono dunque cartacce da buttare. Non deve lasciarsi prendere dalla tentazione di demandare il compito al magazziniere o di buttare tutto quanto assieme in un paio di scatoloni “e che si arrangino alla centrale”. È lui, l’archivista della filiale, la persona più adatta a dividere in tre gruppi ben distinti tutto il materiale d’archivio, perché già ne conosce il contenuto. Procederà perciò per primo ad eliminare le carte che non servono, come secondo ad archiviare nei propri archivi quanto può ancora servire alla filiale, e come ultimo riempirà gli scatoloni da mandare alla centrale.
Inizierà col sincerarsi che ogni raccoglitore porti, subito sotto l’intestazione dell’azienda, l’indicazione del reparto o della filiale, ad esempio ROSSI SRL - BOLOGNA se la ditta ha sede a Milano e una filiale a Bologna. Questo dato che al momento della creazione del raccoglitore non sembra degno di nota in quanto tutti gli archivi presenti si riferiscono ovviamente allo stesso luogo, diventa di vitale importanza quando gli archivi vengono unificati, in quanto è l’unico mezzo per distinguere gli archivi della filiale da quelli della sede.
Analogamente bisogna fare attenzione ai numeri che distinguono le varie Operazioni (di cui parleremo più esaurientemente nel capitolo Clienti e Fornitori). Questi numeri infatti di norma contengono tutte le indicazioni utili a identificare un’Operazione, ad esempio possiamo trovare un’Operazione con il numero 1234ts97567, che potrebbe stare per “cliente numero 1234 nella filiale di Trieste nell’anno 1997 numero progressivo di operazione 567”. Non è sufficiente dunque scrivere sul raccoglitore delle Operazioni solo “operazioni dal 1001 al 2200”, perché evidentemente non significa nulla. Solo un archivista che conosce perfettamente il significato dei vari numeri che compongono la cifra identificativa di una certa Operazione, potrebbe forse permettersi di accorciarla. Ma è senza dubbio preferibile annotare per esteso tutte le cifre scritte sul fascicolo.
La stessa raccomandazione va fatta per gli scatoloni che conterranno i raccoglitori da mandare alla centrale. Il contenuto deve essere identificato a colpo d’occhio e senza dubbi. Le parole più importanti sono “archivio”, “filiale”, e “anno”, per cui vanno marcate ben in grande.
Fonte: it.wikibooks.org

sabato 25 gennaio 2014

Raccolta rifiuti

Riportiamo di seguito un interessante articolo pubblicato su Ecoseven: 
Chi lo ha detto che le politiche di riduzione dei rifiuti richiedono grossi investimenti e rigide regole? A volte serve anche un po’ di creatività e la voglia di adottare nuove e più salutari regole di vita. Lo sanno bene gli abitanti del Cantone di Podensac, vicino Bordeaux. Philippe Meynard, sindaco di Barsac e capo della Comunità dal 2008 ha deciso di coinvolgere i cittadini nella sua lotta ai rifiuti.
Una battaglia che ha condotto con determinazione e fantasia e i risultati gli hanno dato ragione. Il sindaco è diventato famoso con l’iniziativa che ha visto utilizzare le galline come “inceneritori” naturali di rifiuti organici. Alle famiglie che ne hanno fatto richiesta, l’amministrazione comunale ha assegnato due galline  che mangiano gi scarti organici e garantiscono così un riciclo “eco”. In cambio le famiglie che le hanno adottate possono usufruire di uova fresche tutti i giorni. Uno scambio vantaggioso, tanto che oggi si contano all’incirca 1.700 polli e l’iniziativa è stata replicata in molti comuni limitrofi. Del resto, si calcola che le galline ovaiole siano in grado di “spazzolare” almeno 150 chili di rifiuti alimentari in un anno e assicurare, nello stesso periodo, circa 200 uova. E le galline permettono a ciascuna famiglia di risparmiare circa 60 euro sul costo della raccolta rifiuti a cui va aggiunto il risparmio nell’acquisto di uova.
Le famiglie che aderiscono all’iniziativa devono comunque rispettare regole precise. Innanzitutto vanno tenute almeno due galline, perché si tratta di animali sociali che soffrono la solitudine. Non devono essere tenute in gabbia, e mantenute per due anni (la vita media delle ovaiole). L’impegno è anche di non chiedere danni al Comune in caso di malattie e soprattutto di non prendere un gallo, per garantire la quiete collettiva.
Sarebbe naturalmente assurdo pensare che il problema dei rifiuti possa essere risolto con qualche centinaia di polli. Ma è la politica seguita da Meynard è stata quella di introdurre piccoli e grandi novità, coinvolgendo i cittadini e spiegando loro l’importanza delle loro azioni. I risultati sembrano dargli ragione. Il numero di rifiuti prodotti è sceso del 37%, la raccolta differenziata è cresciuta del 30% , la raccolta del vetro balzata addirittura ad un +80%,  l’isola ecologica comunale ha visto crescere gli accessi del 50%.
Dal 2009 la comunità ha deciso che la tassa rifiuti sarebbe stata fatturata a carico di ciascuna famiglia sulla base dei rifiuti prodotti. Probabilmente l’unico modo per stimolare e chiedere ai cittadini un impegno serio nella raccolta differenziata. Ovvero, lo spirito ambientalista può molto, ma molto di più può il portafoglio. Meynard segue un principio semplice: “se le famiglie accettano un contatore per misurare il consumo di elettricità perché lo stesso non dovrebbe accadere con i rifiuti?”.
Mettere in pratica il principio non è stato facile, ma l’amministrazione ha tentato di coniugare l’intransigenza nel rispetto delle regole e un sostegno rapido ed efficace per superare le difficoltà incontrate dalle famiglie. L’ammontare delle multe è molto più alto del costo della tassa per una famiglia di quattro persone, i controlli sono assidui, le regole precise. Accanto ai controlli però il comune garantisce gli strumenti di aiuto per sostenere i cittadini nella sfida ai rifiuti: sono stati creati otto centri di raccolta, sviluppata la capacità delle isole ecologiche, moltiplicate le campane per la raccolta del vetro, potenziato il servizio di raccolta a domicilio dei rifiuti ingombranti. E poi ci sono alleati preziosi. Come le tre pecorelle che ‘tagliano’ l’erba attorno alla nuova stazione di depurazione delle acque e fanno risparmiare al comune circa 11mila euro l’anno. Daisy, Libellula a Mimosa, sono state presentate ufficialmente alla popolazione e da allora lavorano alacremente. E poi c’è il pollaio pubblico accanto alla mensa scolastica.
Naturalmente le difficoltà ci sono state, i cittadini temevano di vedere i loro cestini pieni di rifiuti gettati da qualcun altro. Ma la campagna di sensibilizzazione e comunicazione sembra aver funzionato, a riprova che con politiche serie, determinazione e volontà i rifiuti da far finire in discarica possono diventare realmente una percentuale residua

