mercoledì 30 aprile 2014

Logistica ultimo miglio Sassari

Amazon entra in concorrenza con corrieri e integratori. Lo riferisce il Wall Street Journal, secondo il quale l’azienda statunitense di commercio elettronico starebbe già sperimentando una propria rete di trasportatori per “l’ultimo miglio” della distribuzione. Una notizia che farà fischiare le orecchie ai grandi spedizionieri internazionali come UPS o FedEx, cui spesso sono affidate le consegne della società di Seattle. I principali motivi che spingerebbero Amazon a sviluppare il nuovo servizio, spiega il quotidiano statunitense, sarebbero i crescenti costi dei corrieri e degli integratori e la relativa lentezza delle spedizioni, riscontrata soprattutto durante le festività natalizie. Con una sua rete di trasporto, Amazon ritiene invece di poter effettuare consegne (in alcuni casi) anche nello stesso giorno in cui l’ordine è stato effettuato. E pare che a Londra, la domenica mattina, il colosso dell’e-commerce starebbe già consegnando i pacchi con mezzi propri.
Fonte: informazionimarittime.it
 
 

martedì 29 aprile 2014

Recupero Carta e Cartone Sassari

Come tutti i rifiuti, la carta pone problemi di smaltimento. La carta è però un materiale riciclabile. Come il vetro, infatti, la carta recuperata può essere trattata e riutilizzata come materia seconda per la produzione di nuova carta.
In Italia carta e cartone rappresentano circa il 30% del totale dei rifiuti e sono una risorsa perchè possono essere utilizzati per produrre carta riciclata. E’ sufficiente recuperare una tonnellata di materiale cellulosico per salvare 3 alberi alti 20 metri, riducendo l'impatto ambientale e risparmiando le fonti di energia.
La carta può essere non solo riciclata, ma anche ampiamente riutilizzata stampando su ambo i lati dei fogli, riutilizzando i sacchetti di carta, donando i libri alle scuole o alle biblioteche.

Rifiuti di carta riciclabili:

  -  giornali, riviste, libri, fumetti, tutta la stampa commerciale (dèpliant, pieghevoli pubblicitari)
  -  sacchetti per gli alimenti, per il pane o per la frutta
  -  sacchetti di carta con i manici
  -  fogli di carta di ogni tipo e dimensione
  -  contenitori di prodotti alimentari (come astucci per la pasta, per il riso, per i corn flakes ecc.)
  -  le fascette in cartoncino di prodotti come conserve, yogurt e bevande
  -  le scatole delle scarpe
  -  le confezioni, grandi e piccole, di prodotti come detersivi per lavatrici e lavastoviglie
  -  le scatole dei medicinali, del dentifricio, ecc.
  -  gli imballaggi in cartone ondulato di qualsiasi forma o misura (ad esempio, per apparecchi televisivi o elettrodomestici)
  -  contenitori in cartone per frutta e verdura
  -  cartoni per bevande (come ad esempio quelli di latte, succhi di frutta, vino, panna e similari) svuotati, sciacquati e appiattiti

Attenzione: questa non è carta riciclabile!

Tutti i materiali non cellulosici, i contenitori di prodotti pericolosi, carte sintetiche, carte fotografiche ed ogni tipo di carta, cartone e cartoncino che sia stato sporcato (ad esempio carta oleata, carta e cartone unti, fazzoletti di carta usati, tovaglioli di carta sporchi di cibo, carta plastificata, fustini del detersivo).

Riciclare la carta significa: minori costi per il suo smaltimento, minori costi per la sua produzione, difesa ecologica delle risorse boschive.

Carta riciclata

La trasformazione del rifiuto cartaceo (che si definisce carta da macero) in materia prima necessita di varie fasi:
   •  raccolta e stoccaggio (in questa fase è particolarmente rilevante che le amministrazioni locali richiedano e organizzino la raccolta
       differenziata dei rifiuti);
   •  selezionamento (per separare la fibra utilizzabile dai materiali spuri - spaghi, plastica, metalli - che normalmente sono incorporati nelle balle
       di carta da macero);
   •  sbiancamento (per eliminare gli inchiostri).
A questo punto del ciclo, la cellulosa contenuta nella carta-rifiuto è ritornata ad essere una materia prima, pronta a rientrare nel ciclo di produzione.

Smaltimento Carta

In Italia vengono consumaticirca 9 milioni di tonnellate di prodotti cellulosici. Dei rifiuti prodotti:
  - il 64% viene riciclato
  - il 14% viene bruciato per produrre energia
  - il 22% serve per altri usi (nei caminetti) o finisce in discarica
La modalità più comuni di smaltimento della carta sono quindi il riciclaggio oppure l’incenerimento insieme ad altri rifiuti se non viene effettuata una raccolta differenziata dei materiali.
Dal punto di vista economico, il riciclaggio è sicuramente meno oneroso che l'incenerimento.È ovvio che la carta riciclata non produce un pari peso di carta "nuova" (sicché per fare una tonnellata di carta nuova ci vuole normalmente - e comunque in misura variabile a seconda degli impianti e del prodotto fabbricato - anche una certa percentuale di cellulosa fresca, proveniente da alberi), e che il procedimento ha i propri costi - economici, energetici e di inquinamento.
Tuttavia:
  •  il costo della materia prima riciclata è notevolmente più basso di quello della pasta di legno, i relativi scarti possono essere utilizzati come
      combustibile co-generatore del vapore necessario al processo di fabbricazione, e la produzione è meno inquinante;
  •  il riciclaggio riduce la quantità di rifiuti da trattare, i relativi costi di stoccaggio, lo spreco di spazio da destinare allo stoccaggio medesimo,
      l'inquinamento da incenerimento, e ovviamente il consumo di alberi vivi (anche se gli alberi impiegati per la produzione della carta provengono
      da vivai a coltivazione programmata dove vengono periodicamente tagliati e ripiantati).

La carta (se non inchiostrata) può anche essere sottoposta a una degradazione aerobica (compostaggio) assieme ad altri materiali di origine vegetale e/o animale per produrre un ammendante utile per l'agricoltura o per il recupero di suoli con basso grado di nutrienti naturali.

