domenica 29 dicembre 2013

Pulizie condominiali

Le pulizie condominiali comprendono diversi settori: la spazzatura dei pavimenti, il lavaggio dei pavimenti, la spazzatura dei cortili interni ed esterni, spazzatura cantine e il lavaggio vetri e davanzali.
Tutto questo fa parte delle pulizie condominiali. In casi particolari bisogna aggiungere il lavaggio completo degli ascensori o la lucidatura del pavimento.
Cosa succede molto spesso tra i condomini?
Nell’assemblea condominiale si può decidere l’affidamento del servizio di pulizia ad una ditta esterna, per la pulizia delle parti comuni, oppure per il fai da te, ossia per la pulizia a turni da parte del singolo condomino.
Purtroppo le turnazioni sono belle finchè durano!!, cioè finchè tutti i condomini le fanno regolarmente è tutto a posto, ma quando per un motivo qualunque uno decide di non farle scattano litigi e discussioni.

Ecco cosa dice il codice civile.
Per l’articolo 1117 del codice civile, le scale sono di proprietà dei condomini, compresi quelli con locali al piano terreno e anche con accesso esclusivo dalla strada, a meno che non risulti il contrario dagli atti di acquisto o dal regolamento condominiale di natura contrattuale.
Tutti, quindi, devono contribuire alla pulizia, manutenzione e ricostruzione delle scale, e le spese devono essere sostenute e ripartite tra tutti.
I criteri di ripartizione delle spese per la pulizia, da fare eseguire anche da un’impresa, sono spesso argomento oggetto di discussione e fonte di litigi tra vicini, specie se il regolamento condominiale non prevede nulla in proposito.
Dato che la pulizia è assimilabile a una vera e propria manutenzione, i criteri di spesa da applicare sono quelli previsti dall’art. 1124 c. c.: “Le scale sono mantenute e ricostruite dai proprietari dei diversi piani a cui servono. La spesa relativa è ripartita tra essi, per metà in ragione del valore dei singoli piani o porzioni di piano, e per l’altra metà in misura proporzionale all’altezza di ciascuno. La ripartizione delle spese per la pulizia delle scale secondo quanto previsto dall’art. 1124 cod. civ., poi, è conforme alla ratio di tale disposizione, la quale va individuata nel fatto che, a parità di uso, i proprietari dei piani alti logorano di più le scale rispetto ai proprietari dei piani più bassi, per cui contribuiscono in misura maggiore alla spese di ricostruzione e manutenzione. Ugualmente, a parità di uso, i proprietari di piani più alti sporcano le scale in misura maggiore rispetto ai proprietari dei piani più bassi, per cui devono contribuire in misura maggiore alle spese di pulizia”.
Fonte: eurocleanservizi.com

sabato 28 dicembre 2013

Traslochi Sassari

Traslocare un privato non è sempre cosa semplice. Molto spesso le esigenze possono essere particolari, in alcuni casi anche delicate ma, genericamente, non è difficile fornire un buon servizio, soprattutto con un po’ di esperienza alle spalle e di buon senso.
Molto differente è invece il caso di quelle operazioni di trasloco in cui siano coinvolte aziende di vario tipo.
In questo caso è fondamentale la professionalità ma soprattutto l’elasticità mentale e la preparazione necessarie ad affrontare la movimentazione di ogni tipo di materiali.
Chiaro che nel caso di spostamento di imprese commerciali il trasloco difficilmente esula da una tipologia comune. Le differenze che si fanno sentire insorgono quando l’azienda da spostare appartiene ad un settore produttivo, manifatturiero o anche semplicemente abbia un magazzino merci.
In questo caso ovviamente la prima cosa da fare è un sopralluogo per verificare l’entità del materiale da trasportare ma, ancora di più, di che genere di materiale si tratti.
In molti casi è necessario infatti prevedere autorizzazioni particolari e adempimenti dedicati mentre, dal punto di vista squisitamente pratico, è necessario sapere esattamente quale sia il miglio metodo di movimentazione richiesto.
In particolare, questa ultima capacità non è spesso realizzabile a priori, a meno che non si abbia una esperienza più che decennale nel campo. Peraltro anche le aziende specializzate si trovano a volte ad affrontare esigenze impreviste.
In questi casi è fondamentale, più che il sapere come fare le cose, la capacità di reperire le informazioni su quali siano le procedure più indicate allo scopo. Questo implica naturalmente aver costruito negli anni una rete di contatti con collaboratori e professionisti esperti nei vari settori.
La rete dei social network è per questo aspetto un modello efficace: è infatti con la stessa tipologia di connessione tra professionisti che diventa semplice trovare la migliore soluzione da offrire al cliente per garantirne la perfetta soddisfazione e, di fatto, la fidelizzazione futura.
Fonte: pubblicala.com
 
 

domenica 22 dicembre 2013

Supply Chain - Logistica

Il processo di pianificazione, implementazione e controllo dell'efficiente ed efficace flusso e stoccaggio di materie prime, semilavorati e prodotti finiti e delle relative informazioni dal punto di origine al punto di consumo con lo scopo di soddisfare le esigenze dei clienti.
Questa definizione molto ampia include tutta la serie di attività logistiche quali customer service, previsione della domanda, gestione della comunicazione, gestione scorte, material handling, processazione dell'ordine, localizzazione di fabbriche e depositi, approvvigionamenti, imballaggio, gestione dei ritorni, trasporti, magazzinaggio e stoccaggio. Queste attività insieme agli input ed output formano il quadro delle componenti del Logistics Management, ovvero la gestione della logistica che può comprendere tutte o solo alcune delle attività suddette a seconda del fatto che sia più o meno integrata.
L'integrazione delle diverse aree della logistica è necessaria per due ordini di motivi:
  • Le scelte effettuate in una certa area di attività logistica impattano su tutte le altre aree (trade-offs)
  • Il potenziale di efficienza insito nella logistica come totalità delle attività che la compongono è estremamente elevato

Il fondamento del concetto di logistica integrata è rappresentato dalla minimizzazione del costo totale delle attività logistiche viste nel loro complesso, dato un obiettivo di livello di servizio da garantire.

È possibile suddividere i costi logistici in 5 grandi gruppi:
  • Costi di mantenimento delle scorte
  • Costi di magazzinaggio
  • Costi di trasporto e distribuzione
  • Costi inerenti ai lotti
  • Costi di processazione ordini e dei sistemi informativi

La missione della logistica è pianificare e coordinare tutte le attività necessarie per raggiungere il livello di servizio desiderato al minor costo possibile. La logistica deve quindi essere vista come il collegamento tra il mercato e l'ambiente operativo dell'azienda. L'ambito della logistica attraversa tutta l'organizzazione aziendale, dalla gestione delle materie prime fino alla consegna del prodotto finito.
La gestione logistica, dal punto di vista del sistema azienda, è il mezzo con cui le esigenze dei clienti sono soddisfatte tramite il coordinamento del flusso dei materiali e delle informazioni che si estendono dal mercato attraverso l'azienda fino ai fornitori.
Il raggiungimento di questa integrazione nella gestione aziendale richiede chiaramente un orientamento diverso da quello tipicamente presente nelle organizzazioni convenzionali.
Ad esempio, per molti anni marketing e produzione sono state considerate come due attività nettamente separate all'interno dell'organizzazione: al meglio hanno coesistito, al peggio è stata lotta aperta. In questo schema di riferimento, la logistica è essenzialmente un concetto di integrazione che cerca di sviluppare una visione complessiva ed univoca dell'intera azienda. E' fondamentalmente un concetto di pianificazione che cerca di costruire un processo attraverso il quale le esigenze del mercato possano essere tradotte al minimo costo totale in una strategia e piano di produzione che a loro volta si traducano in una strategia e piano di approvvigionamento. Idealmente si dovrebbe seguire una mentalità di business a "unico piano" che sostituisca i piani convenzionalmente isolati e separati di marketing, distribuzione, produzione e approvvigionamenti:
questa, in poche parole, è la missione della logistica.
Il concetto di supply chain, sebbene relativamente nuovo, non è altro che un'estensione della logica della logistica. La gestione logistica tradizionale si occupa principalmente dell'ottimizzazione dei flussi all'interno dell'impresa, mentre il Supply Chain Management riconosce che l'integrazione interna all'azienda non è di per sè sufficiente.
Fonte: ailog.it
 

 

sabato 21 dicembre 2013

La logistica dell' ultimo miglio

La logistica dell’ultimo miglio deve risolvere problemi di distribuzione fisica, operando in contesti e con strutture che non sono pensate per le merci: il contributo che il logistico può dare a questa problematica è una sintesi di realismo e di fattibilità, armonizzando le strategie e le regole.
 