Sgombero cantine Sassari

Spesso ci troviamo nella necessita di sgomberare un appartamento, una cantina, un garage.
Di solito ci si affida al giornale locale di annunci o si telefona a qualche nominativo reperito attraverso un volantino o un annuncio. Molti sono coloro eseguono gli sgomberi, vengono da voi, con il loro furgone e portano via tutto.
E solitamente, gli sgomberi li fanno gratis. Ma vi siete mai chiesti dove va a finire la miriade di oggetti sgomberati?
Sicuramente le cose non recuperabili vanno a finire in discarica. Ma tantissimi oggetti, ovviamente selezionati, vengono reimmessi sul mercato attraverso i numerosi mercatini dell'usato presenti su tutto il territorio nazionale.
Ovviamente la persona che esegue gli sgomberi genera in questo modo un certo business, massimizzato quando, nelle cantine, nei solai o nei garage, vengono reperiti oggetti di valore. Magari un frullatore di anni fa che con il trascorrere del tempo è divenuto un prezioso oggetto di modernariato. Oppure un vecchio quadro, dimenticato o che non è mai piaciuto.
Ma visto che, per molte famiglie, il risparmio è divenuto di vitale importanza, molti preferiscono, per gli sgomberi,  chiamare direttamente una società specializzata che arriva direttamente a casa vostra.
Fonte: mercatopoli.it
 
 

venerdì 24 gennaio 2014

Logistica Sassari

Il problema principale da affrontare nella gestione del magazzino consiste nell’utilizzo ottimale dello spazio fisico a disposizione in modo da creare un percorso ben definito per tutte le merci, il quale può essere riassunto nei seguenti punti:
  • RICEVIMENTO DELLE MERCI
  • Al momento dell’arrivo, tutte le merci vengono collocate nello spazio specifico. A questo punto l’operazione primaria è quella di verificare che le merci ricevute corrispondano all’ordine sia per qualità che per quantità.
    Successivamente possiamo procedere all’eliminazione della consegna dalla lista delle merci di cui siamo in attesa. Grazie ad un sistema informativo che raccoglie i dati in rete, possiamo avere in ogni momento l’ammontare dei costi, dei debiti e la quantità dei beni per le diverse fasi produttive.
    Inizia poi la fase di SMISTAMENTO dei beni che deve essere effettuata con la massima rapidità per evitare tempi morti di stanziamento che potrebbero comportare costi relativi a rallentamenti della produzione.

    • MAGAZZINO COLLAUDO
  • Ogni impresa deve controllare le merci ricevute, specialmente se si tratta di componenti di elevata precisione: questo è il CONTROLLO DI QUALITÀ’ che solitamente viene fatto su un campione della partita di merce (lotto). Tali campioni sono raccolti in via provvisoria in tale magazzino che è quindi di dimensioni ridotte.
    Nel caso in cui i materiali differiscano in modo notevole dell’ordine si procede alla loro restituzione sospendendo il pagamento e segnalando difetti riscontrati nell’apposito VERBALE DI COLLAUDO.

    • MAGAZZINO CENTRALE
  • Il magazzino centrale accoglie le merci e i prodotti finiti destinati alla vendita. Questo è il magazzino principale dell’azienda e , in quanto tale, deve avere un funzionamento efficiente e razionale. Nelle imprese mercantili questo magazzino è indispensabile per la continuazione della distribuzione e la soddisfazione delle esigenze dei clienti, mentre nelle imprese industriali il magazzino delle materie prime è gestito separatamente da quello dei prodotti finiti.

