lunedì 31 agosto 2015

Logistica Sardegna

La piattaforma logistica è un’area di movimentazione e stoccaggio delle merci, collocata a monte dei terminal portuali ed integrata con un sistema di trasporto intermodale. Essa è dotata di magazzini, servizi gestionali, informativi e telematici e anche di capannoni, dove possono essere svolte attività manifatturiere per trasformare i semilavorati in prodotti. Per molti versi si tratta di un ampliamento del concetto dell'interporto.
La piattaforma logistica dovrebbe essere lo strumento per razionalizzare e meglio organizzare la catena trasporto – stoccaggio – distribuzione in modo strategico, garantendo una penetrazione efficace delle merci sui mercati nazionali ed internazionali. Essa rappresenta un nodo cruciale nel sistema infrastrutturale del territorio a cui è collegata e la sua area varia in base al volume delle merci da trattare. Due pertanto sono le funzioni cui una piattaforma logistica deve assolvere:
  1. attrarre e concentrare i flussi del traffico di merci
  2. organizzare, razionalizzando percorsi e consegne, la catena del trasporto intermodale.
Per soddisfare tali prestazioni, la piattaforma logistica è da collocarsi in una posizione geograficamente ottimale sfruttando assi di comunicazione viario ed infrastrutture idonei e progettando l’area come un vero e proprio insediamento produttivo di qualità per le imprese dei diversi settori, oggi più che mai nel rispetto dei criteri di eco-sostenibilità. Al concetto di piattaforma logistica si associa quindi quello di logistica sostenibile.
Esso comprende una serie di tecnologie, di procedure e d'attività che hanno il fine di ridurre l'impatto ambientale dei vari anelli della catena logistica, senza penalizzare la qualità del servizio e la redditività economica. La logistica sostenibile coinvolge diversi aspetti:
  1. il trasporto sulle lunghe distanze
  2. la distribuzione locale
  3. l'intermodalità
  4. gli impianti di stoccaggio
  5. le tecnologie per l'imballaggio.
La realizzazione di nuove piattaforme logistiche induce la realizzazione di nuove infrastrutture che, attraverso la semplificazione, organizzazione ed implementazione anche delle esistenti creano un sistema efficiente ed efficace in grado di ridurre le emissioni nocive dovute ai mezzi di trasporto, ad un uso del territorio più razionale e ad una diminuzione dell’impatto paesaggistico di strutture così grandi.
Utilizzando, d’altro lato, tecnologie per il risparmio energetico come: pannelli solari e generatori fotovoltaici, sistemi di riciclaggio e recupero delle acque e la piantumazione intensiva è possibile diminuire i consumi energetici degli impianti produttivi e di trasformazione dei semi-lavorati.
Fonte it.wikipedia.org
 

venerdì 28 agosto 2015

Raccolta Raee Sassari

Nel recepire il sistema delle autorizzazioni in materia di gestione dei rifiuti previsto dalla direttiva 91/156/CEE, il decreto legislativo 5 febbraio 1997, n. 22 ("decreto Ronchi") aveva individuato nell'Albo nazionale delle imprese che effettuano la gestione dei rifiuti la competente autorità, prevista dall'articolo 12 della direttiva medesima, presso la quale devono iscriversi "gli stabilimenti o le imprese che provvedono alla raccolta o al trasporto di rifiuti a titolo professionale, o che provvedono allo smaltimento o al recupero di rifiuti per conto di terzi (commercianti o intermediari)". 
L'Albo è stato costituito presso il Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare ed è articolato in un Comitato Nazionale, con sede presso lo stesso Ministero, e in Sezioni regionali e provinciali, con sede presso le Camere di commercio dei capoluoghi di regione e delle province autonome di Trento e Bolzano. Al Comitato Nazionale sono affidate funzioni di indirizzo e coordinamento delle attività delle Sezioni regionali, le quali hanno il compito di iscrivere le imprese. Tali funzioni si manifestano con l'emanazione di deliberazioni, direttive e circolari e mediante le decisioni sui ricorsi proposti avverso i provvedimenti adottati dalle Sezioni.
In applicazione delle suddette disposizioni comunitarie, l'articolo 30 del D.Lgs 22/97 aveva disposto l'obbligo d'iscrizione all'Albo per le imprese che effettuano l'attività di raccolta e trasporto di rifiuti non pericolosi prodotti da terzi e per le imprese che raccolgono e trasportano rifiuti pericolosi (esclusi i trasporti di rifiuti pericolosi che non eccedono la quantità di 30 Kg al giorno o di 30 litri al giorno effettuati dai produttori degli stessi rifiuti), nonché per le imprese che effettuano l'attività di commercio e intermediazione dei rifiuti.
Inoltre, il Legislatore nazionale aveva previsto l'obbligo d'iscrizione per le imprese che effettuano l'attività di bonifica dei siti, di bonifica dei beni contenenti amianto, di gestione di impianti di smaltimento e di recupero dei rifiuti di titolarità di terzi e di gestione di impianti mobili di smaltimento e recupero dei rifiuti.
L'iscrizione costituisce autorizzazione all'esercizio delle attività di raccolta e trasporto, commercio e intermediazione dei rifiuti.
Per le altre attività abilita alla gestione di impianti o all'esercizio di attività autorizzate da altre amministrazioni.
L'iscrizione all'Albo dura cinque anni ed è subordinata alla prestazione di garanzie finanziarie (fideiussioni). Il decreto Ronchi aveva inoltre previsto l'iscrizione con procedura semplificata, di durata biennale, per la raccolta e il trasporto dei rifiuti destinati alle operazioni di recupero.
In sintesi, l'Albo svolge una importante funzione di selezione e di qualificazione delle imprese obbligate le quali, per ottenere l'iscrizione, devono dimostrare il possesso di determinati requisiti soggettivi, di idoneità tecnica e di capacità finanziaria.
Uno dei principali risultati conseguiti dall'Albo è costituito dalla pubblicazione dell'elenco nazionale delle imprese iscritte.
L'albo è disponibile sul sito web http://www.albonazionalegestoriambientali.it dal 3 novembre 2004 e contiene, per ciascuna impresa, i dati anagrafici, le categorie e classi d'iscrizione, le tipologie dei rifiuti gestiti e i relativi codici dell'elenco europeo dei rifiuti.
La ricerca delle imprese può essere effettuata attraverso la corrispondente ragione sociale, la sezione regionale o provinciale di iscrizione, la categoria, il codice dei rifiuti.
Con la pubblicazione dell'Albo è stato messo a disposizione del complesso sistema che regola la gestione dei rifiuti un importante strumento.
Infatti, tenuto conto della funzione svolta dall'Albo, la pubblicazione dell'elenco delle imprese iscritte si configura come fondamentale elemento di trasparenza, punto di riferimento per le imprese che producono rifiuti (e che li debbono affidare a operatori qualificati), per le amministrazioni pubbliche e per i cittadini, nonché come importante anello del sistema di contabilità dei rifiuti.
L'operazione, che non eguali presso le altre amministrazioni competenti in materia di autorizzazioni alle attività di gestione dei rifiuti, continua a riscuotere l'attenzione e l'apprezzamento del mondo imprenditoriale, delle pubbliche amministrazioni e di singoli cittadini.
Ulteriori compiti sono stati affidati all'Albo da decreti legislativi successivi al D.Lgs 22/97, quali il D.Lgs 209/03 di recepimento della direttiva 2000/53/CE sui veicoli a fine vita e il D.Lgs 151/05, di recepimento delle direttive 2002/95/CE e 2002/96/CE sulla gestione dei rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE),
Nel quadro della riforma delle norme in materia di gestione dei rifiuti, l'articolo 212 del decreto legislativo 152/06 ha istituito l'"Albo nazionale gestori ambientali", che succede all'Albo nazionale gestori rifiuti.
L'attribuzione di nuove funzioni, che si aggiungono a quelle che già previste dal D.Lgs 22/97, fa assumere all'Albo una nuova fisionomia.
In particolare, il D.Lgs 152/06 prevede l'iscrizione all'Albo dei trasportatori dei rifiuti già esentati dal D.Lgs 22/97, l'iscrizione delle imprese che svolgono le operazioni di recupero dei rifiuti in procedura semplificata, istituisce i registri delle autorizzazioni regionali e dei firmatari degli accordi di programma e interviene sulle procedure d'iscrizione vigenti.
Ulteriori modifiche sono state apportate dalla promulgazione del D.lgs 16 gennaio 2008, n. 4 "Ulteriori disposizioni correttive e integrative del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, recante norme in materia ambientale" (G.U. n. 24 del 29 gennaio 2008) che ha riscritto l'articolo 212 del D.lgs 152/06, modificando in maniera significativa la procedura di iscrizione delle imprese che trasportano i propri rifiuti (comma 8), riattivato l'iscrizione in regime di comunicazione delle aziende speciali, i consorzi e le società di gestione dei servizi pubblici di cui al decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267 per il servizio di gestione dei rifiuti urbani nei medesimi Comuni, e restituito in capo alle Province la registrazione degli impianti che effettuano operazioni di recupero in regime di comunicazione di inizio attività.
L'articolo 212 del D.Lgs 152/06 prevede l'emanazione di decreti attuativi che dovranno regolamentare i nuovi compiti e consentire un razionale e proficuo utilizzo delle risorse.
Fino alla entrata in vigore di tali decreti, si applicano le disposizioni attuative del D.Lgs 22/97.
Talune disposizioni del nuovo decreto legislativo, però, sono di immediata applicazione.
Fonte: albonazionalegestoriambientali.it
 