L'efficienza della logistica urbana è legata d'altra parte anche alla regolamentazione che i comuni operano sulla mobilità delle merci nei centri urbani. A questo proposito Regione Lombardia, nell'ambito del Tavolo per la mobilità delle merci presieduto dall'assessore alle Infrastrutture Raffaele Cattaneo, sta lavorando con gli operatori della filiera logistica a linee di indirizzo per i comuni, questo al fine di avere regole chiare e semplici da conoscere e rispettare, segnaletica aggiornata, incentivi all'utilizzo  ai veicoli meno inquinanti (corsie preferenziali, tariffe ridotte), fasce orarie più ampie (aumentano l’efficienza e riducono costi e inquinamento). Ma come è possibile governare questo processo? Dichiarando gli obiettivi, definendo i parametri, adottando strumenti di misurazione dell’efficienza e della sostenibilità.
Fonte: ailog.it
 
 

Inventario di magazzino

Come si suol dire, “il migliore inventario è quello che non si fa !”, purtroppo a volte viene richiesto da necessità contabili e allora occorre farlo nel modo più accurato e nel minor tempo possibile.

La metodologia di esecuzione
Spesso accade che gli inventari, soprattutto quelli totali, debbano essere certificati da apposite Società; esse quindi richiedono metodologie di esecuzione che garantiscano la correttezza finale del risultato.

Un inventario può avere una o più conteggi di base e uno o più conteggi in caso di differenze riscontrate sulla conta precedente e una delle richieste delle Società di revisione è che la riconta di una ubicazione riscontrata errata debba essere effettuata da un operatore diverso da quello che ha verificato precedentemente l’errore.

Le tipologie di inventario

Esistono diverse tipologie di inventario :

- Totale, che riguarda cioè la totalità delle coordinate del magazzino
- Parziale, relativo cioè ad una o più porzioni del magazzino ed esso può essere inoltre effettuato solo sulle coordinate libere, solo sulle occupate o su entrambe
- Rotativo, abbinato cioè solo a certi articoli presi a rotazione secondo specifici criteri

L’inventario più sicuro è senza dubbio quello Totale in quanto contattando tutte le coordinate permette di riscontrare tutti gli errori; esso è tuttavia molto oneroso e costringe al blocco prolungato delle attività di magazzino.

L’inventario Parziale può invece essere richiesto per effettuare una verifica a campione dello stato di una parte del magazzino. Esso può essere effettuato :
- solo sulle coordinate che per il WMS risultano libere. In questo modo la verifica è molto veloce e si possono riscontrare tutti gli errori di posizionamento della merce.
- Solo sulle coordinate occupate. Riscontrando quindi articoli fuori posto e quantità errate.
- Sia sulle coordinate libere sia su quelle occupate

L’inventario Rotativo invece è un inventario per articolo; i codici da inventariare possono essere scelti secondo diversi criteri :
- La loro classe di movimentazione (che può determinare la frequenza con la quale si deve effettuare)
- Il fatto che su tali articoli siano stati riscontrati errori di movimentazione (vedi Lost & Found)

Tuttavia in caso di riscontro di differenze in meno non è possibile sapere se tali mancanze si trovino in altre ubicazioni senza effettuare un inventario totale.

E’ comunque bene sapere che utilizzando massicciamente processi in radio frequenza, le differenze e gli errori vengono immediatamente a galla e spesso si sistemano automaticamente nel corso del lavoro di tutti i giorni.
Fonte: logoper.blogspot.com
 
 

domenica 15 dicembre 2013

Fornitura servizi per la Pubblica Amministrazione

Con l’entrata in vigore del decreto sulla spending review cambiano le funzioni della Consip (Concessionaria Servizi Informativi Pubblici), la centrale acquisti per la Pubblica amministrazione (Pa). Le nuove regole stabiliscono che anche gli enti locali – Regioni, Province, Comuni – dovranno rispettare i prezzi stabiliti dalla società per l’acquisto di beni e servizi come l’energia elettrica, il gas, il carburante per le auto, il riscaldamento e i contratti telefonici.
La concessionaria dello stato, che esiste dal 1997 ed è operativa dal 1998, dovrà stabilire i prezzi delle forniture per la Pubblica amministrazione ed enti locali all’interno di limiti fissati, per evitare che i prezzi pagati alle aziende private fornitrici siano “gonfiati”. La Consip è controllata al cento per cento dal Ministero dell’Economia e delle Finanze. Con le nuove regole, gli enti locali come i Comuni e le Asl perderanno parte della propria autonomia di spesa e per fare gli acquisti dovranno rivolgersi ai fornitori convenzionati tenendo conto dei prezzi stabiliti dalla Consip.
Ci sono però delle eccezioni: per alcuni tipi di beni e servizi gli enti locali potranno rivolgersi alle Centrali di committenza, enti provinciali e regionali che svolgono in parte le stesse funzioni della Consip. I prezzi stabiliti dalle Centrali di committenza dovranno essere però più convenienti di quelli fissati dalla Consip, altrimenti la fornitura verrà annullata. Le società fornitrici interessate parteciperanno alle gare d’appalto organizzate dalla Consip stipulando convenzioni. La concessionaria deciderà il prezzo più conveniente dopo aver valutato le offerte, ma non stabilirà il numero dei pezzi da acquistare, cioè le quantità.
Se, per esempio, un ministero ha bisogno della carta per le fotocopie o di nuove attrezzature per gli uffici deve rivolgersi a una delle aziende che ha vinto la gara d’appalto organizzata dalla Consip. Per i vecchi contratti di fornitura di beni e servizi la Consip potrà anche decidere di introdurre una clausola di recesso se i prezzi non sono in linea con quelli stabiliti. Gli abbonamenti alla telefonia fissa dovranno essere ad esempio inferiori ai 10 euro al mese e le chiamate con il telefono cellulare ai 5 centesimi al minuto.
In seguito al decreto sulla spending review, la Consip ha trasferito alla Sogei, Società generale d’informatica, un’azienda italiana controllata anch’essa al 100 per cento dal Ministero dell’economia, il compito di riordinare gli enti che si occupano delle tecnologie informatiche della Pa. Insieme a questa ridistribuzione delle funzioni, il governo ha deciso di far decadere i consigli di amministrazione di Consip e di Sogei. I Cda rimarranno comunque in carica fino alle prossime assemblee delle due società, che saranno convocate entro la fine di luglio, per rinnovare i consigli di amministrazione e i presidenti.
Fonte: ilpost.it
 
 

sabato 14 dicembre 2013

Requisiti iscrizione Albo Nazionale gestori ambientali

Sulla G.U. n. 206 del 3-9-2008 è pubblicata la Deliberazione 29/07/08 del Comitato nazionale dell’Albo nazionale gestori ambientali relativo ai “Criteri e requisiti per l’iscrizione all’Albo nella categoria 1 per lo svolgimento dell’attività di gestione dei centri di raccolta di cui al decreto del Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare 8 aprile 2008, di attuazione dell’articolo 183, comma 1, lettera cc), del D.Lgs. 152/2006, e successive modificazioni e integrazioni.
 
 

Richiamandosi al decreto del Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare 8 aprile 2008, recante la disciplina dei centri di raccolta dei rifiuti urbani raccolti in modo differenziato ed in particolare l’art.2 comma 4, dello stesso decreto il quale dispone che il soggetto che gestisce il centro di raccolta sia iscritto all’Albo nazionale dei gestori ambientali nella categoria 1 “Raccolta e trasporto dei rifiuti urbani” di cui all’art. 8 del decreto 28 aprile 1998, n. 406, il Comitato nazionale dei gestori ambientali, tenuto a stabilire con propria delibera, entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore del citato decreto 8 aprile 2008, i criteri, le modalità e i termini per la dimostrazione della idoneità tecnica e della capacità finanziaria per l’iscrizione all’Albo dei soggetti che gestiscono i centri di raccolta, ha emanato la Deliberazione 29 luglio 2008, con la quale vengono stabiliti i requisiti per l’iscrizione all’Albo.