Un'altra prospettiva (interessante in particolare quando non si riesce a ottenere fibre con idonee caratteristiche fisico-meccaniche per nuovi prodotti cartacei) è quella della degradazione chimica finalizzata a produrre sostanze di uso industriale (per esempio metanolo).ù
Fonte: gestione-rifiuti.it



lunedì 28 aprile 2014

Logistica Sardegna

Di seguito una importante analisi sul futuro della logistica tratta da tendenzeonline.it:
 
In un contesto in cui il sistema stradale appare sempre più congestionato, il consumatore sempre più attento ai temi ambientali e la leva dei trasporti ricopre un ruolo sempre più importante nel potenziamento della sostenibilità economica e ambientale delle aziende, le aziende ECR sono alla ricerca di modelli alternativi all’“all road” che possano rispondere ai sempre più stringenti obiettivi green e costituire un’alternativa strategica.
Le caratteristiche dei flussi, l’impossibilità di garantire volumi e gli indispensabili livelli di servizio non permettono alle aziende del largo consumo di agire singolarmente ma l’attivazione di meccanismi di collaborazione orizzontale può determinare un ruolo decisamente più importante del trasporto intermodale per il settore.
"La nostra vision prevede di rendere sostenibile la bellezza e rendere bella la sostenibilità; siamo impegnati a migliorare lungo tutta la value chain. Abbiamo quindi aderito con entusiasmo all’iniziativa di ECR che, con il progetto Intermodability, sta mettendo le basi che potranno contribuire alla realizzazione, in uno spirito di collaborazione, di uno dei nostri obiettivi: quello di ridurre del 60%, entro il 2020, la nostra impronta ambientale" - Mauro Maiocco, Value Chain and Customer Relations Manager - L’Oréal
Le aziende ECR hanno affrontato questo tema con un approccio innovativo e pragmatico mettendo al centro la chiara definizione dei requisiti del settore e lavorando insieme alle aziende del mondo ferroviario per raggiungere una maggiore consapevolezza delle reciproche dinamiche interne e delle opportunità inespresse.
La “scommessa”? Non solo esplorare il sistema del trasporto intermodale strada-rotaia ma provare a sviluppare delle best practice implementative per aumentarne l’utilizzo da parte del Fast Moving Consumer Goods; disegnare quindi un modello intermodale che funzioni per il largo consumo, sviluppando una soluzione che possa creare efficienza oltre che supportare obiettivi green sempre più ambiziosi.
"Una scommessa che si può vincere se si riesce a creare una intermodalità più correlata al servizio del cliente e non un’intermodalità legata solo ad esigenze particolari" - Guido Porta Amministratore Delegato - I.LOG - Iniziative Logistiche

Intermodability™ step by step

Il primo obiettivo è stato quello di svolgere un’azione conoscitiva per fornire alle aziende del largo consumo un quadro informativo chiaro che abilitasse il rapporto con il “mondo intermodale”. A tal fine è stata realizzata una Mappatura dell’offerta ferroviaria: 48 aziende dell’offerta ferroviaria attualmente sul mercato identificate da un set di informazioni chiave che ne rilevano struttura, ambiti di operatività e caratteristiche distintive, oltre che alcuni contatti di riferimento.
L’azione conoscitiva ha riguardato anche gli aspetti tecnico-operativi del trasporto ferroviario merci in Italia. Il Documento tecnico elaborato non ha l’ambizione di rappresentare tutta la conoscenza tecnica sul ferroviario ma vuole essere un supporto di facile consultazione per fornire alle aziende del FMCG un quadro sulla terminologia, i modelli e gli asset del sistema ferroviario. 
Si è poi entrati nel vivo dell’argomento puntando a superare l’idea di progetto ad hoc a favore del concetto di ‘servizio di trasporto intermodale’. È proprio su questo nuovo approccio che si basa la Vision condivisa dal Gruppo ECR che rappresenta i requisiti delle aziende immaginando, in un orizzonte temporale che va da 3 a 5 anni, come dovrebbe attuarsi il trasporto ferroviario per il settore Fast Moving Consumer Goods.
Il passo successivo è stato quello di comprendere se esiste un potenziale di domanda del settore che potrebbe accedere al trasporto intermodale. I dati della Ricerca Intermodabilit di ECR Italia, condotta in collaborazione con il Centro di Ricerca sulla Logistica della LIUC Università Cattaneo ed il Politecnico di Milano, hanno quantificato il reale potenziale. A partire da oltre 160.000 viaggi stradali effettivamente realizzati dalle aziende del largo consumo, è stato sviluppato un modello di simulazione che ha consentito di tradurre i carichi stradali in unità di trasporto intermodali trasferibili via treno lungo le diverse direttrici nazionali. Una estensione su base nazionale ha consentito di stimare una domanda potenziale per il largo consumo di 450mila unità di carico che potrebbero viaggiare non più su strada ma su ferrovia.  
Per sperimentare operativamente il processo operativo e rilevare vincoli e criticità che impediscono la realizzazione del potenziale evidenziato, 14 aziende del Gruppo hanno avviato una fase di test da giugno a novembre 2013. L’esperienza ha messo in evidenza, da un lato, delle performance incoraggianti e paragonabili al “tutto strada” e, dall’altro, gli ostacoli esistenti e quindi i fattori abilitanti all’attuazione del potenziale rilevato. Le considerazioni emerse hanno permesso di focalizzare l’attenzione sugli elementi sui quali le aziende della domanda e dell’offerta possono lavorare per trovare un equilibrio tra requisiti e servizio, incrementando così lo shift modale.
"Da qualche tempo ci confrontiamo con il tema del trasporto intermodale, aspetto che Barilla intende presidiare con grande attenzione. Osserviamo maturare una certa consapevolezza da parte dei grandi operatori del trasporto che oggi si offrono al mercato con soluzioni miste composte da tradizionale trasporto su gomma e trasporto intermodale, quest’ultimo proposto in particolare su flussi interni di trasferimento stock, cercando di bilanciare opportunamente efficienza, efficacia e servizio ai punti di consegna"
Riccardo Stabellini, Group Supply Chain Logistics Italy Associate Director - Barilla

giovedì 24 aprile 2014

Sfalcio erba Sassari

Il taglio dell’erba si può effettuare raccogliendo tutta l’erba di risulta ed eliminandola (un composter può essere ottimo per questo tipo di rifiuti verdi), oppure lasciando l’erba sul prato; nessuno dei due metodi è migliore dell’altro, ma dipende da come e quando tagli l’erba, e da quanta ne produci. In genere, i tosaerba in commercio, sono dotati di un capiente sacco, in cui si raccoglie l’erba tagliata, che viene poi portata alla discarica comunale o nel composter di casa; in entrambi i casi, l’erba diverrà composter, ovvero un ottimo prodotto fertilizzante. Nel caso in cui l’erba non venga raccolta, si effettua il cosiddetto mulching, ovvero si lascia l’erba sul prato, in modo che rilasci l’umidità che contiene, e si decomponga, lasciando anche i Sali minerali.
Nel primo caso, non importa quante volte all’anno effettuiamo il taglio dell’erba, non importa se abbiamo un prato a foglie sottili o un prato a foglie tonde (dichondra o trifoglio), non importa se decidiamo di tosare il prato molto basso o se invece decidiamo di lasciarlo alto; il metodo “tradizionale” di tosatura dell’erba, che comporta la rimozione della stessa va sempre bene, funziona sempre nella stessa maniera, e non presenta alcuna problematica.
Invece il mulching ha migliori effetti in alcuni casi particolari, e non è indicato in altri; questo perché, se l’erba tagliata è molto lunga, e il nostro tosaerba produce dei piccoli mucchietti, l’erba tenderà a decomporsi lentamente, rimanendo sul prato a lungo, soprattutto poi in caso di pioggia nei giorni successivi al taglio dell’erba; capita in questi casi che i mucchietti di erba vadano in putrefazione, causando cattivo odore e spesso anche l’ingiallimento dell’erba sottostante. Il mulching infatti si pratica molto sui tappeti erbosi che vengono tagliati spesso, dove l’erba di risulta è corta, oppure dove viene tagliata con appositi tosaerba che la sminuzzano, e la spargono bene su tutto il tappeto erboso, e non ammonticchiata; ovviamente, il taglio dell’erba in questi casi deve venire praticato in giornate no piovose, e non dovrebbe piovere neppure nei giorni successivi al taglio e al conseguente spargimento dell’erba sul prato. Oltre a questo, il mulching sembra non avere successo sui tappeti erbosi a foglia tondeggiante.
Fonte: giardinaggio.it
 