mercoledì 26 agosto 2015

Sfalcio erba Sassari

Il taglio dell’erba si può effettuare raccogliendo tutta l’erba di risulta ed eliminandola (un composter può essere ottimo per questo tipo di rifiuti verdi), oppure lasciando l’erba sul prato; nessuno dei due metodi è migliore dell’altro, ma dipende da come e quando tagli l’erba, e da quanta ne produci. In genere, i tosaerba in commercio, sono dotati di un capiente sacco, in cui si raccoglie l’erba tagliata, che viene poi portata alla discarica comunale o nel composter di casa; in entrambi i casi, l’erba diverrà composter, ovvero un ottimo prodotto fertilizzante. Nel caso in cui l’erba non venga raccolta, si effettua il cosiddetto mulching, ovvero si lascia l’erba sul prato, in modo che rilasci l’umidità che contiene, e si decomponga, lasciando anche i Sali minerali.
Nel primo caso, non importa quante volte all’anno effettuiamo il taglio dell’erba, non importa se abbiamo un prato a foglie sottili o un prato a foglie tonde (dichondra o trifoglio), non importa se decidiamo di tosare il prato molto basso o se invece decidiamo di lasciarlo alto; il metodo “tradizionale” di tosatura dell’erba, che comporta la rimozione della stessa va sempre bene, funziona sempre nella stessa maniera, e non presenta alcuna problematica.
Invece il mulching ha migliori effetti in alcuni casi particolari, e non è indicato in altri; questo perché, se l’erba tagliata è molto lunga, e il nostro tosaerba produce dei piccoli mucchietti, l’erba tenderà a decomporsi lentamente, rimanendo sul prato a lungo, soprattutto poi in caso di pioggia nei giorni successivi al taglio dell’erba; capita in questi casi che i mucchietti di erba vadano in putrefazione, causando cattivo odore e spesso anche l’ingiallimento dell’erba sottostante. Il mulching infatti si pratica molto sui tappeti erbosi che vengono tagliati spesso, dove l’erba di risulta è corta, oppure dove viene tagliata con appositi tosaerba che la sminuzzano, e la spargono bene su tutto il tappeto erboso, e non ammonticchiata; ovviamente, il taglio dell’erba in questi casi deve venire praticato in giornate no piovose, e non dovrebbe piovere neppure nei giorni successivi al taglio e al conseguente spargimento dell’erba sul prato. Oltre a questo, il mulching sembra non avere successo sui tappeti erbosi a foglia tondeggiante.
Fonte: giardinaggio.it

martedì 25 agosto 2015

Traslochi Sassari

La serietà delle operazioni di trasloco industriale è del tutto innegabile, soprattutto se paragonata con quella di altri generi di trasloco. 
Quando oltre alle normali problematiche si aggiungono al progetto anche il peso o l’ingombro di alcune classi di macchine o impianti a quel punto la capacità professionale non può essere in alcun modo improvvisata: o c’è oppure no.
E questo gli esperti del settore lo sanno perfettamente, così come sono consapevoli di quanto, oltre agli aspetti più classicamente critici, occorre considerare anche la sicurezza di tutto il personale coinvolto nelle operazioni (non ultimo ovviamente anche quello del cliente).
Traslocare un’industria intera o anche solo parti di essa non è mai una cosa facile. A cominciare dalla logistica del parco mezzi dell’azienda che effettua il trasloco e della relativa pianificazione di sostituzione o manutenzione (forse il capitolo più mission critical nel momenti in cui l’azienda traslocatrice dispone di un proprio parco di proprietà), per continuare con la formazione del personale, sia in questioni strettamente organizzative che in parti tecniche.
La capacità di comprendere fin da subito quali siano i punti critici dell’operazione di trasloco industriale non è improvvisabile ma si può solo sviluppare dopo anni di esperienza pratica sul campo.
Un’esperienza che però di solito da sola non è sufficientemente se non adeguatamente supportata da squadre di lavoro efficienti, affiatate, e a cui venga fornita la giusta motivazione, sia dal punto di vista professionale che da quello economico.
Occorre sempre ricordare che per un cliente industriale, la perdita da mancata produzione inizia subito, nell’istante stesso del primo secondo di fermo macchina e continua per tutto il trasloco fino al primo secondo di riaccensione delle macchine di produzione. Per questo motivo procedure come quelle relative ai traslochi industriali devono sempre essere portate a termine da personale competente ed efficace ma, soprattutto, consapevole di quello che sta passando il cliente.
Fonte: melaverde.biz

domenica 23 agosto 2015

Traslochi Sassari

L'arredamento è «l'arte e la tecnica di conformare con vari elementi (divisori, mobili, suppellettili ecc.) gli ambienti interni al fine di renderli più funzionali e confortevoli». Questa tecnica mantiene, quindi, uno stretto e imprescindibile rapporto con l'attività di disegno degli spazi, che, a sua volta, non può fare a meno della progettazione degli arredi. Come tecnica progettuale, è definita anche architettura degli interni

Elementi

Alcuni elementi architettonici come pareti, pavimenti e soffitti possono essere modificati con decorazioni come quadri o tappeti, specchi e trompe-l'oeil, questi modificano la percezione dello spazio.
Lo stesso dicasi per i soppalchi, armadi o librerie a muro.
Gli elementi d'arredo si possono raggruppare in ben cinque categorie:
  1. Elementi bidimensionali fissi
  2. Elementi bidimensionali mobili o semimobili, (tende, arazzi, tappeti)
  3. Elementi tridimensionali fissi strutturalmente connessi all'ambiente, (scale, arredi a muro)
  4. Elementi tridimensionali mobili, sostenitori o contenitori,
  5. Elementi tridimensionali mobili non portanti ma, perlopiù, portati (quadri, specchi)

Studio dello spazio

Lo studio della disposizione degli arredi, fissi o mobili che siano, è determinato da vari fattori, di natura sia estetica sia funzionale. In primis, l'utilizzo che ne verrà fatto, presupponendo l'utilizzo alla famiglia che lo utilizzerà, porta alla divisione dell'ambiente, ossia alla collocazione in pianta di quelle che sono le varie partizioni e i diaframmi (divisioni-non divisioni tramite pannelli, teli, vetri etc.) Successivamente alla divisione viene la collocazione degli elementi d'arredo e la decorazione dell'ambiente, la sua caratterizzazione in base a uno o più stili correlati tra loro, lo studio delle luci e dello spazio vitale, il dimensionamento ergonomico e la creazione di percorsi teorici per concretizzare una piacevole fruizione dello spazio-.

