martedì 30 settembre 2014

Digitalizzazione e Gestione archivi Sardegna

Come riportato nell'articolo tratto da ideazionenews.it, prosegue nei vari comuni italiani la digitalizzazione degli archivi cartacei.
 
Il Settore Urbanistica dispone di due archivi: uno dedicato all’edilizia e uno alla sanatoria. L’archivio delle pratiche in sanatoria è stato informatizzato per cui risulta di facile e immediato accesso anche per i tecnici esterni e i cittadini che possono consultarlo con esito in tempo reale.
L’archivio edilizio è ancora del tipo cartaceo, racchiuso in logori faldoni collocati in un ambiente umido, sotterraneo e poco adatto alla conservazione delle pratiche e all’accesso del personale incaricato. Tale circostanza determina lungaggini infinite nell’espletamento delle richieste di accesso, sia interne che esterne.
Già prima dell’estate, di concerto con il Dirigente Carlo Bertolino l’assessore all’urbanistica della Giunta Bonventre, Enzo Coppola ha provveduto ad individuare il personale per la digitazione dei dati, successivamente sono state effettuate alcune modifiche organizzative interne all’Ufficio per trovare l’ambiente idoneo e la strumentazione necessaria.
Da oggi, Lunedì 29 Settembre, inizieranno le operazione di istallazione del programma e la formazione gratuita di due dipendenti volontari e, presumibilmente, a distanza di una settimana sarà inaugurato l’inserimento della prima pratica nel nuovo sistema di archiviazione informatica.Il trasferimento dei dati avverrà cominciare dalle pratiche più recenti, poiché sono quelle maggiormente consultate, per giungere alla completa archiviazione di tutte le pratiche presenti presso il Settore Urbanistica.
 
 

lunedì 29 settembre 2014

Melis Service - Sassari

La società MELIS & C. SERVICE è una realtà di punta del Nord Sardegna che nel corso di un ventennio di attività ha maturato esperienze con numerosi enti pubblici ed aziende, qualificandosi come apprezzato erogatore dei seguenti servizi:
Ø  Traslochi
Ø  Montaggio mobili ed allestimenti
Ø  Facchinaggio e lavori in economia
Ø  Gestione archivi
Ø  Deposito di 300 mq - Logistica e distribuzione merci
Ø  Gestione depositi e piattaforme conto terzi
Ø  Servizi ambientali e smaltimenti certificati
Ø  Pulizie civili e industriali
Ø  Gestione del verde
 
 
Disponiamo delle seguenti certificazioni:
 
Albo Nazionale Cooperative - A115593
Albo Nazionale conto terzi - SS 9253711/c
Albo Nazionale Gestori Ambientali – CA 03167 per le categorie 1F e 4F (5F in corso di approvazione)
Iscrizione sistri web_ss_332383
 
 
Operiamo in tutta la Sardegna. Per informazioni e preventivi non esitate a contattarci ai seguenti recapiti:
Tel. 079 2679111
Cell. 3805310972 (Sig. Sandro)
Skype. coop.melis&c service

 

venerdì 26 settembre 2014

Piattaforma logistica Sassari

La piattaforma logistica è un’area di movimentazione e stoccaggio delle merci, collocata a monte dei terminal portuali ed integrata con un sistema di trasporto intermodale. Essa è dotata di magazzini, servizi gestionali, informativi e telematici e anche di capannoni, dove possono essere svolte attività manifatturiere per trasformare i semilavorati in prodotti. Per molti versi si tratta di un ampliamento del concetto dell'interporto.
La piattaforma logistica dovrebbe essere lo strumento per razionalizzare e meglio organizzare la catena trasporto – stoccaggio – distribuzione in modo strategico, garantendo una penetrazione efficace delle merci sui mercati nazionali ed internazionali. Essa rappresenta un nodo cruciale nel sistema infrastrutturale del territorio a cui è collegata e la sua area varia in base al volume delle merci da trattare. Due pertanto sono le funzioni cui una piattaforma logistica deve assolvere:
  1. attrarre e concentrare i flussi del traffico di merci
  2. organizzare, razionalizzando percorsi e consegne, la catena del trasporto intermodale.
Per soddisfare tali prestazioni, la piattaforma logistica è da collocarsi in una posizione geograficamente ottimale sfruttando assi di comunicazione viario ed infrastrutture idonei e progettando l’area come un vero e proprio insediamento produttivo di qualità per le imprese dei diversi settori, oggi più che mai nel rispetto dei criteri di eco-sostenibilità. Al concetto di piattaforma logistica si associa quindi quello di logistica sostenibile.
Esso comprende una serie di tecnologie, di procedure e d'attività che hanno il fine di ridurre l'impatto ambientale dei vari anelli della catena logistica, senza penalizzare la qualità del servizio e la redditività economica. La logistica sostenibile coinvolge diversi aspetti:
  1. il trasporto sulle lunghe distanze
  2. la distribuzione locale
  3. l'intermodalità
  4. gli impianti di stoccaggio
  5. le tecnologie per l'imballaggio.
La realizzazione di nuove piattaforme logistiche induce la realizzazione di nuove infrastrutture che, attraverso la semplificazione, organizzazione ed implementazione anche delle esistenti creano un sistema efficiente ed efficace in grado di ridurre le emissioni nocive dovute ai mezzi di trasporto, ad un uso del territorio più razionale e ad una diminuzione dell’impatto paesaggistico di strutture così grandi.
Utilizzando, d’altro lato, tecnologie per il risparmio energetico come: pannelli solari e generatori fotovoltaici, sistemi di riciclaggio e recupero delle acque e la piantumazione intensiva è possibile diminuire i consumi energetici degli impianti produttivi e di trasformazione dei semi-lavorati.
Fonte it.wikipedia.org
 

giovedì 25 settembre 2014

Smaltimenti certificati Sassari

Sempre più spesso i rifiuti, per essere smaltiti, vengono affidati a impianti di stoccaggio intermedi (i c.d. depositi preliminari D15 o le operazioni autorizzate D14 o D13). In questo caso, oltre la IV copia del formulario, il produttore deve accertarsi anche di ricevere il c.d. certificato di avvenuto smaltimento, rilasciato dal titolare dell’impianto che effettua le operazioni di smaltimento da D1 a D12.
La modalità di gestione del certificato deve però essere definita da un Decreto Ministeriale che al momento ancora non esiste. Cosa può fare il produttore per cautelarsi e mettersi al riparo da eventuali gestioni illecite?
 
Quando la IV copia del formulario non basta
Prima che fosse introdotto il certificato di avvenuto smaltimento, era sufficiente che il produttore, per verificare la regolare destinazione dei rifiuti, dopo averli conferiti ad un soggetto terzo autorizzato al trasporto, verificasse la restituzione del formulario di identificazione (la IV copia) entro novanta giorni dal conferimento. Se i rifiuti venivano conferiti ad uno stoccaggio intermedio, il produttore non doveva avere la preoccupazione di controllare anche tutti i successivi trasferimenti agli impianti di smaltimento finali.
Il legislatore, in seguito, al fine di evitare possibili comportamenti illeciti (pensiamo alle operazioni da scatole cinesi nel mercato dei rifiuti) ha pensato di introdurre (come ha di fatto introdotto) l’obbligo del produttore iniziale di accertarsi non solo del conferimento all’impianto intermedio ma anche dello smaltimento definitivo all’impianto finale. Pertanto allo stato attuale, quando il rifiuto è avviato a smaltimento (esattamente le forme di stoccaggio con codice D13, D14 e D15), oltre alla quarta copia del formulario, il produttore deve ricevere anche il certificato di avvenuto smaltimento rilasciato dal titolare dell’impianto che effettua le operazioni da D1 a D12.
 
Una sintesi degli stoccaggi D13, D14, D15
Per inciso, ricordiamo che il deposito preliminare D15 è lo stoccaggio di rifiuti per il successivo invio alle altre fasi di smaltimento; il ricondizionamento preliminare D14 è l'insieme delle operazioni meccaniche e/o fisiche (ad es. la triturazione) che ottimizzano il conferimento dei rifiuti allo smaltimento; infine il raggruppamento preliminare D13 consiste nella preparazione di carichi omogenei - anche mediante miscelazione - per il conferimento ad altri impianti.
 