 

mercoledì 23 aprile 2014

Traslochi Sassari

Il trasloco è un'operazione che richiede molta calma e pazienza sia che vi facciate aiutare da un'impresa specializzata nel trasloco sia, a maggior ragione, se decidete di fare tutto da soli. 
Le grane e gli inconvenienti in queste occasioni non mancano mai!
Eccovi allora una serie di regole e di consigli utili per affrontare il trasloco nel migliore dei modi.

Se siete intenzionati a rivolgervi ad una impresa di trasloco fate prima delle indagini: la cosa migliore è farsi consigliare da parenti o amici che hanno fatto il trasloco da poco; altrimenti richiedete almeno 4 o 5 preventivi, tenendo presente che il costo del trasloco può variare in base a molti fattori come:

- periodo dell'anno, giorno feriale o festivo;

- distanza tra le due case;

- condizioni di accesso, presenza di ascensori, necessità di utilizzare gru, piattaforme e carrelli elevatori;

- altezza del piano;

- caratteristiche e quantità dei mobili e degli oggetti da trasportare.

Se invece volete ridurre al minimo i costi, scegliendo la strada del trasloco fai da te, valutate dapprima se avete l'effettiva possibilità di fare tutto da soli (per esempio: siete capaci di smontare e rimontare i mobili? vi serve l'aiuto di una gru? Considerate ogni eventualità per non trovarvi bloccati a metà strada).

In caso positivo, nel fare il trasloco, seguite i seguenti consigli:

1) Innanzitutto approfittate dell'occasione trasloco per sbarazzarvi di tutte le cose inutili: oltre ad alleggerirvi  il bagaglio potreste aiutare chi ha bisogno, regalando per esempio i vestiti che non utilizzate più ad una associazione che si occupi della raccolta a scopo benefico.


2) Munitevi di scatole e scatoloni per imballare gli oggetti: acquistateli presso i rivenditori di carta e materiali da confezione oppure richiedeteli nei supermercati.
  • Cominciate con l' imballare gli oggetti che non vi servono e contrassegnate gli scatoloni scrivendoci sopra il contenuto e il locale di destinazione;
  • per i libri e gli oggetti pesanti in genere, utilizzate scatole abbastanza piccole, altrimenti sarà un problema sollevarle;
  • per gli oggetti fragili procuratevi dei fogli di carta-plastica a bolle che potrete trovare nelle cartolerie ben fornite e nei negozi specializzati. In alternativa avvolgeteli nella carta di giornale e riempite gli spazi tra un oggetto e l'altro con carta appollotolata. Contrassegnate sempre queste scatole con la scritta FRAGILE, scritta a grandi lettere;
  • impilate piatti e piattini e infilate le tazze una dentro l'altra, dopo averle avvolte una per una nella carta; i bicchieri invece vanno distesi in fila sul fondo della scatola, alternandone uno in un senso e uno nell'altro.

3) Avvolgete la biancheria e i vestiti in sacchetti di plastica o negli appositi sacchi custodia per preservarli dalla polvere. Per lo stesso motivo ricoprite con fogli di plastica anche i cuscini, le poltrone e i divani.

4) Se fate il trasloco da soli potete rivolgervi ad un falegname che vi aiuti a smontare e rimontare i mobili, altrimenti, ricordatevi di contrassegnare tutti i pezzi e di proteggere quelli più delicati con fasciature di gomma piuma.

5) Prima di fare il trasloco portate a termine tutti i lavori che occorre fare nella vostra nuova casa: imbiancatura, pavimentazione ecc.

6) Il giorno prefissato per il trasloco cercate di alzarvi con una buona predisposizione d'animo e ricordate: la calma è la virtù dei forti!
Fonte: fioretraslochi.com
 
 

martedì 22 aprile 2014

Logistica Sardegna

Riportiamo un interessante articolo di Piacenza24:

“La logistica hi-tech accanto al lavoro illegale. Miscela esplosiva sull’asse Piacenza-Bologna”. E’ il titolo del “viaggio” del giornalista Dario Di Vico, del Corriere della sera, all’interno della logistica. Lo spunto è stato l’ultimo congresso nazionale della Filt-Cgil, che ha messo in luce quanto nel settore “i nervi sono tesissimi”.
Non è certo una novità, nel Piacentino, ma sicuramente sul pezzo vengono ben sintetizzati tutti i fattori che hanno portato in passato a manifestazioni, ma anche scontri e denunce. 
“Il lavoro illegale rischia di diventare la regola e il sindacato è fuorigioco” si legge.  Lo testimonia l’attacco del segretario nazionale della Cgil, Susanna Camusso, al ministro Poletti, ex presidente Lega Coop: “Ci son troppe false cooperative nel mondo della logistica e dei trasporti. La legge è da rifare”. 
Ma i problemi sono molteplici, visto che in questo mondo convivono e-commerce, autotrasporto, e facchinaggio. “Nel puzzle c’è di tutto: tecnologia sofisticata di Amazon e Yoox, i camionisti dell’Est europeo a caccia di un ingaggio qualsiasi e i facchini maghrebini sottopagati e ricattati”. Aspetti che Piacenza ha conosciuto bene in questi anni. 
“L’asse territoriale”, come viene chiamato, è proprio quello che collega il polo logistico di Piacenza con l’interporto di Bologna, “160 km che mettono insieme high tech e schiavismo, ritardi del trasporto italiano e rischi di infiltrazioni della criminalità organizzata”. 
E non solo l’Ikea, come multinazionale intorno alla quale ruotano altri satelliti, ma anche la Amazon di Castelsangiovanni: “Lavorano 300 addetti, di cui il 90% magazzinieri, età media tra i 30 e i 32 anni, in maggioranza italiani. Non c’è sindacato, perché nessuno ne ha fatto rischiesta ma si applica il contratto nazionale del commercio più un bonus collettivo legato alla sicurezza e alla qualità”.
Secondo i dati di Veneto Lavoro tra il 2008 e il 2011 nella logistica nord-estina sono stati assunti 1.700 stranieri e licenziati 1.200 italiani. 
“Un modello della logistica basato sul laissez faire”, ha detto Andrea Appetecchia dell’Isfort, che ha portato a meno merce trasportata, distribuzione dei flussi concentrata al Nord, fabbisogni professionali di scarse qualifiche e condizioni di lavoro al limite della legalità”. 
Sempre i dati di Filt-Cgil sono nero su bianco a testimoniarlo: “Il 34% degli addetti sono facchini, il 16% autisti, il 7% conduttori di mezzi pesanti, il 5% fattorini e portalettere. E solo il 24,2% dei contratti sono a tempo indeterminato. Il resto è lavoro a termine, lavoro somministrato, intermittente o contratti a progetto”. 
Senza contare le retribuzioni: “In Emilia un’ora di facchinaggio dovrebbe costare 15-17 euro e invece si firmano contratti anche da 12-11 euro con le false coop”. Ma l’articolo di Di Vico fa un passo ulteriore, andando a spiegare da chi, spesso, vengono gestiste: “Alla testa di queste coop dei veri e propri broker di manodopera, che reclutano immigrati in collaborazione con improvvisati capi comunità che altro non sono che caporali”. Il 73,1% degli stranieri, si legge sempre sul Corriere, trova lavoro grazie a parenti e amici.  
 