Principali stili d’arredamento

  1. Arredamento classico: mobili antichi, preferibilmente artigianali, o quanto meno riproduzioni moderne di pezzi antichi.
  2. Arredamento rustico: mobili di legni non pregiati e mattoni a vista richiamano le antiche case di campagna.
  3. Arredamento decorativo: soprammobili e quadri sono elementi dominanti, che si richiamano tra loro e riempiono ogni spazio.
  4. Arredamento moderno: materiali sintetici e superfici tecnologiche rendono questo arredo abbastanza freddo ma pulitissimo nelle linee.
  5. Arredamento contemporaneo: linee pulite e colori chiari con richiami allo stile nordico; stile moderno ma con fusione di elementi in pietra o legno
Fonte: wikipedia

venerdì 21 agosto 2015

Logistica Sardegna

L’autotrasporto conto terzi è un’attività basilare del sistema economico moderno, che però comporta elevati costi in termini ambientali ed economici. In realtà, eliminando gli sprechi e ottimizzando la logistica, è possibile contenere notevolmente tali costi
Camion che effettuano viaggi parzialmente o del tutto scarichi, tratte uguali percorse più volte nel giro di poco tempo, organizzazione logistica basata su parametri diversi rispetto a quelli dell’ottimizzazione dell’utilizzo dei mezzi. Sono questi i problemi principali del trasporto di merci su gomma. Le conseguenze? Danni ambientali molto gravi e ingenti esborsi per la collettività – basti pensare alle tasse per mantenere le infrastrutture della logistica, per ripagare i danni degli incidenti stradali o per effettuare i necessari controlli sulla circolazione.

Nel nostro Paese ci sono circa 143.000 aziende di trasporto con licenza contro terzi, cioè dei professionisti che possono trasportare merci di tutti. Di queste, 40.000 sono senza veicoli, quindi sono soltanto dei meri intermediari, mentre le altre sono varie aziende distinte. Di queste, il 70% non ha più di tre addetti. Si tratta di un settore con realtà aziendali molto piccole, spesso addirittura monoveicolari. È indubbiamente una situazione molto caotica. Se poi consideriamo il fatto che ogni chilometro percorso da un autocarro provoca un impatto ambientale che non viene pagato da nessuno se non dalla collettività attraverso le malattie dovute all’inquinamento, il tempo perso a causa del traffico, gli incidenti, il consumo delle infrastrutture che noi paghiamo con le tasse, ci accorgiamo che è una catena che non può andare avanti all’infinito.
Fonte: ilcambiamento.it 

giovedì 20 agosto 2015

Pulizie Sassari

Le pulizie e la sanificazione degli ambienti sanitari rivestono un ruolo importante non solo per il significato che assumono nell’ambito del confort alberghiero ma soprattutto per le implicazioni di ordine igienico-sanitario che influiscono sulla qualità delle cure erogate e sull’efficienza ed efficacia dell’organizzazione dei servizi.
Adeguate manovre di PULIZIA concorrono a diminuire la possibilità di diffusione dei microorganismi, quindi a limitare la propagazione delle infezioni e, di conseguenza, amigliorare la qualità della vita del paziente e degli operatori.
 
PRINCIPI GENERALI
 
Le pulizie devono iniziare dalla zona meno sporca verso quella più sporca
 
Nel caso di oggetti che non vanno a diretto contatto con il paziente, dopo la disinfezione non risciacquare
 
Evitare il rabboccamento dei contenitori (sia detergente che disinfettante)
 
Rispettare la diluizione dei prodotti indicata dalla casa produttrice
 
Segnalare le zone bagnate con apposita segnaletica le aree di passaggio (atrii e corridoi) effettuare il lavaggio in due tempi successivi, in modo da mantenere sempre una metà asciutta, per permettere il passaggio
 
Utilizzare sempre idonei dispositivi di protezione individuale (D.P.I) durante le procedure di pulizia, che sono svolte sotto la diretta responsabilità dei caposala, che devono dare precise disposizioni in merito, fornire adeguati D.P.I., vigilare sul corretto utilizzo degli stessi da parte degli operatori
 
Dopo l’uso tutte le attrezzature, compreso il carrello delle pulizie, devono essere detersi ed asciugati. L’umidità e la temperatura ambiente sono ottimi terreni di cultura per il proliferare di germi.
 
Allo stesso modo ogni panno, spugna, sistema Mop ecc dopo l’uso deve essere lavato, disinfettato e lasciato asciugare.
 
La presenza di materiale organico può ridurre o inattivare l’azione del disinfettante, perciò è necessario sempre effettuare una decontaminazione con detersione e poi disinfezione
Fonte: ecologialiperti.it

mercoledì 19 agosto 2015

Logistica Sassari

Il processo di pianificazione, implementazione e controllo dell'efficiente ed efficace flusso e stoccaggio di materie prime, semilavorati e prodotti finiti e delle relative informazioni dal punto di origine al punto di consumo con lo scopo di soddisfare le esigenze dei clienti.
Questa definizione molto ampia include tutta la serie di attività logistiche quali customer service, previsione della domanda, gestione della comunicazione, gestione scorte, material handling, processazione dell'ordine, localizzazione di fabbriche e depositi, approvvigionamenti, imballaggio, gestione dei ritorni, trasporti, magazzinaggio e stoccaggio. Queste attività insieme agli input ed output formano il quadro delle componenti del Logistics Management, ovvero la gestione della logistica che può comprendere tutte o solo alcune delle attività suddette a seconda del fatto che sia più o meno integrata.
L'integrazione delle diverse aree della logistica è necessaria per due ordini di motivi:
  • Le scelte effettuate in una certa area di attività logistica impattano su tutte le altre aree (trade-offs)
  • Il potenziale di efficienza insito nella logistica come totalità delle attività che la compongono è estremamente elevato

Il fondamento del concetto di logistica integrata è rappresentato dalla minimizzazione del costo totale delle attività logistiche viste nel loro complesso, dato un obiettivo di livello di servizio da garantire.

È possibile suddividere i costi logistici in 5 grandi gruppi:
  • Costi di mantenimento delle scorte
  • Costi di magazzinaggio
  • Costi di trasporto e distribuzione
  • Costi inerenti ai lotti
  • Costi di processazione ordini e dei sistemi informativi

La missione della logistica è pianificare e coordinare tutte le attività necessarie per raggiungere il livello di servizio desiderato al minor costo possibile. La logistica deve quindi essere vista come il collegamento tra il mercato e l'ambiente operativo dell'azienda. L'ambito della logistica attraversa tutta l'organizzazione aziendale, dalla gestione delle materie prime fino alla consegna del prodotto finito.
La gestione logistica, dal punto di vista del sistema azienda, è il mezzo con cui le esigenze dei clienti sono soddisfatte tramite il coordinamento del flusso dei materiali e delle informazioni che si estendono dal mercato attraverso l'azienda fino ai fornitori.
Il raggiungimento di questa integrazione nella gestione aziendale richiede chiaramente un orientamento diverso da quello tipicamente presente nelle organizzazioni convenzionali.
Ad esempio, per molti anni marketing e produzione sono state considerate come due attività nettamente separate all'interno dell'organizzazione: al meglio hanno coesistito, al peggio è stata lotta aperta. In questo schema di riferimento, la logistica è essenzialmente un concetto di integrazione che cerca di sviluppare una visione complessiva ed univoca dell'intera azienda. E' fondamentalmente un concetto di pianificazione che cerca di costruire un processo attraverso il quale le esigenze del mercato possano essere tradotte al minimo costo totale in una strategia e piano di produzione che a loro volta si traducano in una strategia e piano di approvvigionamento. Idealmente si dovrebbe seguire una mentalità di business a "unico piano" che sostituisca i piani convenzionalmente isolati e separati di marketing, distribuzione, produzione e approvvigionamenti:
questa, in poche parole, è la missione della logistica.
Il concetto di supply chain, sebbene relativamente nuovo, non è altro che un'estensione della logica della logistica. La gestione logistica tradizionale si occupa principalmente dell'ottimizzazione dei flussi all'interno dell'impresa, mentre il Supply Chain Management riconosce che l'integrazione interna all'azienda non è di per sè sufficiente.
Fonte: ailog.it
 