Il problema è un decreto che non esiste
Il problema è che le modalità di gestione e la stessa forma del Certificato, devono essere definite con un Decreto Ministeriale che al momento non esiste; e così a distanza di tre anni (o poco più), la disponibilità delle imprese finali di smaltimento a rilasciare il Certificato di Avvenuto Smaltimento dei rifiuti è piuttosto esigua. Il documento viene negato e molti (troppi) dichiarano che, tra i tanti produttori che conferiscono i rifiuti provenienti da un deposito D15, è impossibile risalire all’esatta individuazione dei rifiuti riferenti ad uno specifico produttore.
 
Tra l'incudine dei centri di stoccaggio e il martello legislativo
La normativa:
- da un lato, attribuisce ai produttori dei rifiuti l'onere del corretto avvio allo smaltimento e, in caso di affidamento del rifiuto ad un impianto autorizzato al D13, D14 o D15, chiede loro, e non ai detentori, di accertarsi, che la filiera sia correttamente gestita, attribuendogli responsabilità che cessano soltanto con l'attestazione dell'avvenuto smaltimento del rifiuto;
- dall’altro, non detta le modalità con le quali i centri di stoccaggio (o direttamente gli impianti finali) debbano rilasciare la suddetta attestazione, non consentendo, in pratica, ai produttori di tutelarsi giuridicamente ed economicamente, nel caso il rifiuto non sia gestito correttamente.
 
Come aggirare l’ostacolo

Premesso che, a nostro avviso, la mancanza di un Decreto Ministeriale, non pare possa giustificare la negazione del certificato da parte degli impianti intermedi, e che il produttore ha, invece, tutto il diritto di sapere con certezza se il rifiuto è stato smaltito oppure no, un modo per aggirare l’ostacolo, in attesa del decreto attuativo, può essere quello di definire in fase contrattuale le modalità di consegna del certificato di avvenuto smaltimento da parte del titolare dell’impianto di smaltimento finale, o del gestore dell’impianto di stoccaggio intermedio; il suo contenuto e quant’altro ritenuto utile alla tracciabilità del rifiuto conferito. Si può obbligare, quindi, la ditta incaricata, al momento di affidamento dell’incarico e pena l’annullamento dello stesso, ad attestare, mediante apposita certificazione, l’avvenuto smaltimento presso l’impianto prescelto, con l’indicazione della quantità di rifiuto ritirato e smaltito. Questa è, ad esempio, una delle condizioni imposte nei disciplinari di gara per l’affidamento del servizio di trasporto e smaltimento dei rifiuti speciali, con una dicitura del tipo: “il pagamento del servizio reso potrà avvenire previa presentazione delle fatture corredate dalle dichiarazioni attestanti l'avvenuto smaltimento”.

Fonte: kemis.it

 

mercoledì 24 settembre 2014

Traslochi Sassari

Se non fosse vero potrebbe sembrare quasi una barzelletta. Dopo i traslochi di fascicoli, armadi, arredi e la chiusura del garage, in tribunale, per contrastare le problematiche della struttura, si è arrivati perfino a trasferire alcuni uffici da un piano all’altro per bilanciare meglio i “pesi” all’interno del palazzo. Dopo che la perizia tecnica aveva rilevato alcune criticità di “capienza” e di “portata” nei vari piani dell’edificio ecco le contromisure per alleggerire quelli più “carichi”.
Due giudici penali sono stati quindi trasferiti al quarto piano, sede del tribunale civile, mentre alcuni colleghi onorari di quella sezione sono saliti al quinto piano. Lo scambio dovrebbe essere utile a bilanciare meglio l’afflusso di persone: visto che le udienze civilistiche si celebrano negli uffici dei giudici, mentre quelle penali (ad eccezione delle udienze preliminari) nelle aule del secondo piano, così facendo il quarto piano dovrebbe essere “alleggerito”.
Avendo diminuito il numero dei giudici al quarto piano di conseguenza è calato anche il numero di udienze che vengono celebrate nella sede del civile. Il provvedimento ha però ovviamente comportato dei disagi per le rispettive cancellerie a cui gli uffici trasferiti fanno capo che, essendo rimaste al loro posto, ora si ritrovano a gestire delle “sedi distaccate”.
                                      
Questo è solo l’ultimo dei provvedimenti d’urgenza adottato negli ultimi mesi per tentare di rendere il tribunale di Savona a norma dopo che una perizia aveva rilevato per l’ennesima volta le numerose problematiche strutturali dell’edificio. Interventi decisi in estate dopo una serie di incontri e l’attivazione di una commissione ad hoc per evitare la chiusura del tribunale, ma che da diversi fronti, Procura ed avvocati in primis, sono ritenuti insufficienti per risolvere il problema. La soluzione proposta al Ministero della Giustizia, coinvolto direttamente nella questione, è la costruzione di una nuova sede per gli uffici giudiziari o, in alternativa, il trasferimento in un altro palazzo.
Un concetto che è stato ribadito ancora di recente dal Procuratore Francantonio Granero al Guardasigilli attraverso una lettera. Nel ribadire per l’ennesima volta come l’attuale tribunale sia “irrimediabilmente inadeguato come palazzo di giustizia”, Granero ha rimarcato come le uniche strade percorribili siano la costruzione di un nuovo edificio o il trasferimento in altra sede.
Fonte: ivg.it
 
 

martedì 23 settembre 2014

Logistica - Ultimo miglio Sassari

Di logistica dell’ultimo miglio o Last mile logistics si cominciò a parlare intensamente circa dieci anni or sono: allora c’era la bolla speculativa di Internet, il commercio elettronico - il cosiddetto B2C – e un trend che, a detta di molti, avrebbe in breve tempo rotto tutti gli schemi della logistica tradizionale.
Il consumatore sarebbe stato comodo a casa propria ad acquistare e i negozi tradizionali avrebbero gradualmente lasciato il passo a un nuovo modello di consumo, per così dire “remoto”.
E in effetti - a distanza di più di oltre dieci anni - possiamo affermare che parte di ciò sia avvenuto. Si pensi per esempio al settore dell’elettronica di consumo; distributori virtuali nati dal nulla, molti negozi tradizionali o di prossimità lasciare per così dire la mano e i grandi retailer tradizionali a combattere ad armi pari, cercando in tutti i modi di fidelizzare il consumatore e aprendo essi stessi un canale di vendita virtuale.
Ma è pur vero che già molto prima dell’avvento dell’e-commerce alcuni comparti merceologici BtoB convivevano già con problematiche tipiche della logistica dell’ultimo miglio; si pensi per esempio al settore dei giornali, della farmaceutica, del pane industriale di giornata o ancora del latte fresco; tutte logistiche che, per effetto di requisiti di servizio molto spinti, ambiti territoriali coperti molto ampi e drop di consegna contenuti, sono state da sempre complesse e onerose da gestire, e per questo oggetto di studio e di attenzione.
Oggi il tema ritorna per una seconda volta d’attualità; e ciò in conseguenza di due fenomeni.
Il primo di carattere strutturale, legato alla congestione delle vie di traffico, e al sempre più difficoltoso accesso ai centri urbani.
Il secondo strettamente correlato alla crisi dei consumi, che hanno portato anche nella logistica secondaria tradizionale (quella per intendersi del “penultimo miglio”, fino alle porte del punto di vendita), le medesime complessità e problematiche tipiche della logistica dell’ultimo miglio (quella ovvero fino alla casa del consumatore).
Di qui, la semplificazione. Anche chi non ha a che fare con una consegna al consumatore finale parla di logistica dell’ultimo miglio. Improprio nella terminologia, sincero nella dichiarazione implicita delle complessità che deve gestire quotidianamente.
Sta tuttavia radicalmente cambiando il modo con cui si affronta (o si deve affrontare) questa tematica.
 
Anni fa l’unica (e sola) alternativa era gestire il processo di pianificazione del trasporto secondario in maniera totalmente manuale, assemblando gli ordini, verificando i vincoli, le fasce orarie di consegna e calcolando le sequenze di giro più opportune, il tutto senza alcun tipo di supporto o strumento informatico.
E non è infatti un caso se:
■ nella funzione logistica delle aziende che hanno così affrontato la problematica per anni, si siano consolidate figure professionali assolutamente insostituibili, senza le quali – c’è da riconoscerlo - non si sarebbe potuta gestire una simile complessità. Persone in grado di gestire giornalmente (e anche più volte in un giornata lavorativa) un numero impressionante di informazioni, di situazioni particolari (si pensi alle urgenze, ai posticipi e anticipi di consegna) e di vincoli (portata mezzo, ecc.);
■ le stesse aziende abbiano spesso optato per soluzioni operative - per così dire - semplificate (per esempio, giro fisso vs giro dinamico), per circoscrivere la complessità gestita, consapevoli di qualche disottimizzazione sul versante dei costi e/o del servizio reso.
 