    • MAGAZZINO DEI MATERIALI DI CONSUMO
  • Si trova prevalentemente nelle imprese industriali e accoglie i materiali necessari alle attività che vengono svolte sia all’interno che all’esterno dell’impresa. Per esempio vi troviamo le scorte di cancelleria, altro materiale di manutenzione e supporto dell’attrezzatura produttiva e attrezzature diverse.

    • MAGAZZINO DEI SEMILAVORATI
  • Questo magazzino riceve prodotti per i quali il processo di trasformazione non è stato ultimato. Se si tratta di semilavorati già di per sé idonei alla vendita, allora la loro permanenza risulta più lunga rispetto agli altri beni che invece sostano in magazzino per tempi generalmente brevi.

    • MAGAZZINO DELLA PRODUZIONE E DEL MONTAGGIO
  • Può essere definito anche magazzino della catena di lavoro dato che alcune imprese, per evitare interruzioni nel processo di trasformazione dovuti alla lontananza dal magazzino centrale, predispongono nel reparto produttivo uno specifico deposito contenente mezzi necessari all’approvvigionamento dei materiali di produzione.

    • MAGAZZINO DEI RICAMBI E ASSISTENZA AI CLIENTI
  • Riceve il materiale di ricambio necessario ad improvvisi interventi presso la clientela. Inoltre può avvenire che un macchinario provochi un arresto della produzione, causando ingenti perdite, così viene riparato utilizzando i ricambi a disposizione in questo reparto.

  • E’ il magazzino all’interno del quale vengono accolte le casse, i container e i colli che devono essere spediti o ritirati dai clienti. Di solito questo magazzino è affiancato da un reparto d'imballaggio per merce da spedire e da un ufficio di controllo per l’emissione dei documenti necessari alla vendita.

  • ORGANIZZAZIONE E LOGISTICA DI MAGAZZINO
     
    Affinché il magazzino sia più efficiente e funzionale possibile, il management deve compiere alcune scelte che riguardano sei aree di intervento:
     
    A) UTILIZZO DEGLI SPAZI FISICI AZIENDALI.
    L’utilizzo degli spazi fisici dell’azienda riguarda il trasferimento del magazzino in aree di proprietà dell’impresa oppure di aree affittate a terzi. L’impresa infatti può esternalizzare alcune fasi dell’attività industriale, l’imballo o il magazzino spedizione. Questo processo consente maggiore flessibilità in termini di utilizzo del personale.
     
    B) SPOSTAMENTO DEI BENI AZIENDALI.
    L’insieme delle decisione che riguardano gli spostamenti delle merci e delle materie all’interno dell’impresa costituiscono il materiale handling. Di questo fanno parte:
    • Il lay-out generale dell’impresa particolarmente il lay-out di magazzino. Il magazzino deve essere inserito razionalmente nella catena produttiva dell’impresa. La funzione principale del lay-out di magazzino è di semplificare gli spostamenti dei prodotti e del personale all’interno dell’impresa, quindi tutte le varie fasi: accesso, accettazione, inserimento, stoccaggio, scaffalatura, uscita, devono essere il più armoniche possibile.
    • I mezzi di trasporto interno. Il management può scegliere tra trasporto continuo (nastri trasportatori ecc.) e trasporto discontinuo (carrelli elevatori a mano o elettrici). Alcune imprese per lo smistamento interno delle merci possono ricorrere al superterminal cioè ad un elaboratore elettronico automatico.
    • Imballaggio: scatoloni di cartoni, casse di legno, avvolgimenti in plastica, a seconda del tipo di trasporto (via mare, cielo e terra) che la merce deve affrontare.
     
    C) L’ORGANIZZAZIONE DEGLI SPAZI DEL MAGAZZINO.
    Ogni spazio del magazzino ha un valore economico quantificabile in termini monetari. Per risolvere il picking, cioè il problema di gestione di magazzino derivante dal fatto che i clienti richiedono merci diverse ed in diverse quantità creando un pesante lavoro per il personale, bisogna creare una mappatura dei beni presenti in magazzino.
     
    D) CONSERVAZIONE DEGLI SPAZI.
    I singoli beni vengono di solito inscatolati e depositati sul pallet (raggruppamenti omogenei su specifiche piattaforme), per essere poi prelevati o trasportati. I vantaggi della pallettizzazione sono:
    • La stabilità e la compattezza delle scorte, con la massima riduzione dello spazio utilizzato;
    • La possibilità di un rapido controllo visivo, in particolare di tipo quantitativo: i pallet sono in vista e consentono un’immediata percezione dei beni accatastati;
    • La possibilità di un rapido spostamento, mediante elevatori manuali o a corrente elettrica, all’interno del magazzino e dal magazzino alla produzione.
     