martedì 18 agosto 2015

Pulizie condominiali Sassari

Le pulizie condominiali comprendono diversi settori: la spazzatura dei pavimenti, il lavaggio dei pavimenti, la spazzatura dei cortili interni ed esterni, spazzatura cantine e il lavaggio vetri e davanzali.
Tutto questo fa parte delle pulizie condominiali. In casi particolari bisogna aggiungere il lavaggio completo degli ascensori o la lucidatura del pavimento.
Cosa succede molto spesso tra i condomini?
Nell’assemblea condominiale si può decidere l’affidamento del servizio di pulizia ad una ditta esterna, per la pulizia delle parti comuni, oppure per il fai da te, ossia per la pulizia a turni da parte del singolo condomino.
Purtroppo le turnazioni sono belle finchè durano!!, cioè finchè tutti i condomini le fanno regolarmente è tutto a posto, ma quando per un motivo qualunque uno decide di non farle scattano litigi e discussioni.

Ecco cosa dice il codice civile.
Per l’articolo 1117 del codice civile, le scale sono di proprietà dei condomini, compresi quelli con locali al piano terreno e anche con accesso esclusivo dalla strada, a meno che non risulti il contrario dagli atti di acquisto o dal regolamento condominiale di natura contrattuale.
Tutti, quindi, devono contribuire alla pulizia, manutenzione e ricostruzione delle scale, e le spese devono essere sostenute e ripartite tra tutti.
I criteri di ripartizione delle spese per la pulizia, da fare eseguire anche da un’impresa, sono spesso argomento oggetto di discussione e fonte di litigi tra vicini, specie se il regolamento condominiale non prevede nulla in proposito.
Dato che la pulizia è assimilabile a una vera e propria manutenzione, i criteri di spesa da applicare sono quelli previsti dall’art. 1124 c. c.: “Le scale sono mantenute e ricostruite dai proprietari dei diversi piani a cui servono. La spesa relativa è ripartita tra essi, per metà in ragione del valore dei singoli piani o porzioni di piano, e per l’altra metà in misura proporzionale all’altezza di ciascuno. La ripartizione delle spese per la pulizia delle scale secondo quanto previsto dall’art. 1124 cod. civ., poi, è conforme alla ratio di tale disposizione, la quale va individuata nel fatto che, a parità di uso, i proprietari dei piani alti logorano di più le scale rispetto ai proprietari dei piani più bassi, per cui contribuiscono in misura maggiore alla spese di ricostruzione e manutenzione. Ugualmente, a parità di uso, i proprietari di piani più alti sporcano le scale in misura maggiore rispetto ai proprietari dei piani più bassi, per cui devono contribuire in misura maggiore alle spese di pulizia”.
Fonte: eurocleanservizi.com

lunedì 17 agosto 2015

Gestione verde pubblico Sasssri

Lo spazio pubblico è un luogo fisico (o virtuale) caratterizzato da un uso sociale collettivo ove chiunque ha il diritto di circolare o dialogare. È lo spazio della comunità o della collettività che in quanto tale si distingue dallo spazio privato riservato alla vita personale, intima, familiare.
Rappresenta nelle società umane, in particolare urbane, tutti gli spazi di passaggio e d'incontro che sono ad uso di tutti, come strade, piazze, parchi, stazioni, edifici pubblici quali biblioteche, municipi o altro. Lo spazio pubblico che si riferisce ad aree verdi non edificabili quali i parchi, i giardini ed i prati pubblici, viene spesso definito verde pubblico.
Nel corso degli ultimi secoli, con il superamento dei poteri assolutistici e l'affermazione delle democrazie moderne, la nozione di spazio pubblico si è estesa fino a comprendere ogni spazio collettivo, fisico o virtuale, nel quale si esercitano i diritti/doveri di cittadinanza, d'informazione, di azione politica.
La qualità di uno spazio pubblico dipende da diversi fattori quali l'accessibilità, l'intensità d'uso e delle relazioni sociali che può favorire, la visibilità e la mescolanza di comportamenti e gruppi sociali differenti, la capacità di promuovere l'identità simbolica del luogo, l'adattabilità a usi diversi nel corso del tempo. Tali caratteristiche sono talvolta riscontrabili in spazi ibridi pubblico/privati che possono rientrare a pieno titolo nella categoria degli spazi pubblici mentre viceversa spazi di proprietà pubblica ne sono talvolta privi. Per questo motivo la nozione di spazio pubblico non sempre è associata alla nozione di proprietà pubblica.
Non sono di norma associati al concetto di spazio pubblico le zone di proprietà pubblica nelle quali l'accesso è vietato o sottoposto a particolari condizioni d'uso per motivi di sicurezza militare o ambientale o quelle aree di proprietà del demanio che garantiscono la protezione delle coste, degli argini di fiumi o quelle dedicate a un utilizzo collettivo delle risorse naturali come l'uso civico di boschi e pascoli.
Alcuni spazi ibridi di proprietà privata caratterizzati da un uso collettivo come i luoghi di culto, i centri commerciali, i parchi tematici non sono spazi pubblici ma spazi aperti al pubblico in quanto applicano restrizioni di comportamento o divieto di accesso nei confronti di alcune categorie di persone. Come per qualunque fenomeno o luogo che rappresenta la vita collettiva i comportamenti che si svolgono nello spazio pubblico sono regolati da statuti, norme o leggi che tutelano l'interesse generale della cittadinanza.
L'evoluzione storica dello spazio pubblico è il filo conduttore con il quale è descritta la storia delle città: l'agorà dell'antica Grecia, il foro romano e le grandi vie consolari, le piazze medioevali come luoghi di scambio commerciale e simboli dell'identità comunale (Piazza del Campo a Siena), le piazze e strade romane in epoca barocca (il tridente di Piazza del Popolo a Roma), i boulevard di Parigi progettati da Georges Eugène Haussmann, il Central Park a New York: attraverso gli spazi pubblici è stata tessuta la trama ordinatrice delle città.
Dal XIX secolo la rivoluzione industriale induce a modificare gli assetti urbani per favorire la mobilità di persone e merci grazie all'evoluzione tecnica dei sistemi di trasporto che hanno costretto le città ad adattare i loro spazi pubblici alla ferrovia, al tram, all'automobile. Ciò ha comportato la riduzione di alcuni spazi pubblici a spazi monofunzionali e tecnici privi dei valori sociali, culturali e simbolici generalmente attribuiti allo spazio pubblico della città storica.
Per migliorare le condizioni igieniche dell'ambiente urbano aggravate dalla produzione industriale i piani di sviluppo delle città sono stati improntati sui principi urbanistici dello zoning che ha separato le funzioni produttive, commerciali, residenziali e di servizio, trasformando la natura intrinseca dello spazio pubblico che trae la sua vitalità dalla mescolanza di funzioni, dalle opportunità di incontro e relazioni.
La crescita urbana contemporanea è segnata da processi ancor più accentuati di specializzazione funzionale, di privatizzazione degli spazi a uso collettivo (i grandi centri commerciali) e segregazione residenziale (enclave chiuse e protette con accesso riservato ai soli residenti). Tale processo di frammentazione funzionale e dispersione territoriale impoverisce ulteriormente lo spazio pubblico inteso come spazio polifunzionale e di libero accesso e struttura portante della città.
Una reazione culturale a questa tendenza è rappresentata da una corrente urbanistica che auspica un ritorno nostalgico alla città del passato sia riproducendo artificialmente alcune forme spaziali che richiamano la tradizione sia progettando nuovi quartieri residenziali imperniati su spazi pubblici plurifunzionali (New Urbanism).
Le riflessioni contemporanee dell'urbanistica sono tese a restituire valore allo spazio pubblico inteso come luogo di [socialità], di riconoscimento dei valori comunitari, ove si esercita il diritto all'uso democratico della città e del territorio.
La rinascita dello spazio pubblico è promossa da amministrazioni locali e da numerose associazioni di cittadini.
Nel corso degli ultimi decenni la politica delle amministrazioni di importanti città europee ha favorito il recupero di alcuni spazi pubblici dei centri storici e di quartieri periferici sia riservando ai pedoni aree nevralgiche sia limitando gli accessi al traffico veicolare. Queste azioni di riqualificazione sono dettate non solo dalla volontà di restituire alla vita sociale spazi occupati dalle automobili ma anche dall'esigenza di ridurre i fattori inquinanti e dal proposito di accrescere i fattori di competitività della città e favorire il turismo.
È decisivo nella rinascita dello spazio pubblico l'impegno di numerosi movimenti di base di cittadini che rivendicano il diritto a un uso libero degli spazi pubblici, a tutelare parchi ed aree verdi secondo i principi dell'ecologia, a realizzare aree pedonali e piste ciclabili, a contestare la realizzazione di nuove costruzioni che possano compromettere la qualità dello spazio pubblico e della vita quotidiana. La maggiore influenza della società civile nella gestione dello spazio urbano ha fatto emergere nuove modalità di progettazione urbanistica che prevedono la partecipazione dei cittadini (urbanistica partecipata) alla redazione e verifica dei progetti urbani.
La globalizzazione ha portato con sé i fenomeni migratori che contribuiscono a configurare le realtà urbane come un intenso mix di razze e culture per le quali occorre ridefinire i diritti/doveri di cittadinanza, favorire i processi di integrazione, redigere nuovi e inediti statuti dello spazio pubblico.
Fonte: it.wikipedia.org