Il commento del consigliere comunale Carlo Pallavicini, rappresentante del Nap: “L'articolo di De Vico non sorprende il cittadino, attento al benessere della sua città. Sono ormai 3 anni che come Network Antagonista Piacentino e SiCobas organizziamo e sosteniamo le lotte dei lavoratori della logistica e un movimento così duraturo non può mai essere una casualità, bensì il segno di un'evasione sistemica dei diritti dei lavoratori. Di fatto, quello esercitato dalla gran parte delle cooperative è oggi nel nostro paese l'avanguardia dello sfruttamento e dell'estrazione di profitto basata non sulla qualità del lavoro o della reale competitività, ma solo della compressione massima di salari e diritti, classico sintomo di un capitalismo rapace ma anche ‘straccione’, perché rinunciatario fin dalle sue premesse nella ricerca della qualità e del benessere sociale. Ciò si riflette negli assetti governativi con la nomina di Poletti al Ministero del Lavoro e sarà al centro del contributo piacentino alla manifestazione nazionale prevista per sabato prossimo, 12 aprile a Roma, dove sfileremo a fianco delle altre resistenze del nostro paese, dai NoTav ai movimenti per la casa, anch'essi sotto attacco di questo governo attraverso il cosiddetto “piano casa”.

venerdì 18 aprile 2014

Gestione archivi Sassari

Riportiamo di seguito un interessante articolo pubblicato da sassarinews.it:

La Asl di Sassari ha un nuovo Archivio Unico Centralizzato. Dopo un anno e mezzo di raccolta e catalogazione, la documentazione amministrativa e sanitaria prodotta dal 1972 al 2012 da ospedali, ambulatori e strutture amministrative dell'Azienda Sanitaria Locale è stata trasferita a San Giovani nell'ex Consorzio Agrario, un edificio ristrutturato e dotato di tutte le misure antincendio e di sicurezza previste dalla normativa.

6.300 metri lineari di scaffali dove cartelle cliniche, provvedimenti amministrativi, libri contabili, solo per fare un esempio, sono stati mappati e censiti da due archivisti, Marianna Pinna e Mauro Fiori, pronti a passare alla seconda fase del progetto che prevede la digitalizzazione on demand. «Un importante passo avanti in termini di efficienza e innovazione» ha detto soddisfatto il direttore generale Marcello Giannico che questa mattina ha visitato l'Archivio Unico Centralizzato accompagnato dal Responsabile del Servizio Affari Generali Alessandro Frulio e dal Direttore dell'Ospedale Santissima Annunziata Bruno Contu.

Anche l'Archivio Storico verrà digitalizzato. La Soprintendenza ha dato l'autorizzazione e indicato le prescrizioni per il trasferimento dei documenti e dei volumi datati 1509 - 1973 nei nuovi locali della Palazzina H di Rizzeddu e presto anch'essi potranno essere inventariati e digitalizzati. Il progetto di valorizzazione dell'Archivio Storico della Asl di Sassari vede anche la collaborazione della Fondazione Banco di Sardegna che ha concesso un contributo di 20mila euro. Una volta concluso il processo di informatizzazione, la documentazione storica potrà essere visionata semplicemente accedendo ad una apposita piattaforma che la Asl di Sassari ha in programma di attivare sul proprio sito web aziendale.

lunedì 14 aprile 2014

Traslochi Sardegna

Un recente studio dimostra che i traslochi, soprattutto se frequenti, rendono i bambini sotto i cinque anni più ansiosi e insicuri
Spesso non piacciono particolarmente nemmeno agli adulti. In effetti, i traslochi sono sì stimolanti, ma anche faticosi e un po’ destabilizzanti. Sarà per questo che sui bambini non fanno un buon effetto. Questa, perlomeno, è la conclusione cui è giunto uno studio condotto da un gruppo di ricercatori americani, della Cornell University, e pubblicato sulla rivista Child Development.

Sotto inchiesta 3.000 famiglie
La ricerca ha riguardato circa 3.000 famiglie residenti in alcune grandi città americane. Gli autori le hanno invitate a rispondere a questionari di tipo “demografico”: composizione del nucleo famigliare, età di ciascun membro, numero di traslochi effettuati fino al momento dell’indagine. Inoltre, a tutti i genitori è stato chiesto di specificare se i figli soffrissero di eventuali problematiche psicologiche e, nel caso, di quali e da quanto tempo.
Bambini destabilizzati
Dall’analisi dei risultati è emersa un’associazione fra numero di traslochi e condizioni psicologiche dei bambini. In particolare, si è visto che i bambini che nei primi cinque anni di vita avevano cambiato casa tre o più volte erano più soggetti a deficit di attenzione, iperattività e stati di ansia rispetto ai loro coetanei che invece avevano trascorso tutta l’infanzia nella stessa abitazione.
Incidono le cause dei trasferimenti
I ricercatori hanno spiegato che probabilmente il fatto di non poter contare su un ambiente stabile di riferimento può interferire con lo sviluppo psicologico dei bambini, dando origine a disturbi di vario tipo. Ma non si tratta solo di questo. Spesso, non sono i traslochi in sé a creare problemi, ma i motivi che li hanno determinati, come separazione dei genitori o perdita del lavoro di mamma o papà. In questi casi, è la situazione famigliare a creare un senso di precarietà nei piccoli. Lo dimostra anche il fatto che l’ansia, l’insicurezza e i disturbi comportamentali dei figli sono molto meno accentuati quando mamma e papà, pur cambiando spesso casa, riescono a creare ogni volta un ambiente sereno e tranquillo per il bimbo.
Fonte: bimbisaniebelli.it

 

giovedì 10 aprile 2014

Traslochi Sardegna

Quando si affronta un trasloco è importante eseguire bene tutte le fasi di smontaggio, trasporto e rimontaggio dei mobili, sia che si affronti il lavoro in autonomia, sia che ci si affidi a ditte specializzate.