    E) CAPACITA’ DEL PERSONALE.
    Le mansioni del personale di magazzino, richiedono particolare attenzione: si pensi al controllo dei pezzi in entrata, al loro inserimento nelle scaffalature, alla conservazione e manutenzione e al loro carico o scarico a mezzo terminale. Infine il personale si deve occupare delle fasi che riguardano la spedizione della merce o dei prodotti finiti, in particolare all’attenzione richiesta per l’imballo.
    Il servizio svolto dal personale di magazzino incide sulla soddisfazione del cliente e sul corretto funzionamento dell’impresa, per questi motivi la precisione è di fondamentale importanza.
    L’utilizzo di un efficiente sistema informativo e l’applicazione di procedure informatiche alla gestione delle scorte è il miglior supporto alla gestione di magazzino. La rete informativa dell’impresa infatti, consente di tenere sotto controllo in tempo reale le scorte del magazzino interno o eventualmente esterno, di verificare per quale ordini e commesse sono stati utilizzati determinati pezzi, di effettuare statistiche sui consumi, di ipotizzare il futuro andamento del mercato. Da tutte queste informazioni dipendono:
    • la programmazione del processo produttivo
    • il coordinamento tra l’approvvigionamento e la fase di trasformazione
    • l’attendibilità delle risposte e dei tempi di consegna dati ai clienti
    • la costruzione di piani industriali e commerciali di breve/medio termine.
    La contabilità generale deve essere collegata al magazzino poiché in questo reparto vengono rilasciati documenti accompagnatori relativi alle merci e ai prodotti in uscita.
    Fonte: itclucca.lu.it
     

    domenica 19 gennaio 2014

    Logistica sostenibile

    La mobilità delle merci sospesa tra innovazione e ambiente, mentre la crisi frena scelte e iniziative strategiche delle imprese a favore di un trasporto ecologico. Come rivelano i risultati dell’indagine svolta da Nomisma per Pentapolis, le aziende sono consapevoli che il trasporto delle merci sia un elemento di forte criticità economica, sociale e ambientale, tanto da mettere la ricerca di una logistica sostenibile al primo posto (34,8%) nelle priorità dell’agenda futura, anche se, per ragioni di costo-opportunità, non lo vedono un tema al momento percorribile.
    Ostacoli alle nuove tecnologie
    Solo una impresa italiana su quattro, al contempo, appare interessata ai nuovi sistemi di mobilità elettrica applicati allo spostamento delle merci. Crisi economica (33,7%) ed eccessiva burocrazia (28,3%) sono i principali ostacoli agli investimenti in questo settore, in un momento in cui la recessione morde forte e le tematiche relative alla sostenibilità sono viste più come una leva di marketing che come un driver per il profitto.
    L’occasione giusta per mettere le politiche ambientali e della mobilità al centro del dibattito, presentando le soluzioni concrete studiate dalle amministrazioni pubbliche e dalle imprese, in uno scenario in cui il sistema dei trasporti è uno dei fattori che più contribuisce alla crescita e alla competitività delle città.

    Un rinnovato livello di attenzione nei confronti della mobilità sostenibile delle merci può essere favorito dal crescente interesse, culturale e politico, verso nuove dimensioni di centralità urbana: rigenerazione, riqualificazione, efficientamento, valorizzazione; e dal conseguente aumento della distribuzione di prodotti e servizi in ambito urbano.
    Fonte: automoto.it

     
     

    Gestione archivi storici Sassari

    Un archivio storico è la terza e ultima fase di vita di un archivio: un documento viene classificato come storico dopo 40 anni di vita nell'archivio deposito.

    L'archivio storico

    L'archivio ha una vita scandita da tre fasi: l'archivio corrente (che contiene documenti formati da poco, che vivono ancora nel presente), l'archivio deposito (che è un luogo in cui i documenti transitano per 40 anni, un periodo durante il quale potrebbero ancora destare l'interesse alla consultazione) e l'archivio storico (che non ha scadenza temporale ed è la fase finale dell'archiviazione di tutti i documenti).
    In teoria, chi gestisce un archivio ogni anno dovrebbe avere cura di togliere dall'archivio deposito tutti i documenti vecchi di quaranta anni e trasferirli nell'archivio storico.

    Ma la cosa non avviene di anno in anno, piuttosto si è scelto di gestire la separazione di archiviazioni storiche per blocchi di anni.

    Una volta che un documento viene collocato nell'archivio storico, viene posto in una sezione separata, dove si recano di solito i ricercatori per studiare materiale datato nel tempo.

    Quindi, un archivio storico ha come finalità principale quella culturale.

    Gestione di un archivio storico

    L'archivio storico ha come finalità principale quella di conservazione documentale.

    La prima fase che si compie in un archivio storico è il riordino dei documenti che dovranno prendere la loro posizione definitiva.

    Il riordino, però, non viene fatto sempre secondo lo stesso principio, poiché ci sono diverse scuole di pensiero al riguardo.

    I tre principi fondamentali per il riordino di un archivio storico sono:
    - Principio di pertinenza

    Questo metodo prevede la divisione del materiale in base a una classificazione riguardante ciò che i documenti contengono, quindi per materie.

    Questo metodo, però, rischia di mettere in pericolo l'organicità di un archivio storico, poiché in molti casi si è divisa la documentazione cartacea da quella su pergamena.

    Proprio per questi motivi questo metodo è stato bandito da tutta Europa.
    - Principio di provenienza

    Questo metodo venne applicato per la prima volta in Danimarca nel 1791 e fu adottato anche in Germania a partire dal 1816, quando fu bandito il metodo di pertinenza.