venerdì 14 agosto 2015

Raccolta RAEE Sassari

Oltre 41,8 milioni di tonnellate di rifiuti elettronici. È il nuovo record rilevato dall’Università delle Nazioni Unite, che ha stimato la quantità di RAEE nel mondo al 2014. In questo scenario, i ricercatori avvertono: entro il 2018 anni l’”e-waste” potrebbe superare le 50 milioni di tonnellate.
Secondo i dati dell’Università delle Nazioni Unite sono proprio i Paesi con una più spiccata coscienza ambientalista a generare la maggior quantità di RAEE: in particolare Stati Uniti e Cina, che insieme producono il 32% del totale.
Per quanto riguarda la produzione pro-capite è la Norvegia ad avere il primo posto nella lista dei Paesi produttori di RAEE, con 28,4 kg di rifiuti a persona, seguita dalla Svizzera con 26,3 kg, dall’Islanda con 26,1 kg e dalla Danimarca con 24 kg, mentre Francia e Stati Uniti occupano la parte bassa di questa classifica con, rispettivamente, 22,2 kg e 22,1 kg di RAEE pro-capite. In fondo alla lista c’è l’Africa, con 1,7 kg a persona.
Uno dei elementi più allarmanti, oltre alla crescita della produzione di rifiuti come frigoriferi, lavatrici e altri elettrodomestici, è il dato sul riciclo di questi prodotti tossici: solo un sesto del totale viene smaltito e riciclato correttamente. David Malone, collaboratore del segretario generale dell’ONU e rettore dell’Università della Nazioni Unite, ha spiegato:
La ricerca, che considera i rifiuti RAEE anche il loro valore in termini di risorse e non solo come problema, mette l’accento sulla necessità di avviare una filiera mondiale del riciclo efficiente e funzionale: se questi rifiuti fossero recuperati e riciclati secondo gli standard internazionali produrrebbero una ricchezza che supera i 52 miliardi di dollari.
Fonte: greenstyle.it
 

mercoledì 12 agosto 2015

Deposito Sassari

Il termine magazzino viene solitamente utilizzato con due significati diversi, il primo relativo ad un edificio in grado di accogliere materiali, il secondo, in ambito contabile, per la gestione delle scorte aziendali.

l magazzino edificio

Vista dell'interno di un magazzino
Per magazzino si intende quella struttura logistica in grado di ricevere le merci, custodirle, conservarle e renderle disponibili per lo smaltimento e la consegna di cui si possono specificare vari tipi.

Principali tipologie di magazzino

Magazzino interno all'azienda

Il primo tipo di magazzino è quello interno ad una azienda, definibile come in conto proprio, dove vengono ricevute le materie prime in entrata e dove vengono poi posizionati i prodotti finiti in attesa di spedizione o di lavorazione. Ogni articolo di magazzino è contrassegnato da un codice articolo, una descrizione, una quantità, a volte anche da una locazione (che può essere a sua volta costituita dal numero di scaffali, dal ripiano dello scaffale e da altre informazioni utili a reperire nel minor tempo possibile l'articolo; il magazzino interno può essere diviso anche in zone). Esistono anche tipi di magazzini completamente o parzialmente automatizzati, in grado di catalogare, imballare e disporre i pezzi da mettere in magazzino. È poco nota, ma è fondamentale ricordare un'importante frase simbolo che dice: "Nell'azienda ideale il magazzino è proprio quello che non c'è". Questa affermazione è valida in quanto la detenzione di un magazzino si risolve in oneri sostenuti dall'azienda, ovvero costi per il personale delegato, costi per la manutenzione di impianti e macchinari e costi che sono rappresentati dalle scorte in rimanenza.

Cross-Docking Points

Oltre ai magazzini propriamente detti, che prevedono lo stoccaggio della merce e la successiva distribuzione, vi sono anche i cosiddetti cross-docking points: questi ultimi prevedono che tutta la merce entrante nel magazzino esca in giornata, non occupandone gli scaffali. Ciò è utile, ad esempio, nel caso di merci fresche o di beni dalla rapida deperibilità, i quali necessitino di arrivare il più velocemente possibile a valle, presso i retailers.

Magazzino in conto terzi

Si tratta del magazzino posseduto da operatori della logistica, spedizionieri e altre aziende di trasporto dove le merci vengono depositate provvisoriamente in attesa di carico sui mezzi di trasporto. Esistono anche tipi di magazzini completamente o parzialmente automatizzati, in grado di catalogare, imballare e disporre i pezzi da mettere in magazzino.

Magazzino doganale

È il magazzino pubblico, gestito da società abilitate ed autorizzate, ma sotto il controllo della Dogana dove i materiali in arrivo da Stati esteri non appartenenti alla CEE vengono custoditi in attesa dello svolgimento delle regolari operazioni doganali.

Il magazzino nella contabilità

La giacenza di magazzino in dettaglio

Una quantità maggiore di 0 per un codice articolo costituisce una giacenza di magazzino. La disponibilità di un articolo viene invece data dalla differenza tra il numero di articoli in giacenza ed il numero di articoli impegnati. L'articolo, infatti, può essere effettivamente disponibile o può essere già impegnato per un ordine. Se il numero di articoli impegnati è maggiore del numero di articoli in giacenza la disponibilità risulta essere negativa ed andrà generato un ordine di acquisto a fornitore oppure un ordine di produzione, che pareggerà il numero di giacenze con il numero di impegnati.
La valorizzazione delle giacenze di magazzino deve tener conto del fatto che all'interno di una singola giacenza possono esserci oggetti acquistati in momenti diversi e quindi anche con costi diversi. Per la valorizzazione si possono seguire diverse tecniche, tra cui le più comuni sono quelle a costo specifico, a costo standard, a costo medio ponderato, FIFO (first in - first out), LIFO (last in - first out) continuo, LIFO annuale a scatti.