Fortunatamente, da qualche tempo, grazie anche alla diffusione di cartografie digitali evolute (e precise), l’offerta software asservita a questa specifica tematica si è notevolmente arricchita, presentandosi sul mercato non solo con prezzi decisamente più abbordabili (cosa non trascurabile) ma, soprattutto, cogliendo il vero punto centrale a cui è collegata la diffusione di simili strumenti nell’ambito delle aziende che vivono quotidianamente questa problematica di trasporto, ovvero:
■ fare leva sull’addetto preposto alla pianificazione, aiutandolo e supportandolo maggiormente con strumenti che gli facilitino il lavoro, senza sostituirlo,
■ “nascondere” per quanto possibile tutta la matematica e gli algoritmi sottostanti lo strumento, assolutamente indispensabili per ricercare soluzioni ottimizzanti differenzianti ma pericolosi se non opportunamente “tradotti” in parametri facilmente comprensibili dall'operatore,
■ ricondurre l’utilizzo dello strumento a qualcosa di molto intuitivo, semplice, immediato e veloce (attraverso tutto ciò che offre l’informatica dei nostri giorni, ovvero grafica spinta, rappresentazione a oggetti, ecc.)
 
Ciò ha reso possibile un primo passo importante verso una visione più ampia e allargata della logistica dell’ultimo miglio.
Una visione che fa leva sulla possibilità – offerta per l’appunto dai nuovi strumenti - di verificare gli effetti derivanti dalla modifica di ciascun vincolo o condizione al contorno, sui costi e/o sul livello di servizio reso al cliente (sia esso un consumatore finale o un punto di vendita, non importa).
E questo attraverso simulazioni, per verificare gli impatti su un consuntivo recente, piuttosto che testare sul campo nuove soluzioni operative, come il cambio del mix della flotta automezzi, la modifica delle finestre orarie sui clienti, la gestione della consegna in fasce orarie a basso traffico (per esempio di notte) - o ancora - l’utilizzo di mezzi con sponda idraulica (per velocizzare le attività di scarico).
Una nuova prospettiva tuttavia che non si esaurisce qui.
Dalla logistica dell’ultimo miglioal territory planning

È indubbio come la presa di coscienza dei rapporti di causa ed effetto esistenti tra una scelta operativa, il costo logistico e il servizio reso al cliente rappresentino già di per sé un traguardo importante, tuttavia la visione ampia e allargata sul tema dell’ultimo miglio a cui mi riferisco comprende molto di più.

In primis la rete logistica a monte, intesa come combinato di depositi periferici e di logistica primaria; secondariamente la rete vendita.

Un conto è infatti ottimizzare la logistica dell’ultimo miglio tout court intervenendo - come si diceva - sulle leve operative del trasporto secondario, un altro è includere nella riflessione (e nell’eventuale ripensamento) l’intera rete logistica (ovvero, il numero di depositi, la loro localizzazione, piuttosto che il modello di rifornimento).
L’ottimo ricercato (e trovato) è il più delle volte di gran lunga migliorativo nel secondo caso rispetto al primo, anche se le condizioni da mettere in atto per raggiungerlo possono essere indubbiamente stravolgenti per l’interno sistema logistico.
Ed è per questa ragione che si affronta solitamente questa problematica su due diversi piani temporali, uno di brevissimo respiro mirato a identificare le soluzioni ottimizzanti "a parità" e uno di più ampio e lungo orizzonte, aperto a tutti gli scenari logistici possibili, anche ai più azzardati.
La progettualità, in questo secondo caso, la si affronta ancora con gli strumenti di pianificazione/ottimizzazione sopra citati, coadiuvati però da una serie di modellizzazioni addizionali; mentre la decisione se procedere o meno verso una soluzione ottimale identificata è pur sempre la convenienza economica o strategica (se includiamo nel ragionamento anche la leva servizio) in rapporto alla complessità realizzativa (investimenti, rischi collegati e impatti sulla organizzazione).

Per ciò che riguarda invece il tema della rete vendita, due sono le ragioni principali che suggeriscono di includerla nelle riflessioni sull’ultimo miglio.

Innanzitutto perché in taluni settori e canali commerciali sopravvive ancora il modello della tentata vendita (nei fatti un venditore con un magazzino viaggiante che visita in sequenza più clienti), nonostante molti siano ormai concordi nell’affermare la sua strutturale inadeguatezza e inefficienza. Ed in questo caso ottimizzare la logistica dell’ultimo miglio significa di fatto ottimizzare anche il giro del venditore.

Secondariamente perché le medesime logiche e i medesimi strumenti prima citati per ottimizzare un giro di consegna potrebbero essere tel quel adottati - con le medesime ricadute positive - per ridisegnare i giri dei venditori, anch’essi risorse con un tempo a disposizione, determinate velocità di percorrenza e vincoli operativi (finestre di visita del cliente, canale di appartenenza del cliente, gamma prodotti presentata, set di attività svolte sul punto di vendita).
Il senso di questo secondo allargamento – alle vendite - è quello di suggerire riflessioni e soluzioni in grado di ottimizzare l’intero apparato dell’azienda operante sull’ultimo miglio (vendite & logistica) e non solo nei casi obbligati (tentata vendita); riflessioni che permettono di:
■ evitare ottimizzazioni "a metà" (in seno alla sola logistica) e lavorando su una voce di costo complessiva che può superare nel suo complesso il 15-20% del fatturato;
■ ricercare ottimizzazioni derivanti da una gestione sinergica e sincronizzata delle due fattispecie (ovvero attività del venditore e del consegnatario).

In questi termini credo che parlare oggi di logistica dell’ultimo miglio tout court sia riduttivo e sia necessario allargare la visuale e la prospettiva.

E affermo ciò con la serenità di chi è consapevole della scarsa attenzione con la quale le imprese mettono in discussione (meglio revisione) il proprio network logistico e ancor più le proprie reti vendita, anche a fronte di continue evoluzioni (clienti che nascono, punti vendita che chiudono, clienti che si sviluppano...). Tutte dinamiche stranote che determinano nel tempo forti modificazioni di un territorio dal punto di vista della conformazione dei flussi. E ciononostante, tutto rimane immutato, salvo piccoli adattamenti (“quel nuovo cliente diamolo al venditore Rossi”).
Perché tutto ciò? Perché sollevare questa questione nell’impresa significa toccare due aree nevralgiche molto delicate da affrontare.

La via che perseguono per contro le aziende più virtuose è duplice:
1- ricercare soluzioni operative, pensate e progettate in logica integrata, lungo l’intero processo dell’ordine (dall’acquisizione alla consegna), abbracciando tutte le risorse tecniche (automezzi) ed organizzative (consegnatari, venditori) che operano sul territorio. In una parola operando in una logica di territory planning;
2- riverificare ciclicamente che tutto torni, e se del caso, operare degli adattamenti.

I benefici percentuali potenzialmente ottenibili sul versante dell’efficienza e del miglioramento dei servizio operando con questo approccio sono ingenti, a due cifre, e senza alcun indugio nell’affermarlo.