Pertanto, i soggetti che intendono iscriversi all’Albo nella categoria 1 per lo svolgimento dell’attività di gestione dei centri di raccolta devono:

a) essere iscritti al registro delle imprese ol al repertorio economico amministrativo (REA);
b) dimostrare la dotazione minima di personale addetto individuata nell’allegato 1;
c) dimostrare la qualificazione e l’addestramento del personale addetto secondo le modalità di cui all’allegato 2;
d) nominare almeno un responsabile tecnico munito dei requisiti stabiliti per la categoria 1 dalla deliberazione 16 luglio 1999, prot. N. 003/CN/ALBO;
e) dimostrare il requisito di capacità finanziaria con gli importi individuati nell’allegato 3. Tale requisito è dimostrato con le modalità di cui all’art. 11, comma 2, del decreto 28 aprile 1998, n. 406, ovvero mediante attestazione di affidamento bancario rilasciata da imprese che esercitano attività bancaria.
Fonte:  amblav.it



Normativa pulizie civili

In forza dell’articolo 1117 del codice civile, le scale sono di proprietà dei condomini, compresi quelli con locali al piano terreno e anche con accesso esclusivo dalla strada, a meno che non risulti il contrario dagli atti di acquisto o dal regolamento condominiale di natura contrattuale. Tutti, quindi, devono contribuire alla pulizia, manutenzione e ricostruzione delle scale, e le spese devono essere sostenute e ripartite tra tutti.
I condomini non si attivano? Diciamo subito che il mancato interessamento dei condomini o la mancata approvazione di una delibera da parte della maggioranza nuoce a tutto lo stabile. E che è compito dell’amministratore, custode del decoro e della corretta manutenzione delle parti comuni (art. 1130 c. c.), provvedere a mettere l’argomento all’ordine del giorno.
Per deliberare è sufficiente la maggioranza semplice: secondo l’art. 1136 c. c., secondo e terzo comma, in prima convocazione è richiesto un numero di voti favorevoli che rappresenti il 50% più 1 degli intervenuti e almeno la metà del valore dell’edificio (500/1000); in seconda convocazione basta un numero di voti che rappresenti un terzo dei partecipanti al condominio e almeno un terzo dei millesimi (334/1000).
Se poi l’assemblea vuole decidere di affidare a ciascun condomino l’incombenza di occuparsi direttamente a turno della pulizia delle scale, è più che legittimo che qualcuno si rifiuti: una delibera in questo senso, se adottata a semplice maggioranza e non con l’unanimità dei consensi, è nulla. Perciò, può essere impugnata in qualsiasi tempo dal condomino assente o dissenziente o anche da chi ha votato a favore della deliberazione, purché dimostri di avervi interesse (Cassazione, sentenza 16 novembre 1992, n. 12281).
E veniamo alla questione dei criteri di ripartizione delle spese per la pulizia, da fare eseguire anche da un’impresa. L’argomento è spesso oggetto di discussione e fonte di litigi tra vicini, specie se il regolamento non prevede nulla in proposito. Dato che la pulizia è assimilabile a una vera e propria manutenzione, i criteri di spesa da applicare sono quelli previsti dall’art. 1124 c. c.: “Le scale sono mantenute e ricostruite dai proprietari dei diversi piani a cui servono. La spesa relativa è ripartita tra essi, per metà in ragione del valore dei singoli piani o porzioni di piano, e per l’altra metà in misura proporzionale all’altezza di ciascun piano dal suolo”.
Fonte: fp-pulizie.it
 
 

venerdì 13 dicembre 2013

Servizio sfalcio erba

Il taglio dell’erba si può effettuare raccogliendo tutta l’erba di risulta ed eliminandola (un composter può essere ottimo per questo tipo di rifiuti verdi), oppure lasciando l’erba sul prato; nessuno dei due metodi è migliore dell’altro, ma dipende da come e quando tagli l’erba, e da quanta ne produci. In genere, i tosaerba in commercio, sono dotati di un capiente sacco, in cui si raccoglie l’erba tagliata, che viene poi portata alla discarica comunale o nel composter di casa; in entrambi i casi, l’erba diverrà composter, ovvero un ottimo prodotto fertilizzante. Nel caso in cui l’erba non venga raccolta, si effettua il cosiddetto mulching, ovvero si lascia l’erba sul prato, in modo che rilasci l’umidità che contiene, e si decomponga, lasciando anche i Sali minerali.
Nel primo caso, non importa quante volte all’anno effettuiamo il taglio dell’erba, non importa se abbiamo un prato a foglie sottili o un prato a foglie tonde (dichondra o trifoglio), non importa se decidiamo di tosare il prato molto basso o se invece decidiamo di lasciarlo alto; il metodo “tradizionale” di tosatura dell’erba, che comporta la rimozione della stessa va sempre bene, funziona sempre nella stessa maniera, e non presenta alcuna problematica.
Invece il mulching ha migliori effetti in alcuni casi particolari, e non è indicato in altri; questo perché, se l’erba tagliata è molto lunga, e il nostro tosaerba produce dei piccoli mucchietti, l’erba tenderà a decomporsi lentamente, rimanendo sul prato a lungo, soprattutto poi in caso di pioggia nei giorni successivi al taglio dell’erba; capita in questi casi che i mucchietti di erba vadano in putrefazione, causando cattivo odore e spesso anche l’ingiallimento dell’erba sottostante. Il mulching infatti si pratica molto sui tappeti erbosi che vengono tagliati spesso, dove l’erba di risulta è corta, oppure dove viene tagliata con appositi tosaerba che la sminuzzano, e la spargono bene su tutto il tappeto erboso, e non ammonticchiata; ovviamente, il taglio dell’erba in questi casi deve venire praticato in giornate no piovose, e non dovrebbe piovere neppure nei giorni successivi al taglio e al conseguente spargimento dell’erba sul prato. Oltre a questo, il mulching sembra non avere successo sui tappeti erbosi a foglia tondeggiante.
Fonte: giardinaggio.it
 
 

domenica 8 dicembre 2013

L' esempio di un'azienda che non vuole cedere alla "crisi" e punta tutto sullo spirito di squadra

In questo momento storico, quando si parla di aziende, si parla al passato. Ne parliamo come se raccontassimo una leggenda, un tempo perduto, un mito, una fiaba antica.
“Ah, prima si che il lavoro andava bene!”. Quante volte abbiamo udito o noi stessi esclamato queste parole? Eppure, ci sono aziende ancora oggi, fatte da uomini coraggiosi ed un infinito spirito di squadra.
È per questo che stavolta scegliamo di raccontarvi la storia della Melis & C. Service di Sassari.
Una storia fatta di passato, presente e futuro.
Nasce nel 1997 dall’idea di due dipendenti di rilevare l’azienda dove avevano lavorato per anni. A questi si associano altri sette volenterosi operai, stanchi di un periodo in cui, per la maggior parte, il lavoro è “in nero” e sostanzialmente non continuativo, irrimediabilmente incerto.
Così, nove uomini armati di tutta la tenacia necessaria hanno affrontato l’arrivo del tanto temuto nuovo millennio, ritagliandosi una buona fetta del mercato e costruendo piramidi di consensi grazie alla loro serietà.
Sono stati decisamente quelli gli anni migliori: quelli dove il crescere dell’attività permetteva di diversificare l’offerta e la collaborazione con tante altre grandi aziende e grandi marchi, arrivando ad avere, perfino, bisogno di cinquanta dipendenti.
Però nella foga di raccontarvi i momenti di gloria della Melis & C. Service, abbiamo, per un attimo, dimenticato di svelare di cosa si occupa.
Bene, badate che mica fa solo una cosa, ne fa tantissime e , forse, non siamo nemmeno in grado di elencarle tutte:
Traslochi
Facchinaggio
Montaggio mobili ed allestimenti
Deposito, logistica e distribuzione merci
Sgombero cantine
Servizi ambientali
Gestione del verde
Insomma, avete capito che non solo serve lavoro di squadra, ma lavoro di braccia.
Braccia instancabili fino al 2005, anno in cui la crisi inizia a disperdere l’animo e le energie dell’intera società e, come nel più terribile dei circoli viziosi, le aziende si ritrovano vittime inermi del sistema globale.
Sempre meno privati o enti pubblici richiedono la manodopera elencata poco fa. Facile capire perché, no? Se non hai i soldi per comprare la cucina nuova, non hai di certo bisogno di qualcuno che te la porti a casa! Per tutto il resto ci sono i tagli e le restrizioni che oggi non hanno certo bisogno di presentazioni, perché, ahinoi, conosciuti da tutti.
Allora come si fa?
Si sopravvive provando a stare a galla, con la caparbietà e la tenacia che ha contraddistinto questa squadra fin dal principio, con piccole attenzioni, che tanto piccole non sono, come tagliare i costi superflui, determinare una gestione accurata delle liquidità e, regola d’oro, “non fare mai il passo più lungo della gamba”.
Tutto questo aspettando un futuro che dia la possibilità a uomini come questi, a squadre come questa, ad aziende come questa di non parlare solo “al passato” rimpiangendo tempi, ormai, andati.
 
 

Rifiuti solidi urbani

La definizione normativa in Italia è data dall'art. 183 del decreto legislativo 3 aprile 2006 n. 152 (cosiddetto Testo Unico Ambientale), modificata dal decreto legislativo 3 dicembre 2010, n. 205 "Disposizioni di attuazione della direttiva 2008/98/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 19 novembre 2008 relativa ai rifiuti e che abroga alcune direttive". (10G0235) (GU n. 288 del 10-12-2010 - Suppl. Ordinario n.269):
« Qualsiasi sostanza od oggetto di cui il detentore si disfi o abbia l'intenzione o abbia l'obbligo di disfarsi »
L'atto di "disfarsi" va inteso indipendentemente dal fatto che il bene possa potenzialmente essere oggetto di riutilizzo, diretto o previo intervento manipolativo. Secondo la Circolare del Ministero dell'Ambiente 28.06.1999 "disfarsi" equivale ad avviare un oggetto o sostanza ad operazioni di smaltimento o di recupero (rispettivamente allegati B e C alla parte quarta del D.Lgs. 152/2006).
 