Gestione del magazzino

Benefici derivanti dal Magazzino

Oltre a stoccare le merci, consentendo di disaccoppiare produzione e consumo, il magazzino permette anche di sfruttare economie di scala nei trasporti, effettuando consegne congiunte di prodotti presso i retailer ed utilizzando mezzi di trasporto più adatti alla consegna nel tragitto dal magazzino ai centri di distribuzione (ad esempio, si possono utilizzare tir o treni per portare la merce dal produttore al magazzino, mentre furgoncini daily (di piccola dimensione per consegne frequenti ed episodiche) per effettuare piccole consegne dal magazzino ai clienti). I magazzini, inoltre, da un punto di vista statistico permettono "variability pooling": considerando la domanda dei clienti una variabile casuale, è possibile bilanciare la variabilità di tale domanda facendo arrivare una quantità aggregata di merce minore di quella che si sarebbe dovuta ordinare considerando la variabilità della domanda di ogni singolo negozio (la somma delle varianze delle domande è inferiore al quadrato della somma delle singole deviazioni standard della domanda).

Svantaggi derivanti dal magazzino

Il magazzino è una utilità, ma di per sé non produce utile. Occorre considerare infatti che i materiali a magazzino sono potenzialmente una immobilizzazione di capitale, quindi se si verifica una aumentata agilità e versatilità produttiva, (o di approvvigionamento), ed una altrettanto agile possibilità di erogazione in uscita dei materiali, il magazzino può essere drasticamente ridimensionato, o al limite annullato, producendo di fatto notevoli risparmi di spazi impegnati e di materiali immobilizzati. In sintesi un largo disaccoppiamento tra produzione e consumo può essere comodo, ma è costoso.
Come è evidente le condizioni di ridimensionamento qui descritte esulano dalla gestione dello stesso magazzino, ma dipendono da logistiche esterne a questo

Tipologie di gestione

Esistono numerose tecniche per una gestione efficiente del magazzino al fine di ridurre le scorte:
  • Reorder point: (punto di riordino) tecnica per calcolare il momento in cui effettuare un ordine di ripristino delle scorte
  • Lotto economico: per calcolare quanto è più conveniente ordinare
E altre tecniche per la gestione dei magazzini in una catena di distribuzione:
  • Inventario gestito dal venditore
  • Continuous Replenishment
  • Pianificazione collaborativa, previsione e rifornimento (CPFR)
Fonte: it.wikipedia.org

martedì 11 agosto 2015

Recupero carta e cartone Sassari

Come tutti i rifiuti, la carta pone problemi di smaltimento. La carta è però un materiale riciclabile. Come il vetro, infatti, la carta recuperata può essere trattata e riutilizzata come materia seconda per la produzione di nuova carta.
In Italia carta e cartone rappresentano circa il 30% del totale dei rifiuti e sono una risorsa perchè possono essere utilizzati per produrre carta riciclata. E’ sufficiente recuperare una tonnellata di materiale cellulosico per salvare 3 alberi alti 20 metri, riducendo l'impatto ambientale e risparmiando le fonti di energia.
La carta può essere non solo riciclata, ma anche ampiamente riutilizzata stampando su ambo i lati dei fogli, riutilizzando i sacchetti di carta, donando i libri alle scuole o alle biblioteche.

Rifiuti di carta riciclabili:

  -  giornali, riviste, libri, fumetti, tutta la stampa commerciale (dèpliant, pieghevoli pubblicitari)
  -  sacchetti per gli alimenti, per il pane o per la frutta
  -  sacchetti di carta con i manici
  -  fogli di carta di ogni tipo e dimensione
  -  contenitori di prodotti alimentari (come astucci per la pasta, per il riso, per i corn flakes ecc.)
  -  le fascette in cartoncino di prodotti come conserve, yogurt e bevande
  -  le scatole delle scarpe
  -  le confezioni, grandi e piccole, di prodotti come detersivi per lavatrici e lavastoviglie
  -  le scatole dei medicinali, del dentifricio, ecc.
  -  gli imballaggi in cartone ondulato di qualsiasi forma o misura (ad esempio, per apparecchi televisivi o elettrodomestici)
  -  contenitori in cartone per frutta e verdura
  -  cartoni per bevande (come ad esempio quelli di latte, succhi di frutta, vino, panna e similari) svuotati, sciacquati e appiattiti

Attenzione: questa non è carta riciclabile!

Tutti i materiali non cellulosici, i contenitori di prodotti pericolosi, carte sintetiche, carte fotografiche ed ogni tipo di carta, cartone e cartoncino che sia stato sporcato (ad esempio carta oleata, carta e cartone unti, fazzoletti di carta usati, tovaglioli di carta sporchi di cibo, carta plastificata, fustini del detersivo).

Riciclare la carta significa: minori costi per il suo smaltimento, minori costi per la sua produzione, difesa ecologica delle risorse boschive.

Carta riciclata

La trasformazione del rifiuto cartaceo (che si definisce carta da macero) in materia prima necessita di varie fasi:
   •  raccolta e stoccaggio (in questa fase è particolarmente rilevante che le amministrazioni locali richiedano e organizzino la raccolta
       differenziata dei rifiuti);
   •  selezionamento (per separare la fibra utilizzabile dai materiali spuri - spaghi, plastica, metalli - che normalmente sono incorporati nelle balle
       di carta da macero);
   •  sbiancamento (per eliminare gli inchiostri).
A questo punto del ciclo, la cellulosa contenuta nella carta-rifiuto è ritornata ad essere una materia prima, pronta a rientrare nel ciclo di produzione.

Smaltimento Carta

In Italia vengono consumaticirca 9 milioni di tonnellate di prodotti cellulosici. Dei rifiuti prodotti:
  - il 64% viene riciclato
  - il 14% viene bruciato per produrre energia
  - il 22% serve per altri usi (nei caminetti) o finisce in discarica
La modalità più comuni di smaltimento della carta sono quindi il riciclaggio oppure l’incenerimento insieme ad altri rifiuti se non viene effettuata una raccolta differenziata dei materiali.
Dal punto di vista economico, il riciclaggio è sicuramente meno oneroso che l'incenerimento.È ovvio che la carta riciclata non produce un pari peso di carta "nuova" (sicché per fare una tonnellata di carta nuova ci vuole normalmente - e comunque in misura variabile a seconda degli impianti e del prodotto fabbricato - anche una certa percentuale di cellulosa fresca, proveniente da alberi), e che il procedimento ha i propri costi - economici, energetici e di inquinamento.
Tuttavia:
  •  il costo della materia prima riciclata è notevolmente più basso di quello della pasta di legno, i relativi scarti possono essere utilizzati come
      combustibile co-generatore del vapore necessario al processo di fabbricazione, e la produzione è meno inquinante;
  •  il riciclaggio riduce la quantità di rifiuti da trattare, i relativi costi di stoccaggio, lo spreco di spazio da destinare allo stoccaggio medesimo,
      l'inquinamento da incenerimento, e ovviamente il consumo di alberi vivi (anche se gli alberi impiegati per la produzione della carta provengono
      da vivai a coltivazione programmata dove vengono periodicamente tagliati e ripiantati).

La carta (se non inchiostrata) può anche essere sottoposta a una degradazione aerobica (compostaggio) assieme ad altri materiali di origine vegetale e/o animale per produrre un ammendante utile per l'agricoltura o per il recupero di suoli con basso grado di nutrienti naturali.