    Con questo metodo si rispettano i fondi, cioè le strutture originarie da cui il documento proviene, ma permette nell'organizzazione interna un'archiviazione per cronologia, per topografia, per ordine alfabetico, ecc.
    - Metodo storico

    Questo metodo nacque in Toscana nella seconda metà del 1800 e ancora oggi è il metodo più usato.

    Con questo metodo al centro dell'attenzione è la storia, così chi archivia deve valutare:
    • polita dell'epoca
    • istituzioni dell'epoca
    • realtà burocratica del documento
    • modalità gestionali
    • prassi archivistiche
    Fonte: it.wikipedia.org
     

    sabato 18 gennaio 2014

    Montaggio arredi Sassari

    Il montaggio dei mobili è un’operazione delicata che va compiuta con grande cura e attenzione, anche perché spesso non è presente il libretto di istruzioni. Il montaggio dei mobili è un’operazione che spesso si rende necessaria in occasione dei traslochi. Le ditte di traslochi che vantano una grande esperienza nel settore, solitamente sono specializzate anche nelle cruciali operazioni di smontaggio e montaggio mobili dei clienti, siano essi privati o piccole, medio e grandi imprese. Le aziende di traslochi che si occupano anche del servizio di smontaggio e montaggio mobili sono quindi in grado di offrire un servizio completo e accurato, preventivamente progettato sotto tutti i punti di vista. Le operazioni di smontaggio e montaggio mobili richiedono un personale specializzato e adeguatamente formato in merito. Il team adibito al montaggio mobili in genere vanta esperienze di falegnameria, qualificate abilità manuali e una visione prospettica degli spazi al fine di adeguare i mobili già in possesso ai nuovi spazi abitativi o di lavoro. I servizi di montaggio mobili contemplano lo smontaggio ed il montaggio di cucine, mobili preziosi e antichi, mobili moderni e di design, armadi, letti, ante e pensili. Inoltre, le attrezzature di cui si avvalgono gli esperti di montaggio mobili sono pensate per non danneggiare i mobili dei clienti che, possono essere anche antichi, quindi avere diversi anni. Alcune delle aziende che si occupano di traslochi e di montaggio mobili mettono a disposizione della propria clientela anche dei magazzini di deposito merci, caratterizzati da riservatezza e sicurezza, in cui i mobili dei clienti potranno essere custoditi nel caso si dovessero allungare i tempi di trasloco. Accuratezza e professionalità caratterizzano dunque i servizi di montaggio mobili, alcuni dei quali si contraddistinguono anche per la competitività dei prezzi proposti e la rapidità dei tempi previsti.
    Fonte: pescirossi.org
     
     
     

    Facchinaggio Sardegna

    In base al codice civile (art. 1665 c.c. ) si definisce appalto quel “contratto col quale una parte (appaltatore) assume, con organizzazione dei mezzi necessari e con gestione a proprio rischio, il compimento di un’opera o di un servizio verso un corrispettivo in danaro cui si obbliga l’altra parte (committente)”.
    In relazione al servizio di facchinaggio, dire appalto equivale ad indicare quell’attività dedita alla movimentazione di merci e prodotti, con eventuale aggiunta di attività preliminari e complementari ad essa.
    Un’ impresa erogatrice di un servizio di facchinaggio deve rispettare alcuni requisiti obbligatori di regolarità e sicurezza.  Il motore propulsore di tale attività è il dipendende.
    Collocando sotto “le luci dei riflettori” il lavoratore, occorre sottolineare alcune regole fondamentali (oltre che obbligatorie) relative alla salute ed alla sicurezza degli stessi; regole che l’appaltante deve rispettare. Queste possono essere sintetizzate nei punti seguenti:
    - analizzare e valutare quelle situazione che potrebbero sfociare in veri e propri rischi verso cui i lavoratori potrebbero incorrere durante tutte le fasi inerenti all’erogazione del servizio di facchinaggio;
    - adottare tutte le misure sottolineate in materia di prevenzione necessarie volte alla tutela dei propri dipendenti;
    - attivare servizi di informazione e formazione sui rischi in modo tale da prevenirli;
    - effettuare una adeguata sorveglianza sanitaria;
    - cooperare con il committente nell’avvio di misure di prevenzione e risoluzione dei rischi.

    Fonte: impresapulizia.wordpress.com

     
     

    domenica 12 gennaio 2014

    Traslochi Sassari

    Affrontare un trasloco comporta sempre molto stress, sia che si tratti di un’abitazione privata sia che si parli di un ufficio.
    Tanti, infatti, sono gli aspetti da curare e specialmente se si decide di non avvalersi dell’aiuto di una ditta specializzata, si corre il rischio di trasformare il trasloco in un vero e proprio trauma!
    Ecco perché vi sono alcune “regole” che è bene tenere a mente quando si organizza un trasloco; si tratta di suggerimenti indispensabili per affrontare il cambiamento di casa o di ufficio in assoluta serenità.
    La prima cosa da fare quando si sta per traslocare è chiaramente organizzare il tutto per tempo, quindi molte settimane prima della prevista data di spostamento. L’intento è chiaramente quello di diluire il carico di lavoro nel tempo e tenere tutto sotto controllo.
    Iniziate con l’organizzare le cose che intendete portare con voi e cominciate ad inscatolare tutti quegli oggetti che siete certi di non utilizzare; mano a mano che preparate gli scatoloni non dimenticate di segnare su ognuno di essi il loro contenuto così da ritrovare gli oggetti con maggior semplicità una volta che sarete giunti nella nuova abitazione.
    Va prima inscatolato tutto ciò che verrà poco utilizzato, ricordandosi di inserire il nastro a bolle d'aria tra gli oggetti fragili e di scrivere sul nastro che chiude ogni scatolone il suo contenuto.