L'Unione Europea, con la Direttiva n.2008/98/Ce del 19 novembre 2008 (Gazzetta Ufficiale Europea L312 del 22 novembre 2008) li definisce "qualsiasi sostanza od oggetto di cui il detentore si disfi o abbia l'intenzione o l'obbligo di disfarsi". Non sono considerati rifiuti i "sottoprodotti", ossia i residui ottenuti da un ciclo produttivo che soddisfano i requisiti elencati nell'art. 184-bis del D.lgs. 152/2006:
  • la sostanza o l'oggetto è originato da un processo di produzione di cui costituisce parte integrante, e il cui scopo primario non è la produzione di tale sostanza od oggetto;
  • è certo che la sostanza o l'oggetto sarà utilizzato, nel corso dello stesso o di un successivo processo di produzione o di utilizzazione, da parte del produttore o di terzi;
  • la sostanza o l'oggetto può essere utilizzato direttamente senza alcun ulteriore trattamento diverso dalla normale pratica industriale;
  • l'ulteriore utilizzo è legale, ossia la sostanza o l'oggetto soddisfa, per l'utilizzo specifico, tutti i requisiti pertinenti riguardanti i prodotti e la protezione della salute e dell'ambiente e non porterà a impatti complessivi negativi sull'ambiente o la salute umana.
È previsto che, dopo una determinata lavorazione, un rifiuto possa cessare di essere tale se vengono rispettate le condizioni elencate nell'art. 184-ter del D.lgs. 152/2006:
  • la sostanza o l'oggetto è comunemente utilizzato per scopi specifici;
  • esiste un mercato o una domanda per tale sostanza od oggetto;
  • la sostanza o l'oggetto soddisfa i requisiti tecnici per gli scopi specifici e rispetta la normativa e gli standard esistenti applicabili ai prodotti;
  • l'utilizzo della sostanza o dell'oggetto, non porterà a impatti complessivi negativi sull'ambiente o sulla salute umana.

Classificazione

I rifiuti vengono classificati in base all'origine: in rifiuti urbani e rifiuti speciali e, in base alle loro caratteristiche di pericolosità, in rifiuti pericolosi e rifiuti non pericolosi (D.lgs 152/06 art.184 c.1).
I rifiuti si qualificano anche in base al loro stato fisico:
  • Solido pulverulento
  • Solido non pulverulento
  • Fangoso palabile
  • Liquido

Rifiuti solidi urbani

Sono una classe fortemente eterogenea, vengono abbreviati internazionalmente nell'acronimo MSW dall'inglese "Municipal Solid Waste", anche se talvolta ancora sopravvive l'acronimo solo italiano RSU.
Sono rifiuti urbani (D.Lgs. 152/06, art. 184, c. 2):
  • Rifiuti domestici anche ingombranti, provenienti da locali e luoghi adibiti ad uso di civile abitazione;
  • Rifiuti non pericolosi provenienti da locali e luoghi adibiti ad usi diversi da quelli del primo punto, assimilati ai rifiuti urbani per qualità e quantità;
  • Rifiuti provenienti dalla pulitura delle strade;
  • Rifiuti di qualunque natura o provenienza, giacenti sulle strade ed aree pubbliche o sulle strade ed aree private comunque soggette ad uso pubblico o sulle spiagge marittime e lacuali e sulle rive dei corsi d'acqua;
  • Rifiuti vegetali provenienti da aree verdi, quali giardini, parchi e aree cimiteriali;
  • Rifiuti provenienti da esumazioni ed estumulazioni, nonché gli altri rifiuti provenienti da attività cimiteriale.
Fonte: it.wikipedia.org

 



sabato 7 dicembre 2013

Logistica sostenibile

La mobilità delle merci è un settore che deve puntare al rinnovamento a favore di un trasporto ecologico. La crisi economica rappresenta però un freno anche se le proiezioni spingerebbero a soluzioni urgenti.
 
È la strada da percorrere la variante che detta regole in merito alle scelte delle aziende, sempre più consapevoli che la voce «trasporto merci» segna un meno pesante nei capitoli economicità e ambiente. Quindi? Quindi fare i conti con la logistica sostenibile è diventata un’esigenza da primato con un 34,8% nelle priorità delle aziende che vogliono proiettarsi nel futuro. Nello stesso tempo, però, la via da seguire per migliorare… le vie da percorrere non è un obiettivo facile da perseguire. La crisi economica (33,7%) e l’eccessiva burocrazia (28,3%) sono i principali ostacoli che distolgono le aziende dagli investimenti in questo settore, tanto che solo 1 azienda su 4 prende in considerazione strategie di mobilità alternativa come l’elettrico per gli spostamenti delle merci. Del resto, la recessione da una parte e la considerazione diffusa delle tematiche sostenibili solo come una leva di marketing piuttosto che come un driver per il profitto dall’altra, rallentano la trasformazione.
 
La fotografia di questa situazione è stata scattata dall’indagine effettuata da Nomisma per Pentapolis, associazione per la responsabilità sociale e lo sviluppo sostenibile, che, insieme ad EcCo! - Ecological Courier, promuove «Ultimo Miglio - Logistica urbana sostenibile» (www.ultimomiglio.org), un progetto presentato in un seminario tenutosi a Roma presso l’assessorato all’Ambiente di Roma Capitale, che ha visto la partecipazione delle più importanti associazioni di categoria. Tutti concentrati sulle politiche ambientali e della mobilità, delineando le soluzioni già messe in atto da alcune amministrazioni pubbliche ed imprese, nella consapevolezza che il sistema dei trasporti è uno dei fattori che più contribuisce alla crescita e alla competitività delle città. L’obiettivo dell’incontro è la nascita di un Osservatorio permanente per arrivare alla redazione di un vero e proprio Manifesto, che incentivi e diffonda le best practices. Solo un elevato livello di attenzione in merito a queste problematiche può veicolare una presa di posizione culturale e politica verso nuove dimensioni di centralità urbana sintetizzabili in: rigenerazione, riqualificazione, efficientamento, valorizzazione.

Le proiezioni della UE spingono al cambiamento

A spingere in questo ambito anche il Libro Bianco 2011 della Commissione Europea sui trasporti che avverte come “lo status quo non è sostenibile”. Se non si identificano nuove politiche su tutti i livelli di governance (dal pubblico al privato, dal locale al sovranazionale), l’attività totale di trasporto è destinata a crescere di pari passo con l’attività economica.
Come? I dati sono allarmanti: per il trasporto merci, rispetto al 2005, le proiezioni indicano un aumento dell’attività di circa il 40% nel 2030 e di poco superiore all’80% entro il 2050. Allo stesso tempo, i costi della congestione, non solo urbana, aumenterebbero di circa il 50% entro il 2050 con una cifra vicina ai 200 miliardi di euro all’anno.
In questo scenario, la quota delle emissioni di inquinanti atmosferici riconducibile ai trasporti continuerebbe ad aumentare, raggiungendo il 38% entro il 2030 e quasi il 50% entro il 2050, rispetto al totale delle emissioni in ambito UE. A causa dell’assenza di politiche incentivanti, l’uso delle energie rinnovabili nei trasporti salirà a un modesto 13% entro il 2050 e la propulsione elettrica non riuscirà ad affermarsi in maniera significativa nel trasporto stradale.
 
Innovazione, qualità e sviluppo di sistemi di trasporto sostenibili devono diventare sempre più parte della nostra cultura, perché solo comprendendone a fondo l’impatto sul quotidiano si potranno raggiungere risultati fondamentali per una conversione ecologica dell’intera economia di settore”, ha dichiarato Massimiliano Pontillo, Presidente di Pentapolis. “Ultimo Miglio vuole promuovere un network dedicato alla ricerca di soluzioni efficienti ed efficaci, in grado di raggiungere elevati e soddisfacenti livelli di servizio, che riducano tutti gli sprechi di risorse per l’industria del trasporto merci. L’obiettivo è quello di stabilire reti complesse ed estese tra diverse entità, riconoscerne i fabbisogni comuni individuando soluzioni intelligenti che portino a un reciproco vantaggio, raggiungendo in tal modo dimensioni e masse critiche sufficienti per accrescere la competitività del sistema e delle imprese ad esso correlate.
Fonte: protectaweb.it

Smaltimento rifiuti ingombranti - Iscrizione categoria 1F

Siamo lieti di annunciare di aver ottenuto l'iscrizione alla categoria 1F per la raccolta ed il trasporto dei rifiuti ingombranti.
 