È giusto tuttavia, per onestà intellettuale, dare alcune avvertenze prima di procedere.
A. Serve prima di tutto una forte volontà da parte della Proprietà e del Top Management dell’azienda. Si lavora su due aree nevralgiche dell’azienda e serve grande motivazione e convincimento per mettere in atto modificazioni importanti a livello di assetto logistico e di rete vendita.
B. C’è dietro le quinte un ingente lavoro preparatorio da fare. La pulizia delle anagrafiche cliente, spesso corrette per la fatturazione, meno per localizzare esattamente i clienti sul territorio. Una pulizia tuttavia che una volta fatta si può capitalizzare per un futuro utilizzo.
C. C’è necessità di un lavoro congiunto tra logistica e vendite, senza il quale si arriva poco lontano o ancora peggio si traguardano obiettivi di piccolo cabotaggio (guai a lavorare in serie o a silos).
D. C’è bisogno di strumenti software di ultima generazione, ma non necessariamente da acquistare; ci sono a tale riguardo società di consulenza specializzate in grado di supportare operativamente l’azienda in questi progetti (la GEA è una tra le prime in Italia ad avere consolidato esperienze significative in quest’ambito).
E. È auspicabile che, una volta realizzato il primo progetto con un supporto consulenziale esterno, l’azienda si doti al proprio interno di capacità di riconfigurazione del proprio network, mettendo in atto una funzione ad hoc con strumenti opportuni. Capacità che una volta messe in atto daranno la possibilità all’azienda di realizzare con sistematicità delle verifiche e delle tarature, in pressoché totale autonomia, alla ricerca continua di economie marginali.
Fonte: logisticamanagement.it
 
 

venerdì 19 settembre 2014

Imballaggi per traslochi

Non stancatevi mai di pensare a tutto ciò che potete riciclare. Anche ciò che credete inutilizzabile può avere una nuova vita, un nuovo look e un nuovo futuro. Perciò, prima di buttare via il polistirolo che avete in casa, leggete quante cose si possono realizzare grazie alla sua morbidezza e malleabilità. Per smaltirlo, invece, salvo indicazioni specifiche, il polistirolo va eliminato insieme alla plastica. Nel caso in cui si tratti di vaschette utilizzate per contenere carne o pesce, ricordate di lavarle prima di gettarle via.
Ed ecco alcune originali idee per riutilizzarlo, per la casa, per i bambini, per feste, di tutto un po':
-Prima di gettare via le vaschette, lavatele con acqua e aceto in modo da eliminare tutti i cattivi odori derivanti dalla presenza di carne o pesce e poi riutilizzatele come contenitori per alimenti. In alternativa, dopo averle lavate accuratamente potete riutilizzarle come sottovaso per le piante.
-Le vaschette possono anche essere utilizzate per creare portaoggetti colorati. Vi basterà colorarle oppure decorarle con tanti pezzetti di stoffa per un risultato decisamente originale.
-Se invece avete un giardino con alberi, tagliate le vaschette a metà e, dopo averle riempite di paglia, disponetele sui rami: avrete creato così dei simpatici nidi artificiali.
-Con gli imballaggi in polistirolo di grandi dimensioni potete invece realizzare tante scritte colorate che riproducono un nome o una frase. Potrebbe essere un modo originale per fare gli auguri di compleanno o per le feste. Con l’aiuto di un taglierino, disegnate e ritagliate le lettere e poi coloratele utilizzando i colori a tempera.
-Reinventate il polistirolo in tanti sottobicchieri. Prendete un bicchiere e appoggiatelo sul polistirolo in modo da creare un cerchio. Sempre con l’aiuto di un taglierino ritagliate ed ecco pronto il vostro sottobicchiere ecologico fatto a mano e perfetto per un pic nic all’aria aperta.
-E con un pizzico di pazienza potrete realizzare dei fiori da utilizzare come decorazione per la casa.
-Infine, se avete effettuato da poco un trasloco e vi ritrovate le stanze di casa piene di scatoloni con dentro tantissimi pezzettini di polistirolo non buttateli ma riutilizzateli per dar vita a un comodo pouf con cui arredare la vostra stanza o quella dei bambini. Vi basterà trovare della stoffa colorata e imbottirla con i pezzettini di polistirolo.
Fonte: improntaunika.it
 
 
 

giovedì 18 settembre 2014

Sfalcio erba Sardegna


Erba troppo alta, via allo sfalcio di aiuole e spartitraffico
Quando si parla di giungla urbana non si esprime un concetto letterale, ma a Modena non ci si va molto distanti. É sotto gli occhi di tutti che il verde pubblico, specialmente nelle zone periferiche, sia da più tempo del dovuto in attesa di sfalci e potature. Ma gli interventi sono imminenti. Inizieranno infatti mercoledì 20, insieme alla cosiddetta spollonatura di 1.100 alberi, l’eliminazione dei polloni, cioè, che crescono sulle radici e sui fusti principalmente di tigli e platani. 
In settembre, poi, sono previsti gli sfalci delle banchine e delle aree urbane periferiche, oltre alla scerbatura delle aiuole, cioè l’eliminazione delle erbacce. Il Piano di intervento, coordinato dal settore Manutenzione, traffico e logistica del Comune, ha un costo di 131 mila euro e quest’anno deve fare i conti anche con le piogge intense che hanno favorito la crescita della vegetazione rendendo necessario qualche intervento straordinario e anticipato rispetto ai programmi.
“Altri 48 mila euro, infatti, sono già stati utilizzati nei mesi scorsi – spiega l’assessore ai Lavori pubblici Gabriele Giacobazzi –  e il Piano verrà completato entro la fine dell’anno con interventi per circa altri 40 mila euro, ma si tratta di cifre molto più basse rispetto a quelle disponibili in passato per questo tipo di attività”.
La razionalizzazione delle risorse, a fronte di un aumento di esigenze, ha portato a concentrare i lavori sul tema delle garanzie per la sicurezza degli utenti della strada, con una riduzione del numeri degli sfalci e delle scerbature, oltre a una minore attenzione all’estetica. “E in questo contesto – precisa l’assessore – non servirebbe proprio a nulla un coinvolgimento nella gestione del verde stradale di Hera o di altri soggetti, come proposto da qualcuno nei giorni scorsi. Mentre risulta efficace e da valorizzare ulteriormente – aggiunge Giacobazzi – la collaborazione con associazioni di volontariato nella gestione delle aree verdi pubbliche e dei parchi”.
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L’impegno delle associazioni di volontariato, però, non può essere esteso alle zone stradali dove è necessario l’intervento dei tecnici specializzati. Che quest’anno, oltre alle difficoltà economiche, hanno dovuto fare i conti anche con una stagione estremamente piovosa e umida che “ha acuito – spiegano – la crescita del manto erboso e della vegetazione, la presenza di erba sui marciapiedi e nei manufatti”. Nel mese di luglio, per esempio, le precipitazione medie a Modena sono state di 125 millimetri contro un media storica di circa 34. E nel mese di agosto non c’è stata un’inversione di tendenza.
Fonte: modenatoday.it
 



Potrebbe interessarti: http://www.modenatoday.it/cronaca/sfalcio-strade-modena-agosto-2014.html
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mercoledì 17 settembre 2014

Pulizie professionali Sassari

L’offerta di ditte specializzate del settore è molto vasta, e va dalle imprese in franchising a quelle che operano unicamente in un contesto locale, ma prima di scegliere quella  a cui affidarsi bisogna considerare diversi fattori.

Per prima cosa bisogna fare i conti con il budget che si ha a disposizione. Del resto, ogni ditta seria deve dare conto delle tariffe applicate: per cui è opportuno richiedere sempre un preventivo per il servizio di cui si ha bisogno.

Come per ogni lavoro, anche in questo caso la scelta non deve necessariamente ricadere sulla ditta che offre il prezzo più basso. E’ bene effettuare una scelta basandosi su un buon rapporto qualità – prezzo e diffidare dalle ditte che presentano prezzo stracciati. Bisogna ricordare sempre che una ditta seria deve avere dipendenti regolarmente retribuiti ed assicurati, adeguatamente formati e che possano garantire un servizio di qualità.

A tale proposito è necessario verificare che la ditta prescelta abbia una adeguata copertura assicurativa contro infortuni e furti, polizza che tra l’altro è obbligatoria per legge.
Basterà quindi chiedere di ricevere una copia della polizza via mail o via fax e verificare che sia attiva.

Bisogna poi fare qualche considerazione sulla cadenza con cui si necessita dell’aiuto in casa: si può andare dalla frequenza giornaliera, a quella settimanale, fino a quella solo occasionale in concomitanza delle grandi pulizie. Alla pulizia di casa bisogna poi aggiungere, se occorrono, anche i servizi di lavanderia e stireria. A tale proposito ogni impresa, in genere, fornisce un elenco preciso del tipo di servizi offerti.

Può essere utile informarsi anche del livello di assistenza prestato dalla ditta, ad esempio la scelta andrà accordata di preferenza ad una impresa che assicura risposta immediata alle chiamate.
Un altro aspetto da valutare per esprimere un giudizio è quello di sapere se la ditta rispetta i tempi concordati per fornire uno specifico servizio.
Per maggiore sicurezza, non bisogna farsi problemi a chiedere in giro referenze sulla reputazione della ditta. Può essere utile quindi chiedere pareri, magari a conoscenti che si sono affidati alla stessa ditta.