In particolare i traslocatori professionisti devono essere particolarmente abili a gestire queste fasi, soprattutto quando si devono movimentare mobili antichi o comunque di un certo pregio o valore.

Se ci si affida a professionisti per il lavoro, è consigliabile informarsi preventivamente se la ditta prevede tra i suoi servizi quello di falegnameria. Infatti, gli artigiani di questo settore sono innanzitutto i più affidabili a svolgere il delicato compito di smontare e rimontare i pezzi d’arredo, in maniera attenta e senza pericolo di arrecare dei danni.
Questo servizio aggiuntivo, inoltre, può rivelarsi particolarmente utile soprattutto in quei casi in cui, per adattare il mobilio alla nuova abitazione, è necessario apportargli delle piccole o grandi modifiche.

La necessità di poter riutilizzare il mobilio dell’abitazione precedente è infatti particolarmente sentita in questo periodo di crisi economica, in cui può essere necessario dover spostare il proprio domicilio, ma si desidera farlo senza andare incontro a spese eccessive, quali possono essere quelle per l’acquisto di mobili nuovi.
O, semplicemente si è legati al mobilio di proprietà per ragioni di affetto o perché si tratta di arredi importanti che si è scelto in maniera oculata e ai quali non si vuole rinunciare.

Adattare  i mobili con lavori di falegnameria

Quando si trasloca in una nuova casa, infatti, (ma il discorso può essere valido anche nel caso in cui si cambia sede all’ufficio), i mobili di proprietà difficilmente si potranno adattare alla nuova dislocazione degli ambienti e alle nuove dimensioni volumetriche, soprattutto nel caso in cui ci si sposta in spazi di superficie più ridotta, ma anche semplicemente per la forma differente delle stanze.

Tra gli interventi che più di frequente si rendono necessari per adattare i mobili, ci sono:
- gli interventi relativi alle cucine componibili, necessari per adattarla a nuovi spazi di diversa configurazione e ai nuovi allacci degli impianti;
- altri interventi relativi alla cucina, come la sostituzione del piano di lavoro con altro di materiale differente o dei vecchi elettrodomestici;
- la riduzione dell’altezza di armadi e librerie, per renderli adatti a quella del nuovo alloggio, soprattutto quando ci si sposta da case più antiche ad appartamenti di nuova costruzione;
- modifiche varie a tavoli, scrittoi, letti, cassettiere, pareti attrezzate, ecc.;
- interventi di consolidamento ed aggiusto di vecchi mobili.

In questo caso quindi può essere utile contare sull’ausilio di una ditta che offra anche il servizio di falegnameria, evitando di dover rivolgersi in un secondo momento ad altri artigiani e risparmiando, in tal modo, tempo e denaro. Con l’operato del falegname della ditta di traslochi, infatti, si potrà intervenire in tempo reale per l’aggiusto, durante la fase stessa di movimentazione  del materiale o presso il laboratorio della ditta.
Con questa scelta, inoltre, è spesso possibile ottenere anche un forte abbattimento dei costi.
Fonte: lavorincasa.it

 

mercoledì 9 aprile 2014

Gestione archivi Sassari

Segnaliamo nel seguente articolo pubblicato su impresacity.it una importante iniziativa portata avanti dalla Bocconi relativa alla gestione degli archivi aziendali:
SDA Bocconi, in collaborazione con Ricoh Italia, ha organizzato un evento per approfondire le tecnologie e i servizi che consentono di innovare la gestione degli archivi, una tematica che interessa archivisti d’impresa, esperti di business e specialisti dei sistemi informativi.
L’incontro si terrà il 10 aprile alle ore 09.30 presso SDA Bocconi School of Management.
 Le grandi imprese hanno necessità di conservare e tutelare il valore storico di documenti quali brevetti, documentazione tecnica e contratti. Come innovare le procedure di gestione degli archivi? In che modo migliorare il ciclo di vita dell’informazione e dei documenti rendendoli fruibili ed usabili nei processi di business?
L’incontro – organizzato da SDA Bocconi in collaborazione con Ricoh Italia – vuole aprire uno spazio di riflessione su queste tematiche, focalizzandosi sulle nuove tecnologie e sui servizi che oggi possono “accendere i fari” sugli archivi, migliorandone accesso e sicurezza e mantenendone integrità, autenticità e affidabilità.
Archivisti d’impresa, esperti di business e specialisti dei sistemi informativi potranno approfondire come realizzare progetti basati su tecnologie quali Architetture Orientate ai Servizi, motori di ricerca semantici e sistemi di record/document/content management.
L’evento è organizzato con il patrocinio di Museimpresa, l’associazione italiana dei musei e degli archivi d’impresa.
Roberta Raimondi – SDA Professor di Sistemi Informativi Archivisti d’impresa – commenta: “Molti archivi, oltre ad avere un valore storico, sono fondamentali per la gestione del business attuale e dei processi considerati “core” dall’azienda.  È quindi necessario cambiare prospettiva: spesso la gestione degli archivi viene considerata un progetto a se stante, mentre è importante mantenere un approccio integrato e trasversale a tutti gli uffici per rendere l’archiviazione il punto di partenza per migliorare i processi e valorizzare la conoscenza aziendale”.  

martedì 8 aprile 2014

Mercato Elettronico della P.A.