    Consigli e organizzazioni preliminari per traslocare

    Dei seguito listiamo una serie di consigli e punti nevralgici da tenere in considerazione per organizzare un trasloco. A molti di questi sarà dedicato ampio spazio nei paragrafi sucessivi.
    Programmare il trasloco. Non è scontato come sembra: pensare mesi prima alla possibilità di un trasloco aiuta a minimizzare le difficoltà. Innanzitutto, è bene iniziare ad imballare i propri oggetti molto prima dell'effettiva data dello spostamento. Se dobbiamo portare via abiti che non mettiamo – perché, ad esempio, sono adatti ad un'altra stagione – possiamo metterli via senza problemi. Sicuramente è il caso di cominciare presto a raccogliere la carta di giornale o la pluriball (il rivestimento con le bollicine d'aria) per gli oggetti più fragili; lo stesso dicasi per quello che riguarda gli scatoloni.
    Riflettere sull'entità dello sforzo. Il dilemma è sempre fra fai da te e ditta specializzata. Di base quello che muove la scelta è il costo dell'operazione: ma che prezzo ha un lavoro faticoso, pesante e di scarsa qualità fatto da noi a confronto dell'efficienza e qualità di un'operazione specializzata?
    Se l'entità del trasloco è poca cosa (pochi oggetti, pochissimi mobili, distanza raggionevole) allora è possibile pensare al fai da te; in caso contrario, è consigliatissimo affidarsi a ditte specializzate. La differenza nelle operazioni si nota subito. Innanzitutto, le ditte hanno mezzi adatti al ruolo, mentre il privato sarebbe costretto ad affittare furgoni e a chiedere aiuto ad amici e conoscenti per rinfoltire la forza lavoro. In secondo luogo, la consapevolezza del lavoro permette ai professionisti di ridurre le possibilità di rovinare i mobili, cosa che non può essere garantita da un lavoro approssimativo.

    Controllare contatori di luce, acqua e gas

    Questa dev'essere l'ultima operazione da fare nella vecchia casa – insieme alla chiusura dei rispettivi approvigionamenti – e la prima da fare nella casa nuova – anche se, ovviamente, i neo-inquilini avrebbero già dovuto informarsi sullo stato delle condutture. Soprattutto è bene segnarsi i valori dei contatori per evitare sorprese tramite bollette successive.
    Prestare attenzione a bambini e animali. Sicuramene psicologicamente un trasloco è traumatico per i bambini. Ma può essere anche per gli animali. Valutate bene quando e come spostare entrambi: non è necessario che siano presenti in tutte le fasi – al contrario dei padroni di casa che devono sempre controllare l'andamento della situazione: magari è meglio farli spostare prima nella casa nuova.

    Chiedere il preventivo per il trasloco di casa

    Chiaramente se avete molte cose da portare con voi, il nostro consiglio è di evitare il fai da te e di affidare il tutto a un’azienda specializzata.
    Oltre che organizzare lo spostamento è indispensabile prevedere anche al dispiego di alcune pratiche burocratiche; ricordate di disdire i contratti di acqua, luce e gas e una volta giunti nella nuova abitazione non dimenticate di richiedere subito un nuovo contratto a vostro nome, controllando prima i contatori in modo da evitare brutte sorprese nelle bollette successive.
    Quando si sta per traslocare bisogna fare attenzione anche alla condizione psicologica di bambini e animali; un trasloco infatti può creare stress e confusione ecco perché è importante rendere quanto meno traumatico possibile lo spostamento.
    Per quanto concerne la ricerca della ditta a cui affidare il proprio trasloco, il suggerimento è sempre quello di chiedere più preventivi in maniera tale da poter confrontare non solo i prezzi ma anche i servizi offerti. Il costo, infatti, non è l’unica variabile da considerare nella selezione di questa o di quell’azienda; è sempre bene anche valutare i servizi che ci vengono messi a disposizione in modo tale da scegliere quelli che più si addicono alle nostre esigenze.
     
    Bisognerà infine trovare un accordo in merito al permesso di occupazione del suolo pubblico, se sarà necessario porre l'elevatore su strada.

    Chi contattare in caso di trasloco

    Quando si effettua un trasloco vanno inoltre informate le Poste, per il cambio di indirizzo, e le Società e l'Amministratore, se si vive in condominio, del trasferimento dei servizi di: energia elettrica, gas, acqua, telefono.
    Bisogna avvisare anche il Comune, l'anagrafe e gli Enti, per eventuali altri oneri da risolvere; l'idraulico per accertamenti nella nuova casa, andrà prenotato per il tardo pomeriggio o per il giorno successivo al trasloco. Quando infine si lascia la vecchia casa, si deve: chiudere acqua e gas, effettuare tutte le letture e abbassare l'interruttore generale dell'Enel.