Allo stesso modo non bisogna esitare a chiedere una piccola dimostrazione di prova, per valutare la professionalità degli operai nel lavoro e la qualità dei prodotti e delle attrezzature adoperati.
A tale proposito, chiedere preventivamente se questi saranno forniti a spese della ditta, e quindi compresi nel preventivo, o acquistati direttamente dal cliente.
In ogni caso non c’è niente di male a chiedere agli operatori di utilizzare determinati prodotti, soprattutto se servono per la pulizia di mobili delicati o di particolare pregio.

Infine, ricordiamo di fare attenzione a tutte gli aspetti contrattuali, come le modalità di pagamento, le garanzie offerte e la politica di cancellazione.
Fonte: lavorincasa.it

martedì 16 settembre 2014

Logistica e distribuzione Sardegna

Il 2014 sorride alla logistica italiana che nei primi sei mesi dell'anno segna un incremento del take up di oltre il 50%, spinta soprattutto dai 200mila metri quadri assorbiti tra aprile e giugno. Secondo un'analisi di Jones Lang LaSalle inoltre nella prima metà dell'anno sono cresciuti sia il numero delle transazioni, 19 contro le 15 di metà 2013, che il valore medio di ognuna, salito del 20%.
Anche meglio degli affitti però fanno gli investimenti che raggiungono quota 300 milioni, triplicando in sei mesi il valore dell'intero 2013 spinti da operatori esteri in cerca di operazioni opportunistiche.
L'attività si è concentrata soprattutto nella macroarea di Milano dove si sono registrati il 45% dei nuovi affitti, con un particolare interesse per le aree di Piacenza e Milano. Rimane alta l'attenzione anche sulle zone di Bologna e Roma ma, proprio nella capitale, i volumi transati sono bassi a causa della mancanza di offerta di qualità. Tra i nuovi trend c'è invece da registrare un interesse crescente per la macro area del Veneto. Il vacancy rate medio nazionale è stabile sotto il 5% e lo studio prevede che calerà ulteriormente.
Immobili usati i più transati
Il rapporto sottolinea inoltre che quasi il 60% delle transazioni ha riguardato immobili esistenti, con una quota crescente di utilizzatori finali per un totale di 90mila metri quadri rispetto ai 10mila del 2013. Come lo scorso anno, gli edifici più richiesti sono stati quelli tra i 5 e il 19mila metri quadri che hanno rappresentato oltre il 50% del numero di transazioni, ma sono da segnalare anche tre operazioni superiori ai 30mila, assenti invece nel 2013. Nell'analisi di JLL però si sottolinea che c'è un calo dell'attività in poli logistici di alta qualità (53% rispetto al 73% del primo semestre 2013), con conseguente aumento della quota di asset di qualità inferiore, fenomeno dovuto alla combinazione di una scarsa offerta di qualità e la ricerca di risparmio di chi affitta. Metà dei movimenti sono stati realizzati dagli operatori professionali della logistica, in calo rispetto al 2013 quando avevano assorbito addirittura il 75% dei movimenti di mercato. Nonostante la riduzione JLL segnala che nei primi sei mesi altre due società hanno scelto l'Italia come loro centro di distribuzione per il sud Europa.
Canoni stabili, ma volano gli investimenti
Dopo una serie di cali consecutivi i canoni si sono stabilizzati nel secondo trimestre ma dovrebbero rimanere favorevoli agli affittuari anche nella seconda parte dell'anno per subire poi una pressione al rialzo nel 2015 dovuta a nuovi sviluppi speculativi. Il valore del metro quadro è quasi uguale a Milano, 46 euro al metro quadro, e Roma dove raggiunge i 48.
Un vero e proprio boom invece è quello degli investimenti che nella prima parte del 2014 hanno raggiunto 300 milioni di euro, triplicando il valore dell'intero 2013. Questa spinta arriva in particolare da investitori esteri in cerca di occasioni opportunistiche sopra i 50 milioni di euro che si concentrano su immobili da buoni fondamentali di posizione e qualità. In questo campo però sottolinea la ricerca "le difficoltà nel coniugare le aspettative degli investitori stanno sempre di più portando alla costituzione di portafogli ad-hoc con immobili off-market come strategia preferita per arrivare alle dimensioni del lotto e alla qualità dell'opportunità di investimento richiesti". Restano stabili i rendimenti primari e secondari, anche se l'outlook prevede un calo entro un anno. A Milano il prime si attesta al 7,80% mentre a Roma è all'8,30%.
Fonte: casa24.ilsole24ore.com

lunedì 15 settembre 2014

Gestione archivi cartacei Sassari

Negli ultimi tempi sono state molte le novità normative in tema di digitalizzazione che hanno riguardato le amministrazioni pubbliche: alcune di queste novità hanno avuto un forte impatto anche sull’organizzazione delle istituzioni scolastiche e universitarie. La ratio di tali interventi è quella di favorire il processo di digitalizzazione e la semplificazione amministrativa negli atenei con l’introduzione, il potenziamento e la standardizzazione di diversi servizi, quali l’iscrizione on line e la verbalizzazione digitale degli esami, il fascicolo personale dello studente e l’automazione dei flussi informativi.
Tuttavia, al fine di progettare e implementare correttamente i processi di digitalizzazione appena menzionati, appare imprescindibile fare riferimento innanzitutto alle norme del Codice dell’Amministrazione digitale (CAD, D.Lgs. 82/2005), che disciplina la gestione informatica dei documenti, definita come «l’insieme delle attività finalizzate alla registrazione e segnatura di protocollo, nonché alla classificazione, organizzazione, assegnazione, reperimento e conservazione dei documenti amministrativi formati o acquisiti dalle amministrazioni, nell’ambito del sistema di classificazione d’archivio adottato, effettuate mediante sistemi informatici» (art. 1, comma 1, lett. u).
In effetti, ben prima della specifica introduzione del fascicolo elettronico dello studente - avvenuta con l’art. 10 del D.L. 18 ottobre 2012, n. 179 - l’art. 41 del CAD già stabiliva che la pubblica amministrazione titolare del procedimento raccoglie in un fascicolo informatico gli atti, i documenti e i dati del procedimento medesimo da chiunque formati (comma 2). Il fascicolo di studente costituisce una particolare tipologia di fascicolo di persona contenente tutti i documenti, gli atti e i dati inerenti alla carriera. A tal proposito occorre ricordare, in primo luogo, che il fascicolo deve essere realizzato in modo da garantire la possibilità di essere direttamente consultato ed alimentato da tutte le amministrazioni coinvolte nel procedimento, e, in seconda battuta, che le regole per la costituzione, l’identificazione e l’utilizzo del fascicolo devono essere conformi ai principi di una corretta gestione documentale ed alla disciplina della formazione, gestione, conservazione e trasmissione del documento informatico, ivi comprese le regole concernenti il protocollo informatico ed il sistema pubblico di connettività; principi che, in ogni caso, devono rispettare i criteri dell’interoperabilità e della cooperazione applicativa, come stabilito al citato art. 41 del CAD.
In argomento, altro fondamentale obiettivo delle norme di recente introduzione è quello di realizzare l’integrazione tra i sistemi di gestione documentale e i sistemi gestionali in uso presso gli atenei, a partire dal sistema di gestione delle carriere studenti, anche allo scopo di reingegnerizzare e automatizzare tutti i processi interni agli atenei e relativi alla gestione informatica dei documenti.
In tale prospettiva, dunque, risulta necessario adottare un approccio condiviso, che parta dalla rilevazione dei modelli organizzativi, per giungere alla definizione di un modello di riferimento, anche per rendere accessibile a ciascuno studente i dati e i documenti presenti nel proprio fascicolo. Inoltre, non si può non rilevare come ormai, in quasi tutti gli atenei italiani, la maggior parte delle procedure relative alla presentazione di istanze e alla produzione di documenti da parte degli studenti sia effettuata mediante servizi web accessibili previa identificazione dello studente: a tal fine, dunque, occorre considerare anche la disciplina dettata dagli artt. 45, 64 e 65 del Codice dell’amministrazione digitale in materia di modalità di accesso ai servizi erogati in rete dalle amministrazioni pubbliche e di istanze e dichiarazioni presentate alle stesse in via telematica.
Inoltre, sempre con specifico riferimento al fascicolo elettronico dello studente, oltre all’applicazione delle norme del D.L. 179/2012, un ulteriore profilo attiene alla definizione di criteri condivisi per la selezione dei dati e dei documenti da inserire nel fascicolo, soprattutto nell’ottica di un successivo scarto sia dei documenti cartacei, sia di quelli digitali.
Non si può non evidenziare, infatti, che i documenti inseriti nel fascicolo devono essere conservati a norma degli artt. 43 e ss. del Codice dell’Amministrazione digitale, prevedendo sistemi di conservazione conformi alle disposizioni delle Regole tecniche di cui al DPCM 3 dicembre 2013.
Pertanto, appare necessario anche prevedere l’adozione di strumenti quale un massimario di selezione dei documenti relativi al fascicolo dello studente, limitando l’inserimento nel fascicolo ai dati e documenti previsti dalle norme o che comunque risultano rilevanti ai fini della carriera. Ciò significa, tanto in ambiente cartaceo quanto in ambiente digitale, razionalizzare gli spazi, le memorie, ridurre i tempi dei processi e avere uno standard nella conservazione di dati e di documenti, eliminando il superfluo.
Fonte: saperi.forumpa.it