Il Mercato Elettronico della P.A. (MePA) è un mercato digitale in cui le Amministrazioni abilitate possono  acquistare,  per valori inferiori alla soglia comunitaria,  i beni e servizi offerti da fornitori abilitati a presentare i propri cataloghi sul sistema.
Consip definisce con appositi bandi le tipologie di beni e servizi e le condizioni generali di fornitura, gestisce l’abilitazione dei fornitori e la pubblicazione e l’aggiornamento dei cataloghi. Accedendo alla Vetrina del Mercato Elettronico o navigando sul catalogo prodotti, le Amministrazioni possono verificare l’offerta di beni e/o servizi e, una volta abilitate, effettuare acquisti on line, confrontando le proposte dei diversi fornitori e scegliendo quella più rispondente alle proprie esigenze.
Tale modalità di acquisto, per le sue peculiarità, è più adatta ad acquisti frazionati ed esigenze specifiche.
I principali vantaggi del Mercato Elettronico sono:
Per le Amministrazioni:
  • risparmi di tempo sul processo di acquisizione di beni e servizi sotto soglia
  • trasparenza e tracciabilità dell’intero processo d’acquisto
  • ampiamento delle possibilità di scelta per le Amministrazioni, che possono confrontare prodotti offerti da fornitori presenti su tutto il territorio nazionale
  • soddisfazione di esigenze anche specifiche delle Amministrazioni, grazie a un’ampia e profonda gamma di prodotti disponibili e la possibilità di emettere richieste di offerta
Per i Fornitori:
  • diminuzione dei costi commerciali e ottimizzazione dei tempi di vendita
  • accesso al mercato della Pubblica Amministrazione
  • occasione per valorizzare la propria impresa anche se di piccole dimensioni
  • concorrenzialità e confronto diretto con il mercato di riferimento
  • opportunità di proporsi su tutto il territorio nazionale
  • leva per il rinnovamento dei processi di vendita
Il 19 novembre 2009, nell'ambito della manifestazione European eGovernment Awards 2009, il Mercato Elettronico è stato proclamato vincitore della categoria "eGovernment empowering Businesses".  Gli European eGovernment Awards hanno l'obiettivo di promuovere l'implementazione delle politiche e delle strategie di eGovernment, premiando le soluzioni più innovative sviluppate nell’ambito dei servizi pubblici a cittadini e imprese.
La motivazione espressa è la seguente: il MePA rappresenta un'iniziativa altamente innovativa. L'impatto verso le istituzioni governative è elevato, ma è altrettanto importante verso le PMI... Il progetto ha anche garantito l'adesione degli utilizzatori mediante piani di comunicazione e formazione che includono, tra l'altro, sportelli di formazione... Il premio dato a Consip è un riconoscimento del valore del MEPA nel migliorare l'accesso ai servizi pubblici da parte delle aziende, creando opportunità commerciali e generando risparmi per le imprese, in particolare le PMI....
Il processo di sviluppo del Mercato Elettronico, insieme a quello delle Convenzioni, vanta la certificazione di qualità ISO9001:2008.
La famiglia di norme ISO 9000 stimola l’adozione di un approccio per processi per la gestione di una organizzazione al fine di migliorare l’efficacia e l'efficienza della organizzazione, oltre che la soddisfazione del cliente, in modo esplicito e misurabile.
Fonte: acquistinretepa.it

lunedì 7 aprile 2014

Raccolta rifiuti speciali Sassari

In caso di avvio a recupero, smaltimento rifiuti abbandonati o deposito in modo incontrollato, l’attività di caratterizzazione dell’area, ai fini degli eventuali interventi di bonifica e ripristino ambientale, è subordinata all’avvenuta rimozione del rifiuto: di conseguenza, il legislatore ha riconosciuto l’impossibilità giuridica di una trasformazione del rifiuto abbancato in “terreno”, non più soggetto a smaltimento. 
L’ordinanza di rimozione rifiuti anche a seguito di un recupero ambientale 

Fra i molteplici argomenti affrontati dal Consiglio di Stato nella sentenza n. 6259/13, di particolare interesse quelli relativi al concetto di rifiuto “tal quale” e all’impossibilità giuridica di considerare alla stregua di “terreno” un ammasso di rifiuti “abbancati” su un terreno in seguito ad un’operazione di recupero ambientale. 
La vicenda ha per oggetto l’impugnazione di una sentenza di un TAR, con la quale il giudice di prime cure aveva rigettato il ricorso contro un’ordinanza di una provincia, con la quale l’ente aveva diffidato una società ad avviare a smaltimento/recupero i rifiuti, prodotti da uno zuccherificio, utilizzati anni addietro per operazioni di recupero ambientale di una ex cava: la motivazione posta alla base di tale atto è da rinvenire in successive analisi, dalle quali è emersa la violazione dei limiti previsti dal DM 5.2.98, sulle procedure semplificate per il recupero dei rifiuti. 

Caratterizzazione subordinata a rimozione dei rifiuti
I giudici di Palazzo Spada liquidano la questione relativa alla possibilità di configurare i rifiuti – utilizzati per il recupero ambientale, ma risultati non conformi ai parametri stabiliti dalla legge per il loro utilizzo per operazioni di recupero ambientale – alla stregua di “terreno” affermando che:
  • in caso di avvio a recupero o smaltimento di rifiuti abbandonati o depositati in modo incontrollato 
  • la legge subordina l’attività di caratterizzazione dell’area, ai fini degli eventuali interventi di bonifica e ripristino ambientale, alla loro avvenuta rimozione. 
Questo significa che il legislatore ha riconosciuto l’impossibilità giuridica di una trasformazione del rifiuto abbancato in “terreno”, non più soggetto a smaltimento.
Quindi, anche a seguito di operazioni di recupero ambientale (R10) in procedura semplificata con rifiuti, se a seguito di analisi successive l’Autorità competente rileva l’inosservanza delle regole tecniche che ne regolano lo svolgimento, e il superamento dei valori limite, può essere ordinata la rimozione degli stessi rifiuti. 
In ogni caso – evidenziano i giudici di Palazzo Spada – spetta al soggetto che voglia usufruire del regime di favore rispetto a quello ordinario del rifiuto, fornire la prova della sussistenza di tutte le condizioni per l’applicazione di un regime di favore e differenziato, naturalmente in presenza di una contestazione seria e dettagliata da parte dell’Amministrazione.
Fonte: naturagiuridica.blogspot.com
 

venerdì 4 aprile 2014

Magazzini Sassari

Il termine magazzino viene solitamente utilizzato con due significati diversi, il primo relativo ad un edificio in grado di accogliere materiali, il secondo, in ambito contabile, per la gestione delle scorte aziendali.

l magazzino edificio

Vista dell'interno di un magazzino
Per magazzino si intende quella struttura logistica in grado di ricevere le merci, custodirle, conservarle e renderle disponibili per lo smaltimento e la consegna di cui si possono specificare vari tipi.

Principali tipologie di magazzino

Magazzino interno all'azienda

Il primo tipo di magazzino è quello interno ad una azienda, definibile come in conto proprio, dove vengono ricevute le materie prime in entrata e dove vengono poi posizionati i prodotti finiti in attesa di spedizione o di lavorazione. Ogni articolo di magazzino è contrassegnato da un codice articolo, una descrizione, una quantità, a volte anche da una locazione (che può essere a sua volta costituita dal numero di scaffali, dal ripiano dello scaffale e da altre informazioni utili a reperire nel minor tempo possibile l'articolo; il magazzino interno può essere diviso anche in zone). Esistono anche tipi di magazzini completamente o parzialmente automatizzati, in grado di catalogare, imballare e disporre i pezzi da mettere in magazzino. È poco nota, ma è fondamentale ricordare un'importante frase simbolo che dice: "Nell'azienda ideale il magazzino è proprio quello che non c'è". Questa affermazione è valida in quanto la detenzione di un magazzino si risolve in oneri sostenuti dall'azienda, ovvero costi per il personale delegato, costi per la manutenzione di impianti e macchinari e costi che sono rappresentati dalle scorte in rimanenza.

Cross-Docking Points

Oltre ai magazzini propriamente detti, che prevedono lo stoccaggio della merce e la successiva distribuzione, vi sono anche i cosiddetti cross-docking points: questi ultimi prevedono che tutta la merce entrante nel magazzino esca in giornata, non occupandone gli scaffali. Ciò è utile, ad esempio, nel caso di merci fresche o di beni dalla rapida deperibilità, i quali necessitino di arrivare il più velocemente possibile a valle, presso i retailers.