Un'altra prospettiva (interessante in particolare quando non si riesce a ottenere fibre con idonee caratteristiche fisico-meccaniche per nuovi prodotti cartacei) è quella della degradazione chimica finalizzata a produrre sostanze di uso industriale (per esempio metanolo).
Fonte: gestione-rifiuti.it

lunedì 10 agosto 2015

Gestione del verde Sassari

Chiunque può partecipare a mantenere e migliorare il verde del proprio quartiere. Come? Adottandolo! Lo sta facendo un gruppo di cittadini romani, che ha deciso di impegnarsi, in collaborazione con le istituzioni, nella riqualificazione, nella cura, nella custodia e nella manutenzione di un’area verde pubblica nel territorio del Municipio V, nel quartiere di Centocelle.
Si tratta di una parte del Parco Filippo Teoli, ex Parco Primavera, tra Viale della Primavera e Via Ferraironi. L’obiettivo è quello di creare uno spazio che sia qualcosa di più di un luogo recintato dove far correre i propri cani, prevenendo l'attuale degrado e diffondendo educazione civica e cinofila.
 
I proprietari di cani sono in costante aumento e nel quartiere è sorto il problema di dare una risposta alle loro esigenze, come quella di poter usufruire di una zona verde in cui i quattro zampe possano correre liberamente e interagire in maniera corretta tra loro e con le persone. E dove il Comune non arriva, arrivano i cittadini.
 
“La città può essere più bella e verde se la riqualifichiamo insieme. Puliamo e adottiamo il parco, convogliando la grandissima partecipazione civica che emerge con forza ogni giorno che incontriamo gli abitati della zona. Vogliamo metterla al servizio del bene comune e dei nostri cani”, spiega l’associazione 100Zampe, nata per sostenere il progetto e per promuovere  una nuova relazione cane -proprietario, rispettando le esigenze di benessere del cane sia dal punto di vista fisiologico che mentale, secondo un approccio cognitivo zooantropologico.
 
Tra gli obiettivi ci sono anche la tutela degli animali, la promozione della cultura antispecista, dei diritti e dell’emancipazione degli animali, così come lo sviluppo di pratiche di vita ambientalmente sostenibili e di economie alternative.
Fonte: freeartnews.forumfree.it
 

venerdì 7 agosto 2015

Logistica Sassari

La mobilità delle merci è un settore che deve puntare al rinnovamento a favore di un trasporto ecologico. La crisi economica rappresenta però un freno anche se le proiezioni spingerebbero a soluzioni urgenti.
È la strada da percorrere la variante che detta regole in merito alle scelte delle aziende, sempre più consapevoli che la voce «trasporto merci» segna un meno pesante nei capitoli economicità e ambiente. Quindi? Quindi fare i conti con la logistica sostenibile è diventata un’esigenza da primato con un 34,8% nelle priorità delle aziende che vogliono proiettarsi nel futuro. Nello stesso tempo, però, la via da seguire per migliorare… le vie da percorrere non è un obiettivo facile da perseguire. La crisi economica (33,7%) e l’eccessiva burocrazia (28,3%) sono i principali ostacoli che distolgono le aziende dagli investimenti in questo settore, tanto che solo 1 azienda su 4 prende in considerazione strategie di mobilità alternativa come l’elettrico per gli spostamenti delle merci. Del resto, la recessione da una parte e la considerazione diffusa delle tematiche sostenibili solo come una leva di marketing piuttosto che come un driver per il profitto dall’altra, rallentano la trasformazione.
 
La fotografia di questa situazione è stata scattata dall’indagine effettuata da Nomisma per Pentapolis, associazione per la responsabilità sociale e lo sviluppo sostenibile, che, insieme ad EcCo! - Ecological Courier, promuove «Ultimo Miglio - Logistica urbana sostenibile» (www.ultimomiglio.org), un progetto presentato in un seminario tenutosi a Roma presso l’assessorato all’Ambiente di Roma Capitale, che ha visto la partecipazione delle più importanti associazioni di categoria. Tutti concentrati sulle politiche ambientali e della mobilità, delineando le soluzioni già messe in atto da alcune amministrazioni pubbliche ed imprese, nella consapevolezza che il sistema dei trasporti è uno dei fattori che più contribuisce alla crescita e alla competitività delle città. L’obiettivo dell’incontro è la nascita di un Osservatorio permanente per arrivare alla redazione di un vero e proprio Manifesto, che incentivi e diffonda le best practices. Solo un elevato livello di attenzione in merito a queste problematiche può veicolare una presa di posizione culturale e politica verso nuove dimensioni di centralità urbana sintetizzabili in: rigenerazione, riqualificazione, efficientamento, valorizzazione.

Le proiezioni della UE spingono al cambiamento

A spingere in questo ambito anche il Libro Bianco 2011 della Commissione Europea sui trasporti che avverte come “lo status quo non è sostenibile”. Se non si identificano nuove politiche su tutti i livelli di governance (dal pubblico al privato, dal locale al sovranazionale), l’attività totale di trasporto è destinata a crescere di pari passo con l’attività economica.
Come? I dati sono allarmanti: per il trasporto merci, rispetto al 2005, le proiezioni indicano un aumento dell’attività di circa il 40% nel 2030 e di poco superiore all’80% entro il 2050. Allo stesso tempo, i costi della congestione, non solo urbana, aumenterebbero di circa il 50% entro il 2050 con una cifra vicina ai 200 miliardi di euro all’anno.
In questo scenario, la quota delle emissioni di inquinanti atmosferici riconducibile ai trasporti continuerebbe ad aumentare, raggiungendo il 38% entro il 2030 e quasi il 50% entro il 2050, rispetto al totale delle emissioni in ambito UE. A causa dell’assenza di politiche incentivanti, l’uso delle energie rinnovabili nei trasporti salirà a un modesto 13% entro il 2050 e la propulsione elettrica non riuscirà ad affermarsi in maniera significativa nel trasporto stradale.
 
Innovazione, qualità e sviluppo di sistemi di trasporto sostenibili devono diventare sempre più parte della nostra cultura, perché solo comprendendone a fondo l’impatto sul quotidiano si potranno raggiungere risultati fondamentali per una conversione ecologica dell’intera economia di settore”, ha dichiarato Massimiliano Pontillo, Presidente di Pentapolis. “Ultimo Miglio vuole promuovere un network dedicato alla ricerca di soluzioni efficienti ed efficaci, in grado di raggiungere elevati e soddisfacenti livelli di servizio, che riducano tutti gli sprechi di risorse per l’industria del trasporto merci. L’obiettivo è quello di stabilire reti complesse ed estese tra diverse entità, riconoscerne i fabbisogni comuni individuando soluzioni intelligenti che portino a un reciproco vantaggio, raggiungendo in tal modo dimensioni e masse critiche sufficienti per accrescere la competitività del sistema e delle imprese ad esso correlate.
Fonte: protectaweb.it
 
 

giovedì 6 agosto 2015

Montaggio arredi Sassari

Per un trasloco, un cambio di situazione familiare, un periodo di lavoro all’estero: le ragioni per cui ci si può trovare ad avere bisogno di un servizio di custodia mobili sono numerose e tutte valide. Poiché si tratta comunque sempre di affidare il proprio mobilio e gli oggetti a cui si è affezionati ad una struttura gestita da estranei, è sicuramente bene porsi qualche domanda per scegliere al meglio e dormire sonni tranquilli. Partiamo dalle considerazioni di base: per prima cosa vorrete una struttura che sia pulita e ordinata, non certo una che vi ispiri disgusto pensando che ospiterà le vostre proprietà. Ma oltre a questo, vorrete anche che sia una struttura sicura, dove ladri e malintenzionati non possano penetrare per sottrarre o danneggiare i vostri mobili; inoltre sarà meglio che sia facilmente raggiungibile, così che recuperare ciò che vi appartiene sia semplice e rapido.
Oltre a questo, meglio scegliere una struttura gestita da un’impresa che possa anche occuparsi dello smontaggio e del trasferimento del mobilio stesso. Il motivo è semplice: smontare e spostare mobili non è un lavoro né leggero né semplice, e anche se la fatica può non spaventarvi o non essere un problema, il rischio di danneggiare seriamente il vostro arredamento è concreto e grave. Una spesa leggermente superiore vi tutelerà completamente.
Un altro fattore di valore significativo è quello che la struttura disponga di unità climatizzate, nelle quali temperatura e umidità sono costanti. I vostri mobili rimarranno fermi e inutilizzati per mesi; gelo e umidità incontrollati potrebbero sciuparli in maniera pressochè irrimediabile. In un’unità climatizzata, invece, le muffe non hanno modo di svilupparsi e far danni, il che vale il supplemento di tariffa.
In definitiva, i costi non sono mai un fattore trascurabile: ma nel deposito mobili, un piccolo risparmio potrebbe finire col tradursi in una perdita considerevole e in serie complicazioni. Pensiamoci, valutando listini e preventivi.
Fonte: la-notizia.com
 