venerdì 12 settembre 2014

Gestione del verde pubblico Sardegna

Sconto sulla Tasi o sulla Tari per chi sistema l’aiuola davanti casa o il tombino della strada. È questa l’ultima novità contenuta nel decreto sblocca Italia che ancora attende la pubblicazione in Gazzetta ufficiale.
Risistemare la strada davanti al proprio condominio, cancellare le scritte sui muri o prendersi cura del verde di fronte casa, da oggi potrà essere conveniente visto che si potranno avere sconti e riduzioni sulle tasse comunali dalla Tasi alla Tari, passando per l’IMU.
Secondo quanto si legge nella bozza del decreto, ci potrà essere l’esonero dal pagamento del tributo comunale in favore di comunità di cittadini, associazioni non profit, rappresentanze di categorie economiche che abbiano presentato un progetto di riqualificazione, che può riguardare la pulizia di una limitata zona del territorio, la manutenzione e l’abbellimento di aree verdi, piazze o strade anche mediante le collocazione di elementi di arredo urbano o la realizzazione di eventi.
Lo sconto sulla tassa comunale non sarà automatico, ma dovranno essere sempre i Comuni, con apposita delibera, a decidere come, quanto e quale percentuale di riduzione applicare.
Un’idea che deriva dalla Gran Bretagna e che ha il merito di rafforzare il senso civico, premiando chi impiega una parte del suo tempo per la collettività.
Fonte: cosedicasa.com

giovedì 11 settembre 2014

Trasporto merci Sassari

«La determinazione di costi minimi d'esercizio resi obbligatori da una norma nazionale che impedisce alle imprese di fissare tariffe inferiori a tali costi, equivale alla determinazione orizzontale di tariffe minime imposte». Rispondendo in via pregiudiziale al Tar del Lazio, presso cui sono pendenti da oltre due anni numerosi ricorsi presentati dal gotha della committenza (tra cui Confindustria), i giudici del Lussemburgo hanno puntato il dito contro la natura anti–concorrenziale dei costi minimi nel settore dell'autotrasporto.
Ripristinati nel 2011 dal Governo come frutto di accordi di settore conclusi tra le associazioni di categoria, i costi minimi sono sempre stati oggetto di un durissimo braccio di ferro tra la committenza e i vettori. La sentenza sulle cause riunite rappresenta un faro importante per il settore, che da anni insegue una bussola normativa.

Nella sentenza la Corte ricorda che, nonostante le norme del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea sugli accordi vietati tra imprese non siano vincolanti per gli Stati membri, questi ultimi sono sottoposti al dovere di collaborazione con l'Unione. Pertanto, la previsione di accordi committenza-vettori su costi minimi si configura come una violazione di tali norme.
Inoltre la Corte constata che l'Osservatorio sull'autotrasporto preposto alla fissazione dei costi deve essere considerato un'associazione d'imprese direttamente soggetto alle regole della concorrenza, dal momento che è composto dai rappresentanti delle associazioni di categoria ed è abilitato ad agire nell'interesse esclusivo della categoria.
Ma anche sotto il profilo della sicurezza la Corte Ue non lascia margini: in particolare i giudici rilevano come «la normativa si limiti a prendere in considerazione, in maniera generica, la tutela della sicurezza stradale, senza stabilire alcun nesso tra i costi minimi d'esercizio e il rafforzamento della sicurezza stradale».
Soddisfazione per la sentenza è stata espressa da Confindustria, che commenta: «Non esistono collegamenti tra i costi minimi e l'obiettivo della sicurezza stradale, invocata in modo strumentale per giustificare l'adozione di un regime tariffario obbligatorio per i servizi di autotrasporto».L'associazione si è poi detta disponibile a dialogare con le associazioni di autotrasporto e con il Governo per modificare la normativa nazionale coerentemente con la disciplina comunitaria e per formulare proposte di politica industriale volte al rilancio del settore.
Fonte: ilsole24ore.com

mercoledì 10 settembre 2014

Raccolta carta e cartone Sassari

Comieco, il Consorzio Nazionale recupero e riciclo degli imballaggi a base cellulosica, ha reso noti i dettagli regionali del XIX Rapporto Annuale sulla raccolta differenziata di carta e cartone: 523.000 tonnellate di carta e cartone raccolte in Lombardia nel 2013, stabile (+0,6%) rispetto al 2012 e in linea con l’incremento della raccolta di carta e cartone nazionale e pari ad una media di 53,7 kg per abitante, superiore alla media nazionale di 48 kg/ab.
 
I dati provinciali
In base ai dati del rapporto, Milano (con Monza Brianza) è la Provincia che registra la raccolta procapite media più alta della Regione con 63,6 kg/ab. Seguono, sopra la media regionale, ben 6 Province: Sondrio (62,8 kg/ab), Mantova (62,7 kg/ab), Cremona (60,3 kg/ab), Bergamo (59 kg/ab), Brescia (58,6 kg/ab) e Varese (57 kg/ab). Si attestano sotto la media regionale Como (45,3 kg/ab), Pavia (38,9 kg/ab), Lecco (20,9 kg/ab) e Lodi (13,6 kg/ab).
 
Crema salva 40 mila alberi l'anno
Ad Alessandra Foglio, di Lgh, abbiamo chiesto i dati cremaschi forniti da Comieco in occasione della visita dello scorso aprile e della manifestazione in piazza Aldo Moro, avendo individuato la nostra città come una delle più ricettive in Italia in tema di sensibilità ambientale: “A Crema nel corso del 2013 sono state raccolte 2700 tonnellate di carta e cartone, per una media di 82 kg per abitante l'anno, con un incremento del 4% rispetto al 2012. Dati estremamente significativi, che hanno permesso di salvare oltre 40 mila alberi e di risparmiare 20 milioni 520 mila kw/h di energia”.
 
Contributi economici
Oltre ai benefici ambientali, la raccolta differenziata di carta e cartone consente ai Comuni italiani di contare su importanti contributi economici. Nel 2013, Comieco ha trasferito ai Comuni della Lombardia in convenzione oltre 10 milioni e 202 mila euro come corrispettivo per i servizi organizzati di raccolta differenziata comunale” ha commentato Carlo Montalbetti, direttore generale Comieco.
 
La crescita dell'Italia
A livello nazionale, nel 2013 la raccolta di carta e cartone registra un incremento dell’1%, raggiungendo la soglia di 3 milioni di tonnellate (+30mila tonnellate rispetto al 2012). Un dato che assume un valore ancora più positivo se lo si paragona all’andamento della produzione complessiva dei rifiuti urbani, in calo del 3,2%. La macro-area Nord conferma il primato delle quantità intercettate con oltre 1 milione e 600 mila tonnellate di materiale cellulosico, seguita dal Centro con oltre 725 mila tonnellate, in aumento del 4,6% rispetto al 2012. Il Sud, con una crescita del 4,8%, ha raccolto più di 560 mila tonnellate. Solo nel 2013, i corrispettivi che Comieco ha trasferito ai Comuni italiani in convenzione sono stati oltre 88 milioni di euro, compreso l’impegno dei riciclatori.
Fonte: cremaonline.it

martedì 9 settembre 2014

Traslochi Sassari

Uno degli adempimenti burocratici più importanti da compiere, quindi, dopo che si è effettuato un trasferimento, è quello di comunicare a tutta una serie di persone e società il nuovo indirizzo, per essere sempre reperibili.
Vediamo quindi un rapido elenco di chi bisogna informare del cambiamento.