Magazzino in conto terzi

Si tratta del magazzino posseduto da operatori della logistica, spedizionieri e altre aziende di trasporto dove le merci vengono depositate provvisoriamente in attesa di carico sui mezzi di trasporto. Esistono anche tipi di magazzini completamente o parzialmente automatizzati, in grado di catalogare, imballare e disporre i pezzi da mettere in magazzino.

Magazzino doganale

È il magazzino pubblico, gestito da società abilitate ed autorizzate, ma sotto il controllo della Dogana dove i materiali in arrivo da Stati esteri non appartenenti alla CEE vengono custoditi in attesa dello svolgimento delle regolari operazioni doganali.

Il magazzino nella contabilità

La giacenza di magazzino in dettaglio

Una quantità maggiore di 0 per un codice articolo costituisce una giacenza di magazzino. La disponibilità di un articolo viene invece data dalla differenza tra il numero di articoli in giacenza ed il numero di articoli impegnati. L'articolo, infatti, può essere effettivamente disponibile o può essere già impegnato per un ordine. Se il numero di articoli impegnati è maggiore del numero di articoli in giacenza la disponibilità risulta essere negativa ed andrà generato un ordine di acquisto a fornitore oppure un ordine di produzione, che pareggerà il numero di giacenze con il numero di impegnati.
La valorizzazione delle giacenze di magazzino deve tener conto del fatto che all'interno di una singola giacenza possono esserci oggetti acquistati in momenti diversi e quindi anche con costi diversi. Per la valorizzazione si possono seguire diverse tecniche, tra cui le più comuni sono quelle a costo specifico, a costo standard, a costo medio ponderato, FIFO (first in - first out), LIFO (last in - first out) continuo, LIFO annuale a scatti.

Gestione del magazzino

Benefici derivanti dal Magazzino

Oltre a stoccare le merci, consentendo di disaccoppiare produzione e consumo, il magazzino permette anche di sfruttare economie di scala nei trasporti, effettuando consegne congiunte di prodotti presso i retailer ed utilizzando mezzi di trasporto più adatti alla consegna nel tragitto dal magazzino ai centri di distribuzione (ad esempio, si possono utilizzare tir o treni per portare la merce dal produttore al magazzino, mentre furgoncini daily (di piccola dimensione per consegne frequenti ed episodiche) per effettuare piccole consegne dal magazzino ai clienti). I magazzini, inoltre, da un punto di vista statistico permettono "variability pooling": considerando la domanda dei clienti una variabile casuale, è possibile bilanciare la variabilità di tale domanda facendo arrivare una quantità aggregata di merce minore di quella che si sarebbe dovuta ordinare considerando la variabilità della domanda di ogni singolo negozio (la somma delle varianze delle domande è inferiore al quadrato della somma delle singole deviazioni standard della domanda).

Svantaggi derivanti dal magazzino

Il magazzino è una utilità, ma di per sé non produce utile. Occorre considerare infatti che i materiali a magazzino sono potenzialmente una immobilizzazione di capitale, quindi se si verifica una aumentata agilità e versatilità produttiva, (o di approvvigionamento), ed una altrettanto agile possibilità di erogazione in uscita dei materiali, il magazzino può essere drasticamente ridimensionato, o al limite annullato, producendo di fatto notevoli risparmi di spazi impegnati e di materiali immobilizzati. In sintesi un largo disaccoppiamento tra produzione e consumo può essere comodo, ma è costoso.
Come è evidente le condizioni di ridimensionamento qui descritte esulano dalla gestione dello stesso magazzino, ma dipendono da logistiche esterne a questo

Tipologie di gestione

Esistono numerose tecniche per una gestione efficiente del magazzino al fine di ridurre le scorte:
  • Reorder point: (punto di riordino) tecnica per calcolare il momento in cui effettuare un ordine di ripristino delle scorte
  • Lotto economico: per calcolare quanto è più conveniente ordinare
E altre tecniche per la gestione dei magazzini in una catena di distribuzione:
  • Inventario gestito dal venditore
  • Continuous Replenishment
  • Pianificazione collaborativa, previsione e rifornimento (CPFR)
Fonte: it.wikipedia.org


mercoledì 2 aprile 2014

Tir-Sharing

Il settore del non profit è cresciuto del 41% in dieci anni, più del doppio del Pil americano, ma la sharing economy va ben oltre. Grazie a lei oggi si può viaggiare, finanziare un progetto, fare impresa, studiare, persino mangiare a costo e impatto zero, oppure risparmiando. Gli esempi più noti sono Linux, Google, Wikipedia, Youtube, Skype, strumenti che ci permettono di utilizzare sistemi operativi, di ricercare informazioni e poter comunicare gratuitamente senza confini. C’è tuttavia chi è convinto che la sharing economy oltrepassi la condivisione virtuale e possa allargarsi a qualsiasi tipo di oggetto o competenza, dando vita ad una comunità globale di beni comuni.
In effetti, purché lo si voglia, si può sparire qualsiasi cosa e sono numerose le iniziative a muoversi in questa direzione e che vale la pena diffondere. Vanno dalla condivisone degli spazi abitativi inutilizzati, mettendo a disposizione un alloggio ai turisti con il Couchsurfing, alla condivisione dei propri veicoli grazie al Car sharing, che connette viaggiatori con le stesso itinerario, riducendo così traffico, consumi ed emissioni. Il Tir-Sharing permette invece di sfruttare il viaggio di rientro “a vuoto” degli autocarri per spedizioni o traslochi a basso costo. Sempre più popolare è anche il Crowdfunding, il quale, attraverso la condivisione su rete di un progetto, aiuta il suo finanziamento e la sua diffusione, promuovendone la realizzazione, mentre Crowd Companies, riunisce aziende che vogliono investire nella sharing economy realizzando così marchi e prodotti resilienti.
Iniziative di Co-working e Co leaving sono altri esempi di fantastiche opportunità a disposizione. Si tratta di progetti di condivisione di spazi, idee, lavori, di impareggiabile valore culturale e sociale. Alcuni realizzati su suolo italiano e a questo dedicati come Casa Netural a Matera, altri invece a sfondo internazionale come Workaway o Wooff che connettendo necessità e risorse offrono la possibilità di svolgere una esperienza di volontariato o scambio lavoro di qualsiasi tipo, a costo zero, ovunque nel mondo.
Se invece voleste condividere i vostri talenti e nel contempo arricchirvi di nuove competenze allora la Banche del Tempo, l’Università del Saper fare, e Timerepublik sono le comunità che fanno al caso vostro. In particolare, se foste interessati ad imparare una nuova lingua, il giardino delle lingue di Buusu, è il social network che vi mette in diretto contatto con madre lingua, rendendovi nel contempo studenti e insegnanti.
Condividere significa innanzitutto produrre meno sprechi, il che non solo è vantaggioso per il pianeta ma torna anche utile nell’economizzare quotidiano. Per esempio, un individuo comune utilizza un trapano per una media di 4 minuti in tutta la sua vita. Chiederlo in prestito utilizzando la Biblioteca delle cose o Collaboriamo sembra dunque molto più sensato che comprarlo. Sempre per ridurre gli sprechi, in particolare dei prodotti alimentari in scadenza ancora commestibili ma non più vendibili, è nato invece il Foodsharing.
Presi dal vintage non possiamo farci mancare il ritorno al baratto di Reoose, un portale in cui è possibile scambiarsi gli oggetti. Potrà apparirvi bizzarro ma in alcune zone di Italia vi sono addirittura attività commerciali che hanno deciso di tornare con successo al baratto. L’osteria “l’è maiala” di Firenze ne è un esempio.
La sharing economy allargata alle necessità di un quartiere ha dato invece vita alle Social Street, intrecciando le vite dei residenti nella condivisione di beni, esperienze e competenze con il proprio vicinato, mentre l’Emporio sociale di Modena, attraverso la collaborazione con i servizi sociali permettere la condivisione di spese al mercato da donare ai meno abbienti.
Tutte queste azioni non solo offrono un servizio ma sono volte a recupero del senso di comunità in tutte le sue accezioni. Una comunità non solo da un punto di vista locale e globale, ma soprattutto più umano e sociale, una comunità che risponde alle proprie esigenze e non a quelle del mercato.
Fonte: ilfattoquotidiano.it