mercoledì 5 agosto 2015

Facchinaggio Sassari

Soprattutto con i tempi che corrono, con la crisi economica che sembra non voler più lasciare il nostro paese, nasce sempre di più l’esigenza di risparmiare in tutti i campi e se si deve cambiare domicilio e fare un trasloco, non ci si può davvero permettere di affidare l’incarico ad una ditta non specializzata. Ecco allora che ci si può avvalere del servizio facchinaggio. Le ditte di traslochi che dispongono di personale qualificato dedicato ai servizi di trasporto, imballaggio e carico e scarico sono numerose e con questo articolo vogliamo dare qualche consiglio per muoversi nella giusta direzione, soprattutto per risparmiare qualcosa.
In un trasloco non si devono movimentare solo utensili di uso quotidiano, ma anche mobili ed oggetti cari, ricordi preziosi per la famiglia e anche oggetti di un certo valore e c’è quindi bisogno di professionalità nel servizio di facchinaggio. Non basta infatti affidarsi a ragazzoni robusti e pieni di buona volontà, ma che non sanno nulla di come si imballano le cose e come si caricano camion e furgoni. L’imballaggio della mobilia e degli oggetti per un trasloco, deve essere fatto innanzitutto con buoni materiali avvolgenti, tipo il famoso pluriball, la plastica con le palline che scoppiano, poi con  scatoloni di cartone rinforzato, per proteggere al massimo gli oggetti delicati e fragili.
Naturalmente ci sono anche i materiali scadenti in circolazione, ma con questi si creano solamente danni durante la fase di trasporto, perchè il mobilio, se non giustamente imballato, se viene a contatto con altri oggetti, rischia di graffiarsi e di scheggiarsi. Se non è stato fatto il giusto imballo i mobili dunque si rovinano. Stessa storia vale poi per la fase di stivaggio nei camion o furgoni: l’operazione di carico è un incastro preciso, inoltre i mobili e gli scatoloni devono essere trattenuti e bloccati al meglio. Le ditte di traslochi specializzate offrono i migliori facchini. In genere un facchino professionista costa  tra i 13 ai 17 euro l’ora più Iva, per 8 ore al giorno. Il prezzo ovviamente diminuisce se la prestazione richiesta è per l’intera giornata o addirittura per più giorni ed a questi costi devono essere aggiunti poi anche quelli del noleggio furgone se non si dispone di un veicolo adatto.
Fonte: smilecityitalia.net

martedì 4 agosto 2015

Gestione del verde Sassari

In un’epoca di profonde trasformazioni come quella attuale è in corso un processo di revisione dei criteri e delle metodologie gestionali del verde pubblico comunale. La risorsa "verde" sta, infatti, evolvendo nuovi e più complessi ruoli ed interazioni con gli ecosistemi e con l’attività dell’uomo. Per rispondere alle esigenze della manutenzione sostenibile, la gestione differenziata permette di finalizzare la gestione degli spazi verdi in relazione al loro uso.
Nel territorio comunale vengono applicati tre modelli di gestione:
  1. La gestione intensivaRiguarda gli spazi verdi che svolgono funzioni ornamentali, storiche ed i parchi riservati in modo esclusivo al gioco dei bambini, le alberate di piazze, giardini storici e strade, le rotatorie sistemate a verde.
  2. La gestione classicaRiguarda in generale le aree verdi di quartiere ed i parchi e giardini con prevalenti funzioni ludiche e ricreative. Vi sono compresi anche gli spazi scolastici e le aree di pertinenza degli edifici pubblici.
  3. La gestione semi-naturaleRiguarda le aree estensive, i parchi fluviali, e i luoghi in cui in generale è possibile individuare una maggiore naturalità delle componenti biotiche.

Ciascun modello di gestione prevede specifici standard manutentivi la cui applicazione è comunque dipendente dalle risorse disponibili e dalle variazioni dei parametri climatici e biologici (andamento climatico stagionale, fitopatie, ecc.). Vengono prese in considerazione solo le operazioni colturali più ricorrenti.

La gestione intensiva prevede:
  • manutenzione dei prati con 8 - 12 rasature dell’erba all’anno nel periodo vegetativo ordinariamente eseguite con raccolta dei materiali vegetali di risulta;
  • manutenzione degli alberi stradali secondo i risultati dei monitoraggi eseguiti dagli uffici;
  • abbellimento floreale con specie annuali e perenni secondo specifici piani annuali;
  • pulizia delle aree verdi viene eseguita con cadenza giornaliera nei giorni feriali
La gestione classica prevede:
  • manutenzione dei prati con 5 - 7 rasature dell’erba all’anno nel periodo vegetativo ordinariamente eseguite con raccolta dei materiali vegetali di risulta;
  • manutenzione degli alberi secondo il programma sviluppato in base alle segnalazioni dei tecnici e dei cittadini;
  • sfalcio dei cigli stradali con 2 – 3 interventi all’anno nel periodo vegetativo;
  • pulizia delle aree verdi viene eseguita nei giorni feriali con una periodicità programmata.
La gestione semi-naturale prevede:
  • manutenzione dei prati con 2 – 3 rasature dell’erba all’anno nel periodo vegetativo;
  • manutenzione degli alberi secondo il programma sviluppato in base alle segnalazioni dei tecnici e dei cittadini;
  • sfalcio delle scarpate con 2 – 3 rasature dell’erba all’anno nel periodo vegetativo;
  • pulizia delle aree verdi viene eseguita nei giorni feriali con una periodicità programmata.

Il controllo del verde indesiderato

Il verde indesiderato Per verde indesiderato intendiamo l’insieme delle specie vegetali che crescono prevalentemente nelle connessioni delle pavimentazioni stradali e nelle superfici dei viali di parchi e giardini. La crescita delle piante favorisce l’accumulo della sporcizia e produce nel tempo sconnessioni e danni alle pavimentazioni, con pericolo per l’incolumità dei fruitori.

Il controllo del verde indesiderato In gran parte delle città italiane il controllo del verde indesiderato viene effettuato utilizzando prodotti diserbanti specificatamente abilitati per l’impiego negli spazi urbani e predisposti per garantire il massimo rispetto dell’ambiente e della salute dell’uomo e degli animali.
 
Gestione sostenibile del verde L’obiettivo per il futuro consiste nella gestione sostenibile del verde pubblico con l’adozione di una manutenzione differenziata, attenta alle diverse componenti dell’ecosistema urbano. In particolare uno dei punti salienti è rappresentato dalla riduzione progressiva nell’impiego dei prodotti chimici per il controllo del verde indesiderato. Per questo ci si dovrà abituare sempre di più a tollerare la presenza di qualche ciuffo di erba ai piedi degli alberi o lungo i marciapiedi. Verranno avviate le sperimentazioni per l’ utilizzo di sistemi alternativi, come il pirodiserbo (distruzione del verde indesiderato con il calore), ecc. e di nuove modalità che permettano di migliorare la gestione del verde.
Fonte: padovanet.it