 

domenica 1 dicembre 2013

Organizzare il trasloco

Cosa non può assolutamente mancare a chi si accinge ad  organizzarsi per traslocare? Innanzitutto occorre procurarsi un discreto numero di scatole di cartone di varie dimensioni: per risparmiare un po’, che non guasta mai in tempi di crisi come questa, un’idea potrebbe essere quella di chiedere al proprio negoziante di fiducia di conservare gli scatoloni di cartoni usati per contenere le merci, che di solito sono abbastanza capienti e resistenti.

Occorre poi procurarsi un paio di rotoli di scotch da imballaggio, per intenderci quello marrone, che servirà a chiudere le scatole una volta riempite, e dei pennarelli a punta grossa da usare per scrivere sulle scatole chiuse il loro contenuto. Infine, sarebbe opportuno procurarsi un po’ di fogli di pluriball, la carta con le bolle che serve ad imballare oggetti particolarmente fragili, un po’ di giornali vecchi ed un taccuino su cui segnare il numero delle scatole ed il loro contenuto.

Regole base per organizzare il trasloco

Ora che abbiamo tutto l’occorrente, possiamo iniziare a pianificare il nostro lavoro: il primo consiglio è quello di partire dalla stanza meno utilizzata così da non stravolgere da subito le abitudini familiari. Inoltre, per facilitare la successiva sistemazione degli oggetti nella nuova casa, operazione altrettanto impegnativa, conviene riempire le scatole rispettando l’originaria collocazione degli oggetti: una sorta di organizzazione per stanza, insomma.

Laddove sia necessario riporre oggetti leggeri e pesanti nella stessa scatola, quelli più pesanti vanno messi sotto e quelli più leggeri sopra avendo cura di segnare sulla scatola di non capovolgerla. Sarebbe buona norma non superare i 20 kg per scatolone altrimenti risulterà difficile riuscire a sollevarlo: ad esempio, nel caso di libri, può essere una buona soluzione il suddividerli in più scatole, così da poterle anche riconoscere subito. Una volta chiuse le scatole, come già accennato prima, è possibile scrivere il loro contenuto su di un lato oppure è possibile numerarla ed annotare su di un taccuino il contenuto al numero corrispondente.
Un discorso a parte merita l’imballaggio di piatti, bicchieri ed altri oggetti che si possono facilmente rompere: essi vanno avvolti con la pluriball per preservarli dagli urti, avendo cura di riempire le cavità, ad esempio l’interno dei bicchieri, con fogli di carta di giornale appallottolati. Gli oggetti di valore andrebbero sistemati in scatole più piccole così da poterli tenere sotto controllo con più facilità.

Quanto agli indumenti, essi vanno riposti all’interno di buste di plastica trasparente o in speciali scatole contenenti degli appositi appendiabiti, almeno quelli più delicati: per ovvie ragioni conviene partire dagli abiti che non appartengono alla stagione in corso!

Qualche consiglio pratico


Nel preparare le scatole, soprattutto quelle contenenti materiale che potrebbe rompersi, occorre ricordare di non lasciare mai spazi vuoti: è possibile evitare questo usando carta di giornale o buste di plastica per riempire tali spazi così da attutire inevitabili colpi durante il trasporto.

E’ opportuno preparare una scatola o una borsa contenente tutto ciò che deve essere a portata di mano sia come piccola attrezzatura – cacciavite, martello, viti, guanti, necessario per pronto soccorso – sia come prima necessità – asciugamano, sapone, ricambio – non dimenticando di trovare un luogo sicuro dove riporre documenti ed oggetti di valore.
Fonte: lavorincasa.it


Consegne dell'ultimo miglio

La logistica dell’ultimo miglio è inefficiente? Guardando i bassi tassi di riempimento dei mezzi,  i viaggi a vuoto, l’anzianità e la qualità dei veicoli – anche se con grosse differenze tra una filiera e l’altra – la risposta oggi non può che essere sì: i margini di miglioramento sono ampissimi ma il mercato stenta ad approfittarne, e quando lo fa non sempre è come si dovrebbe. Questo significa che i logistici non sanno fare il loro mestiere? No, affermare questo sarebbe ingiusto: la logistica in Italia è una cosa seria fatta da persone serie, è l’insieme dei fattori che rende tutto più complicato.

 
La logistica dell’ultimo miglio incontra nuove difficoltà lato domanda e lato offerta. Dal punto di vista della domanda i problemi sono per esempio il just in time, la diffusione dell’e-commerce (con il moltiplicarsi delle piccole consegne punto-punto) e la riduzione degli spazi di stoccaggio. Dal punto di vista dell’offerta sono invece problematici l’esistenza di un mercato frammentato con un alto numero di operatori, il trasporto in conto proprio, il ricorso diffuso al subappalto e la dispersione delle piattaforme logistiche. La questione chiama in causa il settore pubblico – che non deve sostituire il privato – in una necessaria divisione di compiti e di responsabilità.
Cosa può fare il pubblico? Innanzitutto rivedere, e in alcuni casi abolire, i vincoli che ostacolano i trasporti. Armonizzazione è la parola chiave: è assurdo che esistano regole particolari e divieti che cambiano da un Comune all’altro (anche sulla stessa strada!) o fasce orarie che rendono di fatto impossibili le consegne secondo una logica organizzata. Le regole, inoltre, dovrebbero essere durature perché implicano investimenti che non possono vanificarsi a ogni nuova elezione. In una realtà troppo parcellizzata le soluzioni a volte creano più danni che benefici (in questo siamo maestri) e questo va evitato. Anche le cose più semplici possono aiutare: ad esempio autorizzare la cosiddetta ‘casella logistica’ in strada, niente altro che un contenitore protetto dove chi consegna può lasciare la merce (ad esempio pane) approfittando di orari in cui gli esercizi sono chiusi (e il traffico è minore).
Cosa può fare il mondo della logistica? Intervenire sui problemi evidenziati prima, lato domanda e lato offerta. Migliorare i propri servizi adottando nuovi strumenti e nuovi mezzi, migliorare l’organizzazione e la gestione manageriale dei trasporti, adottare soluzioni sostenibili dal punto di vista non solo economico ma anche ambientale  perché, la logistica dell’ultimo miglio ha anche una componente emozionale e sociale; non è solo un problema ingegneristico e impatta sulla qualità della vita.
Fonte: ideegreen.it

sabato 30 novembre 2013

Stoccaggio e distribuzione merci

Il sistema logistico di un’azienda si basa sullo stoccaggio e sulla distribuzione dei materiali. Questi aspetti sono sicuramente centrali nella catena che porta i prodotti dal produttore al consumatore. L’importanza del sistema magazzino è mutato notevolmente nel tempo fino a diventare un anello fondamentale della catena.
 

In alcuni casi si presta poca attenzione alla gestione delle scorte in magazzino questo causa molte volte un peggioramento del servizio offerto all’utente finale. In realtà la gestione delle scorte in magazzino dovrebbe avere un ruolo fondamentale all’interno dei processi aziendali.
 
Si ritiene, erroneamente, che la riduzione dei costi di stoccaggio possa avvenire soltanto abbassando la quantità delle scorte, senza pensare che, al contrario, un giusto bilanciamento degli immobilizzi consentirebbe una migliore gestione, in quanto abbatterebbe i costi di gestione mantenendo la qualità del servizio reso al cliente.
Fonte: comunicativamente.com
 
 

domenica 24 novembre 2013

Facchinaggio e traslochi Sassari

Soprattutto con i tempi che corrono, con la crisi economica che sembra non voler più lasciare il nostro paese, nasce sempre di più l’esigenza di risparmiare in tutti i campi e se si deve cambiare domicilio e fare un trasloco, non ci si può davvero permettere di affidare l’incarico ad una ditta non specializzata. Ecco allora che ci si può avvalere del servizio facchinaggio. Le ditte di traslochi che dispongono di personale qualificato dedicato ai servizi di trasporto, imballaggio e carico e scarico sono numerose e con questo articolo vogliamo dare qualche consiglio per muoversi nella giusta direzione, soprattutto per risparmiare qualcosa.
In un trasloco non si devono movimentare solo utensili di uso quotidiano, ma anche mobili ed oggetti cari, ricordi preziosi per la famiglia e anche oggetti di un certo valore e c’è quindi bisogno di professionalità nel servizio di facchinaggio. Non basta infatti affidarsi a ragazzoni robusti e pieni di buona volontà, ma che non sanno nulla di come si imballano le cose e come si caricano camion e furgoni. L’imballaggio della mobilia e degli oggetti per un trasloco, deve essere fatto innanzitutto con buoni materiali avvolgenti, tipo il famoso pluriball, la plastica con le palline che scoppiano, poi con  scatoloni di cartone rinforzato, per proteggere al massimo gli oggetti delicati e fragili.
Naturalmente ci sono anche i materiali scadenti in circolazione, ma con questi si creano solamente danni durante la fase di trasporto, perchè il mobilio, se non giustamente imballato, se viene a contatto con altri oggetti, rischia di graffiarsi e di scheggiarsi. Se non è stato fatto il giusto imballo i mobili dunque si rovinano. Stessa storia vale poi per la fase di stivaggio nei camion o furgoni: l’operazione di carico è un incastro preciso, inoltre i mobili e gli scatoloni devono essere trattenuti e bloccati al meglio. Le ditte di traslochi specializzate offrono i migliori facchini. In genere un facchino professionista costa  tra i 13 ai 17 euro l’ora più Iva, per 8 ore al giorno. Il prezzo ovviamente diminuisce se la prestazione richiesta è per l’intera giornata o addirittura per più giorni ed a questi costi devono essere aggiunti poi anche quelli del noleggio furgone se non si dispone di un veicolo adatto.
Fonte: smilecityitalia.net
 