martedì 1 aprile 2014

Contratto nazionale facchinaggio

Riportiamo di seguito un interessante articolo di Bologna Today relativo al confronto per ottenere un contratto integrativo:
 
Aster, facchini in sciopero per "l'applicazione del contratto nazionale"
Al via uno sciopero degli operai della logistica e facchinaggio di ASTER COOP, Cooperativa che gestisce le attività di facchinaggio e logistica nel magazzino di Centrale Adriatica ad Anzola dell'Emilia. Ad indire la mobilitazione sono i sindacati Filt Cgil, Fit Cisl  e Uiltrasporti Uil, che denunciano: "dal 2013  abbiamo avanzato ad Aster coop la richiesta di applicazione del CCNL merci logistica del 2011 e, dal 2013, abbiamo avviato un confronto per ottenere un contratto integrativo . Dall'inizio dell'anno il confronto con i Sindacati Confederali si è particolarmente concentrato sul CCNL del merci logistica del 2011 che, dall'inizio dell'appalto (dicembre 2012), è applicato solo parzialmente."
I punti critici secondo i sindacati riguardano l'orario di lavoro: "Aster coop, da quando gestisce il magazzino di Centrale Adriatica, applica 40 ore alla settimana ma ne riconosce solo 39 trattenendo inoltre  il 10% dei ratei di 13ma, 14ma, ferie, e straordinario". Inoltre, rimarcano le sigle sindacali, "la disponibilità a trattare di Astercoop finora ha dimostrato solo una  finalità:  quella di ottenere una proroga alla deroga al Contratto nazionale del merci, logistica, utile anche al rinnovo del Contratto nazionale".
Questa situazione, nel magazzino di Anzola, si starebbe protraendo da mesi, nonostante Cooperative della logistica del territorio stiano già applicando  il contratto nazionale firmato ad agosto del 2013 che, entro ottobre dell'anno prossimo, porterebbe ai lavoratori del settore un aumento medio di circa 90 euro.
Sull'incontro dì lunedì 24/03 con Astercoop, le Organizzazioni Sindacali raccontano di aver ricevuto un "netto rifiuto all'applicazione integrale del CCNL del 2011 ed alla continuazione del confronto. Per questo Filt Cgil e Fit Cisl e Uiltrasporti hanno richiesto immediatamente un incontro anche con Centrale Adriatica e Legacoop. Una richiesta che ad oggi non ha ricevuto risposta."
I lavoratori, dopo aver già utilizzato un pacchetto di circa 6 ore di sciopero solo nel mese di marzo, saranno in sciopero anche  oggi, 28 marzo, dalle 12 alle 14, per "difendere principalmente il diritto ad avere rispettato il Contratto nazionale di lavoro, quello già scaduto da più di anno. E' previsto nelle stesse ore un presidio davanti a Centrale Adriatica." Nel frattempo continuano le iniziative sindacali indette da Filt Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti Uil lo stato di agitazione, il blocco degli straordinari.
All'annuncio della mobilitazione la replica di Aster. «Il comportamento delle organizzazioni sindacali ha dell’incredibile: è da maggio 2013 che siamo pronti a firmare il contratto integrativo aziendale e il ritardo è tutto da ascrivere in capo a Filt Cgil, Fit Cisl, Uilt Uil che, prima ci hanno chiesto una pausa, che si è protratta fino a novembre 2013, per presentare una piattaforma unitaria; poi, alla data fissata per il confronto, e si era già al 15 gennaio 2014, con un colpo di scena, ci hanno annunciato che la piattaforma, da unitaria che era, diventava solo della Fit Cgil, mentre Fit Cisl e Uilt Uil inviavano una loro piattaforma distinta». Così parla Carlo Dileo, vice presidente di Aster Coop, la cooperativa della logistica che dalla fine del 2012 ha rilevato la gestione del magazzino di Centrale Adriatica ad Anzola dell’Emilia, facendo sapere di aver inviato ieri una lettera ai vertici nazionali e locali dei sindacati di categoria e di Legacoop, al committente e ai soci lavoratori denunciando una situazione di stallo causata dalle divisioni delle organizzazioni sindacali. «Non basta – prosegue Dileo nella lettera – da quel momento si sono determinate alleanze variabili e, a fasi alterne, le sigle su volantini, scioperi e proposte variavano e si contrapponevano di volta in volta. Per fare un esempio dei tanti episodi, durante l’ultima dichiarazione di sciopero, da una parte si sono collocati Cisl e Cgil, dall’altra Uil con quest’ultima che annunciava che non si sarebbe presentata all’incontro fissato per il 24 marzo».

Una situazione che si ripercuoterebbe sul clima aziendale e che "ha provocato forti disagi organizzativi, perdite di salario, ritardo nell’approvvigionamento delle merci ai negozi con contestazioni per le mancate consegne e danni reputazionali ed economici per la cooperativa".

Vi è una contestazione, soprattutto, che Aster Coop non accetta, quella di non applicare il contratto nazionale: «Siamo tra le pochissime realtà del settore che lo applicano da anni integralmente – replica Dileo – e con l’aziendale lo integriamo con altri benefici. Abbiamo scritto nella lettera che applicheremo scrupolosamente quanto previsto dal CCNL sezione cooperazione del 2011 e abbiamo chiesto se, di conseguenza, dal 15 aprile prossimo venturo dovremo quantificare in dare o avere possibili differenze retributive relativamente al periodo dicembre 2012-aprile 2014. Può sembrare una provocazione, ma è tempo che i sindacati trovino un accordo tra loro e si comportino in maniera seria e responsabile».



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