Per quanto riguarda il cambio di residenza vero e proprio, questo andrà ovviamente richiesto presso l’ufficio anagrafe del Comune. Presso lo stesso ufficio si potrà compilare un modulo, che il comune provvederà ad inviare alla Motorizzazione Civile, per l’aggiornamento dell’indirizzo sulla patente.
Sarà questa poi ad inviare a casa le apposite etichette da incollare sul documento e sul libretto di circolazione.

Invece, per la carta d’identità e il passaporto non è necessario alcun aggiornamento. Il cambio di indirizzo verrà effettuato con il rinnovo alla loro scadenza.


Chi informare del cambio di indirizzo


Per prima cosa, quando si cambia sede, bisogna informare parenti ed amici, ma successivamente ci saranno anche tutti quegli enti e società con cui si ha a che fare quotidianamente.
Quindi è opportuno fare una lista dei contatti, da seguire per comunicare la variazione intervenuta.
Per velocizzare l’operazione si può procedere con l’invio di una mail (almeno per coloro che hanno un indirizzo di posta elettronica) creando una lista con tutti gli indirizzi, a cui inviare la stessa comunicazione.

Anche il datore di lavoro deve essere informato, in modo che possa modificare i dati su tutte le pratiche relative, ad esempio, a contributi pensionistici e previdenziali.
L’informazione va trasmessa inoltre a tutti i professionisti con cui si ha a che fare, a cominciare dall’amministratore del vecchio condominio e di eventuali seconde case, anche di vacanza, al medico di famiglia e al commercialista, per finire con quelli con cui si hanno in atto rapporti di lavoro.
Anche in questi casi si può usare la posta elettronica, utilizzando uno stile più formale rispetto a quello usato per la comunicazione ad amici e parenti.

Va poi comunicato il cambiamento all’Agenzia delle Entrate della propria città.

Se il cambio di residenza avviene nell’ambito territoriale della stessa Asl di competenza, non è necessario effettuare alcuna comunicazione, altrimenti sarà necessario farlo e scegliere il nuovo medico di famiglia.

Per la tassa sui rifiuti, andrà fatta al comune la disdetta della vecchia residenza e la denuncia di quella nuova, che comprende in genere l’indicazione dei metri quadri dell’abitazione e del numero di persone che la occuperanno.

La compagnia assicurativa va informata, sia per ricevere le future comunicazioni al nuovo indirizzo, sia perché cambiando zona di residenza, potrebbe cambiare anche la classe di rischio e quindi l’importo del premio per l’assicurazione auto.
Se poi si ha anche una polizza assicurativa per la casa, sarà ovviamente necessario farla modificare in base alle caratteristiche del nuovo immobile.

La banca va informata dello spostamento, per poter ricevere tutte le comunicazioni e gli estratti conto dei vari servizi, dal conto corrente alla carta di credito, al nuovo indirizzo. Di solito è sufficiente compilare in filiale un modulo con tutti i dati necessari, ma alcuni istituti di credito richiedono anche la presentazione di un certificato di residenza.

 
La comunicazione agli enti gestori delle forniture si fa al momento del trasferimento delle utenze, quindi a questi non è necessaria alcuna comunicazione ulteriore.
Per il cellulare, se il pagamento avviene con fattura, bisognerà invece comunicare la variazione. In ogni caso, di solito tutte le fatture recano una dicitura su come comunicare il cambio di residenza: si può quindi seguire le relative indicazioni.

Per l’abbonamento a mezzi di trasporto, bus, tram, metropolitane, ecc., non sarà necessario fare alcun aggiornamento, in quanto l’indirizzo verrà aggiornato al successivo rinnovo.
Al servizio abbonamenti della RAI andrà comunicato, entro 20 giorni dal trasferimento, il nuovo recapito.
Per l’abbonamento a riviste e giornali, invece, è spesso disponibile un indirizzo web al quale effettuare la comunicazione on line.

Per finire, non dimentichiamo che tutti noi abbiamo ormai un certo numero di tessere, da quelle dei punti del supermercato a quella della palestra. In questo caso non è obbligatoria nessuna comunicazione, ma mantenere aggiornato l’indirizzo può essere utile per continuare a usufruire di offerte e promozioni.
Fonte: lavorincasa.it

venerdì 5 settembre 2014

Logistica Sassari

Anche la logistica incontra la condivisione. Il colosso olandese del settore Ceva Logistics punta sulla collaborazione per abbassare i prezzi e garantire un servizio di alta qualità. Un sistema già ampiamente sfruttato nei Paesi del Nord Europa ma nuovo in Italia. “La collaborazione è passata da verticale a orizzontale", spiega l’amministratore delegato per l’Italia, Giuseppe Chiellino. "In sostenza le aziende fanno sinergia con altri competitor”.

Ceva ha creato dei poli logistici mono-settoriali all'interno dei quali diverse aziende concorrenti dello stesso comparto condividono persone, infrastrutture, processi e flussi di trasporto, traendone beneficio: “Questo, infatti, - prosegue Chiellino - consente di aumentare i volumi, abbattere i costi e ridurre l’impatto dei trasporti sull’ambiente”.

In questo senso la logistica collaborativa risponde alle logiche della sharing economy poiché permette alle aziende di mettere in comune dei processi, a patto che superino una barriera culturale che all'inizio di questa esperienza Ceva ha riscontrato: “Molti nostri clienti preferiscono l’esclusività e scelgono di non condividere i processi coi competitor”.
Ma sono già cinque i grandi editori che condividono il nuovo stabilimento di Ceva dedicato al settore a Stradella (Pavia). “Fino a qualche anno fa se io ero un editore o avevo il mio magazzino o affidavo la logistica a un fornitore, che stoccava i miei prodotti in un polo dove accanto ai miei libri c'era qualsiasi altro bene eccetto, naturalmente, volumi di altri editori”.

Con la città del libro, un magazzino dedicato di 80mila metri quadri che ospita circa 110 milioni di copie che finiscono ogni anno sugli scaffali di 4.500 punti vendita, Ceva ha raccolto in un unico deposito i prodotti di più editori, perché necessitano di servizi analoghi e sono diretti agli stessi negozi al dettaglio: “Questo modello ha riscontrato successo tanto che l’azienda ha aperto in Italia anche hub nel settore farmaceutico e dell’elettronica (quest’ultimo inaugurato a giugno) e il nostro Paese ha fatto da apripista: l’approccio collaborativo è stato ripreso dall’hub dell’energia che Ceva ha recentemente inaugurato a Dubai”.
Il sistema sta inoltre salvando l’azienda e i suoi dipendenti dagli effetti della crisi: “Non stiamo assumendo nuove risorse – aggiunge Chiellino – ma il nuovo modello ci permette di mantenere la forza lavoro che abbiamo senza dover ricorrere a tagli”. Ma l’innovazione della logistica di Ceva non si limita alle nuove modalità di stoccaggio e consegna: “A livello tecnologico tutti i magazzini sono al massimo dell’efficienza", spiega. "Vengono gestiti a radio frequenza, utilizzano un sistema di luci per il prelievo della merce e utilizzano due sistemi Wms e Tms altamente innovativi e sviluppati dalla stessa Ceva”. Anche la logistica reversa, quella che organizza i resi, è sviluppata con sistemi innovativi in funzione delle necessità del cliente, che può essere informato in tempo reale sul track&trace della spedizione.
Fonte: economyup.it