    Come far traslocare i mobili di casa

    Soprattutto se si sta traslocando senza aver chiamato una ditta, il trasporto dei mobili rappresenta sicuramente la parte più difficile del trasloco.
    Prima di smontare il mobile, potrebbe essere necessario fare uno schizzo su un foglio di carta per ricordarsi la posizione di alcuni particolari, annotando anche la posizione esatta di tutte le ante, dei cassetti e dei ripiani; le viti e la ferramenta andranno messi in scatoline diverse per ogni mobile.
    Tra due parti di mobili da affiancare, è consigliabile interporre una coperta oppure un cartone grande, a meno che le parti non siano perfettamente lisce e quindi messe a contatto direttamente.
    Una volta impacchettate tutte le ante e i pezzi lunghi, è necessario legarli con una fune posta all'incirca a metà altezza. Nel trasporto i pezzi lunghi dovranno essere posti in verticale e legati saldamente alla parete del furgone; anche il frigorifero andrà posizionato in verticale. Se si trasportano pensili o cassettiere completamente montati, bisognerà fissare con il nastro gli sportelli e i cassetti, in modo tale da evitarne l'apertura durante il trasporto.

    Il trasloco dei motocicli

    I motocicli vengono solitamente caricati per ultimi, protetti da una coperta. Se si tratta di motociclette di un certo valore o con carrozzeria delicata, come ad esempio una moto carenata, occorre riservare loro uno spazio adeguato e legarli nei punti più resistenti con delle cinghie, per mantenerli in verticale durante il trasporto.
    Eventuali bauletti o parabrezza andranno smontati gli specchietti, mentre gli specchietti molto sporgenti saranno ripiegati o smontati anch'essi. Per evitare fuoriuscite di carburante durante il trasporto, è necessario che il serbatoio sia vuoto.

    Come affrontare la burocrazia durante il trasloco di casa

    Quando si trasloca, è necessario operare alcune modifiche burocratiche o fare alcune disdettte in termini di acqua, luce, gas, ecc. Per richiedere o variare molti di questi servizi, serve l'autocertificazione, per la quale è indispensabile un documento d'identità valido.
    Per l'acqua, bisognerà avvisare con tre settimane di anticipo; se si vive in condominio, non servono disdette perché l'acqua è condominiale. Per contratti privati, sarà necessario recarsi presso il Comune di residenza e compilare l'apposito modulo. Si dovrà dare disdetta solo se il nuovo inquilino non farà il trapasso entro 60 giorni.
    Il cambio di residenza è necessario anche se si cambia soltanto il numero civico, in questo caso bisognerà recarsi all'anagrafe. Anche per il caso si dovrà avvisare con almeno 3 settimane di anticipo. Nel caso in cui si subentri in un contratto del precedente proprietario, occorrerà presentarsi con la sua disdetta. In caso di nuovo contratto, è utile portare una bolletta o un contratto per un altro servizio della nuova casa.
    Per l'elettricità, valgono le stesse regole; sarà dunque necessario avvisare il fornitore con circa 3 settimane di anticipo e si potrà iniziare un nuovo contratto oppure subentrare in uno già esistente.
    Per il cambio di medico, ci si deve recare presso l'Azienda o l'Unità Sanitaria Locale, scegliendo in base alla disponibilità; l'assegnazione è immediata e occorre il libretto sanitario.
    Riguardo ai rifiuti, per registrarsi al nuovo comune c'è tempo fino al 20 gennaio successivo. Occorre sapere con precisione metratura e numero di vani della nuova abitazione, comprensivi di garage, verande e solai, ricordandosi di dare disdetta al comune per la vecchia abitazione.
    Per le tasse, sarà necessario recarsi di persona oppure inviare una lettera raccomandata a/r all'Ufficio Imposte; la variazione sarà effettiva 60 giorni dopo il ricevimento della lettera.
    Per il telefono va avvisato il gestore circa un mese prima del trasferimento; le modalità variano da gestore a gestore.
    In base ai servizi sottoscritti o le attività intraprese, potrebbe essere necessario avvertire o variare: Abbonamenti a riviste; Banche; Canone televisivo; Compagnie assicurative; Condominio; Datore di lavoro; Istituti scolastici, asili; Posta Telefono; cellulare.
    Ci sono infine alcune volture che si verificano automaticamente o al momento del rinnovo: Carta d'identità (al momento del rinnovo); Libretto di lavoro; Patente di guida; Passaporto; Porto d'armi (al momento del rinnovo); Ufficio elettorale; Ufficio leva.