sabato 23 novembre 2013

Trasloco di piante e animali

Gli animali domestici
Come per i bambini, anche agli animali è necessario fornire il massimo comfort possibile; inoltre, nelle fasi concitate del trasloco c'è il rischio concreto di fuga degli animali domestici, se lasciati liberi.
Si può scegliere di lasciare gli animali nel cortile o nel giardino della vecchia abitazione fino alla fine del trasloco, trasferendoli per ultimi e dedicando loro durante la giornata almeno le cure indispensabili; si può invece trasferirli per primi e alloggiarli nella zona loro riservata della nuova abitazione. In entrambi i casi, è indispensabile assicurarsi di impedire qualsiasi possibilità di fuga, controllando la chiusura del cancelli e facendo attenzione di non collocarli in zone dove è necessario passare durante il trasloco, cioè dove qualcuno potrebbe lasciare aperta una porta o un cancello per errore; si ribadisce che il rischio di fuga, specialmente per i gatti, è molto elevato.
In alternativa, gli animali possono essere alloggiati presso parenti, amici o pensioni; questa è senz'altro la soluzione migliore, permette la totale libertà d'azione ed è adeguata anche se si impiegherà più di un giorno per le operazioni di trasloco.

I pesci e gli uccelli
Fortunatamente qui non sussiste il rischio di fuga pertanto è possibile senza ulteriori preoccupazioni trasferirli per ultimi, ricordandosi di prestare loro le cure necessarie durante le operazioni.
Se pesci o uccelli sono contenuti in gabbie o acquari molto ingombranti o pesanti, conviene trasferirli all'ultimo momento in gabbie o acquari più piccoli, traslocare la loro precedente casa e ripristinarla per prima nella nuova abitazione, popolandole quanto prima con i precedenti ospiti.

Le piante
Se per esigenze di trasporto devono essere inscatolate, similmente agli animali dovranno essere trasferite per ultime e in tutti i casi scaricate per prime. Evitare di lasciare all'interno del furgone le piante se non per il tempo strettamente necessario al trasporto.
Fonte: bolliger.org

domenica 17 novembre 2013

Elevatori per traslochi

L'elevatore a scala esterno per trasportare i materiali dai piani a terra o viceversa può essere noleggiato presso le aziende di traslochi oppure presso aziende che effettuano specificatamente servizi di noleggio.
Il noleggio di queste attrezzature è tuttavia conveniente in pochissimi casi, dato l'elevato costo.
I prezzi dipendono molto dall'altezza che si deve raggiungere, comunque fino a un 5° o 6° piano si aggirano intorno a 200 euro per mezza giornata e 300 per la giornata intera; certamente, in mezza giornata si trasporta una grande quantità di materiale, il problema è che nei traslochi fai da te l'intervento potrebbe durare due o tre giorni, dato che la persona inesperta smonta gradualmente il mobilio.
I casi in cui conviene anche questo noleggio si possono sintetizzare in:
  • Moltissimo materiale da trasportare: se, oltre ai mobili, nella casa che lasciamo abbiamo molti oggetti, è bene prepararli in modo da farli scendere impiegando il minor tempo possibile, poi il residuo si trasporterà dalle scale in seguito.
  • Scale difficilmente accessibili: ci sono palazzi, specialmente di vecchia costruzione, nei quali il trasporto dalle scale è molto difficoltoso e il noleggio di un elevatore esterno diventa quasi un obbligo.
  • Mobilio e oggetti da traslocare tutti pronti: se siamo in grado di organizzarci in modo che sia tutto pronto da trasportare, il noleggio dell'elevatore diventa conveniente e ci solleva dalla più grande fatica del trasloco.
Dove noleggiare le scale aeree?
Come già detto, puoi rivolgerti alle aziende di traslochi, esistono anche aziende che noleggiano molti tipi di elevatori fra cui le scale aeree; i nominativi sono disponibili sugli elenchi quali le Pagine Gialle oppure reperibili in rete, effettuando una ricerca.
Allo scopo può risultare molto comodo utilizzare Elevatori, sito facente parte del nostro gruppo, che consente di richiedere un preventivo per noleggio di scale aeree contemporaneamente a più aziende delle province dove effettuare l'intervento; il servizio è operativo in qualsiasi località nazionale.
Fonte: proz.com
 
 

sabato 16 novembre 2013

Pianificazione del trasloco

Scelta della data
A volte la data è vincolata dalla scadenza del contratto di affitto, in questi casi l'unica cosa da fare è cercare di essere il più possibile liberi da impegni nella settimana stabilita.
Se invece c'è la libertà di scegliere la data:
  • Se cambiamo città, teniamo conto degli impegni scolastici dei figli;
  • Fare in modo che il periodo scelto sia quello più libero da impegni;
  • Se decidi di appoggiarti a un'impresa di traslochi, tieni in considerazione che i mesi che le vedono maggiormente impegnate sono maggio, giugno e luglio: se opti per uno di questi mesi, prenota con tre o quattro mesi di anticipo, diversamente rischi di pagare di più il servizio e doverti adattare alle soluzioni proposte, spesso scomode.
  • Il clima, per quanto possibile, non deve essere troppo freddo o, ancor peggio, piovoso.
  • Ottimi mesi possono essere settembre, ottobre o novembre: fra le altre cose, in questi mesi di scarso lavoro, spesso le aziende di traslochi applicano prezzi vantaggiosi.


Traslochi fai da te o è meglio rivolgersi a un'azienda?


Il trasloco lo si può fare benissimo da soli, se si vuole risparmiare qualche soldino. E' bene fare un'attenta valutazione sia economica che logistica per stabilire se conviene così oppure appoggiarsi a un professionista. Di seguito faremo un'analisi per vedere quali possono essere gli eventuali ostacoli.
Casi nei quali è sconveniente il trasloco fai da te.
  • La fretta: nei traslochi fai da te si impiegano vari giorni mentre per il trasloco fatto da un'azienda mediamente il lavoro di effettivo trasferimento dura una giornata.
  • Alto valore dei mobili o del materiale traslocato: quando non si ha pratica nello smontare, montare e trasportare i mobili o il materiale, è molto facile danneggiarlo. I traslocatori sono professionisti in questo senso, sanno bene tutti gli accorgimenti per lo smontaggio, il trasporto e il montaggio, utilizzano elevatori esterni per trasportare tutto senza danni e hanno inoltre una polizza assicurativa che copre qualsiasi danno al materiale, alle persone o agli edifici.
    Se c'è il rischio che una svista causi centinaia di euro di danno, è facile capire che la convenienza nel fare da sé svanisce.
  • Grande quantità di mobilio: le aziende di traslochi impiegano poco tempo a smontare e montare i mobili: anche se il loro numero è elevato, la differenza di costo fra un piccolo e un grande trasloco sarà minima appunto perché il tempo che impiegano in più è poco. Invece, nel fare da soli, lo smontaggio mobili occupa una parte notevole di tempo dovuto all'inesperienza.
  • Difficile accessibilità dalle scale: se sono strette oppure sono molte e non c'è un montacarichi, è facile danneggiare sia queste che i mobili, con la conseguenza che il danno sarà superiore al risparmio. Per ovviare al problema si potrebbe anche noleggiare un elevatore esterno, tuttavia questa soluzione è sconveniente in termini economici, come spiegato nella sezione dedicata al noleggio di elevatori esterni.
  • Traslochi a lunga distanza: anche in questo caso generalmente si perde di convenienza in quanto le aziende di traslochi spesso sono abili nello stivaggio, attrezzate con camion grandi e sono pertanto in grado di effettuare il trasporto in un'unica soluzione, mentre facendolo da soli con un piccolo furgone occorrerebbero molti viaggi
Casi nei quali conviene traslocare da sé.
Può esserci la convenienza economica a traslocare con propri mezzi, senza pericolo che l'importo dei danni superi quello del risparmio, se sussistono le seguenti condizioni:
  • il materiale da traslocare è tanto ma il mobilio è poco
  • la distanza fra le due abitazioni è limitata
  • si riesce ad accedere discretamente agli appartamenti perché le scale sono larghe oppure la casa è dotata di montacarichi
 