giovedì 4 settembre 2014

Servizi ambientali Sassari

Riportiamo di seguito un interessante articolo pubblicato su Ecoseven:
Chi lo ha detto che le politiche di riduzione dei rifiuti richiedono grossi investimenti e rigide regole? A volte serve anche un po’ di creatività e la voglia di adottare nuove e più salutari regole di vita. Lo sanno bene gli abitanti del Cantone di Podensac, vicino Bordeaux. Philippe Meynard, sindaco di Barsac e capo della Comunità dal 2008 ha deciso di coinvolgere i cittadini nella sua lotta ai rifiuti.
Una battaglia che ha condotto con determinazione e fantasia e i risultati gli hanno dato ragione. Il sindaco è diventato famoso con l’iniziativa che ha visto utilizzare le galline come “inceneritori” naturali di rifiuti organici. Alle famiglie che ne hanno fatto richiesta, l’amministrazione comunale ha assegnato due galline  che mangiano gi scarti organici e garantiscono così un riciclo “eco”. In cambio le famiglie che le hanno adottate possono usufruire di uova fresche tutti i giorni. Uno scambio vantaggioso, tanto che oggi si contano all’incirca 1.700 polli e l’iniziativa è stata replicata in molti comuni limitrofi. Del resto, si calcola che le galline ovaiole siano in grado di “spazzolare” almeno 150 chili di rifiuti alimentari in un anno e assicurare, nello stesso periodo, circa 200 uova. E le galline permettono a ciascuna famiglia di risparmiare circa 60 euro sul costo della raccolta rifiuti a cui va aggiunto il risparmio nell’acquisto di uova.
Le famiglie che aderiscono all’iniziativa devono comunque rispettare regole precise. Innanzitutto vanno tenute almeno due galline, perché si tratta di animali sociali che soffrono la solitudine. Non devono essere tenute in gabbia, e mantenute per due anni (la vita media delle ovaiole). L’impegno è anche di non chiedere danni al Comune in caso di malattie e soprattutto di non prendere un gallo, per garantire la quiete collettiva.
Sarebbe naturalmente assurdo pensare che il problema dei rifiuti possa essere risolto con qualche centinaia di polli. Ma è la politica seguita da Meynard è stata quella di introdurre piccoli e grandi novità, coinvolgendo i cittadini e spiegando loro l’importanza delle loro azioni. I risultati sembrano dargli ragione. Il numero di rifiuti prodotti è sceso del 37%, la raccolta differenziata è cresciuta del 30% , la raccolta del vetro balzata addirittura ad un +80%,  l’isola ecologica comunale ha visto crescere gli accessi del 50%.
Dal 2009 la comunità ha deciso che la tassa rifiuti sarebbe stata fatturata a carico di ciascuna famiglia sulla base dei rifiuti prodotti. Probabilmente l’unico modo per stimolare e chiedere ai cittadini un impegno serio nella raccolta differenziata. Ovvero, lo spirito ambientalista può molto, ma molto di più può il portafoglio. Meynard segue un principio semplice: “se le famiglie accettano un contatore per misurare il consumo di elettricità perché lo stesso non dovrebbe accadere con i rifiuti?”.
Mettere in pratica il principio non è stato facile, ma l’amministrazione ha tentato di coniugare l’intransigenza nel rispetto delle regole e un sostegno rapido ed efficace per superare le difficoltà incontrate dalle famiglie. L’ammontare delle multe è molto più alto del costo della tassa per una famiglia di quattro persone, i controlli sono assidui, le regole precise. Accanto ai controlli però il comune garantisce gli strumenti di aiuto per sostenere i cittadini nella sfida ai rifiuti: sono stati creati otto centri di raccolta, sviluppata la capacità delle isole ecologiche, moltiplicate le campane per la raccolta del vetro, potenziato il servizio di raccolta a domicilio dei rifiuti ingombranti. E poi ci sono alleati preziosi. Come le tre pecorelle che ‘tagliano’ l’erba attorno alla nuova stazione di depurazione delle acque e fanno risparmiare al comune circa 11mila euro l’anno. Daisy, Libellula a Mimosa, sono state presentate ufficialmente alla popolazione e da allora lavorano alacremente. E poi c’è il pollaio pubblico accanto alla mensa scolastica.
Naturalmente le difficoltà ci sono state, i cittadini temevano di vedere i loro cestini pieni di rifiuti gettati da qualcun altro. Ma la campagna di sensibilizzazione e comunicazione sembra aver funzionato, a riprova che con politiche serie, determinazione e volontà i rifiuti da far finire in discarica possono diventare realmente una percentuale residua

mercoledì 3 settembre 2014

Pulizie professionali Sardegna

Aprire un’impresa di pulizie non è difficile e nemmeno tanto costoso. Inoltre un’impresa di pulizie può essere un business molto redditizio se si riesce ad organizzare bene il lavoro.
Al giorno d’oggi ci sono leggi molto serrate per quanto riguarda il mantenimento dello stato di igiene di luoghi sia pubblici che privati, come scuole, ospedali, cliniche, ristoranti, negozi di vario genere, ma anche uffici, palazzi, condomini etc.
Quello delle pulizie è uno dei mestieri più antichi del mondo, dal carattere decisamente intramontabile. Si tratta di un lavoro tanto faticoso quanto indispensabile e per questo aprire un’impresa di pulizie può essere davvero un investimento dalle ottime potenzialità di successo. Per questo siamo convinti che aprire un’impresa di pulizie conviene e può essere un ottimo business. Per questo motivo, fare le “pulizie” rappresenta un lavoro sempre più importante e molto richiesto, sopratutto nelle grandi città dove le ditte di pulizie presenti non sono mai abbastanza. Quindi perché non farne un business di successo aprendo un’impresa di pulizie?

Come aprire un’impresa di pulizie

L’apertura di un’impresa di pulizie, oltre a godere di ottime prospettive di guadagno e di pochissime probabilità fallimentari, è anche un investimento relativamente economico. Basti pensare che per avviare una ditta di pulizie i costi iniziali si aggirano intorno ai cinque-seimila euro.
Per aprire un’impresa di pulizie bisogna tenere ben presenti gli obiettivi che si desidera raggiungere.  In base al tipo di attività, infatti, variano la tipologia di attrezzi da utilizzare e il costo dell’investimento iniziale.
Si può decidere di aprire una piccola impresa di pulizie, in cui anche lo stesso titolare svolga le mansioni richieste, per contenere al massimo i costi di gestione. Se, invece, si vuole mirare ad aspirazioni più alte, la somma da investire aumenterà di pari passo con l’aumentare dei servizi offerti dall’impresa e degli strumenti da acquistare. Ci sono, infatti, imprese che offrono semplicemente un servizio di base, utilizzando pochi attrezzi indispensabili. Altre, invece, offrono servizi specifici come derattizzazione, sanificazione, disinfezione e disinfestazione, operazioni più complicate che necessitano dell’utilizzo di strumenti tecnologici e specifici che, dunque, implicano maggiori investimenti.
Aprire una ditta di pulizie che offra anche servizi di sanificazione può rappresentare una scelta intelligente, dato che la maggior parte delle imprese già presenti sul mercato effettua solo servizi di pulizie standard. Questo comporta certamente maggiori investimenti iniziali, ma garantisce anche maggiori guadagni a lungo termine.
La cosa fondamentale per mantenere la propria attività con successo è quella di crearsi una buona clientela. La pubblicità più incisiva in questo caso è decisamente il “passaparola”. Offrire un buon servizio e lasciare i propri clienti sempre più soddisfatti con un rapporto qualità-prezzo competitivo farà sì che in poco tempo la nuova attività acquisisca una fetta di mercato sempre più ampia e si riesca a creare un proprio giro di clienti fissi.

Burocrazia e requisiti necessari per aprire un’impresa di pulizie

Aprire un’impresa di pulizie implica un determinato iter burocratico e specifiche competenze tecnico-professionali. Per avviare questo tipo di attività, infatti, è necessario innanzitutto aprire una partita IVA e iscriversi all’Albo degli Artigiani oppure al Registro delle Imprese della Camera di Commercio.
Altri requisiti fondamentali sono l’iscrizione all’INPS e all’INAIL, l’assenza di condanne penali o procedimenti penali in corso.
Se l’impresa si propone di svolgere solo mansioni di pulizia di base, l’apertura dell’attività non necessiterà di ulteriori requisiti. Se invece la ditta deve svolgere anche servizi di derattizzazione, disinfestazione, sanificazione, disinfezione etc, sarà anche necessaria la presenza di un responsabile tecnico.
Il tecnico dovrà essere in possesso di un diploma di scuola secondaria superiore o di una laurea in materie attinenti l’attività da svolgere. In particolare, deve avere competenze in ambito chimico e biologico. Oppure, per esercitare la mansione di tecnico c’è bisogno di un diploma di scuola media inferiore più tre anni di esperienza nel settore. Infine, è necessario aver acquisito un attestato di qualifica che gli permetta di svolgere legalmente la sua funzione di tecnico.
Fonte: news.biancolavoro.it