    Se il trasloco di casa coinvolge piante ed animali

    Quando si trasloca e si possiedono degli animali, è necessario prestare massima attenzione. Bisognerà in primis evitare che l'animale, se lasciato libero, scappi e assicurargli il massimo comfort possibile durante gli spostamenti.
    Si può scegliere di lasciare gli animali nel cortile o nel giardino della vecchia abitazione fino alla fine del trasloco, trasferendoli per ultimi e accudendoli per qualche ora durante la giornata, almeno le cure indispensabili. Si può invece optare per la scelta di trasferirli per primi e alloggiarli nella zona loro riservata della nuova abitazione.
    Per impedire qualsiasi possibilità di fuga, è fondamentale controllare la chiusura di cancelli e porte e prestare attenzione a non lasciarli in zone, spesso con spiragli aperti per errore, dove è necessario passare durante il trasloco.
    Si potrebbe anche decidere di portare gli animali da parenti, amici o pensioni apposite; ciò consentirebbe la totale libertà d'azione durante il trasloco.
    Per i pesci e gli uccelli, il rischio di fuga non c'è; si potranno dunque trasferire per ultimi, ricordandosi fornire loro le cure necessarie mentre si trasloca.
    Se pesci o uccelli sono contenuti in gabbie o acquari molto ingombranti o pesanti, conviene trasferirli all'ultimo momento in gabbie o acquari più piccoli; successivamente si trasferirà la loro precedente casa nella nuova abitazione.
    Le piante andranno trasportante per ultime, se per esigenze di trasporto dovranno essere inscatolate, Bisogna infine evitare di lasciare le piante all'interno del furgone, se non per il tempo strettamente necessario al trasporto.

    Cosa fare in caso di traslochi internazionali

    Attualmente, con l'apertura delle dogane e la crisi di lavoro in molti stati, i cittadini ritengono spesso utile trasferirsi all'estero per cambiare tipo di vita o avventurarsi in nuove esperienze. In questi casi, se il trasferimento è definitivo, è bene rivolgersi ad una ditta di traslochi che operi a livello internazionale, così da evitare le problematiche burocratiche e incidenti spiacevoli alle dogane.
    Fonte: padronidicasa.it
     
     

    Traslochi Sardegna

    Occorrente per preparare il trasloco


    Cosa non può assolutamente mancare a chi si accinge ad  organizzarsi per traslocare? Innanzitutto occorre procurarsi un discreto numero di scatole di cartone di varie dimensioni: per risparmiare un po’, che non guasta mai in tempi di crisi come questa, un’idea potrebbe essere quella di chiedere al proprio negoziante di fiducia di conservare gli scatoloni di cartoni usati per contenere le merci, che di solito sono abbastanza capienti e resistenti.

    Occorre poi procurarsi un paio di rotoli di scotch da imballaggio, per intenderci quello marrone, che servirà a chiudere le scatole una volta riempite, e dei pennarelli a punta grossa da usare per scrivere sulle scatole chiuse il loro contenuto. Infine, sarebbe opportuno procurarsi un po’ di fogli di pluriball, la carta con le bolle che serve ad imballare oggetti particolarmente fragili, un po’ di giornali vecchi ed un taccuino su cui segnare il numero delle scatole ed il loro contenuto. Ora che abbiamo tutto l’occorrente, rimbocchiamoci le maniche e cominciamo!

    Regole base per organizzare il trasloco


    Ora che abbiamo tutto l’occorrente, possiamo iniziare a pianificare il nostro lavoro: il primo consiglio è quello di partire dalla stanza meno utilizzata così da non stravolgere da subito le abitudini familiari. Inoltre, per facilitare la successiva sistemazione degli oggetti nella nuova casa, operazione altrettanto impegnativa, conviene riempire le scatole rispettando l’originaria collocazione degli oggetti: una sorta di organizzazione per stanza, insomma.

    Laddove sia necessario riporre oggetti leggeri e pesanti nella stessa scatola, quelli più pesanti vanno messi sotto e quelli più leggeri sopra avendo cura di segnare sulla scatola di non capovolgerla. Sarebbe buona norma non superare i 20 kg per scatolone altrimenti risulterà difficile riuscire a sollevarlo: ad esempio, nel caso di libri, può essere una buona soluzione il suddividerli in più scatole, così da poterle anche riconoscere subito. Una volta chiuse le scatole, come già accennato prima, è possibile scrivere il loro contenuto su di un lato oppure è possibile numerarla ed annotare su di un taccuino il contenuto al numero corrispondente.
    Un discorso a parte merita l’imballaggio di piatti, bicchieri ed altri oggetti che si possono facilmente rompere: essi vanno avvolti con la pluriball per preservarli dagli urti, avendo cura di riempire le cavità, ad esempio l’interno dei bicchieri, con fogli di carta di giornale appallottolati. Gli oggetti di valore andrebbero sistemati in scatole più piccole così da poterli tenere sotto controllo con più facilità.

    Quanto agli indumenti, essi vanno riposti all’interno di buste di plastica trasparente o in speciali scatole contenenti degli appositi appendiabiti, almeno quelli più delicati: per ovvie ragioni conviene partire dagli abiti che non appartengono alla stagione in corso!

    Qualche consiglio pratico


    Nel preparare le scatole, soprattutto quelle contenenti materiale che potrebbe rompersi, occorre ricordare di non lasciare mai spazi vuoti: è possibile evitare questo usando carta di giornale o buste di plastica per riempire tali spazi così da attutire inevitabili colpi durante il trasporto.

    E’ opportuno preparare una scatola o una borsa contenente tutto ciò che deve essere a portata di mano sia come piccola attrezzatura – cacciavite, martello, viti, guanti, necessario per pronto soccorso – sia come prima necessità – asciugamano, sapone, ricambio – non dimenticando di trovare un luogo sicuro dove riporre documenti ed oggetti di valore.