In base a queste valutazioni sei stato in grado di determinare la data corretta per il trasloco e la convenienza o meno di scegliere un'azienda di traslochi o di farlo da te.
Fonte: devotraslocare.net
 
 
 

sabato 9 novembre 2013

Bonus Mobili

L’Agenzia delle Entrate ha pubblicato sul proprio canale YouTube un vademecum per accedere alle detrazioni fiscali su arredamento ed elettrodomestici ad alta classe energetica, il famoso Bonus Mobili già discusso in una precedente guida.
Il filmato riassume in breve, in modo semplice ed esplicativo, i requisiti per accedere alla detrazione fiscale del 50% in caso di interventi di ristrutturazione di un appartamento o di aree comuni condominiali, che prevedano l’acquisto di nuove componenti d’arredo o di elettrodomestici. Una modalità fresca e molto utile con cui l’Agenzia delle Entrate ha deciso di comunicare con i cittadini, utilizzando un linguaggio – quello del Web – che di certo ne agevolerà la diffusione.
Il requisito principale per poter accedere al Bonus Mobili è quello di aver effettuato degli interventi di ristrutturazione di un’abitazione o di un condominio dal 26 giugno 2012 al 31 dicembre 2013. La detrazione fiscale si applica solo in presenza della relativa documentazione che comprova l’inizio dei lavori antecedente all’ottenimento dei beni in oggetto, anche se ai fini legislativi non è necessario che gli interventi siano stati già pagati al momento dell’acquisto di mobili ed elettrodomestici.
Il bonus si applica inoltre per l’acquisto di elettrodomestici di classe non inferiore alla A+, A in caso si tratti di forni. Allo stesso tempo, però, l’accesso è consentito anche per quegli elettrodomestici per cui non è stata ancora definita una precisa classe energetica. Rientrano nel conteggio anche le spese di trasporto e montaggio e, nel caso di condomini, serve dimostrare come gli interventi condotti facciano davvero riferimento alle aree comuni degli edifici.
Per beneficiare della detrazione, i pagamenti devono essere effettuati con bonifici postali o bancari, carta di credito o bancomat. Per queste due ultime transazioni elettroniche, la data di riferimento è quella dell’acquisto effettivo e non dell’addebito sul conto corrente, mentre assegni bancari e contanti non sono accettati ai fini della rilevazione.
Si ricorda, infine, come sia necessario conservare tutta la documentazione relativa e come la detrazione riguardi le spese sostenute fino a un massimo di 10.000 euro.
Fonte: greenstyle.it
 
 

domenica 3 novembre 2013

La Logistica

Esistono diverse definizioni di logistica, ognuna delle quali differisce per l'ampiezza di visione con cui viene considerata questa materia.
Secondo la definizione data dall'Associazione Italiana di Logistica (AILOG), essa è "l'insieme delle attività organizzative, gestionali e strategiche che governano nell'azienda i flussi di materiali e delle relative informazioni dalle origini presso i fornitori fino alla consegna dei prodotti finiti ai clienti e al servizio post-vendita".
Secondo la definizione data dalla Society Of Logistic Engineers, (SOLE) la logistica è "arte e scienza dell’organizzazione, della progettazione e dell’attività tecnica riguardante i requisiti, la definizione, la fornitura e le risorse necessarie a supportare obiettivi, piani ed operazioni".
Le origini della logistica si trovano già nell'antichità e hanno una connotazione prettamente militare. Essa infatti veniva considerata una branca dell'arte militare che trattava tutte quelle attività volte ad assicurare agli eserciti quanto si rendesse necessario per vivere, muoversi e combattere nelle migliori condizioni di efficienza.
Alessandro Magno attraversò il mar Egeo per iniziare la conquista dell'Impero Persiano e nulla avrebbe potuto fare senza un apparato logistico adeguato a supporto dell'immenso esercito che lo seguiva.
Ai tempi dei Romani Gaio Giulio Cesare istituì la figura del logista tra gli ufficiali in servizio nelle sue legioni, in qualità di responsabile degli approvvigionamenti.
Questa identificazione della logistica come attività esclusivamente militare (logistica militare) rimane valida fino alla seconda guerra mondiale quando la scala globale del conflitto portò a sforzi logistici fino ad allora inimmaginabili, basti pensare all'operazione Overlord in Normandia.
Solo nel Dopoguerra il concetto cominciò a essere ampliato e viene esteso anche al settore economico e industriale.
Oltre alla accezione militare, che resta tuttavia valida ancora oggi, la Society of Logistics Engineers (SOLE) ha formulato una classificazione in grado di fornire un quadro chiaro ed esauriente delle aree specifiche normalmente individuate sotto la comune dizione di logistica:
  • la logistica industriale (o business logistics), che in un'azienda industriale ha come obiettivo la gestione fisica, informativa ed organizzativa del flusso dei prodotti dalle fonti di approvvigionamento ai clienti finali;
  • la logistica dei grandi volumi (o bulk logistics), che riguarda la gestione e la movimentazione di grandi quantità di materiali sfusi, generalmente materie prime (quali petrolio, carbone, cereali, ecc.);
  • la logistica di progetto (o project logistics), che riguarda la gestione ed il coordinamento delle operazioni di progettazione e realizzazione dei sistemi complessi (quali grandi opere e infrastrutture, centrali elettriche, ecc.)
  • la logistica di supporto (o RAM logistics), che riguarda la gestione di prodotti ad alta tecnologia (linee aeree con aerei ed elicotteri o altri sistemi complessi) per i quali siano essenziali affidabilità, disponibilità e manutenibilità.
  • la logistica di ritorno o logistica inversa (o reverse logistics), che è il processo di pianificazione, implementazione e controllo dell'efficienza delle materie prime, dei semilavorati, dei prodotti finiti e dei correlati flussi informativi dal punto di recupero (o consumo), al punto di origine, con lo scopo di riguadagnare valore da prodotti che hanno esaurito il loro ciclo di vita.
Nell'ambito della gestione d'impresa, quando si parla di logistica si fa riferimento esclusivo alla logistica industriale, o meglio, con una dizione più moderna e corretta, alla logistica integrata
Negli anni cinquanta e sessanta l'accezione di logistica era limitata alla distribuzione del prodotto finito (la cosiddetta logistica di distribuzione). In tali anni il ruolo della logistica è rimasto confinato al presidio di specifiche attività di supporto, generalmente legate all'organizzazione dei magazzini e dei trasporti.
Le prime timide forme di evoluzione verso la gestione di un insieme strutturato di attività si registrano nel corso degli anni settanta, allorché le aziende incominciano a ricercare miglioramenti nell'ambito della distribuzione fisica, dal magazzino di stabilimento al cliente, attraverso opportuni interventi di razionalizzazione volti all'ottimizzazione dei diversi segmenti del ciclo distributivo.
A partire dagli anni ottanta, in seguito all'introduzione nelle aziende in modo sufficientemente pervasivo di nuove logiche gestionali, quali il Material Requirements Planning (MRP), o il Just in time (JIT), l'attenzione si sposta repentinamente sulla gestione dei materiali: viene infatti coniata l'espressione "logistica dei materiali", o altri sinonimi come "gestione dei materiali" o "material management", per indicare il governo di tutte le attività volte ad assicurare la corretta acquisizione, movimentazione e gestione dei materiali al fine di garantire il costante e tempestivo rifornimento alla produzione ed agli altri enti utilizzatori.
La fase successiva del percorso evolutivo segna in realtà un radicale cambiamento perché comporta la trasformazione della logistica da insieme di attività operative a sistema interfunzionale che si pone come mezzo per il raggiungimento di più elevati livelli prestazionali. Emerge quindi il concetto di "logistica integrata", sintetizzato in modo preciso nella definizione proposta dal Council of Logistics Management nel 1986, secondo cui essa rappresenta il processo per mezzo del quale pianificare, attuare e controllare il flusso delle materie prime, dei semilavorati e dei prodotti finiti, e dei relativi flussi di informazioni, dal luogo di origine al luogo di consumo, in modo da renderlo il più possibile efficiente e conforme alle esigenze dei clienti.
L'ultimo stadio del processo evolutivo, che conduce alla nascita del concetto di gestione della catena di distribuzione, è caratterizzato dalla presa di coscienza da parte delle aziende che il miglioramento nella gestione dei flussi all'interno della catena logistica non può prescindere dal fattivo coinvolgimento degli attori esterni: la logistica assume un ruolo sempre più centrale ed il suo obiettivo diventa sostanzialmente quello di governare tutte le fasi del processo produttivo, anche esterne all'azienda, secondo una visione sistemica.
In quest'ottica il concetto di gestione della catena di distribuzione non deve essere inteso come sinonimo di logistica integrata, ma come un nuovo approccio di management in cui la singola azienda diventa parte di una rete di entità organizzative che integrano i propri processi di business per fornire prodotti, servizi e informazioni che creano valore per il consumatore. Il passaggio della logistica da una funzione sussidiaria ad un ruolo strategico si è accompagnato in molte aziende ad una propensione a esternalizzare le attività di trasporto e di movimentazione delle merci, affidando a terzi un compito che non rientra nel core business aziendale sempre allo scopo di minimizzare i costi ed assicurare maggiore flessibilità alla struttura produttiva.
La grande vastità e complessità delle discipline legate alla logistica ha fatto nascere dei corsi universitari specifici: in particolare, l'ingegneria logistica e della produzione.
Fonte: it.wikipedia.org
 
 

sabato 2 novembre 2013

Ritiro Carta e Cartone

Come tutti i rifiuti, la carta pone problemi di smaltimento. La carta è però un materiale riciclabile. Come il vetro, infatti, la carta recuperata può essere trattata e riutilizzata come materia seconda per la produzione di nuova carta.
In Italia carta e cartone rappresentano circa il 30% del totale dei rifiuti e sono una risorsa perchè possono essere utilizzati per produrre carta riciclata. E’ sufficiente recuperare una tonnellata di materiale cellulosico per salvare 3 alberi alti 20 metri, riducendo l'impatto ambientale e risparmiando le fonti di energia.
La carta può essere non solo riciclata, ma anche ampiamente riutilizzata stampando su ambo i lati dei fogli, riutilizzando i sacchetti di carta, donando i libri alle scuole o alle biblioteche.

Rifiuti di carta riciclabili:

  -  giornali, riviste, libri, fumetti, tutta la stampa commerciale (dèpliant, pieghevoli pubblicitari)
  -  sacchetti per gli alimenti, per il pane o per la frutta
  -  sacchetti di carta con i manici
  -  fogli di carta di ogni tipo e dimensione
  -  contenitori di prodotti alimentari (come astucci per la pasta, per il riso, per i corn flakes ecc.)
  -  le fascette in cartoncino di prodotti come conserve, yogurt e bevande
  -  le scatole delle scarpe
  -  le confezioni, grandi e piccole, di prodotti come detersivi per lavatrici e lavastoviglie
  -  le scatole dei medicinali, del dentifricio, ecc.
  -  gli imballaggi in cartone ondulato di qualsiasi forma o misura (ad esempio, per apparecchi televisivi o elettrodomestici)
  -  contenitori in cartone per frutta e verdura
  -  cartoni per bevande (come ad esempio quelli di latte, succhi di frutta, vino, panna e similari) svuotati, sciacquati e appiattiti

Attenzione: questa non è carta riciclabile!

Tutti i materiali non cellulosici, i contenitori di prodotti pericolosi, carte sintetiche, carte fotografiche ed ogni tipo di carta, cartone e cartoncino che sia stato sporcato (ad esempio carta oleata, carta e cartone unti, fazzoletti di carta usati, tovaglioli di carta sporchi di cibo, carta plastificata, fustini del detersivo).

Riciclare la carta significa: minori costi per il suo smaltimento, minori costi per la sua produzione, difesa ecologica delle risorse boschive.

Carta riciclata

La trasformazione del rifiuto cartaceo (che si definisce carta da macero) in materia prima necessita di varie fasi:
   •  raccolta e stoccaggio (in questa fase è particolarmente rilevante che le amministrazioni locali richiedano e organizzino la raccolta
       differenziata dei rifiuti);
   •  selezionamento (per separare la fibra utilizzabile dai materiali spuri - spaghi, plastica, metalli - che normalmente sono incorporati nelle balle
       di carta da macero);
   •  sbiancamento (per eliminare gli inchiostri).
A questo punto del ciclo, la cellulosa contenuta nella carta-rifiuto è ritornata ad essere una materia prima, pronta a rientrare nel ciclo di produzione.

Smaltimento Carta

In Italia vengono consumaticirca 9 milioni di tonnellate di prodotti cellulosici. Dei rifiuti prodotti:
  - il 64% viene riciclato
  - il 14% viene bruciato per produrre energia
  - il 22% serve per altri usi (nei caminetti) o finisce in discarica
La modalità più comuni di smaltimento della carta sono quindi
il riciclaggio oppure l’incenerimento insieme ad altri rifiuti se non viene effettuata una raccolta differenziata dei materiali.
Dal punto di vista economico, il riciclaggio è sicuramente meno oneroso che l'incenerimento.È ovvio che la carta riciclata non produce un pari peso di carta "nuova" (sicché per fare una tonnellata di carta nuova ci vuole normalmente - e comunque in misura variabile a seconda degli impianti e del prodotto fabbricato - anche una certa percentuale di cellulosa fresca, proveniente da alberi), e che il procedimento ha i propri costi - economici, energetici e di inquinamento.
Tuttavia:
  •  il costo della materia prima riciclata è notevolmente più basso di quello della pasta di legno, i relativi scarti possono essere utilizzati come
      combustibile co-generatore del vapore necessario al processo di fabbricazione, e la produzione è meno inquinante;
  •  il riciclaggio riduce la quantità di rifiuti da trattare, i relativi costi di stoccaggio, lo spreco di spazio da destinare allo stoccaggio medesimo,
      l'inquinamento da incenerimento, e ovviamente
il consumo di alberi vivi (anche se gli alberi impiegati per la produzione della carta provengono
      da vivai a coltivazione programmata dove vengono periodicamente tagliati e ripiantati).

La carta (se non inchiostrata) può anche essere sottoposta a una degradazione aerobica (compostaggio) assieme ad altri materiali di origine vegetale e/o animale per produrre un ammendante utile per l'agricoltura o per il recupero di suoli con basso grado di nutrienti naturali.

Un'altra prospettiva (interessante in particolare quando non si riesce a ottenere fibre con idonee caratteristiche fisico-meccaniche per nuovi prodotti cartacei) è quella della degradazione chimica finalizzata a produrre sostanze di uso industriale (per esempio metanolo).

Fonte: gestione-rifiuti.it

domenica 27 ottobre 2013

Pulizie condominiali

Le pulizie condominiali comprendono diversi settori: la spazzatura dei pavimenti, il lavaggio dei pavimenti, la spazzatura dei cortili interni ed esterni, spazzatura cantine e il lavaggio vetri e davanzali.
Tutto questo fa parte delle pulizie condominiali. In casi particolari bisogna aggiungere il lavaggio completo degli ascensori o la lucidatura del pavimento.
 
Cosa succede molto spesso tra i condomini?
Nell’assemblea condominiale si può decidere l’affidamento del servizio di pulizia ad una ditta esterna, per la pulizia delle parti comuni, oppure per il fai da te, ossia per la pulizia a turni da parte del singolo condomino.
Purtroppo le turnazioni sono belle finchè durano!!, cioè finchè tutti i condomini le fanno regolarmente è tutto a posto, ma quando per un motivo qualunque uno decide di non farle scattano litigi e discussioni.

Ecco cosa dice il codice civile.
Per l’articolo 1117 del codice civile, le scale sono di proprietà dei condomini, compresi quelli con locali al piano terreno e anche con accesso esclusivo dalla strada, a meno che non risulti il contrario dagli atti di acquisto o dal regolamento condominiale di natura contrattuale.
Tutti, quindi, devono contribuire alla pulizia, manutenzione e ricostruzione delle scale, e le spese devono essere sostenute e ripartite tra tutti.
I criteri di ripartizione delle spese per la pulizia, da fare eseguire anche da un’impresa, sono spesso argomento oggetto di discussione e fonte di litigi tra vicini, specie se il regolamento condominiale non prevede nulla in proposito.
Dato che la pulizia è assimilabile a una vera e propria manutenzione, i criteri di spesa da applicare sono quelli previsti dall’art. 1124 c. c.: “Le scale sono mantenute e ricostruite dai proprietari dei diversi piani a cui servono. La spesa relativa è ripartita tra essi, per metà in ragione del valore dei singoli piani o porzioni di piano, e per l’altra metà in misura proporzionale all’altezza di ciascuno. La ripartizione delle spese per la pulizia delle scale secondo quanto previsto dall’art. 1124 cod. civ., poi, è conforme alla ratio di tale disposizione, la quale va individuata nel fatto che, a parità di uso, i proprietari dei piani alti logorano di più le scale rispetto ai proprietari dei piani più bassi, per cui contribuiscono in misura maggiore alla spese di ricostruzione e manutenzione. Ugualmente, a parità di uso, i proprietari di piani più alti sporcano le scale in misura maggiore rispetto ai proprietari dei piani più bassi, per cui devono contribuire in misura maggiore alle spese di pulizia”.
Fonte: ggmservizi.com